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Autore: Les_Cher    15/09/2012    0 recensioni
Sarei rimasta sempre e solo una semplice ragazza con mille fantasie ed un'unica passione: il rock.
Ma poi qualcosa cambiò per sempre la mia vita.
Io, una semplice ragazza in giro per quelle strade affollate di quella che per me sarebbe sempre rimasta la città paradiso, ora ero sul punto di decidere se tornare a casa o cambiare per sempre la mia vita.
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Quasi tutti
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Incompiuta, Triangolo
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Ricordo quando partii per l'America.
Morivo dalla voglia di vedere quel posto, quello delle legende, dei bar dove grandi band avevano suonato prima di diventare famosi e dove ogni rocker che si rispetti punta ad andare almeno una volta nella sua vita, per suonare e fare carriera, e chissà che poi non ci riesca davvero!
Credo di essere fra di loro, fra quei rocker con un sogno nel cassetto: la città paradiso, Los Angeles.

Trascinavo il mio trolley lungo le strade della mia città, poi arrivai finalmente all'areoporto.
Stringevo tra le mani il mio biglietto, quasi avessi paura di perderlo, e lo controllavo continuamente, come se potesse cadermi anche con una stretta così forte.
Andai a fare il check-in con un sorriso stampato sul viso.
Non vedevo l'ora, finalmente sarei partita, avrei coronato quel sogno, avrei finalmente soddisfatto quel desiderio che avevo da quando ero solo una quindicenne.
Feci la fila e poi finalmente toccò a me.

Quei pochi minuti necessari mi sembrarono un'eternità, ma quando mi chiesero di imbarcare subito i bagagli perché l'aereo stava quasi per partire tornò immediatamente la felicità.
Feci ciò che mi era stato chiesto di fare e poi mi precipitai verso l'aereo, salii di corsa e finalmente sedetti al mio posto, accanto al finestrino.
Si accesero i motori e l'aereo si alzò in volo.
Durante tutto il viaggio continuai a guardare la terra sotto di me. Era bellissimo, era quasi come vedere il mondo in miniatura, continuavo a pensare "il momento in cui toccherai dinuovo terra sarà il più bello della tua vita."
Così fu.
***
Arrivammo finalmente. Il pilota annunciò l’atterraggio, la lucina che segnalava l’obbligo di tenere la cintura si spense e così potei alzarmi dal mio posto ed inserirmi in fila con gli altri per la discesa.
Scesi dall'aereo, presi i bagagli e poi salii su uno dei tanti taxi parcheggiati fuori dall'aereoporto, diedi l'indirizzo dell'hotel e finalmente partimmo.
Avrei alloggiato in un nuovo hotel, appena aperto, elegante ma conveniente, il che era un bene, visto che con me non avevo molti soldi. Tuttavia, mi ero non ero partita senza un piano: quello stesso pomeriggio, infatti, mi attendevano per un colloquio al Rainbow Bar & Grill
Guardavo dal finestrino quella città incantata che era intorno a me. Ero finalmente arrivata!

Raggiungemmo la destinazione nel giro di dieci minuti, diedi i soldi all'autista, presi il mio trolley e mi avviai verso l'ingresso dell'hotel, poi entrai e mi diressi subito alla reception.

"buongiorno, sono appena arrivata e ho una camera prenotata a mio nome. Sono Les, abbiamo parlato ieri al telefono, si ricorda?" Sorrisi alla Receptionist.

Mi guardò un attimo, come per squadrarmi, poi mi sorrise anche lei:

"Certo che mi ricordo" Infine prese una chiave dalle mille che si trovavano alle sue spalle e me la porse "Camera 110, primo piano".

Come inizio non c'era che dire, l'hotel non era male e non lo era nemmeno il personale dell'hotel, ora restava solo da vedere come sarebbe stato lavorare al Rainbow.
Presi l'ascensore, salii al primo piano e dopo aver cercato un po' trovai finalmente la mia camera.
Entrai, ma, non avendo voglia di disfare le valigie, lasciai il trolley chiuso accanto alla porta.
Mi distesi un attimo sul letto, ma quando voltai la sveglia sul comodino mi ordinò di rialzarmi e raggiungere il Rainbow o avrei rischiato di fare tardi al colloquio.

Sinceramente non sapevo nemmeno da che parte si andasse per il Rainbow, così, una volta in strada, chiesi informazioni ad un ragazzo che passava di lì, uno di quelli che non sarebbero mai potuti passare inosservati, chiunque essi fossero.
Era alto come minimo un metro e novanta, aveva gli occhi che andavano dal grigio al verde e i capelli biondi, sicuramente ossigenati, erano troppo chiari per non esserlo.
Indossava una canottiera nera, dei pantaloni di pelle e dei camperos, ma il dettaglio più particolare era la catena con il lucchetto appeso al suo collo.
Gli chiesi informazioni su dove si trovasse il bar e come arrivarci:

"è facile, basta che prosegui su questa strada, tra quattrocento metri circa lo trovi sulla sinistra." Parlava con una tale tranquillità che sembrava che gli avessi chiesto la cosa più banale e scontata del mondo, quasi come se conoscesse a memoria quel locale.

Lo ringraziai e poi iniziai a camminare nella direzione che mi aveva indicato.
Arrivai finalmente davanti al pub, lo riconobbi per la grande insegna verticale che era attaccata ad esso.
Entrai, incrociai le dita e poi andai al bancone del bar dove si trovava un signore un po' robusto, più o meno cinquantenne con i capelli lunghi e brizzolati e dei baffi.
Ipotizzai che quello fosse il capo del bar e così andai a parlargli:

"Salve, sono Les, sono qui per un colloquio"

"Ah, si, giusto, ciao." fece una pausa e continuò a guardarmi "Vieni, seguimi."

Lo seguii e entrammo in una stanza.
Mi chiese un sacco di informazioni, le mie esperienze lavorative, gli studi, il diploma e molte altre cose. Dopo un quarto d'ora finì il colloquio, mi disse solo " Inizi a lavorare stasera stessa", poi se ne andò.
Era fatta, avrei lavorato lì!
  
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