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Autore: telesette    17/09/2012    0 recensioni
Sasuke Uchiha, 13 anni, soffre di una particolare forma di autismo a seguito della tragedia familiare che suo fratello ha compiuto davanti ai suoi occhi. L'assistenza sociale e il Tribunale dei Minori ritengono opportuno affidare il ragazzo all'unico parente ancora in vita: Madara "Maddy" Uchiha. L'uomo, un ex artista di circo alcoolizzato, lascia alquanto perplessa la comunità di Konoha tuttavia, attraverso difficoltà e incomprensioni, i due inizieranno a vivere insieme e a comprendersi l'uno con l'altro...
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Sasuke Uchiha, Tobi
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Nessun contesto
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A partire da quella sera, zio e nipote iniziarono così una strana convivenza.
Entrambi incapaci di relazionare col resto del mondo, tra loro si era come instaurato qualcosa di difficilmente spiegabile: Sasuke non parlava, ma si faceva capire benissimo, mentre Madara parlava quel tanto che era necessario; e col trascorrere dei giorni, man mano che si abituavano alla situazione, tutti e due cominciarono in qualche modo ad accettare la presenza l'uno dell'altro.

***

Come dai termini dell'affidamento, Madara si impegnò per mandare a scuola Sasuke presso lo Tsunade's College. Qui Sasuke era stato assegnato ad una classe differenziale, assieme ad altri ragazzini con problemi, ma fin da subito sembrava fin troppo evidente che non aveva alcuna voglia di stringere amicizie...
L'insegnante incaricato, certo Kakashi Hatake, era un tipo alquanto comprensivo. Di norma era abituato ad avere a che fare con sbalzi di umore e caratteri difficili, come il temperamento focoso del giovane Naruto Uzumaki o la personalità multipla di Sakura Haruno ( la quale sovente si metteva a parlare da sola, spesso con atteggiamento nevrotico e schizofrenico ).
I due allievi e lo stesso Kakashi, nonostante la maschera inespressiva di quel ragazzo così silenzioso, cercarono subito di comunicare in qualche modo col nuovo arrivato.
Specialmente Naruto.

- Ciao - esclamò il biondo piantagrane, offrendo la mano al taciturno nuovo compagno.

Sasuke osservò quella mano con indifferenza, quasi quel gesto di amicizia non significasse nulla per lui, ma Naruto sembrò non farci molto caso perché, di fatto, prese la mano dell'Uchiha e la scrollò energicamente.
Nella classe differenziale tutti avevano una storia difficile alle spalle, né più né meno, e l'essere discriminati dai cosiddetti "normali" faceva nascere una sorta di affiatamento reciproco.
Ma Sasuke era diverso da Naruto, era diverso da chiunque altro.
Nessuno poteva neanche lontanamente immaginare cosa quel ragazzo avesse visto, quale orrore avesse provato, e di conseguenza non poteva trovare alcun punto in comune con lui. L'unica reazione che ebbe Sasuke, non appena Naruto smise di stringerlo, fu semplicemente quella di ignorarlo e di andare a sedersi al suo posto.
Mentre le passava di fianco, Sakura avvertì quasi un brivido di emozione.

- A... Accidenti, che figo - mormorò sottovoce.
- Un così bel ragazzo dev'essere MIO - esclamò invece la sua alter-ego, facendo capolino nella sua testa e instillandole vani pensieri di conquista sentimentale.

Il primo approccio di Sasuke con la sua nuova classe non ebbe alcuna grave conseguenza.
A differenza dell'istituto dove era stato precedentemente, nessuno gli si faceva vicino per prenderlo in giro. Di norma la sua mente rifiutava ogni tipo di relazione con l'esterno, isolandosi da tutto quanto, e ogni brusca interruzione poteva farlo uscire letteralmente dai gangheri... specie se il ragazzo finiva con l'associare le mani di un moccioso arrogante con le rosse mani sporche di sangue di suo fratello Itachi.
Gli unici a mostrare un qualche interesse per lui, a parte la gentile cortesia del maestro Kakashi, sembravano essere quel biondo scocciatore di nome Naruto e la ragazzina dai capelli rosa, seduta tre banchi più avanti, che non smetteva di voltarsi a guardarlo da che aveva preso posto dietro di lei.
Sasuke accettò la situazione con indifferenza, la stessa con cui aveva accettato di trasferirsi a casa di zio Madara, e così rimase zitto e immobile per tutta la durata della lezione.

***

Per i primi giorni, almeno finché non fosse stato constatato un qualche miglioramento, Iruka stesso si offrì di accompagnare il ragazzo durante il tragitto da casa a scuola e viceversa. Come al solito Sasuke non dava segno di voler esprimere alcunché. La sua mente era altrove, persa in chissà quali pensieri, e i suoi occhi fissavano nel vuoto con aria assente.

- Allora - fece Iruka, rivolgendogli un caldo sorriso. - Com'è andato il tuo primo giorno, ti sei ambientato?

Nessuna risposta.

- A giudicare da come quei due ragazzi ti hanno salutato davanti alla scuola, sembrerebbe che tu ti sia fatto subito degli amici... E' una bella cosa, no?

Silenzio.
Iruka sospirò fortemente, evitando di porre altre domande, e poco dopo la macchina raggiunse il vialetto davanti la casa di zio Madara. Sasuke scese, con movimenti quasi meccanici, e scomparve oltre l'uscio senza nemmeno degnare il povero Iruka di uno sguardo. Il professore rimase lì per qualche istante, rivolgendo in silenzio una preghiera per lui, dopodiché mise in moto e si allontanò dall'abitazione senza fretta.

***

Di nuovo l'ora di cena...

Come la sera precedente, Madara e Sasuke si ritrovarono seduti uno di fronte all'altro.
L'altra volta, un po' per la novità e un po' per la difficoltà di accettare la situazione, Madara si era lasciato andare ai propri nervi. Stavolta però, facendo mostra di una calma e lucidità a lungo sopìte, l'ex comico si rese conto di doversi comportare ben diversamente.
In fin dei conti Sasuke gli era stato affidato e, volente o nolente, adesso ne era comunque responsabile.
In passato aveva avuto a che fare con i ragazzi, anche se con tutt'altro spirito e in tutt'altra situazione, ma ciò non lo aiutava certo a penetrare il muro di silenzio di quel ragazzino insofferente.
Per un attimo Madara si morse il labbro, scegliendo con cura le parole da adoperare, ma alla fine decise che non c'era nulla che potesse dire al momento.
Sasuke era un giovane traumatizzato, incapace di comunicare come gli altri, di conseguenza le parole erano inutili.
Grattandosi la nuca nervosamente, riflettendo invece sul fatto che la cena mancava di sale, d'istinto allungò la mano per prendere la saliera e la avvicinò al ragazzo affinché potesse prenderla più comodamente.
Sulle prime Sasuke sembrò ignorare la cosa, lo sguardo imperscrutabile come al solito, poi invece i suoi occhi incontrarono quelli dello zio e le sue labbra si mossero appena.

- Grazie - mormorò.

Madara parve un tantino sorpreso, ma annuì con un lieve cenno del capo, e si rimise a mangiare senza dire una parola.
Ovviamente non poteva sapere che quella era la prima cosa che Sasuke diceva da tre anni a questa parte.

( continua )

   
 
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