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Autore: Vans    18/09/2012    4 recensioni
« Quando non capisci più da che parte sta andando la tua vita, è il momento giusto per prendere in mano il timone e cambiare rotta. »
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Styles, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lauren se n’era andata e mi aveva lasciato sola senza dirmi una parola. Oltre al dispiacere c’era anche una profonda rabbia che mi invadeva il corpo: perché non me ne aveva parlato? Perché era fuggita? Come avrei fatto senza di lei? Mi sentivo persa, abbandonata, tagliata in tanti piccoli pezzi che non avevo nessuna voglia di rimettere insieme.


-          ‘Tieni’ disse Styles, allungandomi una tazza di thè bollente.

-          ‘Grazie’ farfugliai io, tenendo gli occhi fissi su quella bevanda fumante.

-          ‘Perché secondo te non ti ha detto nulla?’ chiese lui, e sembrava stranamente preoccupato.
-          ‘Non ne ho idea, non pensavo..’ risposi io senza riuscire a terminare la frase; gli occhi pizzicavano e le mie guance erano della stessa temperatura del thè.
-          ‘Che ti avrebbe lasciato qui senza spiegazioni’ disse lui completando la frase.

Annuii debolmente, stringendo i denti per bloccare la fuoriuscita delle lacrime. Harry se ne stava seduto di fianco a me, immobile e in silenzio. In quel momento la sua presenza non mi dava fastidio, e lui si era dimostrato più umano di quello che pensassi invitandomi a casa sua a prendere un thè caldo per confortarmi un po’, dal momento che era più che palese che fossi psicologicamente crollata al suolo dopo quella notizia. Un fulmine a ciel sereno.

-          ‘Forse è ora che vada, non vorrei disturbare troppo’ dissi io improvvisamente.
-          ‘Almeno finisci il thè’ aggiunse lui, indicando la tazza ancora piena.

Non so come, non so perché, ma iniziai a piangere. Le lacrime uscivano e non riuscivo a controllarle, i singhiozzi scuotevano convulsamente il mio corpo e gli occhi erano annebbiati: ero devastata. Il dolore arrivò con un’ondata improvvisa e mi avvolse completamente, facendomi venire in mente mille pensieri, mille immagini di me e Lauren: i nostri pigiama party, il suo sorriso dolce e sincero, la sua dedizione, la sua voglia di scoprire il mondo, le sue parole di conforto ogni volta che facevo una stronzata. Mi mancava, mi mancava terribilmente. Si dice che quando si va in pezzi poi ci si ricostruisce sempre, ma io non ci credevo: c’era sempre qualcosa che non tornava, qualcosa che andava perso per sempre, e quel qualcosa era lei.

Harry si avvicinò a me, e con due dita mi alzò il mento: eravamo terribilmente vicini, potevo vedere una velatura di sofferenza nei suoi occhi, la fronte era corrugata e le labbra serrate, la mandibola in tensione. Mi scoccò un bacio a fior di labbra sulla fronte, per poi stringermi in un abbraccio forte, ne avevo decisamente bisogno. Mi strinsi a lui e ricominciai a piangere, ero un fiume in piena e le mie acque non si sarebbero fermate molto presto. Sentivo il suo profumo e il suo petto che si muoveva ritmicamente, infondendo in me una strana calma, un senso di tranquillità che pensavo non sarei mai più riuscita a ritrovare, o almeno non quella sera.

-          ‘Vieni, ti accompagno a casa’ disse lui staccandosi dal mio abbraccio. Aveva gli occhi lucidi.
-          ‘Non preoccuparti, hai fatto anche troppo. Vado a casa per conto mio, tu stai qui con Tommy’ risposi io con un filo di voce.
-          ‘Non esiste, non ti lascio fare la strada a piedi con questo buio. Se ti facessero qualcosa non me lo perdonerei mai’ disse lui spalancando gli occhi alle sue ultime parole: probabilmente si era accorto di quello che aveva detto e del forte (e inaspettato) significato della sua frase, specialmente la seconda parte.
Io rimasi allibita, non me l’aspettavo, non di certo dal mio acerrimo nemico Harry Styles. Feci finta di nulla, lui non aveva detto quelle parole, io non le avevo sentite. Gli sorrisi timidamente, mentre le mie guance si scaldavano sempre di più, rendendo tutto il mio corpo più caldo; ma cosa stavo facendo? Mi stavo sentendo forse male per Styles? Si, ero rimasta semplicemente turbata dalle sue parole. Probabilmente era quello il motivo, nient’altro. Esatto, Taylor.

Improvvisamente la porta si spalancò, facendoci sobbalzare  e interrompendo quel silenzio teso e imbarazzante: la madre di Harry era tornata a casa.

-          ‘Taylor, tesoro. Come mai quegli occhi lucidi?’ chiese lei tutta preoccupata, avvicinandosi a me.
-          ‘Niente, ho avuto solo una brutta giornata’ ammisi io alzando le spalle.
-          ‘Quindi non è stato mio figlio vero?’ disse lei voltandosi verso Harry che se ne stava impalato di fianco a me, ancora muto come un pesce.
-          ‘No, anzi si è rivelato molto gentile! Mi ha preparato un buon thè alle mandorle’ aggiunsi facendo un lieve sorriso. Stavo proteggendo e spalleggiando Styles, ma cosa mi stava succedendo?
-          ‘Allora l’ho educato bene questo ragazzo! Anche se mi fa dannare il più delle volte’ rispose Caroline dando un pizzicotto benevolo alla guancia del figlio che sembrò finalmente svegliarsi dal coma in cui era entrato.
-          ‘Ora è meglio che vada, si è fatto tardi!’ aggiunsi io alzando la voce, dirigendomi poi verso la porta d’ingresso. In effetti erano ormai le undici e il giorno dopo c’era scuola, in più il mal di testa che avevo mi stava facendo impazzire; volevo andare a letto ma sapevo che quella notte non avrei chiuso occhio.
-          ‘Taylor non pensarci nemmeno a tornare a casa! E’ buio e tardi, gli autobus non passano più. Dormi qui, c’è la stanza degli ospiti pronta. Poi domani mattina vi allungo io a scuola. Non preoccuparti lo dico io a tua madre, ne sarà più che contenta! Anzi la vado subito a chiamare! Tu Harry accompagna Taylor in camera.’ disse entusiasta Caroline, lasciandomi interdetta e senza la minima possibilità di replicare. Era identica a mia madre.

Harry mi prese per mano e mi porto di sopra. Mi prese per mano. Mi prese per mano. Ero talmente bloccata da quel contatto che non riuscii ad opporne resistenza e mi lasciai trascinare al piano di sopra come un cagnolino al guinzaglio. Non capivo cosa stesse succedendo, non capivo come mai non riuscissi ad essere acida con lui come lo ero stata fino al giorno prima, non capivo cosa prendesse ad Harry: fino al giorno prima mi stava distante e cercava sempre di evitarmi neanche fossi un’appestata.

-          ‘Ecco qui la camera’ disse lui in tono serio, facendomi entrare nella stanza.

-          ‘G-grazie’ accennai io a fil di voce.

Eravamo io e lui in quella stanza, forse troppo piccola. Sentivo i suoi occhi addosso, e sentivo che mi stavano guardando in modo diverso. Non riuscivo a reggere il suo sguardo, avevo una tale confusione in testa che mi sentivo vacillare, sentivo le gambe molli e perfino le radici dei capelli tremavano. Le sue mani si posarono sui miei fianchi e le sue labbra calde iniziarono a risalire il mio collo, provocando dei brividi freddi lungo la mia colonna vertebrale. Non riuscivo a capire cosa stessi facendo lì, perché non lo stessi mandando via per poi insultarlo come avevo sempre fatto:  ero debole e non riuscivo ad oppormi né psicologicamente né fisicamente. Me ne stavo lì immobile, i nostri corpi ormai appiccicati, le sue mani che risalivano lungo la mia schiena e le sue labbra ormai sulle mie. Da una parte sapevo che dovevo fermarlo e fargli capire che con me non c’era storia, dall’altra pregavo che non si fermasse e che continuasse a trascinarmi a sé e baciarmi. Avevo bisogno di calore, avevo bisogno di qualcuno che colmasse quel vuoto nel petto che si era venuto a creare qualche ora prima.

Mi fece sdraiare sul letto rimanendo sempre incollato a me, il mio corpo contro il suo, i nostri respiri incollati insieme. Cominciò a mordermi le labbra, prima dolcemente, poi insistentemente, per poi iniziare a giocare con la mia lingua mentre le sue mani percorrevano il mio corpo che tremava ancora, facendomi rabbrividire ancora di più. Misi una mano tra i suoi capelli ricci e spostavo sempre di più il suo bacino contro il mio, spinta da una forza che non riuscivo a spiegarmi: lo volevo, lo desideravo sopra ogni dannata cosa. Iniziò a baciarmi il collo, per poi scendere fino alla mia maglia; era titubante, ma poi con un gesto veloce me la tolse, lasciandomi in reggiseno davanti a lui. Io me ne stavo lì, mentre mi mordevo le labbra e pregavo che tornasse a toccarmi a baciarmi, cosa che fece dopo pochi istanti. Nessuno dei due osava parlare, forse perché non riuscivamo a darci una spiegazione, a capire cosa stesse realmente accadendo: eravamo lì vogliosi l’una dell’altro, spinti da una forza e da una passione incontrollabili.

-          ‘Harry tesoro, scendi un attimo che c’è nonna al telefono’

Silenzio spento, magia finita, i nostri occhi che si perdono. Harry scappò dalla camera riabbottonandosi velocemente la camicia, mentre io me ne stavo inerme sul letto totalmente senza fiato. Non potevo assolutamente crederci.

Ogni tanto la vita lo fa. Ti piazza davanti uno sguardo e non lo dimentichi più.
 


 


Come per l’altra FF, chiedo enormemente scusa. Non vorrei dilungarmi nelle varie spiegazioni dei perché e dei ma, quindi godetevi questo capitolo e fatemi sapere che ne pensate, almeno capisco se vale la pena andare avanti o meno.
Ho già in mente però un bel capitolo piccante, tanto per dare un po’ di tono a questa storia (:
Fatemi sapere, mille cuori.
  
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