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Autore: lietome_    18/09/2012    6 recensioni
- Allyson vede Harry distante e lontano, diverso. Quella vetrata che li separa sempre, però, non li può dividere per sempre, per loro fortuna.
- Madison è lontana ed è così difficile starle lontano. E' così difficile rinnegare un sentimento nascente. E' così difficile mentire a se stessi, eh, Liam?
- Sarabeth è una fan, nulla di più. Ma ripone il suo cuore tra le mani di Niall, che per uno (s)fortunato caso del destino la nomina ambasciatrice degli abbracci mai dati.
- Chealsea sembra fatta apposta per farlo rialzare dopo la sua ultima caduta, eppure Louis ha paura di ricominciare a mettersi in gioco. Quegli occhi scuri, però, lo spronano silenziosamente, così tanto...
- Brenda è persa a Londra, lontana dai profumi e dai visi a lei famigliari, costretta a ricominciare da capo lontana dalla sua Argentina. Sembra tutto così impossibile, ma poi arriva Zayn, e le strade di Londra si aprono.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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26.
 
La sua faccia sui giornali quando passa davanti alle edicole, la faccia delle ragazze, delle loro mamme che sicuramente sanno. La faccia di tutti, perché tutti sanno e non dovrebbero.
Nessun sorriso che non sia compassionevole, nessuno che si avvicina a chiedere una foto.
La gente davanti a lui si apre e fa spazio, o comunque sembra lo faccia.
Non ti senti mai realmente vuoto finchè non lo sei davvero. E non puoi sapere quando lo sei finchè non lo senti. Ed Harry potrebbe giurare che tutto quello che prima lo riempiva si è dissolto.
Sparite le sue ambizioni ed i suoi sogni, sparite le illusioni e le disillusioni, spariti i rimpianti e i rimorsi. Forse spariti perfino il dolore e le lacrime, la disperazione e l’angoscia.
Perché è niente, quello che sente. Quella sensazione di nulla che paradossalmente lo riempie.
Affonda le mani nelle tasche del giubbotto e continua a camminare, quasi arrivato alla sua meta.
E poi li vede e dopo qualche passo gli arriva il profumo, ed il calore. E se ne riempie, tornando a sembrare normale ed intero.
Cosa succede quando la parte migliore di te muore? Cosa succede quando davvero sai che non potrai fare niente di migliore, o di più perfetto? Cosa succede se non hai mai potuto ammirare quella parte?
Harry si ferma fuori dalla casa e perde lo sguardo tra le fiamme delle candele accese, nel colore dei fiori posati per terra, negli orsacchiotti di pelouche azzurri e viola.
E piange. Ancora, e ancora, e ancora. Piange stando fermo e in piedi, dritto, continuando a guardare quel segno di affetto che non arriverà mai al suo vero destinatario. Perché quel destinatario non c’è.
Cammina poi verso la porta seguendo il sentiero che la gente ha lasciato libero e alle sue spalle qualcun altro poggia dei fiori a terra e lo guarda allontanarsi e singhiozzare. Bussa e trova la porta aperta.
Il padre di Allison sul divano che alza gli occhi su di lui appena entra in soggiorno e che non prova nemmeno a reggere il confronto con lo sguardo. Sembra sgonfiarsi quando si riaccascia sul divano lanciandogli un ultimo sguardo.
“Al?” chiama con la voce roca poggiando la mano sulla ringhiera della scala in legno e sentendola fredda.
Tutto a loro immagine e somiglianza.
Sale gli scalini lentamente e l’unica cosa che vuole è vederla, abbracciarla e piangerle sulla spalla.
Perché la cosa più difficile quando qualcuno ci lascia è andare avanti. Ed è quello che devono fare, anche se detto ora sembrano calcoli di astrofisica.
La vede sulla porta della sua camera, gli occhi rossi e i punti in fronte, la crosta sul mento. La camicia larga sulla pancia a dare l’illusione di una qualsiasi rotondità.
“Ti prego, vattene.” E lui si immobilizza sentendo la presa farsi minore.
“È colpa tua. È colpa mia. Siamo stati noi.” Dice ancora lei e trema. “Tu mi hai invitata, io ho accelerato. Non dovevamo.”
“Non mandarmi via.” Le sussurra salendo un altro scalino e crollando. A picco. Sempre più giù.
“Non chiedermi di poter restare.” Gli risponde alzando gli occhi al soffitto, gli angoli della bocca che le scendono.
“Ti prego.” Dicono contemporaneamente ed entrambi sanno che hanno tutti ragione e tutti hanno torto.
Perché col dolore non si vince. Mai. Semplicemente il dolore ti distrugge, ti annienta. E non rimane niente. Niente.
 
__
 
“Quando troverai questa lettera sarà ormai troppo tardi. E comunque non potrai farci niente. Non ci sarò più. Partita. Volerò lontano. Tornerò in quella che la gente continua a dirmi che è casa mia, ma la gente non conosce te. Perché tu sei la casa più bella, il porto più sicuro, il cielo più sereno.
Ed il tuo nome è l’unico inno che canterei. Ma qualcosa è contro di noi.
Lo spazio? I chilometri? La materia che rende questa distanza maledettamente fisica e vera?
Qualsiasi cosa che non mi fa averti qui ora. Con me.
E per ‘qui’ intendo al mio fianco. I posti non sono una cosa importante per noi. Per me.
Le tue braccia saranno sempre i confini dell’unico Stato in cui vorrò mai vivere, i tuoi baci la sua materia prima. E facciamo finta che questa volta sono solo andata in ispezione sulla Luna.
 
La verità è che sono dovuta andare via. Hanno deciso gli altri per me e non ho potuto che seguirli.
Ma aspetta due anni, amore mio. Aspetta che io cresca, che diventi maggiorenne. E tornerò da te, perché gli addii semplicemente non li so dire. E tu sarai l’unico caso nella mia vita in cui non mi arrenderò.
Concedimi, quando succederà, anche solo un abbraccio. Non posso chiederti la fedeltà, non sarebbe giusto.
Legati a qualcun’altra, una ragazza bella che ci sia per te, che ci sia davvero e materialmente.
E lascia a me solo un ultimo pensiero, leggendo questa lettera, e la promessa di un abbraccio.
E sarò felice. Più o meno. E tutto andrà bene. Più o meno.
 
Non ti ho detto niente perché non volevo vederti fare quell’espressione che sicuramente ora stai facendo. La bocca chiusa, gli occhi bassi. Ti starai mordendo l’interno di una guancia. Quanti punti ho vinto?
E sono scappata davanti al tuo dolore, troppo presa dal mio. Ho nascosto a te le mie lacrime, il mio ultimo ‘ti amo’.
Sei stato il primo, sarai l’ultimo. Perché davvero non riesco a spiegarmi quello che sento senza ripetermi che ti amo. Ti amo. Ti amo. Ti amo.
 
E sarò per sempre tua. Da qualsiasi luogo, in qualsiasi tempo. Per sempre.
Ti amo.
-M.”
 
__
 
“Ciao Chelsea.” Il respiro che diventa corto al solo vederla.
“Ehi.” Lo guarda e poi abbassa gli occhi davanti a quell’azzurro oceano che si trova davanti.
“Ho sentito quello che è successo ad Harry. Dio.”
“Certe cose non dovrebbero succedere e basta.” Soffia Louis avvicinandosi a lei e baciandola cercando di dimenticare le notti insonni degli ultimi cinque giorni, i caffè presi come l’acqua, le lacrime versate e asciugate, la voce che non ha voglia di uscire. Cercando di dimenticare gli occhi di Harry e lo sguardo che gli hanno lanciato quando insieme ai ragazzi era andato all’ospedale.
La bacia ancora sentendola così facile ed accessibile e sua che almeno in parte torna il sereno.
Lei sarà sempre il suo arcobaleno. Prima, durante e dopo qualsiasi tempesta dovrà mai affrontare.
Chelsea si siede sul divano rosso della casa di Louis e appoggia la testa allo schienale. Chiude gli occhi.
Il ragazzo accende la musica, piano, dolce.
“È Bethoven.” Dice poi senza aprire gli occhi.
“Come lo sai?” Louis le si siede accanto muovendo l’aria e facendole scivolare una ciocca di capelli sul viso.
“Perché oltre ad essere incredibilmente bella,” fa una pausa e gli sorride senza aprire gli occhi “sono anche incredibilmente colta ed intelligente.”
E Louis sa che non è il momento di dirle che sì, è tutto vero. E soffoca le proprie parole andando a cercare le labbra di lei e facendola sorridere nuovamente, colta di sorpresa.
E al primo bacio ne segue un altro, ed un altro, ed un altro. E alla fine sono sempre all’inizio.
“Aspetta.” Lo ferma lei poggiandogli una mano sul petto e buttando i capelli all’indietro.
Louis corruga le sopracciglia e mette quell’espressione stropicciata che ha quando ha delle domande dietro agli occhi.
“Ci tengo a te.”
“Lo so.” Le risponde rapido lui mandando al diavolo tutti i progetti della ragazza di fare un discorso intero e pieno di pathos. “Anche io tengo a te.” Si affretta ad aggiungere colto impreparato dal silenzio che lei lascia.
“Okay.” Riprende poi la ragazza. “Ho pensato che dovremmo andarci piano.”
Lo guarda sperando che le sue parole siano state sempre vere, sperando che lui ci tenga davvero, che non se ne vada. Louis si siede nuovamente dritto sul divano e questa volta è lui a chiudere gli occhi.
“Il tuo ‘andarci piano’ presumo non contenesse fare sesso sul pavimento del mio appartamento.”
“No.” Dice piano e ride lei.
“O in quello del tuo.”
“No.”
“E nemmeno nella macchina di Harry.”
“O nei bagni di quel ristorante.” Aggiunge lei ancora. “No. Niente di tutto questo.”

Louis resta in silenzio ed entrambi ascoltano quanto tutto suoni assurdo.
“L’ultima volta che hai voluto andarci piano hai finito per sposarti.” Ricomincia poi il ragazzo aprendo gli occhi e guardandola sorridendo. “E per quanto io tenga a te non penso sia quello che vuoi.”
“Non ora. Non ancora.”
Tornano a stare zitti ed ora non suona più assurdo, ora fa un casino tremendo.
Ed è quando Louis ha perso quasi tutte le argomentazioni a cui appendersi Chelsea si gira e gli sale in braccio. Lo bacia ed i suoi capelli si fondono con quelli del ragazzo.
“Al diavolo tutto.”
 
Ed eccomi qui con il penultimo ! Grazie a tutti quelli che continuano a seguirmi/recensire. Davvero grazie.
Non odiatemi troppo, magari c’è ancora spazio per i vostri happy ending.

Non vi rimane che aspettare e leggere il prossimo.
xx
 
  
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