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Autore: Tommos_Love    17/09/2012    2 recensioni
Sophie, ventenne che ritorna dopo sette anni dal Sudamerica al suo paese d'origine, l'Inghilterra.
Si rincontrerà con la sua migliore amica, Kate, che la odierà per tutta la vita.. perchè? Scopritelo leggendo :)
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«Non devo dirti niente Sophie perché mi dici questo?» mi chiese guardandomi negli occhi, sembrava sincero ed io stavo facendo la figura della fidanzata imbranata.
«Si scusa, è che non ne posso più.» lo abbracciai e lo strinsi forse a me, come se avessi paura che questo sentimento sarebbe finito presto, che lui se ne sarebbe andato presto dalla mia vita. Lui mi baciò i capelli e mi sussurrò un 'Andrà tutto bene', mi limitai a sorridergli. Decidemmo di fare un giro per il centro, come facevamo prima..ai vecchi tempi. Stava tornando tutto come prima, noi due, le nostre risate, le nostre paranoie, i nostri modi di essere, non volevo cambiare, e non volevo che neanche lui lo facesse. Tutto era così bello, mi sembrava di essere in un film d'amore, dove il protagonista bello e con talento, si innamora di una sfigata, brutta e senza alcuna grazia. Passammo il pomeriggio a fare gli scemi, prendendo in giro i piccioni, si.. beh Louis faceva tutto da solo, parlava con loro, e solo lì mi resi conto di quanto il mio ragazzo non fosse normale.
«Ma lo sai che non sei normale?» dissi infatti guardandolo mentre interagiva l'essere volante (AHAHAH rido da sola.)
«Ma come sei cattiva, lo sai che anche loro hanno un cuore?» disse mettendo il muso. 
«No mai sei serio?» dissi sbarrando gli occhi.
«Ti dico una cosa ma mi prometti che non riderai di me?» disse lasciando perdere i piccioni per mettersi accanto a me. Io annuii con la testa, trattenendomi dal ridere, perché già sapevo che mi avrebbe detto una cosa buffa.
«Ho paura dei piccioni.» disse fissandone uno che era davanti a noi. Non potei trattenermi poiché scoppiai a ridergli in faccia.
«Come scusa?» dissi ancora trattenendo qualche risata.
«Smettila ! - disse offeso lui, ma non potevo a farne a meno - Tempo fa mi si presentò uno in bagno, ero terrorizzato te lo giuro.» sembrava davvero impaurito perché non accennava alcun sorriso, strano da dire. 
«Scusa se hai paura di loro, cosa vai a cercarli?» chiesi confusa.
«Preferisco essere loro amico che nemico !» 
Detta questa frase, scoppiai a ridere ancora, ma lo faceva apposta o cosa?
«Non so neanche perché ti racconto tutto questo!» disse guardandomi male.
«Scusami eh, ma non posso farne a meno!» lo abbracciai forte, ma ridevo ancora sotto i baffi. Lui si girò e mi strinse a sé, contagiai anche lui con le risate.
«E tu vuoi sapere una cosa?» mi staccai da lui guardandolo negli occhi, per poi spostarli su due vecchietti seduti difronte a noi. 
«Cosa?» spostò anche lui lo sguardo su di loro.
«La mia paura più grande è rimanere da sola.» dissi senza timore, con lui sapevo di poter aprirmi, senza la paura di essere giudicata.
«Oh ma non ti devi preoccupare di quello, ci sono io ricordi?» disse con un sorriso. Quel meraviglioso sorriso, possibile che mi fossi innamorata così in fretta di lui? Del suo carattere? Del suo modo menefreghista, del suo carisma, del suo talento, dei suoi occhi, della sua bocca, e potrei continuare ad elencare le migliaia di cose che mi hanno fatto innamorare di Louis. 
«Già.» sorrisi, ero contenta, felice. Non mi ero mai sentita così, segno che l'amore era arrivato. Pensavo di rimanere da sola non a vita, ma per ancora un lungo periodo di tempo, invece.. 
 
«Si, stiamo insieme ed è ufficiale!» Nicole si sedette sul divano con un sorriso enorme. 
«Sono contenta per te Nick!» dissi ridendo, rise anche lei per i giochi di parole. Poi però la mia mente, quasi senza volere, iniziò a pensare ad altro.. 
«Ehi Sophie, cos'hai?» sentivo Nicole che mi parlava, ma non riuscivo a risponderle. Nella mia mente vagavano le parole di una persona, una frase che avrei non aver mai sentito. Quando riuscii a togliermi dalla mente, non del tutto, le parole di quella persona, sorrisi a Nicole dicendole che non era nulla, ma lei ovviamente non mi credette. 
«Ti ricordi di Alexa?» chiesi intimorita, non ne volevo parlare ma ne avevo bisogno, erano già vari giorni che Alexa mi si presentava nei sogni, o meglio incubi, e mi ripeteva quelle orribili parole, come se stesse dicendo la verità, ma non sapevo cosa fare.
«E chi se la dimentica più!» ironizzò lei. 
Sorrisi di gusto ma dopo diventai seria. 
Quando finii di raccontarle del nostro 'incontro', Nicole diventò furiosa ma non capii bene il motivo. Per Alexa o per Louis o per chissà che cosa.
"Fidati se ti dico che lui non fa per te, dovresti ringraziarmi anziché urlarmi dietro!"
Quella frase, non riuscivo a togliermela dalla testa.
«Forza andiamo!» Nicole si alzò dal divano prendendo mettendosi la felpa, e anche una sciarpa. 
«Dove vuoi andare? E' quasi mezzanotte Nicole.»  non riuscivo proprio a capirla, cosa stava succedendo? Quasi quasi sentivo che mi nascondeva qualcosa, o che tutti non volessero dirmi cosa stava accadendo. 
«C'è una cosa che devi sapere - fece un lungo sospiro, non mi guardava negli occhi - ma non è a me che aspetta dirtelo.» detto questo se ne andò in camera lasciando l'opzione di andare non so dove a mezzanotte. 
Se non era lei la persona indicata per dirmi cosa stava succedendo, chi era? 
Presi il telefono, e cercai nella rubrica il nome del mio migliore amico, se non mi aiutava lui, chi altro poteva farlo?
«Pronto?» 
una voce assonata si sentì dall'altra parte della cornetta. 
«Harry! - dissi entusiasta, pensavo non mi avrebbe risposto - scusa se ti disturbo ma ho bisogno di te!»
«Sophie? Ma che ti prende? E' mezzanotte, cavolo!» si lamentò lui, come ogni volta che lo svegliavo, odiava essere svegliato così, con una chiamata. 
«Mi dispiace ma.. svegliati!» urlai per farlo svegliare. 
«Sono sveglio stupida!» mi insultò lui, non feci caso all'ultima parola visto che non avevo per niente voglia di rispondergli con un altro insulto, non era il caso.
«Harry, sai cos'ha Nicole? - chiesi, dopodiché mi resi conto che lui non poteva saperlo, insomma che ne poteva sapere lui? - è strana.» mi limitai a dire. 
«In che senso strana?» la sua voce cambiò, sembrava molto interessante all'argomento.
«Non lo so, mi ha detto che c'è una cosa che devo sapere ma non vuole dirmela, tu per caso ne sai qualcosa?» chiesi con la speranza che il mio migliore amico mi dicesse qualcosa. Rimase in silenzio per un paio di secondi, tanto che arrivai al punto di pensare che la linea fosse caduta, ma poi lo sentii respirare.
«Non so niente.» si limitò a dirmi, con una voce che di tranquilla non aveva niente, era agitato e conoscendolo avrei potuto giurare che si stava mangiando le unghie. Decisi di non insistere più sull'argomento, Harry non mi avrebbe detto un bel niente. Quando misi giù, restai in salotto a pensare alle parole di Nicole, alle parole di Alexa. 
Di sicuro in questa storia centrava lei, così decisi che il giorno dopo sarei andata a parlarci, sapevo che lei doveva saperne qualcosa, era ovvio. 
 
«Eccomi!» vidi Alexa sedersi difronte a me. Le avevo mandato un messaggio con scritto che avevo bisogno di parlarci, non sapevo neanche se sarebbe venuta ma non avevo nulla da perdere. Louis ovviamente non doveva venire a sapere niente di questo incontro, ora si ritrovava a registrare, per questo avevo pensato che fosse il giorno adatto per parlare con sua sorella. La guardai per alcuni secondi, e mi sembrò di vedere Louis, erano così simili ma allo stesso tempo così diversi.
«Cosa vuoi allora?» mi guardò male, volevo saltarle addosso e dirle quanto la odiavo per tutto quello che mi aveva fatto, per colpa sua la mia vita era doppiamente difficile.
«So tutto.» mentii, sapevo che se le chiedevo di dirmi qualcosa, non mia avrebbe detto niente.
Lei alzò un sopracciglio dopodiché sorrise. 
«Ah, e immagino che se sono qui è per chiedermi scusa.» disse ancora con quel sorrisetto in faccia. 
Io annuii fingendo un sorriso. 
«Lo sapevo che Kate non prometteva bene, posso vantarmi nel dire che avevo intuito tutto sin dall'inizio!» le sue parole non facevano altro che confondermi, che diavolo stava dicendo? 
«Già!» 
«Come ti sei sentita quando l'hai scoperto? Insomma non è da tutti i giorni sapere che la tua migliore amica finge di essere malata solo per portarsi a letto il tuo ragazzo, riuscendoci pure!» disse preoccupata, il quale mi spaventò, ma la cosa che mi spaventò di più fu la sua frase. Ditemi che sta scherzando, ditemi che non è vero, ditemi che sono tutte bugie, che Alexa lo fa solo per farmi stare male. 
«Male.» riuscii  a dire, mentendo ancora. Mi alzai di scatto, dicendole che dovevo andare e mi avviai verso casa mia.
Come ha potuto farmi questo? Tutto aveva senso, tutto! Kate non è mai stata male, era solo una specie di strategia per portarsi a letto Louis. E ci è riuscita? Così mi aveva detto Alexa, non riuscivo ancora a realizzare la cosa, non mi sembrava vero che tutto questo stesse succedendo proprio a me. 
Entrai in casa, sapendo di non trovare nessuno andai in camera mia e di Nicole, presi le mie valigie e iniziai a riempirle, mentre centinaia di lacrime scendevano lungo il mio viso. Mi sentivo così usata. 
Poi pensai ad Harry, lui lo sapeva, ne ero sicura. Conoscevo il mio migliore amico, sapevo quando mentiva, sapevo quando mi nascondeva qualcosa, e non potevo credere che non mi avesse raccontato la verità, non vedeva che soffrivo? Non mi sbagliavo dicendo che non volevo rivederlo mai più. E pure Nicole, lei avrebbe voluto dirmelo ma non lo fece. Quando finii di fare le valigie bussarono alla porta, non poteva essere Nicole perché aveva le chiavi. O era Louis o Harry. 
Mi avviai verso la porta con ancora le lacrime agli occhi, e la aprii. 
«Sophie!» urlò contenta. La persona che meno volevo vedere in questo momento si presenta a casa mia. La voglia di saltarle addosso e dirle di andarsene a quel paese non mi mancava ma preferii non fare scene. 
«Cosa ci fai qui?» chiesi fredda.
«Sono venuta a farti compagnia, come ai vecchi tempi! Sto iniziando a ricordare tutto, sai?» come faceva ad essere così... non trovavo neanche le parole per descriverla, mi faceva schifo, schifo! Entrò in casa, abbracciandomi, ma io la spostai subito, non volevo che mi parlasse, figuriamoci che mi toccasse.
«Stai lontana da me.» dissi fredda, non ero mai stata così male in vita mia, neanche quando morì mio padre, oppure non mi ricordo bene come stavo ma ora mi sentivo davvero una schifezza. 
«Scusami?» disse lei confusa.
«No! Non ti scuso! E sai cosa ti dico? Sei la persona più falsa che io abbia mai conosciuto, sei una persona cattiva, non meriti nessuno in questo mondo, NESSUNO! Hai fatto finta di perdere la memoria per stare con Louis?» non riuscivo a fermarmi, la mia bocca faceva tutto da sola. Lei però, non proferiva parola, si limitò ad abbassare lo sguardo, segno che tutto quello che mi aveva detto Alexa era vero, questa ne era la conferma. 
«Mi fai schifo!» dissi con disprezzo mentre le lacrime non si fermavano più. E poi come per atto di magia, comparse il motivo delle mie lacrime, il motivo per cui io stessi male, il motivo di tutto questo casino. Louis.
«No anzi, mi fate schifo!» dissi guardandolo negli occhi. All'inizio vidi che non riusciva a capire, e poi, probabilmente, realizzò che sapevo già tutto.
«Lasciami spiegare, ti prego Sophie.» si avvicinò a me, mi prese una mano, e la strinse. La distolsi subito, come se stare tra le sue mani mi facesse solo schifo, e forse era così.
 
«Non mi toccare, non mi parlare, sparisci dalla mia vista e vita!» gli urlai in faccia. Alexa era dietro di Louis, che guardava la scena senza dire niente, non riuscivo a capire le sue intenzioni. 
«Non puoi capire, lei ha ingannato tutti! Non solo te!» mi disse con un tono agitato. Certo ha ingannato tutti, ma da quando lui sapeva che lei non era pazza, da quando? Sono andati a letto insieme, ditemi come dovrei stare perché non lo so.
«Louis vattene!» riuscii a dire, piangendo, ormai facevo solo quello.
«No! Quella che se ne deve andare è lei!» si girò, e tutti e due iniziammo a fissarla.
«Ti avevo detto che me l'avresti pagata, ero io quella innamorata di Louis, ricordi? Sono stata io a fartelo conoscere, e sono stata fin troppo stupida!» detto questo se ne andò. Andiamo! Faceva sul serio? Davvero pensava che la cattiva di questa storia fossi io? 
«E' stato tutto così veloce, non mi ha dato il tempo di realizzare che era tutta una bugia! Ti prego credimi!» aveva gli occhi lucidi, ma questo non faceva altro che irritarmi.
«Da quanto sai che era tutta una bugia?» chiesi fredda, fissando il vuoto. Un silenzio che sembrava non finire più pervase tra noi due.
«Avanti! Rispondi!» alzai il tono di voce.
«D-due settimane..» balbettò a bassa voce.
Due settimane? Quattordici fottuti giorni che lo sapeva e non mi aveva detto niente?
Risi isterica, come se la cosa mi stesse facendo diventare matta.
«Due settimane. - affermai io - e quando siete andati a letto?» chiesi senza alcun timore, tanto il danno era già fatto. Lui sbarrò gli occhi, non sapeva che io ero a coscienza anche di questo fatto.
«Non ha importanza questo, lei mi ha mentito!» si difese lui.    
«Senti vattene e non farti più vedere.- dissi spingendolo fuori dalla porta- Sai cos'è la cosa che mi fa più arrabbiare?» riuscii a dire tra le lacrime. Lui mi guardò, aveva ancora gli occhi lucidi. 
«Che nessuno ha avuto il coraggio di dirmi come stavano le cose, nessuno.» detto questo gli chiusi la porta in faccia. 
Non riuscivo a credere, dovevo ancora realizzare tutto. Avevo il cuore a pezzi, l'amore è bello finché dura. Insomma innamorarsi a 19 anni non è una cosa strepitosa, e dire che ho praticamente messo a rischio quasi tutta la mia vita per Louis. Sono andata contro la mia famiglia, contro mia mamma. Non avrei mai pensato di deluderla così tanto, e cosa ne penserebbe papà? Se solo lui fosse qui, credo mi capirebbe, mi direbbe 'Ehi no, stai tranquilla, ci sono io.. andrà tutto bene' invece no, niente stava andando bene, niente. 
Di Louis non ne volevo sapere più niente, nessuno mi aveva fatto così tanto male, e questo mi faceva stare malissimo. Ora guardatemi ! Sono qui che piango come una stupida, ma sapevo cosa fare, e sarebbe stata la cosa più giusta da fare. 
  
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