Cancro
Cancro
era sempre stato palliduccio, di quel colore che è il latte e la Luna. In effetti per Cancro niente era più buono del
latte e niente più bello della Luna che amava contemplare per
ore ed ore, finendo con il stravolgere il ciclo naturale del sonno e
dormire di giorno anziché di notte. Si era abituato a
vivere in simbiosi con lei e ben presto, appena si era reso conto di
esserne capace, aveva preso in mano una stilo e decantato su un foglio
tutte le sue beltà. Da quel momento Cancro si era rivelato
un poeta ispirato ed evocativo, capace di struggere il cuore e far
innamorare le persone. Con il suo blocco perennemente sotto il braccio
e la penna dietro l'orecchio, Cancro passava dallo scrivere al recitare
le sue opere come un provetto attore.
Raramente Ariete lo ascoltava e Toro era sempre troppo impegnato tra le
sue coltivazioni biologiche e i pentolami, ma i vivaci Gemelli
trovavano con Cancro l'unico momento di pace da una vita sempre
all'insegna dello scherzo e del berleffo.
Lui declamava i suoi versi ed ecco loro sdraiarsi sul morbido terriccio
di un prato, pancia sotto e viso tra i palmi delle mani, con le gambe
alzate indietro per farle dondolare nell'aria a ritmo dell'opera di
Cancro che era sempre diversa, a volte epica, a volte melodrammatica.
Il tutto illuminato dai flebili bagliore lunari, si intende.
Cancro era un bel giovane, con i capelli rossicci e le lentiggini sulle
guance smunte. Aveva uno sguardo malinconico, una bocca serica e la strana abitudine di muoversi lateralmente se concentrato nei propri pensieri.
Possedeva una delicata aurea di beltà che ancora nessuno
riusciva davvero ad apprezzare.
All'epoca Vergine non era ancora nata.