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Autore: Nimel17    15/09/2012    6 recensioni
Com'era quella storia della curiosità e del gatto?
Genere: Comico, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Belle, Signor Gold/Tremotino
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Belle
 
Belle starnutì, per l’ennesima volta quella mattina. Rumpelstiltskin si voltò a guardarla dal suo filatoio, con un sopracciglio inarcato.
“Ti senti bene, dearie?”
Che domanda sciocca. Belle avrebbe voluto sorridere e dire che non era mai stata meglio, ma starnutì ancora. Rumpelstiltskin fece una risatina e si alzò, facendole segno di seguirlo.
“Ho giusto quello che fa per te, dearie. Vieni ragazza, ti mostrerò la strada.”
Lo seguì fino al suo laboratorio, dove le diede una piccola boccetta viola.
“Bevilo prima di cena e ti sentirai meglio.”
Belle arrossì.
“Grazie.”
“Oh, non c’è di che, dearie. Non posso certo permettere alla mia governante di ammalarsi per chissà quanto tempo… poi, non si sa mai. All’inizio è un raffreddore, poi diventa febbre, la tosse non ti dà requie, la pelle si riempirà di piaghe…”
Lei gli diede un leggero colpo sul braccio.
“Ho un po’ d’influenza, non la peste.”
Rumpelstiltskin ghignò, poi tornò a filare. Belle rimase lì per qualche minuto con la bottiglietta tra le mani, poi si guardò intorno. La stanza era buia, polverosa, piena di ragnatele. Decise di darle una bella spolverata, senza naturalmente spostare le sue pozioni. Lui le maneggiava con tanta cura, da fare sembrare il tutto molto sciocco e inutile. L’aveva avvisata più volte che, se ne avrebbe rotta o spostata una, non sarebbe nemmeno stato necessario punirla perché ci avrebbe pensato l’effetto liberato del filtro. Dopo un paio d’ore di lavoro di gomito il pavimento era pulito e il tavolo profumava di cera. Belle si ripromise di ringraziare Rumpelstiltskin per aver utilizzato come laboratorio una stanza così piccola. Si sedette guardando tutte le ampolle negli scaffali. Ce n’era una particolare, piccola e viola che sembrava lo sciroppo che le aveva fatto. La prese attentamente dalla mensola e cercò di decifrare la calligrafia del suo padrone. Sembrava che un ragno impazzito si fosse messo a fare ghirigori con le zampette macchiate d’inchiostro su una pergamena. Dopo aver più volte avvicinato e allontanato l’etichetta dagli occhi, pensò di aver letto “Difesa per i deboli”, oppure “Dolce difesa”, non ne era sicura. Tirò fuori la medicina dalla tasca del grembiule e confrontò le due bottigliette. Non erano così uguali come aveva pensato in un primo momento, in effetti…
“Belle!”
Spaventata, rimise la pozione al suo posto e si mise lo sciroppo in tasca. Prese lo straccio dal tavolo e si affrettò a scendere le scale. Rumpelstiltskin era seduto sulla sua poltrona preferita, le gambe stese sul tavolo ( lo faceva apposta per farla arrabbiare, naturalmente) e le dita delle mani unite, come faceva sempre quando rifletteva.
“Sono qui. Non è già l’ora del the, mi pare.”
“No, Belle. Volevo solo dirti…”
Lei si sedette sul tavolo, ignorando lo sguardo di disapprovazione di Rumpel. Se lui poteva mettere i piedi sulla tavola, lei ci si poteva sedere sopra.
“Si?”
“Sono stato richiamato per un patto. Partirò tra un’oretta.”
“Bene.”
“Volevo assicurarmi che tu ti ricordassi di prendere la medicina per il tuo raffreddore.”
Come se l’avesse chiamato, Belle starnutì due volte. Lui sorrideva, gli occhi avevano quella luce vagamente folle di quando si sentiva in vena di scherzi.
“Hai visto il tuo nasino, Belle?”
“Come potrei, se vuoi che tutti gli specchi siano coperti?”
“Non perché mi piaccia particolarmente, ma mi piacerebbe ancor meno essere spiato da Sua Maestà.”
Uno dei pochi difetti di Rumpelstiltskin era senza dubbio la paranoia, ma Belle trovava questa sua peculiarità molto tenera.
“Sembra che tu sia un’ubriacona. Con quegli occhi umidi, poi…”
Lei sobbalzò, punta sul vivo.
“Non è affatto vero!”
Si coprì il naso, poi lo vide sogghignare e gli tirò addosso lo straccio.
“Prenderò tutto fra un paio d’ore. Prima, c’era qualcosa che volevo chiederti.”
“Dimmi, dearie.”
“Nel tuo laboratorio ci sono moltissime pozioni, ma c’è un posto vuoto…”
“Ah.”
Rumpelstiltskin si alzò e si sedette sul tavolo vicino a lei.
“Quello è un posticino riservato per imbottigliare la magia più forte di tutte.”
Lei si distrasse per un attimo nel vedere i riflessi del sole tra i capelli mossi di lui, poi si riscosse.
“Cioè?”
“Il Vero Amore, dearie.”
Lei restò a bocca aperta, poi si affrettò a richiuderla. Rumpelstiltskin proseguì, lo sguardo perso lontano.
“Colui che può imbottigliare l’Amore, dearie, può fare qualunque cosa.
Belle rimase colpita dalla sua risposta, ma dentro di sé si sentì un po’ offesa nel suo idealismo romantico.
“L’amore non si può mettere dentro una boccetta come dell’acqua!”
Rumpelstiltskin sospirò.
“Ma certo che si può, dearie. Devo solo capire come fare.”
Lei scese giù, rassettandosi la gonna.
“Vado a finire le faccende, poi mi ritirerò in biblioteca. Pensi di tornare per il the?”
“Ne dubito, dearie.”
“Per cena, allora?”
“Nemmeno. Non aspettarmi alzata, dearie.”
Lei si guardò le scarpette per qualche istante, poi si disse che doveva essere coraggiosa e, alzandosi sulle punte dei piedi, gli diede un bacio frettoloso sulla guancia.
“Buon viaggio. Fai attenzione, o dovrò venirti a salvare.”
“Non me lo sognerei mai, dearie.”
Belle si allontanò, le gote arrossate, ignara del gesto di lui di portarsi la mano dove le l’aveva baciato, dei suoi occhi sorpresi. Rammendò alcune coperte, cucì un po’ a maglia, pulì i vetri della cucina e si fece del the, che si portò in biblioteca assieme al libro che stava leggendo. Bevve una tazza, poi tirò fuori la medicina dalla tasca e l’aprì. L’annusò sospettosa, ma aveva un buon profumo, come di latte o crema. La mandò giù in un sorso, contenta che avesse anche un buon sapore, molto dolce. Provò a respirare una, due volte, sollevata di avere finalmente il naso libero. Quando però le sue mani persero sensibilità e lasciarono cadere la bottiglietta e il pelo iniziò a crescere, non si sentì più tanto sollevata.
  
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