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Autore: Lemon    15/09/2012    4 recensioni
Quando John aprì lentamente gli occhi sentì una mano che stringeva debolmente la sua e un peso che gli premeva sul busto. Inizialmente pensò che fosse Yoko, in realtà non sapeva neanche cosa pensare, ma si stupì quando vide la chioma scura del suo amico Paul McCartney.
E se John non fosse morto?
Genere: Malinconico, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Lennon , Paul McCartney , Quasi tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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«Paul» Si sentì chiamare dalla debole voce di John. Voltò lentamente il viso e socchiuse gli occhi, alzando un sopracciglio, mentre si mordicchiava il labbro inferiore. «Ecco... P-Posso parlarti, dopo?» Chiese Lennon all'amico, guardandolo con una tale intensità, che Paul riuscì solo a balbettare un 'Va bene' accennato, facendo fatica a distogliere gli occhi dai suoi. 
Appena congedatosi dalla stanza, McCartney si lasciò abbandonare sulla sedia della sala d'aspetto, sollevando il viso e incantandosi a fissare un punto nel vuoto. Di cosa voleva parlargli John? Voleva dirgli che dopo la sfuriata di prima non voleva più vederlo? Si prese subito la testa tra le mani, il viso contorto in un espressione disperata. Mai avrebbe voluto deteriorare in tal modo il suo rapporto con John. Si maledì almeno un milione di volte mentalmente, promettendo a se stesso che appena avrebbe visto la figura del cantante avvicinarglisi, si sarebbe perdonato e lo avrebbe lasciato tornare con calma alla sua vita di tutti i giorni. Paul annuì con convinzione, approvando i propri pensieri, seppure sentiva ancora lo stomaco stretto in una morsa d'ansia. 

«John» Mimò il suo nome con le labbra, sbattendo ripetutamente le palpebre. Nella sua mente riaffiorava ancora l'immagine di quell'uomo che tanto aveva amato, che aveva sempre visto in forma, deciso ad andare avanti, ora ridotto in quel pietoso stato. McCartney si ricordava di come il suo amico era stato felice alla nascita di Sean, di come lo aveva visto in televisione a camminare in giro per il Central Park, saltellando, ridendo e firmando qualche autografo con la moglie a braccetto. Sembrava un bambino. L'ex bassista sorrise tra sé e sé ai propri ricordi felici, mordicchiandosi la pelle attorno un'unghia, rialzando lo sguardo non appena sentì la porta aprirsi, perdendo un battito di cuore. 
«L'ho spaventata? Mi dispiace, entri pure» Disse il dottore, guardandolo dall'alto e gli sorrise debolmente, senza dire altro, poi, svanì nel corridoio, dove il personale lavorava freneticamente, uscendo ed entrando in stanze varie. 
Paul raccolse il fiato e si alzo, ripetendosi mentalmente ciò che doveva fare. "Scusati e vattene, McCartney, scusati e vattene". Alzò lo sguardo verso la figura di Lennon, alzato davanti la finestra e le mani appoggiate sui fianchi, come era solito fare. Si avvicinò silenziosamente a lui e, prima che potesse sussurare una scusa, un semplice mi dispiace, si ritrovò stretto tra quelle ancora deboli braccia. John l'aveva lentamente attirato a sé e, appoggiando una mano sulla base della schiena ed una tra i capelli, lo aveva fatto adagiare a sé, come chissà quante volte aveva fatto in passato. 
Paul sentì subito il cuore accellerare, ed era certo che anche quello di John era impazzito in quel momento. Si strinse perciò il più possibile al corpo del cantante, accarezzandogli la schiena e potendo percepire la presenza delle ruvide bende. Paul chiuse gli occhi e deglutì a vuoto, sprofondando con il viso contro il suo petto, che sembrava fosse rimasto lo stesso di anni fa, caldo ed accogliente. 

«Sono stato proprio una testa di cazzo, uh?» Lennon fu il primo a parlare, scompgliandogli leggermente i capelli, gesto che fece immediatamente arrossire il minore dei due, che scosse freneticamente la testa, portandosi entrambe le mani sul petto. «No!» Replicò all'istante, mordendosi l'angolo della bocca. «Davvero, è colpa mia, John, non dovevo andarti contro in quel modo. Cristo, ti eri appena risvegliato!» Esclamò quindi subito dopo, grattandosi la nuca con un leggero imbarazzo, guardando l'altro negli occhi. 
Sul viso di John si stese un piccolo sorriso, poi deglutì a vuoto e si rivoltò a fissare fuori dalla finestra. Si sentiva davvero così solo da dopo tanto di quel tempo. John fissava fuori dalla finestra, seguendo con lo sguardo gli uccelli che volavano di qua e là, liberi. Aveva paura, paura di uscire fuori, improvvisamente tutto per lui non era sicuro come una volta. Non era come la Beatlemania, cos'era successo al mondo di pace di cui aveva cantanto quasi dieci anni addietro? 
«Volevo chiederti una cosa, Paul» Parlò dopo un lungo silenzio, passato a contemplare le luci dell'instancabile Manhattan. Paul si limitò ad annuire con il capo, sporgendosi appena e piazzandosi tra la finetra e l'amico, in modo da poterlo guardare negli occhi. «Beh, ecco, vedi..» Iniziò, balbettando appena, e Paul pensò che era semplicemente l'essere più adorabile al mondo. «Non me la sento di tornare al Dakota. Potrei rimanere da te per un po'? Ovviamente se non ti do disturbo, solo qualche giorno, prometto» Sussurrò infine tutto d'un fiato, guardandolo speranzoso. 

McCartney sobbalzò a quella richiesta tanto disperata e bisognosa, non sapendo cosa rispondere. La sua parte buona avrebbe immediatamente risposto di sì, senza neanche pensarci, mentre c'era comunque il Paul ferito ed amareggiato, sorpreso dal rifiuto dell'amico di tornarsene a casa dalla moglie. Entrambi avevano paura, in quel momento. 
Paul aveva paura di ciò che sarebbe potuto accadere, aveva paura del modo in cui ancora amava John e mai avrebbe voluto che succedesse qualcosa con lui. "Paul ama Linda, John ama Yoko, così che è giusto, è così che deve andare" Si disse più volte, ma ormai aveva già parlato, senza neanche rendersene conto. 
«Certo che puoi rimanere, quanto vuoi».
Gli occhi del maggiore di illuminarono subito e le sue braccia andarono subito a cingere il corpo dell'amico in uno stretto e dolce abbraccio, pieno di gratitudine, mentre gli sussurrava che sarebbe rimasto poco e che non avrebbe dato alcun problema. Paul avrebbe preferito di gran lunga sentire semplicemente due parole, cinque lettere, ma si accontentò. 

Una volta ritrovatosi davanti la porta d'uscita dell'ospedale, John si voltò verso Paul, ancora impaurito da quello che era il mondo esterno. Allungò la mano verso la sua e gliela strinse, mordensosi il labbro inferiore. 
«Non lasciarla andare per nessuna ragione al mondo, ti prego» Disse. 
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WHAT IF IS BACK, SONS OF BITCHES! 
Aehm, ciauciauciau. 
Del tipo che sono sicura che questo capitola non verrà cagato nessuno, hm-mh. 
Avevo proprio bisogno di un po' di McLennon, sono un po' giù di corda, gli ultimi giorni, diciamo più che altro le ultime ore.
Perché non c'è la scuola a tenermi la testolina impegnata? AAAAAAA UFFJDKFJKD. 
Però vabbeh, non parliamo di me. 
Sono contenta che nell'arco di tempo in cui non ho aggiornato, nessuno m'abbia copiato l'idea del John che torna in vita, yeye. 
Oh, durante questo capitolo piangevo come una fontana, perché boh, John e Paul sono così belli insieme, il mio OTP 5evah en evah.
Perdono per il capitolo leggermente corto, ero così motivata e alla fine dkfjdkjfkdf. Mi farò perdonare, già. 

Stay awesome, McLennon shippers. 



Peace, Lemons. 
   
 
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