Toro
Toro si
era dimenticato la prima volta in cui aveva visto la sua immagine
riflessa in un laghetto.
Certo si era piaciuto, ma non aveva prestato molta attenzione ai
dettagli del suo corpo, alla bocca carnosa che era il vero vanto del
suo viso quadrato, a quegli occhi verdi che ricordavano il colore della
terra feconda dove l'erba vi cresce rigogliosa. Aveva scrutato con
superficialità le corna appuntite sulla testa, il fisico possente e la pancia prominente.
Non era bello quanto Ariete, ma lo superava decisamente in altezza.
Era una gigante placido. Passava molto tempo a dormire all'ombra di
qualche albero ed altrettanto a mangiare cose squisite. Gradiva i
frutti più dolci e le verdurine novelle. Scoperta la carne,
ne divenne un esperto e ben presto si vantò di essere il
miglior cuoco mai nato. Con il tempo la voce si sarebbe estesa e
nessuno sarebbe riuscito a contraddirlo.
Toro aveva le mani fatate: così grandi eppure
così abili in tutte le (poche) attività a cui si
dedicava tra un pisolino e l'altro.
In vita sua non si era mai arrabbiato e non comprendeva come Ariete
potesse essere tanto battagliero: che motivo c'era di arrabbiarsi
quando il cielo era stupendo e la natura forniva così tante
buone cose da assaggiare?
Non conosceva ancora di sé il lato più avaro ed
egoista.
All'epoca Pesci non era ancora nato.