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Autore: Elieen03    15/09/2012    6 recensioni
E se anche i tributi del distretto 2 nutrissero sentimenti di odio e rancore verso Capitol City?
E se anche loro avessero dei sentimenti profondi che bruciano l'anima?
E se Cato fosse disposto a richiare la sua vita, per la famiglia che gli è stata sottratta?
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Cato, Clove
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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<< “Signore e Signori, sono lieto di annunciare i vincitori dei 74° Hunger Games.
Ecco a voi, Cato e Clove, i tributi del distretto 2.”
La voce di Claudius Templesmith riempie il silenzio dell’arena mentre un brivido mi percorre la schiena. Siamo salvi. Clove si appoggia alla cornucopia, esausta e sfinita, mentre un sorriso le appare sulle labbra. Vorrei urlare di gioia e correre verso di lei. Lascio cadere la spada sporca di sangue che stringo in pugno e mi volto. Faccio un passo. Gli occhi di tutta Panem sono puntati su di noi. Un altro passo. Voglio godermi il momento più bello della mia vita. Sono a pochi metri da lei, quando un rumore lontano mi raggiunge. Un Hovercraft sbuca dal nulla e si dirige verso di noi, per portarci a casa. Poi...tutto esplode. Un braccio meccanico stringe il busto di Chloe per trascinarla via. I suoi occhi verdi sono pieni di terrore, mentre la mia sorellina di 5 anni viene portata via da Capitol City. Mi giro per cercare una qualsiasi arma, e trovo un arco. Provo ad alzarlo, ma è troppo pesante per me. Troppo pesante per un bambino di 7 anni.
Non posso farcela. “Salvami, Trey!”.  E’ troppo per me. Mi accascio al suolo, sfinito. >>


CLOVE:

Un tributo è consapevole del rischio della propria morte dal momento in cui il suo nome viene estratto dall’ampolla di vetro alla mietitura.
Alcuni ne sono certi, altri nutrono qualche speranza.

Un favorito, no.

Un favorito si offre volontario, consapevole della sua supremazia.
Un favorito non pensa alla sua morte, ma alla gioia del sangue.

Per Capitol City, siamo macchine da guerra.
Per il popolo di Panem, siamo mostri senz’anima.
Per il mondo, siamo solo ragazzi.
 
CATO:

Ora che tutto mi è chiaro non sono più i ricordi ad assalirmi, ma gli incubi.
Infilo la testa nell’acqua fredda per schiarirmi le idee e ritrovare la lucidità.
Ne avrò bisogno, dopo l’annuncio di ieri.

“Attenzione tributi. Attenzione. A partire dall’alba di domani ci sarà un festino alla cornucopia. Non sarà un occasione di poco conto, ognuno di voi ha un disperato bisogno di qualcosa e noi intendiamo essere ospiti generosi.”

Io e Clove ne abbiamo discusso a lungo, anche se non ce n’era bisogno.
Siamo guerrieri e la battaglia non ci spaventa.
Tutti i tributi parteciperanno al festino e la situazione potrebbe trasformarsi in un bagno di sangue.

Oggi, il cerchio potrebbe chiudersi.
Oggi, potrei tener fede alla mia promessa, e salvare Chloe.
Oggi, è il giorno.

CLOVE:

Il silenzio nell’arena è totale.
Il minimo rumore, il minimo respiro, potrebbero essere fatali.

E’ la quiete prima della tempesta.

Con lo sguardo cerco Cato, nascosto dalla fitta vegetazione, ma non lo trovo.

E’ arrabbiato con me.

Non voleva lasciarmi andare, non voleva mettere a rischio la mia vita.

E’ solo uno stupido.

Tra i due, il bersaglio più appetibile è lui.
Io non ho paura, non ne ho più da undici anni.

Oggi, andrà tutto bene.
Oggi, la mia famiglia tornerà a casa.

CATO:

Piccole gocce di rugiada mi bagnano il corpo, mentre cerco una posizione con un buon campo visivo.
Le mani mi tremano nervose nonostante stia cercando di impormi tutta la calma possibile.
Chloe non è più una ragazzina spaurita, ma un’assassina professionista.

Devo solo preoccuparmi di tenere quel maledetto gigante lontano da lei.

Mi siedo, e attendo.

Secondi. Minuti. Ore.

Sembra passata un’eternità, quando il rumore di un ramo spezzato mi fa sobbalzare.
Raccolgo le armi e parto di scatto, con una lancia nella mano destra, la spada nella sinistra, e la voglia di uccidere che mi scorre dentro.
Avrò percorso un centinaio di metri quando il suono della sua voce mi gela il sangue.

“CATO!!”

Mi blocco all’istante, incapace di muovermi.
Incapace di pensare.

Incapace di respirare.

L’eco prodotto dal silenzio dell’arena si confonde con l’eco prodotto dalla mia mente.

“Cato. Cato. Cato.”
“Trey. Trey. Trey.”

Lascio cadere le armi, e corro.

Corro come non ho mai corso in vita mia.

I rami degli alberi mi tagliano le braccia, le gambe, il viso.
Nulla ha più importanza.

Corro, spinto da un panico cieco.
Corro, sperando di essere abbastanza veloce.


L’aria fredda del mattino mi brucia nei polmoni trasformando ogni respiro in una pugnalata di ghiaccio.
L’immensa radura appare ai miei occhi, insieme a lei.
Nel silenzio più profondo, riesco a cogliere un solo rumore.

Il rumore di un cuore che si spezza.

Il mio.

Poggio la mia mano sotto l’incavo della sua testa, sentendo il sangue che mi scorre tra le dita.

La mia voce è un sussurro: “Clove, Clove, resisti. Ti prego. Chloe. Ti supplico.”
Una lacrima solitaria mi bagna il viso, prima che la sua mano la porti via.

“La mamma non ha mai voluto vederti piangere, diceva che gli uomini di casa erano dei duri. Smettila, Trey”.
Vorrei urlare per la frustrazione. Per la rabbia. Per l’angoscia.

“Da quanto l’hai capito?”
“Dalla notte degli aghi inseguitori, anche tu parlavi nel sonno. “

Emozioni. Sogni. Paure. Speranze.
Vorrei raccontarle tutto, ma riesco solo a sussurrarle: “Mi sei mancata.”

“Anche tu mi sei mancato, ho sempre saputo che mi avresti ritrovata.”
Le lacrime mi rigano il viso.

“Ho fallito Chloe, non riusciremo a tornare a casa.”
“Sei qui, Trey. Tu mi hai salvata. Tu non mi hai mai abbandonata.”

L’ultima frase diventa un sussurro, mentre l’unica ragione per la quale ho sempre vissuto e lottato, muore tra le mie braccia.
“Ti voglio bene, Chloe.”
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I can’t win, I can’t reign,
I will never win this game without you.
I am lost, I am vain,
I will never be the same without you. 

 

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Sono solo, e voglio vendicarmi.
Mi volto verso di lui.

L’uomo nero che ha distrutto tutti i miei sogni.


Un’altra schifosa pedina del loro stupido gioco.
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Secondi. Minuti. Ore.

Bang.
Siamo rimasti in quattro, ma questo lo sapevo già.

Secondi. Minuti. Ore.

Bang.
Siamo rimasti in tre.

Che senso ha vivere?

Che senso ha lottare?
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Il cuore mi martella in petto, ultimo lottatore di un corpo che si è già arreso.
“ Fallo. Uccidimi. Io, sono morto comunque.”

La sua freccia mi colpisce, e per me è una liberazione.
Il vuoto mi accoglie a braccia aperte.
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Sono sempre stato un combattente, un lottatore.
Mai avrei pensato di arrendermi, mai nella vita.
Oggi, rinuncio a tutto, per tornare da lei.

Oggi è il giorno della mia morte.
 
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Angolo autrice:

 Non l'ho mai fatto prima, ma ci tenevo a ritagliarmi un piccolo spazio alla fine di questa storia per dirvi poche e semplici parole.
Prima di tutto, grazie.
Grazie per aver creduto in me, per aver letto la storia, per averla seguita.
Grazie, perchè è grazie a voi che sono riuscita a farlo.
Spero che questi miei pochi capitolo vi abbiano fatto provare qualche emozione.
Angoscia, triistezza, felicità.
Sarei contenta in ogni caso.
Con affetto,
Elieen.



   
   
 
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