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Autore: RecklessElf    17/09/2012    3 recensioni
Il tempo scorre lentissimo, e Dublino mi manca da morire, ma non è certo una novità,questa.
(...)
«Capisco. Ce l’hai una band ?»
Una band? Stava scherzando? Certo che no! L’avevo avuta, tempo prima, quando le cose erano ancora completamente diverse.
(...)
«L’avevo intuito, ti spaventi solo a parlarne, di suonare! Non capisco..» esclamò Eric, alzando un po’ la voce. Il professore ci guardò entrambi malissimo, richiamandoci. Dopo qualche minuto riprese.
«Tu dovresti farti un giro a qualche concerto. La musica buona la ascolti, ma dannazione..la tua energia dov’è? Non ti verrebbe voglia di suonare un po’..»
«Guarda che la voglia di suonare ce l’ho, tu stai parlando senza nemmeno conoscermi! Credi che io non suoni mai? Se non vado in giro a urlarlo ai quattro venti e non ne parlo così volentieri ho i miei motivi, credimi. »
Sebastian ed Eric, Eric e Sebastian. Due personalità opposte con un passato difficile da dimenticare, che si incontreranno quasi casualmente. La musica come filo conduttore della storia.
Genere: Introspettivo, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I - Confortably Numb

Il dolore è sparito, ti stai come allontanando 
Pennacchio di fumo d'una nave all'orizzonte 
Ritorni indietro solo a ondate 
Le tue labbra si muovono ma non sento che dici 
Da bambino ho avuto una febbre 
Mi sentivo due mani come palloni 
Adesso provo di nuovo quella sensazione 
Non so spiegartelo, non capiresti
Questo non sono io
Sono diventato piacevolmente insensibile.
(Confortably Numb- Pink Floyd) 

 
 
Bristol, Autunno 2012.
Primo giorno del secondo anno di scuola a Bristol.
Mi sembra di essere arrivato qui un secolo fa. Il tempo scorre lentissimo, e Dublino mi manca da morire. Ma non è certo una novità, questa. 
Prendo un muffin al volo, prima di uscire, e do una rapida occhiata allo specchio, osservandomi. Non sono cambiato di una virgola, in tre anni, se non per i capelli, che sono diventati ancora più lunghi e biondi.
L'autobus è in ritardo, tanto per cambiare. E un sole luminosissimo mi impedisce di tenere gli occhi aperti. 
Credo di essere una di quelle poche persone che preferisce la pioggia al bel tempo. Sarà che ho vissuto a lungo in un luogo dove diluviava anche in pieno luglio.
Non è una gran giornata, oggi, eppure mi dico che devo farmi coraggio, ancora un paio d'anni e poi finalmente è finita.
Ma anche tornando a casa, sarei felice, poi? Sono cambiate già un sacco di cose, e chissà cos'altro potrebbe succedere nel frattempo.
Non importa, dovrò provarci, anche se forse tornare in un luogo così pieno di ricordi mi farà del male, di nuovo.

Trascorro il breve tragitto in 'autobus ascoltando la musica con l’ipod, osservando le case e il panorama grigio e poco vivace intorno a me.
Il basso, dio santo!
Mi sono dimenticato di rimetterlo a post,o meglio..di nasconderlo. 
Spero che mia madre non riattacchi con la solita predica.. 
«Sebastian, smettila di perdere tempo con queste fesserie, la musica non ti porterà a nulla, hai visto tuo padre? Alla tua età dovresti pensare alla scuola! E a divertirti nel tempo libero come tutti i tuoi coetanei, se proprio, non attaccarti a uno strumento!»
Facile, a dirsi! La musica, ormai, è l'unica cosa che susciti in me qualche emozione.
Per il resto, è come se non me ne fregasse nulla.
O come se quasi tutto mi desse fastidio.
Non ho intenzione di fidarmi di nuovo di qualcuno, di affezionarmici, tanto poi lo so come va a finire. L'ho scoperto fin troppo bene.
Comunque, anche se dovrei esserci abituato, mia madre la trovo veramente fastidiosa. Mi chiedo spesso cosa diavolo capisca di me.
Nulla, a quanto pare, e quando siamo venuti a vivere qui me ne sono reso conto davvero.
Forse le manca papà quanto a me, e crede che la musica gliel'ha portato via. A volte vorrei parlarne, ma è così fredda con me, quasi fosse colpa mia.

Ecco, l'autobus è arrivato a scuola.
Metto via le cuffie, entro nell'edificio e cerco la nuova aula.
«Seb, come hai passato le vacanze?»
Mi giro. Un gruppetto di compagni mi saluta, e scambiamo quattro chiacchere.
Non sono male, alcuni di loro, anche non avendo quasi nulla in comune ci si può tranquillamente parlare insieme del più e del meno.
Ma poi arriviamo in classe, e siamo punto a capo.
Le ragazze che si raggruppano, ridacchiando e parlando di smalti, vestiti, fidanzati.
Neppure i ragazzi sono tanto diversi, e attaccano col calcio, discoteche, e compagnia bella.
Non è che non mi vada di parlare con loro. E' che non riesco a fingere che mi piaccia o mi interessi qualcosa che gli altri adorano, se in realtà non me ne importa granché.
E poi sono abbastanza..timido, questo sì. Lo sono sempre stato un po', ma qui mi sento particolarmente fuori posto.
Penso sempre di dire qualcosa che non vada, così molte volte sto zitto e basta.
E poi detesto essere guardato, osservato, scrutato.. ma purtroppo la gente lo fa spesso. 
Dev'essere per via del mio aspetto, non è che sia proprio comunissimo..sono abbastanza alto, magro, con la pelle chiara
e i capelli biondi e mossi, lunghi pressappoco fino alle scapole.
Non mi piaccio granché, più che un sedicenne sembro uno di quei principini delle fiabe.
«Hai una bellezza particolare...direi...androgina!» mi aveva detto Marjane qualche anno fa, e io avevo riso, non sapendo
se prenderlo come un complimento oppure no.

Il rumore delle chiacchiere si interrompe improvvisamente, mentre io sono ancora perso nei miei pensieri, e vedo
il professore di  mate entrare in classe con il suo solito cipiglio severo, seguito da un ragazzo pressappoco della nostra età.
E' molto temuto, questo insegnante, perché è sempre arrabbiato, se la prende per niente e da dei voti bassissimi.
Ma rispettato proprio non lo è, appena non c'è gli ridono tutti dietro.
«Ragazzi,questo è Eric Weymouth» comincia il professore indicando il ragazzo con aria annoiata, quasi a voler dire : " Toh, ecco un nuovo alunno a cui badare, che scocciatura!"

Eric alza gli occhi verde scuro guardando la classe con aria beffarda, e accenna a un sorriso, tormentandosi un ricciolo scuro.
«E' un nuovo compagno, e spero che vi troverete bene con..»
«Sì,grazie,mi troverò benissimo.» taglia corto Eric, guadagnandosi un'occhiataccia dal professore.
«Dov'è che mi siedo?» Il ragazzo si aggira tra i banchi, occupati solo da zaini e cartelle, nessuno si era ancora seduto, e tutti erano occupati a fissare il nuovo arrivato.
«Oh, vicino alla finestra..e nemmeno incollato alla cattedra..direi che va bene.» esclama,sedendosi nel banco di fianco a quello dove avevo poggiato la mia roba. 
Sembrava non rendersi minimamente conto, o meglio, fregarsene completamente, di essere in una scuola, sotto gli occhi di un insegnante. 
Il suo comportamento spigliato mi divertiva.
«Posso?» mi chiede, ma tanto è già seduto. Annuisco con un sorriso, scrutandolo.
Ha sempre quell'aria sarcastica, e mi fissa piantandomi i suoi occhi color smeraldo dritti in faccia, eppure la cosa non mi da fastidio, perché ha un'aria simpatica, e non sembra volermi guardare per trovare qualcosa di negativo in me.
Si alza leggermente, togliendosi di dosso il giubbotto consunto di pelle scura, mentre la maggior parte dei miei compagni lo fissa curiosa.
Eric non sembra neppure farci caso. Si risiede, appoggiando il viso tra le mani e ascoltando il professore con evidentemente disinteresse, mentre illustra il programma dell'anno.
Io la odio, matematica. E' vero che c'entra anche nella musica, ma la roba che studiamo a scuola è una vera palla..radicali, disequazioni, dimostrazioni di teoremi geometrici..tiro fuori il mio quaderno, già fitto di schizzi e disegni, e inizio a scribacchiare qualcosa, fingendo di prendere appunti.
Disegnare e scrivere mi piace da morire. E' diventata la mia attività preferita, durante le lezioni, ed è spesso un ottimo rimedio contro la noia.
I professori non mi crederebbero mai se lo dicessi, ma mi aiuta addirittura a concentrarmi!

E' tutta la mattina che ho in testa "Confortably Numb" dei Pink Floyd. La canticchio a bassa voce, schizzando un viso con degli occhi enormi, neri, vuoti.
Le sue mani sono impigliate tra i capelli, che disegno simili a delle spirali di DNA. Le labbra, invece, sono appena dischiuse, come se  il ragazzo stesse parlando.
Intorno a lui c'è un muro sottile,che lo lo separa dalle altre persone.
La gente attorno al muro bussa su quei mattoni, urla, cerca di comunicare con il ragazzo,ma lui è come se fosse da un'altra parte, non li sentisse, o non li capisse.
Scrivo qualche frase della canzone nel disegno.
"Is there anybody in there? C'è qualcuno,qui dentro?" Urlano le persone, rivolte al ragazzo,
" Your lips are move, but I can't hear what you say! Le tue labbra si muovono, ma non posso sentire ciò che dici! "
" This is not how I am. Questo non sono io."
«Com'è che ti chiami tu,scusa?!» 
Mi volto di scatto, sorpreso, coprendo istintivamente il disegno con le mani. Eric mi sta fissando.
«Io..Sebastian.Ma chiamami pure Seb.» rispondo, guardandolo a mia volta. Indossa una maglietta dei Led Zeppelin.
Chi lo avrebbe mai detto, che un mio nuovo compagno potesse ascoltare lo stesso tipo di musica che piace a me?
Il mio gruppo preferito, per giunta.
Metto da parte tutti i vecchi ricordi che ho legati alle loro canzoni, per evitare di farmi male per l'ennesima volta,e penso che 
vorrei tempestarlo di domande, ma non so da dove cominciare. Ti piace la musica rock? Suoni qualcosa?..Come hai iniziato ad ascoltarla?
 Mentre ci rifletto su, lui mi risponde. 
«D'accordo,Sebastian.» 
«La volete piantare, voi due?!» sbotta il professore. «Tu,Weymouth..partiamo male..malissimo!»  
Eric lo ignora completamente, senza manco guardarlo in faccia.

La campanella suona qualche minuto dopo, e la maggior parte dei miei compagni si raggruppa intorno ad Eric, incuriositi da lui.
Lo riempiono di domande, e alcuni addirittura ne sembrano intimoriti.
«Fai sport?» 
«No.»
«Cosa fai il sabato sera di solito? Discoteche?»
«..Ma manco morto! Concerti,concerti, e concerti.»
«Non segui manco il calcio?!»  
Sembrano tutti stupiti da questo nuovo arrivato, anche se in fin dei conti non sta dicendo cose così strane! Anzi, a me incuriosisce.
Vorrei essere suo amico. Forse un amico qui non sarebbe così male.Un vero amico. E' inutile, ormai, rimpiangere i vecchi tempi e basta.
Ma non so. 
«No, non lo seguo. Mi rompe le palle da morire..ma..beh, se a voi piace, buon per voi!» 
«E..la ragazza?»
«Mi scaricherebbe dopo due giorni, se ce l'avessi. »
E' completamente diverso da me, questo Eric. Dice tutto quello che gli passa per la testa, senza farsi problemi, o nascondersi,
come faccio io, da quando sono qui.
Ricordo come se fosse ieri il primo giorno di scuola a Bistrol, a metà anno della prima, gli occhi di tutti puntati addosso come fari e i ricordi dolorosi a tormentarmi, ancora vivi.
Era cambiato tutto all'improvviso. Dovrei trovare un rimedio, lo so, per cambiare tutto questo, e il prima possibile. Anche io sono cambiato.
Sono diventato piacevolmente insensibile, e niente altro.
 
 
 
                                                                                                                                                          
 
 

 

 

 

 

 

  
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