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Autore: ilcantastorie    16/09/2012    2 recensioni
Salve a tutti! Il protagonista di questa storia è Daniel. No! Non Daniel Rad... insomma quello che interpreta Harry Potter nei film. Giuro, non c'entra niente. Infatti il suo nome è Daniel Woodstryke. Ed è un normale studente di Hogwarts. Normale... insomma. Fin da piccolo è sempre stato sfortunato. Sfortunato... sfigato sarebbe il termine più appropriato. E, infatti, uno sfigato di tale proporzioni di che casa può fare parte? Di Tassorosso, ovviamente! E, per finire, possiamo dire che il nostro Daniel è un Magonò! Come può un Magonò ricerevere la lettera da Hogwarts? Aspettatevi quindi una Hogwarts più vecchia di trenta anni dagli eventi narrati nel settimo libro. Di un mondo più vecchio di trenta anni. Aspettatevi nuovi professori e poi... i suoi amici. La versione sfigata dei Malandrini, se vogliamo! Degni di Tassorosso, quindi! Riuscirà Daniel a dimostrare che la perseveranza vale più del talento? Riuscirà a dimostrarlo... durante il Torneo Tremaghi?
Ps: Il nome dell'opera è un omaggio al capolavoro di Alexandre Dumas, ma non ha nulla in comune con essa!...credo!
Inoltre... il Silenzio si sta avvicinando... (Revisionati Primi tre capitoli)
Genere: Commedia, Generale, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Rubeus Hagrid, Sorpresa, Tassorosso
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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Si risvegliò la mattina dopo, presto. Non ricordandosi dapprima cosa ci facesse in sala Comune e perchè si fosse addormentato lì e non nel suo comodo letto.
 
Era sicuro che c'entrasse un pirata...
 
Provò ad alzarsi. Ma non ci riuscì. La gamba, nonostante fosse ancora perfettamente attaccata al resto del corpo, non rispondeva nessuno dei suoi comandi che essi fossero “ballami un tip tap” o il più semplice “alzati e cammina, Lazzaro!”.
 
Ma niente. E mentre aspettava che il piede riprendesse sensibilità, e mentre si accorgeva che aveva un terribile torcicollo, si ricordò del motivo per cui aveva dormito lì.
 
Ommiodio, Isabell! Come doveva comportarsi appena si rincontravano?
 
Cioè, alla fine, nonostante tutti i viaggi mentali che si era fatto ieri sera – perchè, dai, di viaggi mentali si trattava – le aveva fatto un complimento.
 
E nemmeno un complimento tanto bello dai.
 
Cioè aveva solo detto ad una ragazza che conosceva fin da quando era piccolo che era carina sia che mettesse un pigiama rosa sia che sbavasse. Non era un così grande complimento, dai.
 
Beh... forse questo ragionamento sarebbe stato valido – forse! Come gli dicevano lui non era in grado di capire i cuori delle fanciulle – se si fosse trattato di qualunque ragazza all'infuori di Isabell.
 
Ma Isabell non era abituata a complimenti. Cioè, almeno per quanto ne sapesse lui. Vediamo le persone con cui aveva a che fare. I genitori. Il padre era un fabbro di armi dalle apparenze dure e molto silenzioso. Sì, un cavolo di fabbro di armi. Nel 21° secolo. Che si riduceva a forgiare spade per sfilate con rievocazione medievale, tornei, costumi di carnevale (Julio una volta li aveva chiamati Cosplay, o Costume Playing, ma lui non ne capiva la differenza) e fanatici del medioevo.
 
La madre era un caso a parte, pensava Daniel, tutte le madri pensano che le loro figlie siano bellissime.
 
Come, rifletté, anche i suoi genitori, visto che la lodavano ogni qualvolta veniva a casa sua, facendole domande imbarazzante su quando si sarebbe presa cura di quel disastro di loro figlio, ovvero lui, Daniel.
 
Sua sorella? Elizabeth la ammirava come lui ammirava Capitan Britannia, vedendola come una supereroina per come riusciva a rispondere a tono ai maschi.
 
Poi vediamo... della sua età? Chi c'era?
 
Julio? Naaaaa... aveva occhi solo per Xylia e prima di allora Daniel dubitava che Julio sapesse cosa fosse l'amore, visto il buontempone che era ed è.
 
Char? Non gli aveva mai sentito fare un complimento a chi che fosse, perlomeno sull'aspetto fisico. Quindi no.
 
Le sue compagne di dormitorio allora?... lì non voleva mettere piede. Era un terreno di sole donne, qualcosa di inesplorabile e inesplorato per gli uomini. Forse si scambiano smancerie davanti allo specchio dicendo “Ma quanto sei carina! Ma quanto siamo carine!”... no, decisamente, no. Isabell si sarebbe suicidata, piuttosto.
 
Roger? Naaaa. Non andavano più del parlare.
 
Poi....mmm beh, c'era lui Daniel Woodstryke a cui ogni tanto sfuggiva qualche complimento, ma niente di che.
 
Arrossiva, però... insomma.
 
Quei complimenti che aveva fatto, in cosa erano diversi da quelli che faceva di solito?... forse l'atmosfera? Il fatto che fossero soli? Il fatto che le aveva fatto complimenti su una cosa su cui la prendevano in giro da piccola e a cui era legato uno dei suoi più belli, nonché più brutti ricordi d'infanzia?
 
...forse.
 
Ma forse non doveva farsi tutti questi problemi. Si sarebbe comportato come al solito, e probabilmente lei avrebbe fatto lo stesso. O almeno così sperava.
 
Toh, la gamba aveva ripreso a muoversi, ma il torcicollo... rimaneva. In che diavolo di posizione aveva dormito quella notte?
 
Per fortuna che era domenica. Anche se poi c'era la lezione di CQC (qualunque cosa fosse) del professor Drake.... e nel pomeriggio il primo allenamento di Quiddich... quindi poteva riposarsi un altro po'.
 
Avrebbe potuto. Se non gli fosse passato completamente il sonno. Quindi, osservando l'orologio a polso che ieri i suoi genitori gli avevano regalato e notò che erano all'incirca la radice di 25 di mattina.
 
Quante ore di sonno si era fatto? Ma che importava? Colazione! Colazione!
 
Scese fino in Sala Grande dove trovò.... un bel cavolo di nessuno! Non sapeva da quanto tempo che non la vedeva così vuota.
 
Di solito almeno una persona c'era. Quindi, si sedette e prese quello che gli apparì avanti, porridge, cereali e caffè.
 
Mangiò a sazietà, ma non seppe cosa fare dopo. Era presto.
 
Mmm... magari poteva fare un giro al campo di Quiddich, così da non fare una pessima figura al primo allenamento, visto che era almeno dall'anno scorso che non prendeva una scopa...
 
avrebbe dovuto dire: “Una scopa tra le gambe?” ma non sarebbe stato un po' volgare e ambiguo?
 
Si diresse, quindi, verso lo stadio, sperando di trovarlo vuoto, visto l'ora.
 
E, era la seconda volta in una settimana – doveva stare attento, sicuramente sarebbe successo qualcosa di grosso – ebbe fortuna.
 
Non c'era nessuno. Il campo di quiddich solo per lui.
 
Anzi, forse era ancora più fortunato. Stava arrivando Char.
 
“Ehi, Char!”
 
Era appena entrato in campo, con la scopa in mano, sgranò gli occhi a vedere Daniel nel bel mezzo del campo.
 
“Daniel? Ma ti sono caduto di nuovo addosso stamattina?”
 
Daniel ridacchiò. “No, no, assolutamente”
 
“Perchè sai... ora non ti offendere... ma non sei molto mattiniero”
 
Beh, c'era poco da offendersi... era vero. Di solito piuttosto che alzarsi avrebbe distrutto la sveglia. E di solito la solerte Isabell trovava sempre un modo diverso per svegliarlo in maniera brutale.
 
“Ahaah! Fa niente! Fa niente! Su iniziamo ad allenarci un po'! Sei anche tu qui per questo, vero?”
 
Char gli sorrise. Aveva davvero un bel sorriso. Era carino quando sorrideva.
 
...Daniel sapeva che per quello che aveva pensato, si sarebbe dovuto fare 500 pippe mentali. Ma non ora, per favore. Se ne era già fatte abbastanza.
 
Così, scacciò quel pensiero, e lui e Char salirono sulle loro scope
 
Iniziarono a salire e un sorriso si aprì sulla faccia di Char, lui era quello che amava davvero volare.
 
Sì, per Daniel l'aria era piacevole, Il vento tra i capelli anche... ma, davvero, volare non gli dava tutta quella eccitazione che dava ai restanti membri del suo team.
 
Davvero, l'eccitazione prima di una partita... il clamore del pubblico... lui... ne era totalmente immune.
 
Boh. 
 
E allora perchè partecipava, se non era per l'eccitazione del volare e il clamore della folla?
 
Beh...
 
Passando la pluffa a Char se ne ricordò. Lui si divertiva un mondo.
 
Giocare con i suoi amici lo divertiva un casino. In meno di cinque minuti riprese possesso delle sue normali capacità di gioco.
 
Sapeva volare discretamente e se questo bastava agli altri, bastava anche lui.
 
E giocare a quiddich con i suoi amici era... divertente.
 
Ora era sulla scopa, ridendo come un pazzo, passando a Char che sorrideva e gli ripassava la pluffa.
 
Era semplicemente felice.
 
E lo fu ancora di più quando arrivò Isabell.
 
Il Dinamico Trio Daniel Woodstryke, Elisabeth Smith, e Char Francis Barret Browning era riunito nuovamente sul campo di quiddich.
 
Neanche si ricordò di tutte le pippe mentali che si era fatto, fino a cinque minuti fa. Le sorrise e l'invitò a raggiungerli e Isabell gli confessò che aveva avuto la loro stessa idea: per non fare brutta figura il pomeriggio si voleva allenare.
 
La cosa divertente è che anche Julio e Roger si presentarono appena un'ora dopo più o meno con la stessa scusa... la vecchia squadra di Quiddich era dunque riunita.
 
Due ore dopo erano tutti pronti per tornare al castello, diretti verso l'aula di Storia della Magia.
 
Ed ad aspettarli c'era qualcuno di decisamente più “vivo” del professor Ruf.
 
Beh, era difficile essere meno vivi del professor Ruf. Ci si doveva davvero impegnare. Forse ci sarebbe riuscito... chessò un Infero, uno Zombie o un cadavere.
 
Ma poi qualcuno aveva mai avvertito il professor Ruf di essere morto? Cioè, da quanto si narrava si era semplicemente alzato dal suo corpo come fantasma e aveva continuato a fare lezione.
 
Cioè, nessuno gli aveva mai detto: “Mi scusi, ma per caso si è accorto di essere morto?” L'avevano sempre lasciato in quello stato di Non-vita solo per risparmiare soldi sul personale?
 
Una volta avrebbe potuto farglielo notare. Così Storia della Magia sarebbe stata più stimolante e il professor Ruf avrebbe raggiunto la pace eterna.
 
“Allora, benvenuti ragazzi!” disse il professor Drake con un sorriso “Aspettiamo che arrivi qualcun altro e poi iniziamo”
 
Per il momento erano solo cinque, ma Daniel era quasi sicuro che almeno un'altra persona si sarebbe fatta vedere...
 
“DARLING!”
 
E una figura bionda volò attraverso la stanza, venendo presa al volo dal prode Julio.
 
“Bene” disse il professor Drake, con un triste sorriso.
 
Aveva appeso manifesti per il corso di CQC dappertutto nella scuola, ma solo loro sei erano a fare il corso... Questo faceva capire quanto la cultura babbana fosse mal vista.
 
“E voi due smettetela di baciarvi così spudoratamente! Ricordate che quest'aula è piena di single tristi e soli!” disse sempre il professor Drake mentre Julio, con Xylia tra le braccia, la baciava quasi volesse divorarle le labbra.
 
“Scusate!” dissero in coro, mente Xylia metteva delicatamente i piedi a terra, ancora guardandosi negli occhi, che quasi scintillavano. “Ma sapete, l'amore...”
 
“Sì, sì, lo so” disse il professor Drake sbrigativo “Ma non siete curiosi di sapere che cos'è questo CQC?”
 
“Sì!” dissero in coro come bravi bambini, da cui spiccarono gli urli di Daniel e Char che subito si tappò la bocca, imbarazzato.
 
“Allora, CQC sta per “Close Quarter Combat”, ovvero “Combattimento Corpo a Corpo”. E' una serie di mosse usate dai militari babbani per combattere in ambienti ristretti”
 
Tutti lo guardarono perplessi: cosa poteva c'entrare con la magia?
 
“Allora... mmm sì, Julio, vieni un attimo qui e puntami la bacchetta al petto”
 
Julio si avvinò al professor Drake fino ad essere a circa un metro di distanza e distese il braccio, puntando la bacchetta contro.
 
“Allora” incominciò “Mettiamo caso che io sappia lanciare incantesimi... sarei nettamente in svantaggio, vero?”
 
La bacchetta di Julio era a mezzo metro di distanza dal professore. Il tempo di pronunciare un incantesimo e si sarebbe ritrovato a gambe all'aria... o in qualunque altra condizione avrebbe deciso Julio.
 
“Beh, sì”
 
“Vediamo. Julio, Schiantami”
 
“Ma professore...”
 
“Se mi colpisci darò 150 punti a Tassorosso e un pacco di quei biscotti che ti piacciono tanto. Ma dubito ci riuscirai.”
 
“...va bene. Stupef...”
 
Non ebbe tempo di finire la frase. Il professor Drake, agile come un serpente, aveva stretto la mano attorno al polso di Julio e l'aveva spostata verso l'alto.
 
Quando Julio si riebbe dalla sorpresa si accorse che aveva anche un pugno a pochi millimetri dalla tempia.
 
Tutti erano a bocca aperta.
 
“Vedete? Se avessi continuato adesso Julio sarebbe steso a terra, svenuto. La tempia è una parte molto sensibile e un colpo ben assestato può fare svenire l'avversario. Potete anche mirare al naso o alla bocca, se volete interrompere la formula dell'incantesimo”
 
Tutti erano a bocca aperta.
 
“Avete visto? Prima di tutto ho storto il polso verso l'alto, cosichè anche fosse riuscito a fare l'incantesimo non mi avrebbe colpito, poi sono passato neutralizzarlo... ragazzi, smettetela di fare quella faccia e fare i seri”
 
“Ma... i militari babbani... che c'entra?” chiese Char, che sembrava il più esterrefatto di tutti.
 
“Beh, è riadattamento. i militari usano questi metodi di combattimento per disarmare persone con pistole o fucili... e io ho pensato che si potessero anche usare con le bacchette. E a quanto pare funziona”
 
Ovviamente, per quanto quasi la totalità degli studenti di Hogwarts non sapessero cosa fosse una pistola, loro, che seguivano i corsi del professor Drake, e che quindi si erano visti tutti i film con i vari Schwarzenegger e Bruce Willis... sapevano  anche che esisteva un modello della Glock fatto in ceramica che poteva non essere rivelato dai sensori di un aeroporto.
 
Quindi il prof li divise in coppie e a turno facevano chi puntava la bacchetta e chi disarmava.
 
“Dovete farlo tante volte” disse “troppe. Finchè il movimento non sarà automatico. Sapete” disse mentre passava tra le coppie che si esercitavano, correggendo i vari errori che facevano. “Esiste un tipo di memoria diversa da quella dei ricordi. Una memoria che non può essere cancellata da una memoria corta o da un'amnesia. Vi sto parlando della memoria muscolare. Farete così tante volte questi movimenti, che alla fine, quando vi troverete davvero in una situazione del genere, agirete meccanicamente, senza pensare. Indipendentemente dal panico e dalla paura.  Questo vi sto insegnando. Quindi... dateci dentro!”
 
Per quattro ore si allenarono, e il professore Drake li lodò tutti e disse che anche chi gli aveva insegnato tutte quelle cose, il Sergente Price avrebbe detto che avevano fatto un buon lavoro per delle “piccole merdine insignificanti quale siete voi reclute”. 
 
Sì, il Sergente Price era modello “Sergente Hartman”... un cavolo di stereotipo.
 
Andarono quindi a farsi una doccia e poi a pranzare. Di lì ad un'ora, secondo l'orologio di Daniel, alle 9 x 1/3 dovevano andare nuovamente al campo di Quiddich per il regolare allenamento.
 
Questa volta magari con tutta la squadra, compresi i gemelli vampirelli inquietantelli lì, Ansel e Gretel.
 
Tuttavia, quando erano tutti in volo, i gemelli pensavano meno a fare battute di pessimo gusto e più a giocare, perciò erano meno inquietanti.
 
Erano bravi ma dovevano ancora imparare a lavorare come una squadra. Ma per quello c'era tempo. Quattro volte alla settimana, per essere precisi.
 
Quando Daniel poggiò la testa sul cuscino, si accorse di quanto fosse stanco. La giornata era stata intensa, ma c'era ancora una cosa da fare...
 
Con un agile scatto, estrasse il suo pc dalla custodia. Aveva un paio di domande da fare al suo Capitano Pirata preferito. Certo, era l'unico Capitano Pirata che conosceva di persona!
 
“Arrr! Buonasera, Marinaio!”
 
“Buonasera, Capitano”
 
“Allora... scommetto che hai qualche domanda da farmi, vero?”
 
“Qualcuna capitano. Come ad esempio... come faceva ieri lei a sapere che dovevo vedermi con una fanciulla?”
 
Il capitano Hawkyns si prese qualche secondo per ridacchiare:
 
“Ahahaha! Ma questo è semplice! Con il tono di voce che avevi ieri,  potevi tardare solo per un incontro galante! Ahahahahah!”
 
Daniel, inevitabilmente, arrossì.
 
“Quello non era un appuntamento galante! Dovevo solo vedermi con una mia amica...”
 
“Ah, voi giovani d'oggi le chiamate così le vostre innamorate? Dovrò ricordarmelo...”
 
“Ma no, io... Isabel... bah, lasciamo stare! Piuttosto, perchè mi ha chiesto di non rivelare a nessuno la tua presenza?”
 
“Beh, preferisco rimanere... in anonimato, se questo non ti disturba”
 
“Ovviamente non mi disturba... ma sappia che tutti i miei amici sono degni della massima fiducia e che so che non tradirebbero mai né me né il suo segreto, capitano”
 
Tra i pixel dello schermo, gli occhi del capitano sembrarono brillare:
 
“Allora ancora esiste l'onore e la fedeltà in questo marcio mondo...” quasi sussurrò
 
“Tra me e i miei amici di sicuro!”
 
“Grazie! Ma preferirei comunque restare nell'anonimato! Eppoi anche tu non vuoi un amico segreto che ti da consigli sulla vita sentimentale, vero?”
 
“Quale vita sentimentale?Io non ho vita sentimentale!”
 
“Vabbè e quell'appuntamento di ieri?”
 
“Non era un appuntamento!”
 
“Ma fatti dare consigli da chi ne sa di più sulle donne... tipo me!”
 
“Ma che donne e donne! Conosco due ragazze e una è la mia amica d'infanzia e l'altra è la ragazza del mio migliore amico!”
 
“E quale delle due era la ragazza di ieri?”
 
“La mia amica d'infanzia, ma...”
 
“Ecco, quindi hai bisogno di uno spirito vecchio di qualche centinaio d'anni che ti dia consigli!”
 
“Beh, forse un confidente ogni tanto mi servirebbe, ma...”
 
“Allora sia così! Dai, possiamo farci sopra un telefilm: “Daniel e il Capitano nel computer!" Ho già in mente la sigla. “Lui era un efferato pirata dell'antichità, ma per uno strano errore ora è qua! Una strega maledetto lo ha e ora in un computer lui sta! Ed è Daniel, Daniel, Daniel e il Capitano... chissà cosa oggi combineran! E sono Da, Da, Daniel e il Capitano. Un temibile corsaro di 700 anni fa!... allora che ne pensi?”
 
“Come diavolo fai a sapere cosa sono i telefilm?”
 
“Sveglia! Cosa credi che faccia tutto il giorno mentre non ci sei? Mi sto infarcendo di nozioni sul vostro internet... e pare noi Pirati siamo piuttosto popolari!”
 
Daniel annuì: “Everything is better with Pirate”
 
“E adesso vai a letto, credo che tu sia piuttosto stanco.”
 
“Come fai a dirlo?”
 
“...diciamo... empatia con il possessore del pc!”
 
“Oh” esclamò Daniel “Figo. Buonanotte Capitano!”
 
“Buonanotte, Marinaio! Arrrrr!”
 
E Daniel rimise il pc nella sua custodia e poggiò la testa sul cuscino.
 
Non riuscì neanche a pensare a quanto fosse stanco che subito si addormentò.
 
La mattina dopo Daniel si svegliò con la punta del naso che gli pizzicava in modo decisamente anormale
 
Davanti a lui vide solo la faccia di Isabell con una bacchetta in mano e un sorriso biricchino sulla faccia.
 
“Buongiorno, Grande Signore Oscuro. Che ne dice di alzarsi che DOBBIAMO SBRIGARCI ALTRIMENTI ARRIVIAMO TARDI AD ERBOLOGIA?”
 
“Placati sorella!” disse Daniel, facendo finta di essere un Hippie, cosa che gli riusciva molto bene al momento, visto il sonno che ancora aveva.“Peace and Love, sorella... sono sveglio!”
 
E Daniel si alzò dal letto.
 
“Aspettami, fuori, mi metto la divisa e arrivo...”
 
“Ah! Come se non ti conoscessi! Nel momento stesso in cui me ne andrò da questa stanza tu penserai: “Vabbè, che sarà mai, altri cinque minuti!”! Che non saranno cinque minuti! E farai tardi! E lo farò anch'io, perchè dovrò venire a svegliarti!”
 
D'oh, Daniel era stato sgamato. Isabell lo conosceva fin troppo bene.
 
“E che vuoi fare? Osservarmi mentre mi cambio?”
 
“Non dire sciocchezze!” disse Isabell, dandogli la schiena “Io mi giro e tu ti cambi”
 
“Va bene...” disse Daniel “E non sbirciare!”
 
Daniel si cambiò, si diede una sciacquata e scese insieme ad Isabel in Sala Comune dove Char e Julio dormivano su delle poltrone, Char con un filo di bava.
 
“Gente sveglia! Colazione e poi Erbologia! Il Professor Paciock ci aspetta!”
 
Con un po' di lamentele, Daniel e i suoi amici partirono per la sala grande, dove fecero colazione.
 
Durante quella notte, si accorsero, doveva aver piovuto. 
 
Come facevano a saperlo? Beh, perchè OVVIAMENTE il passaggio che portava dalla scuola alle serre era un pantano.
 
Il fango gli arrivava fino alla caviglia e imprecando, arrivarono fino alle serre dove li aspettava il professor Neville Paciock.
 
Il Professor Paciock era alto e con i vestiti e il volto sempre un po' sporchi di terra. Robusto e ben piazzato, aveva perennemente una barba incolta. Aveva mostrato subito una particolare attenzione verso Daniel, perchè, come gli aveva spiegato, alla sua età anche lui si considerava praticamente un Magonò.
 
Poi gli aveva spiegato che, prima o poi, come era arrivato il suo momento, sarebbe arrivato anche quello di Daniel.
 
Quello di sfoderare i suoi talenti segreti, le sua abilità nascoste.
 
E Daniel, quando il professore gli aveva detto quelle parole, aveva annuito dubbioso: almeno che i suoi talenti nascosti non fossero qualcosa tipo “Finisci Steet Fighter VII con Ryu” o “Gioca tutto un giorno intero allo stesso gioco senza mai stancarti”... non si erano ancora manifestati.
 
Quindi o il professor Paciock si era illuso oppure i suoi talenti nascosti era nascosti davvero bene. Ma davvero, davvero, davvero (…), davvero bene.
 
Inoltre il Professor Paciock era single cercava una ragazza da qualche anno e dopo una storia con una cameriera al locale “I tre Manici di Scopa” finita male, si era depresso per una estate intera, per poi tornare più sorridente  e più in cerca di una ragazza che mai l'anno successivo.
 
Era una caratteristica del Professor Paciock, quella di sorridere sempre. E mentre sorrideva infondeva coraggio, proprio quel che ci sarebbe aspettato dal Capo della Casa di Grifondoro.
 
Daniel si ricordava la sua prima lezione con lui, quando, orgogliosamente, aveva mostrato loro un normalissimo Zellino, che però, gli aveva spiegato, era il modo con cui gli studenti di Hogwarts si erano visti di nascosto durante il suo quinto e settimo anno rispettivamente durante il governo tirannico della Umbridge e di Voldemort.
 
Lui insieme ad altri studenti avevano formato ES, L'esercito di Silente.
 
A cui avevano partecipato Hermione Granger e Ronald Weasley. E di cui Harry Potter era stato il capo.
 
“Bene, ragazzi! Oggi che ne dite se studiamo un po'... i Bubotuberi?”
 
I tassorosso e grifondoro entrarono quindi nella serra numero 3 e si disposero attorno a vari apprezzamenti di terreno.
 
Da lì spuntavano quelle che sembravano essere delle lumache nere giganti ricoperte di bozzi pieni di pus. 
Un odore pungente colpì i loro nasi e chi sapeva che cos'era avrebbe riconosciuto un odore molto simile a quello della benzina.
 
“Allora chi sa...”
 
Ma Daniel interruppe il professore: “Il Pus di Bubotubero è altamente irritante  e può causare gravi lesioni cutanee o purulente pustole al suo stato naturale, ma se diluito può essere un ottimo rimedio...” e perse un attimo il filo osservando Everet Taylor che gli faceva l'imitazione “ per curare le forme più ostinate di acne”
 
“Beh, questo risponde alla domanda che stavo per fare e anche a quella che avrei fatto: venti punti a Tassorosso, quindi. Allora ragazzi, adesso mettetevi i guanti di pelle di drago e strizziamo il pus in quei contenitori. Tra le Mandragole del secondo anno e i Bubotuberi qui, stiamo dando una bella mano a Dank...”
 
Passarono le due ore successive ad spremere bus dai bubboni. Era davvero disgustoso, ma quando fluiva il liquido Daniel provava una strana sensazione di realizzazione...
 
Più di una volta, il pus schizzò nella direzione della sua faccia, ma lui, grazie risuciva sistematicamente a schivarlo. Gli si bucarono persino i guanti che indossava, e, a causa di questo, alla fine della lezione sembrava avesse le stimmati. 
 
“Oh, San Daniel, ti prego curami! Ho questo pezzo di terra tra i capelli!”
 
“Curato!”
 
“Oooh...”
 
Stimmate che gli vennero curate cinque secondi dopo dal professor Paciock con un incantesimo, che si era stancato di sentire quelle frasi.
 
Quindi dopo una veloce doccia, si prepararono a farsi una dormita con il Professor Ruf.
 
O meglio, loro facevano di tutto per non dormire, ma alla fine finivano per farlo.
 
“Sbaglio o quest'anno è anche peggio del solito?” disse Daniel, che cercava di prendere appunti, con la testa poggiata sul banco.
 
“No, no... è una tua...” e Julio fece uno sbadiglio degno di un ippopotamo “è sua una tua impre...zzzz.... sione...”
 
Sorprendetemene Char, che ci si aspettava stesse attento a prendere appunti, era quello che dormiva più della grossa.
 
Isabell, invece, era tra le più sveglie a pari-merito con Daniel: entrambi da piccoli si erano dovuti subire il signor Sinpon, che praticamente era la versione viva del professor Ruf.
 
Poi, finalmente, pranzo! E il pomeriggio avrebbero potuto passare un po' di tempo a cazzeggiare...
 
Se non avessero avuto una montagna di compiti da fare!
 
E se Daniel non avesse ricevuto una lettera con mittente la Professoressa di Divinazione, Annah Grace.
 
Il testo era breve, conciso e esaustivo.
 
“Vieni nella torre di divinazione alle tre. Ti darò lezioni di divinazione. 
 
                                                                                            Annah Grace”
 
La cosa risultò oscura a Daniel e anche ai suoi amici, che non sapevano cosa pensare.
 
Nessuno lo disse, ma tutti lo stavano pensando.
 
Perchè voleva dare lezioni di divinazione a Daniel...
 
“Visto che sono praticamente un Magonò? Divinazione richiede l'uso della magia, non è come Erbologia o Pozioni...”
 
“Ah, bella domanda” disse Julio agguantando un'altra salsiccia.
 
“E quella è l'ultima per oggi, Julio Chapman!” la voce proveniva dal tavolo dei Corvonero “Ricordati che sei a dieta!”
 
“Sì, ok, ok...” rispose Julio, tagliando a pezzettini piccolissimi la salsiccia in modo che durasse di più
 
“Però sei fortunato” disse Char “lezioni private con la professoressa Grace...”
 
Daniel ebbe un rapidissimo, eppure nitidissimo flash di lui solo in una stanza con la professoressa Grace che si stava togliendo le calze mentre un vecchio grammofono suonava “The soud of Silence”, mentre lo stesso Daniel chiedeva: “Sta forse cercando di sedurmi, Professoressa Grace?”
 
Flash che uscì dalla mente di Daniel rapido come era entrato.
 
“Beh, chiaramente...” incominciò Daniel “ha notato in me una qualche capacità magica innata e pensa che possa diventare un Divinatore molto potente...”
 
Lo disse con un sorriso tale da far capire che stava scherzando, che in realtà non ci credeva nemmeno lui.
 
La prima reazione di Isabell sarebbe stata un: “Eeeeeeeeeeh... BUM! E poi magari Merlino ti nominerà suo erede universale!”, ma ormai, a quasi sedici anni, stava imparando a mettere un filtro tra la sua lingua e il suo cervello. La cosa non gli veniva naturale, visto che per lei “naturale” era dire tutto quello che gli passasse per la testa, indipendentemente dalla sua volontà.
 
Motivo per cui da piccola non si era mai fatta tanti amici. Anzi, se ne era fatto solo uno ed era lì, ancora accanto a lei.
 
Aveva proprio ragione suo padre: “ Meglio un amico vero che tanti falsi!”. E lei, che aveva ben tre di quelli che potesse definire “veri” si considerava fortunata.
 
Ma piuttosto, era finalmente riuscita a mettere un filtro tra lingua e cervello, e per fortuna che c'era riuscita! Se avesse pronunciato quella frase, Daniel ci sarebbe rimasto abbastanza male.
 
Ma così non fu, perchè Isabell non disse mai quelle parole. E poi... beh, era possibile.
 
La natura maghesca di Daniel era un mistero. Aveva avuto esempi di magia incontrollata, esattamente come ogni mago. Da Olivander aveva trovato ed usato la bacchetta. Ma da quando era ad Hogwarts... ma da quando era ad Hogwarts... niente. Non che Daniel non avesse provato a fare incantesimi fuori dalla scuola, eh. Aveva provato a fare un “lux” o altri incantesimi innocui e consentiti dentro a casa sua, durante i pomeriggi estivi (di quelli troppo afosi per uscire) che passavano a vedere film o a giocare ai videogiochi.
 
Ma niente.
 
Ed ora... forse...
 
“Forse sei davvero portato per divinazione come lo sei per pozioni, che ne sai come funziona la divinazione?” disse Isabell, infine
 
Daniel le sorrise.
 
“...ma piuttosto la mia preoccupazione è un'altra” Daniel abbassò la voce che divenne quasi un sussurro “non vorrei che... beh... avesse scoperto che abbiamo sentito... del Silenzio”
 
Julio si strozzò con un pezzettino minuscolo di salsiccia. Char e Isabell, entrambi che stavano bevendo,  rispettivamente succo di zucca e succo d'arancio, sputarono per la sorpresa il succo in faccia a Daniel.
 
“...grazie...” disse Daniel, con la faccia gocciolante di di un liquido di due tonalità di arancioni.
 
“Oh, scusami, tanto Daniel!” Char prese un fazzoletto e iniziò a pulire la faccia del moro, che aveva un espressione rassegnata.
 
“Fa niente” disse “piuttosto, meglio che mi avvii. Non oso pensare a cosa potrebbe fare se arrivassi in ritardo...”
 
“Ma forse lo saprebbe già...” disse Char che gli finiva di pulire la faccia.
 
“Forse. O forse no. Auguratemi buona fortuna”
 
E con queste parole si alzò in piedi e si diresse verso la torre di Divinazione, accompagnato dai “Buona fortuna!” “In bocca al lupo”” “Metticela tutta!” dei suoi amici.
 
E, nonostante la mezz'ora buona di anticipo con cui partì, arrivò con appena cinque minuti di anticipo. Causa di ciò era il suo pessimo senso dell'orientamento che l'aveva portato prima nei sotterranei ( come diavolo ci era arrivato?), poi nella torre di Astronomia.
 
Fu salvato da un cavaliere in un quadro, Messer Cadogan, una vecchia conoscenza di Daniel. Nonostante fosse abbastanza litigioso e piantagrane, il moro pensava che Cadogan avesse l'anima del vero cavaliere.
 
E infatti, quando gli parlò di una Cerca, di una Missione, l'aveva portato senza problemi alla torre di divinazione, dove l'aspettavano alcuni studenti. Alcuni studenti più giovani di lui. 
Del terzo anno, riuscì a capire poi, visto che riconobbe il fratello di Donna Hill, Stephan Hill.
 
Lezioni private? Chi gli aveva messo l'idea che quelle fossero lezione private? Maledetto Char!
 
“Ehi, Daniel!” gli urlò Stephan in tono quasi beffardo mentre parlava con alcuni Serpeverde “Ma non sei troppo grande per frequentare lezioni del terzo anno?”
 
“Sì” rispose “Sì, lo sono”
 
Stephan ci rimase un po' così, spaesato, senza sapere cosa rispondere. Effettivamente molte risposte che Daniel dava ai tizi che cercavano di insultarlo erano spaesanti. E/o citazioni. Come quella che aveva appena fatto. Julio sarebbe stato fiero di lui.
 
Ma sopratutto... era una lezione del terzo anno? Che diavolo...
 
Daniel e quelli del terzo anno si trovarono in una piccola stanzetta grande qualche metro, rotonda. Il moro intuì che dovevano essere quasi in cima alla torre.
 
Ma perchè non entravano in classe? Si era stancato di stare lì in piedi come un fesso, insieme ai fessi del terzo anno.
 
C'era una botola che si apriva e che dava al piano sopra, dove, probabilmente, c'era l'aula. 
 
“Ma perchè non entriamo?” chiese Daniel a quelli del terzo anno
 
“Provaci!” lo sfidò Stephan “Dai provaci!”
 
Stava proprio per mettere una mano sulla porta quando una Tassorosso del terzo anno intervenne:
 
“La professoressa ci ha detto che se avessimo provato ad aprire la porta prima delle tre...”
 
Ma Daniel aveva già aperto la porta.
 
“...si sarebbe attivata una trappola...”
 
Ma non si era attivata alcuna trappola.
 
E poi notò che sul suo orologio erano appena scoccate 9 x 1/3.
 
Daniel alzò le spalle ed entrò.
 
L'aula, come ci si aspettava, era diversa dalle altre. Enorme, come non avrebbe potuto essere, visto la grandezza di quella sotto (probabilmente la professoressa Grace aveva fatto qualche incantesimo per ingrandirla) dei banchi rotondi sparsi un po' a caso per tutta l'aula e quattro camini ai quattro angoli della stanza.
 
I camini facevano luce in maniera innaturale, e anche il calore che facevano era in qualche modo... innaturale.
 
La stanza non era né calda né fredda... era semplicemente... ad una temperatura perfetta.
 
In fondo all'aula, davanti ad uno dei quattro camini, su una piattaforma alta alcuni centimetri, c'era una cattedra di legno massiccio sulla quale era seduta la professoressa Grace.
 
Aveva qualcosa di diverso, dall'ultima volta che l'aveva vista, o meglio, spiata, mentre rivelava alla Prof. Weasley della profezia del Silenzio.
 
Questo gli riportò in mente che forse sapeva che loro avevano sentito...dopotutto era una Chiromante...
 
Però Daniel non capiva cosa avesse di diverso. Si era tagliata i capelli? Aveva gli occhi di un colore diverso? Si era tolta gli occhiali? ...no, gli occhiali non li aveva mai avuti.
 
...e cavolo, adesso li aveva, ecco qual'era la differenza. Daniel WoodStyike a volte sa essere dannatamente ottuso, vero?
 
A parte quello, era affascinante come al solito: lunghi capelli neri, occhi dello stesso colore, sguardo penetrante, tratti del viso decisi ma comunque affascinanti. E lunghe vesti veri, a vari strati che la ricoprivano completamente.
 
Daniel era un po' intimorito da lei: dopotutto era la professoressa responsabile di Serpeverde.
 
Poi parlò: “Benvenuti, a Divinazione” disse in maniera secca, con la voce che ricordava uno schiocco di frusta “Ora sedetevi e iniziamo subito”
 
Daniel si sedette in un angolo solitario, lontano da quelli del terzo anno, che si erano seduti più o meno compattamente.
 
“Allora, prima di tutto, sfatiamo alcuni miti che si sono su questa Arte” disse la professoressa Grace “Non serve nessun terzo occhio, Niente seconda vista. Niente di tutto questo. La Divinazione,  o per lo meno, quella che vi sto insegnando io, si basa sul rigido controllo della vostra magia incontrollata e dunque sarà molto difficile da padroneggiare. Senza bisogno di utilizzare la sfera di cristallo so che metà di voi ci lasceranno prima di metà anno, probabilmente ritenendo che la mia materia sia troppo difficile o io una cialtrona.”
 
Li onorò di uno dei suoi rari sorrisi. Ma non era decisamente un sorriso sincero. Era un sorriso forzato.
 
“Ma non importa.” continuò “piuttosto iniziamo, sul vostro tavolo c'è una sfera di cristallo”
 
E magicamente, sul tavolo vuoto ne apparve una.
 
“Ora, ci sono cose che sono facili e difficili da predire. Le cose più difficili sono, ovviamente, le scelte delle persone, grandi eventi e cose che dipendono dal libero arbitrio. Più persone sono coinvolte più è difficile la previsione... In quel caso solo i più potenti Chiromanti ci possono riuscire... e neanche con certezza. Il massimo che riusciranno a prevedere sono delle “Probabilità”, magari quella più probabile... ma sarà sempre una Probabilità. Uno dei tanti risultati derivanti da una serie di scelte. Inoltre la conoscenza o la non conoscenza della profezia della persona in questione potrebbe aumentare o azzerare le possibilità che essa si avveri, perché nella previsione stessa era previsto che il soggetto conosca la profezia...” riprese fiato “Ma lasciamo stare queste chiacchiere per quando sarete più esperti. Piuttosto, le cose semplici da prevedere sono cose certe, non modificabili dal libero arbitrio. Come ad esempio, il tempo che farà domani, o il numero di tazzine che ci sono dentro quell'armadio” disse, e di nuovo, magicamente, apparve un armadio in un angolo della stanza.
 
“Ora, la vostra prima previsione sarà appunto capire quante tazzine ci sono dentro quell'armadio”disse “Cercate di concentrare la magia nelle vostre dita, e fate questi movimenti con le dita attorno alla sfera” e fece una serie di movimenti di dita attorno alla sfera di cristallo abbastanza semplici “Iniziate!”
 
...concentrare la magia incontrollata sulle dita? Ma che gli stava dicendo quella matta? Lui che non riusciva neanche a fare una magia... però... però aveva avuto vari esempi di magia incontrollata da piccolo, quindi forse...
 
La nebbia nella sfera era assoluta, e per quanto la fissasse, essa non sembrava diradarsi o formare alcuna forma che potesse essere ricondotta a qualcosa di vagamente familiare.
 
“Concentrate le vostre menti sul mio armadio e le tazzine!” disse ad alta voce la Professoressa
 
Daniel sospirò. Doveva almeno provarci.
 
Gli ci vollero una buona decina di minuti per rifare alla perfezione i movimenti che aveva fatto la professoressa Grace, ma alla fine ce la fece.
 
Era come gli aveva detto il professor Drake: memoria muscolare. Dopo un po' le mani si muovevano automaticamente attorno alla sfera e lui poteva fissare il suo sguardo e la sua volontà sull'armadio e sulle tazzine.
 
Ma non apparve nulla. Solo fumo e nebbia.
 
Ci riprovò, con più decisione e apparve una vaga forma...? Era... no, forse si stava sbagliando... ma era... una tazzina? E quello su cui era poggiata era... un ripiano?
 
“Ovviamente, non mi aspetto che ci riusciate nella prima lezione” stava dicendo la professoressa “Utilizzare la magia incontrollata è qualcosa di abbastanza difficile...”
 
“Professoressa?” disse Daniel a bassa voce, mentre continuava ad osservare la sfera, con un enorme sorriso “Per caso... c'è una sola tazzina dentro quell'armadio?”
 
La professoressa Grace gli donò un ampio sorriso sincero, di come Daniel non gliene aveva mai visto fare.
 
“Sì, Daniel” gli rispose “Ci sei riuscito!”
 
Un mormorio si diffuse lungo l'aula, mormorio che cessò immediatamente quando la professoressa Grace gettò uno sguardo raggelante a quelli del terzo anno.
 
Poi tornò a volgere il suo sguardo su Daniel:
 
“Ottimo, Woodstryke! Ottimo!” e ritornò ad avere quello splendido sorriso di poco fa “Sei autorizzato a fare altro durante il resto della lezione, poi rimani che dobbiamo parlare”
 
Daniel sorrise a sua volta, questa era... era...
 
Questa era la prima dimostrazione di essere un mago. Davvero. Era riuscito... a fare... una magia. La prima, da quando era entrato ad Hogwarts...
 
Cioè, era sempre qualcosa basato sulla magia incontrollata ma... e non sulla vera magia, ma... c'era riuscito! C'era riuscito davvero! Era... in realtà... era davvero un mago? Forse significava proprio quello?
 
Si crogiolò con questo pensiero per la prossima ora e mezza, canticchiando a voce bassa “Hello Darkness my old friends... I've come to talk with you again...”
 
Poi, alla radice di cinque, secondo l'orologio di Daniel, tutti gli studenti del terzo anno, se ne andarono, lasciando Daniel e la professoressa Grace da soli.
 
“Daniel!” gli disse con un sorriso “Daniel WoodStryke! Sapevo che non mi avresti deluso!”
 
Il moro si mostrò un po' sorpreso: “Professoressa... come lo sapeva?”
 
“Vedi, Daniel” disse, incominciando a camminare lungo la classe “devi sapere che c'è un solo motivo per cui divinazione è una materia così bistrattata, così malvista e con così pochi praticanti autentici”
 
“E qual è questo motivo?” chiese Daniel
 
“La pratica della magia normale. Ogni mago, quando viene a Hogwarts, impara a canalizzare e utilizzare in maniera controllata la magia, quindi, al terzo anno quando inizia a studiare Divinazione la sua magia è già abituata per essere utilizzata in maniera controllata. Quindi utilizzare la magia incontrollata è alquanto difficile. Per te... che non hai mai utilizzato la magia controllata... era più semplice che sapessi controllare quella incontrollata...”
 
“Oh” commentò Daniel stordito
 
“Era da quanto ho saputo della tua storia, qualche giorno fa, che pensavo che saresti stato un ottimo Chiromante e a quanto pare non mi sbagliavo!”
 
“La mia... storia?” 
 
“Sì” disse “Ovvero,  che pur avendo ricevuto la lettera non riesci a fare una magia dal tuo primo anno”
 
“Ma” ribatté Daniel “non ha mai pensato che potessi aver ricevuto la lettera per sbaglio? O che in me ci sia una quantità talmente minima di magia che non riesco a fare incantesimi?”
 
La professoressa Grace sospirò.
 
“Daniel WoodStryke. I gufi non possono arrivare per sbaglio o per errore. I quattro fondatori in persona si sono assicurati che i gufi che partono con una lettera da qui, siano diretti a dei veri maghi. Tu sei un mago, Daniel. Tu sei un mago come qualunque altro studente in questa scuola. Solo che per il momento, per una ragione, non riesci a fare magie. E ringrazio questa cosa, qualunque cosa sia... perché ti permette di essere un ottimo Chiromante”
 
“Oh” ripetè Daniel “oh”
 
Aveva la mente confusa. Tutto quello che aveva pensato di sé stesso  negli ultimi cinque anni, poteva essere riconsiderato... era... era... davvero... un mago?
 
“E, professoressa. Lei, che è una grande divinatrice, può riuscire a vedere cosa mi impedisce di fare magie? Per quale ragione...  non posso fare magie?”
 
“Purtroppo, ci ho già provato. E, sì, non ho vergogna nell'ammettere che ho fallito. C'è qualcosa di strano in te, Daniel WoodStryke. Qualcosa di strano”
 
Qualcosa di strano? Essere un Mago-nò in una scuola di maghi... essere così sfortunato...avere l'essenza di un pirata vecchio di 700 anni in un pc di ultima generazione era più di avere “qualcosa di strano...”
 
La professoressa gli sorrise per l'ennesima volta.
“Ora, se vuoi, puoi andare” disse.
 
Daniel seppe di essere stato congedato, quindi mise la sfera di cristallo che la professoressa gli aveva dato nella borsa: si sarebbe dovuto esercitare per vedere quale tempo ci sarebbe stato durante la prossima lezione di divinazione.
 
“Professoressa?” 
 
“Sì?”
 
“Posso farle una domanda?”
 
“Prego”
 
“All'inizio della lezione lei ha detto che ci sta insegnando solo un “dato modo” di divinazione, cosa intendeva?”
 
“Beh, semplicemente che esistono anche altri “modi” per prevedere il futuro: non nego che possa esistere l'uso innato della “Vista” o cose del genere. Però sono cose che non si possono insegnare, o ci nasci, o non ne sei provvisto. La Divinazione che vi sto insegnando io è accessibile a tutti con un po' di sforzo e tanta perseveranza... cosa che devo ammettere, molte volte, agli studenti della mia casa manca... a differenza di quella della tua”
 
Gli sorrise per l'ennesima volta.
 
“Altre domande?”
 
“No” rispose Daniel “E grazie mille per avermi ammesso alle sue lezioni, per avermi concesso tanta fiducia e per aver creduto in me, nonostante le divergenze tra le nostre due case”
 
“Nessun problema. Le case dovrebbero essere unite, non divise.”
 
La professoressa poteva aver ragione... ma se questo significava far comunella con Myles o Taylor... dio ce ne scampi!
 
“E sono sempre alla cerca di ottimi adepti dell'Arte della Divinazione...”
 
Quindi Daniel si congedò. “Arrivederci”
 
“Arrivederci”
 
Uscì dall'aula della divinazione con la testa piena di pensieri.
 
Aveva davvero... usato la magia? Forse, forse adesso...
 
Prese la sua bacchetta, e urlò:
 
“LUX!”
 
La voce risuonò per tutta la torre di divinazione e l'eco riempì l'aria ancora per alcuni secondi.
 
Ma la punta della bacchetta non era illuminata. Ma era ovvio. Ormai era chiaro. Lui poteva utilizzare la magia incontrollata... ma non quella controllata.
 
Sospirò. Forse avrebbe dovuto essere triste per non saper fare la magia? Forse. 
 
Anzi, la risposta esatta era no.
 
Doveva essere felice per poter fare una magia... una magia, che tra l'altro, in pochi potevano fare!
 
Ma appena arrivò nella casa di Tassorosso, tutti iniziarono a guardarlo sorpreso.
 
Ovviamente, in di 5 minuti, la notizia aveva fatto il giro della scuola.
 
Poi, subito dopo, i suoi amici arrivarono e lo trascinarono nel loro dormitorio del 5° anno, dove erano solo loro quattro.
 
“E quindi...” iniziò Julio
 
“E quindi...” ripetè Daniel “SONO IL PIU' GRANDE CHIROMANTE DELLA STORIA! BWHAAHAHAHAHAHAHHAHA!”
 
“...lo sapevo, gli ha dato alla testa” sussurrò Isabel, scuotendo la testa
 
“Daniel... calmati...” disse Char, con un espressione sconcertata.
 
“Scherzi a parte” disse il moro “Sono davvero contento! Finalmente ho la prova di appartenere a questo mondo!”
 
I tre gli sorrisero.
 
“Beh, ci appartenevi anche prima, eh!” disse Isabell
 
“Confermo” disse Char
 
“Ma piuttosto, non adagiamoci sugli allori!” era di nuovo Julio a parlare “Sono le...” e tirò fuori un orologio “le cinque e trentaquattro, quindi conviene che iniziamo a studiare...”
 
E iniziarono a farlo. E nessuno si accorse che l'orologio di Daniele segnava la radice di 25 e trentacinque.
 
***
 
 
Anna Grace: Lei è abbastanza figa. Ha il fascino della donna matura e pur essendo Serpeverde è comunque una persona giusta. Forse potreste pensare che ha poco di Serpeverde... ma, se avete notato, lei ha un tocco di Lumacorno... anche lei ha quella voglia di circondarsi di futuri Chiromanti, come ha fatto con Daniel. Ma comunque non è la cosa che caratterizza più i Serpeverde, in teoria, è l'ambizione. E spesso l'ambizione porta sulla cattiva strada... ecco perchè i serpeverde erano sempre mal visti.
 
Neville Paciock: Ah, il nostro amico Neville! Forse l'aspetto l'ho reso più somigliante è all'attore che interpreta Neville più che al Neville del libro... ma anche se fosse in trent'anni possono cambiare molte cose! Durante il settimo anno, poi è diventato un vero duro, un eroe al pari di Harry. E' stato uno dei miei personaggi preferiti per quasi tutta la saga... lui e Luna!XD Sì, mi piacciono i disadattati un po' sfigati, come avrete ormai intuito!XD
 
Victorie Weasley: La nuova professoressa di Difesa contro le arti oscure... rossa, avventurosa, selvaggia. Me la immagino un po' la versione femminile di Charlie a dire il vero! Quale sarà stato il suo scorso lavoro? … a dire il vero non ci sarebbe stato bisogno di un nuovo professore di DADA (come lo chiamano in inglese), dopotutto la maledizione di Voldermort era stata spezzata con la sua morte, ma... volevo mantenere il fascino del “nuovo” professore, o professoressa in questo caso.
 
Allora... piccoli appunti! Prima di tutto il titolo, è riferito al professor Drake, che, in tedesco, vuol dire appunto “Drago” quindi il Drago di Hogwarts è a appunto lui!
 
Altra cosa che volevo far presente è che ho provato a rendere il “futuro” di tutti i personaggi che compaiono nei libri della Rolwing, così come lei li ha descritti quando ha detto del futuro dei suoi personaggi. Quindi mi manterrò più o meno su quella linea, anche se, visto che sono passati tanti anni, qualcosa potrebbe essere cambiato...
 
Ad esempio la storia di Neville degli Zellini, è stata un'idea della Rowling, mica mia!XD 
 
Bene, adesso ci sarà un salto in avanti di un mese, esattamente il 30 ottobre, la sera prima di Halloween, quando arriveranno le altre due scuole: Beauxbatons e Durmstang! E quindi gli altri due campioni, i ministri (nostre vecchie conoscenze) e finalmente avremo l'onore di conoscere finalmente il Preside McPower! Ah, non vedo l'ora!
 
E ovviamente, le prove che sosterranno i campioni saranno diverse da quelle del libro, interamente inventate da me... quindi, spero saranno divertenti da leggere ...
 
Kukuku, alla prossima!
  
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