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Autore: Mitsuki91    17/09/2012    6 recensioni
Seguito de: "Il gioco degli inafferrabili"
Siamo al quinto anno di Tom ad Hogwarts, ed una buffa ragazzina che non fa mai quello che Tom si aspetta gli ha già sconvolto l'esistenza: Tom ha trovato l'amore, o almeno quello che crede sia amore, ed Eva è al settimo cielo. Le vacanze invernali stanno però finendo, e presto gli studenti verranno a sapere di loro...
Nel frattempo Tom è ossessionato dal suo passato, le sue ricerche finora si sono rilevate infruttuose: riuscirà insieme ad Eva a scoprire le sue origini?
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Tom O. Riddle
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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- Questa storia fa parte della serie 'Non tutto il male viene per nuocere'
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Ed eccoci quindi giunti alla fine di questa storia…
Sono commossa, lo sapete? *--* Mi avete dato un supporto incredibile! =D
Prometto che lavorerò presto al seguito (come ho detto, appena riesco a regolarmi con i ritmi dell’università… Che è iniziata oggi =..= Sono esausta) e siccome ho una Beta fantastica che mi dà un sacco di ottimi consigli, vedrò di metterli in pratica anche qui! =)
Grazie ancora di tutto! =)
Mi raccomando, fatemi sapere cosa ne pensate…
E se volete qualche anticipazione/spoiler ecc… O solo fare due chiacchiere in allegria… Vi ricordo il mio profilo facebook: http://www.facebook.com/mitsuki.efp


Epilogo

“Voi mi chiedete molto.”
Il preside Dippet stava osservando attentamente i due ragazzi davanti a lui, valutando la proposta.
“Per Tom forse si potrebbe fare un’eccezione, dato che è orfano, ma tu Eva…”
“Mia zia Emily sarebbe solo felice se non fosse costretta a rivedermi! Può anche contattarla e chiederglielo di persona! La prego…” cercò di protestare Eva.
Dippet sospirò.
“Vedrò di fare il possibile… Ma che ben due ragazzi si fermino ad Hogwarts per le vacanze estive…”
“La ringraziamo professore.” disse Tom “Sappiamo quanto sarebbe problematico. Eva, andiamo, è meglio non insistere.”
Tom ed Eva uscirono dall’ufficio del preside.
“Non voglio tornare da zia Emily.” disse lei, immusonita.
“Vedrai che ci darà il permesso. Non ti preoccupare. Che vuoi fare ora?”
Mancava una settimana alla fine di giugno. Gli studenti del quinto e del settimo anno si godevano un po’ di relax dopo gli esami, mentre gli altri compagni erano costretti a seguire ancora le lezioni. Tutti avevano saputo quello che era successo nel bagno delle ragazze – Mirtilla si era preoccupata di dirlo a tutti, guadagnandosi una popolarità che non aveva mai avuto prima d’ora – ma siccome non era successo niente di ché dopo qualche giorno avevano lasciato perdere. L’unico cambiamento evidente era avvenuto in Tom: ora il ragazzo non si preoccupava più delle voci, le ignorava, e non provava più vergogna nel far vedere quanto ci tenesse ad Eva. Andava con lei mano nella mano, la abbracciava, giocava con i suoi capelli, la baciava persino… In mezzo a tutti, indifferente al mondo. E la guardava con occhi colmi d’amore. Eva era estasiata.
“Usciamo un po’?”
Il tempo era perfetto: faceva caldo ed era bellissimo godersi un po’ di fresco stando sotto gli alberi in riva al lago, osservando la piovra gigante spuntare dalle acque di tanto in tanto.
Nell’ingresso si imbatterono in Rubeus Hagrid, che camminava con aria furtiva.
“Ehi! Che stai facendo?!” gli chiese Tom. Hagrid sussultò, lasciando cadere quelli che a prima vista erano enormi vermi.
“Non mi dirai che sono per… Il ragno.” aggiunse il ragazzo, ben attento che non ci fosse nessuno in giro, osservando disgustato il gigante che li raccoglieva.
Hagrid arrossì.
“Ehm… Ecco…”
“Lo tieni ancora in un armadio?”
“No insomma… Non proprio… Ci ho trovato una credenza giù che….”
“Così non va bene Hagrid. Presto diventerà troppo grande, ed è pericoloso.”
Hagrid si rizzò e lo osservò con uno sguardo di sfida, sebbene fosse ancora imbarazzato. Tom sapeva cosa stava pensando: con che diritto lui, che aveva quasi sguinzagliato un Basilisco per la scuola, gli faceva la paternale?
“Sentite… Io avrei un’idea.” disse Eva, prima che i due si uccidessero con lo sguardo.
“Che cosa?” le chiese Tom.
“Rubeus… Perché non porti Aragog nella foresta? Ormai dovrebbe essere abbastanza grande da sapersi difendere da solo… E anche da riuscire a cacciare, per procurarsi il cibo… Potresti portarlo nel folto, in modo che non possa far del male e nessuno, e poi andarlo a trovare…”
Il volto del gigante s’illuminò.
“Ehi! E’ un’idea!”
“Beh, con la tua stazza e un’Acromantula gigante al tuo fianco neppure tu correresti molti rischi addentrandoti nella foresta… Se non altro…” convenne Tom, comunque contrariato.
“Dai… Aiutiamolo, su…” gli disse Eva, dandogli un buffetto sul braccio.
Tom sbuffò: pure questa? Ma era Eva a chiederglielo, e così si sarebbero liberati dell’Acromantula.
“Mi raccomando, non deve uscire dalla foresta per nessun motivo al mondo.”
“Certo! Ma sicuro!” disse Hagrid, improvvisamente entusiasta.
Così, dopo aver controllato che la via era libera, i due aiutarono Hagrid a liberare Aragog nella foresta. Eva faceva da palo, perché non avrebbe sopportato la vista dell’animale.
Tutto filò liscio come l’olio, e i ragazzi salutarono il gigante poco dopo. Come avevano deciso prima andarono a sedersi sotto una betulla, in riva al lago, per poter godere di quella splendida mattinata.
“Chissà se il preside ci farà rimanere ad Hogwarts.” disse Eva, pensierosa, appoggiando la testa sul petto del suo ragazzo. Tom la strinse a sé, baciandole i capelli.
“Ma certo. Vedrai, andrà tutto bene.” le rispose.
   
 
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