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Autore: Melanto    18/09/2012    6 recensioni
Aria. Acqua. Terra. Fuoco. Alla disperata ricerca del Principe scomparso, mentre nel cielo rosseggia un'alba che odora di guerra. Una lotta contro il tempo per ritrovare la Chiave Elementale, prima che finisca nelle mani del Nero, e salvare il pianeta.
Siete pronti a partire?
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Alan Croker/Yuzo Morisaki, Hajime Taki/Ted Carter, Mamoru Izawa/Paul Diamond, Teppei Kisugi/Johnny Mason
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Elementia Esalogy'
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ELEMENTIA
- The War -





CAPITOLO 15: L'uomo senza Inconscio (parte I)

Lingua di Serpe – Regno degli Ozora, confine con le Terre del Nord

Il grigio Colosso delle Isole Zmyr si stagliava imponente e fiero sul rialzo che affacciava sulla spianata.
Da lì, la Lingua di Serpe si vedeva chiaramente in tutte le sue asperità, così come era possibile osservare i movimenti dell’esercito avversario.
Visto da lontano quest’ultimo sembrava composto da microscopiche e insignificanti formiche. Allo stesso modo, con la stessa facilità e noncuranza, li avrebbe schiacciati sotto gli zoccoli duri del suo destriero e sventrati attraverso l’acciaio della sua lama.
Il mantello oscillò alle spalle di Minato Gamo con un sonoro schiocco di cui l’uomo non si curò. Strette mollemente nella mano c’erano le briglie della cavalcatura accanto alla quale restava ritto e immobile. Alle spalle provenivano i rumori degli ultimi preparativi, ferventi, frenetici. Esplosioni cupe di incanti dissolti nell’aria lo avvisavano che gli Stregoni erano pronti. Dopotutto, non avevano bisogno di attrezzature particolari: la loro magia era l’unica arma di cui avevano bisogno assieme a dei paramenti leggeri, per riuscire a muoversi in maniera svelta sul campo di battaglia.
I suoi uomini, invece, richiedevano un tempo maggiore per controllare le armature, i finimenti dei cavalli, la filatura delle spade. Ci voleva cura e lui, dopotutto, non aveva fretta. Per anni aveva atteso che questo momento arrivasse, che potesse finalmente vendicare suo padre e strappare dalle mani di quel bastardo di un Ozora ciò che era sempre appartenuto alla sua famiglia, di diritto. I regni sarebbero stati unificati sotto un unico, grande vessillo, quello nero con la spada d’argento, quello dei Gamo.
Aveva pianificato l’assalto in ogni minimo dettaglio e non sarebbe rimasto a guardare dall’alto mentre le sue Legioni si sarebbero scontrate con quelle nemiche. No, lui avrebbe preso parte alla battaglia, come un vero dominatore, e avrebbe guidato la carica a spada sguainata. Dietro di loro, i Veloci a dorso degli Agili di Kalavira sarebbero letteralmente balzati in testa e piombati sul nemico. Accennò un sorriso sotto la folta barba nell’immaginare la faccia che Koudai avrebbe fatto nel vedere che i famosi cavalli del vecchio Dogato non erano estinti come tutti credevano. Gli Agili di Kalavira erano i destrieri più veloci di Elementia, dalla linea sottile e la forte resistenza. Con i loro balzi riuscivano a superare un Colosso delle Isole Zmyr, notoriamente le cavalcature più imponenti e alte. Non era semplice cavalcare un agile anche per la scomoda sella dalle staffe corte che costringeva i fantini a rimanere leggermente sollevati e raccolti sul dorso dell’animale. Ma erano letali, quando l’attacco era condotto a dovere: veloci e implacabili.
La loro avanzata sarebbe infine stata coperta e spalleggiata dai maghi del Nero.
Nel pensare quel nome, Minato abbassò lo sguardo verso la base del rialzo sul quale era fermo. Lì, già all’interno della spianata, il mago supremo dell’AlfaOmega restava in perfetto equilibrio sulla punta di uno sottilissimo spuntone di roccia. Il mantello con il simbolo dell’organizzazione magica oscillava alle sue spalle lentamente e con una strana eleganza. Da che era arrivato, assieme ai suoi Stregoni, non si era mosso da lì. Aveva lasciato che di tutto il resto se ne occupasse il fratello sciamano, della cui strana magia Minato non si fidava neanche un po’, poiché estranea alla loro cultura e conoscenza. Natureza si era semplicemente disinteressato di tutto ed era rimasto a guardare lontano verso l’Armata Reale e il suo stuolo di Elementi.
“Mio signore.”
Lazon(1), Capitano di Legione, si era mosso veloce e silenzioso fino a lui, raggiungendolo in maniera discreta.
“E allora? E’ confermato?” chiese il signore del Nord senza nemmeno voltarsi, ma mantenendo lo sguardo fisso sul Nero.
“Sì, mio signore. Le notizie sono vere, abbiamo avuto dei riscontri dalle spie: ce l’hanno loro.” Lazon abbassò il tono ancora di più. Girò per un attimo il volto verso la Lingua di Serpe ancora sgombera, ma che presto avrebbe pullulato di cadaveri. Riusciva già a scorgere un paio di corpi abbandonati: erano soldati mandati in avanguardia, per sondare la situazione, dei kamikaze consci di essere destinati a una sola fine. La morte. Tornò a scrutare il serio profilo del suo signore. I capelli, raccolti in trecce rasta, oscillarono al movimento. “Come dobbiamo comportarci?”
“In nessun modo. Fingete di non sapere nulla.”
“Ma-”
“Solo per ora” precisò Minato al primo accenno di protesta. Strinse leggermente lo sguardo. Il Nero era sempre ancora lì. “Voglio proprio vedere fino a dove sarà disposto ad arrivare.”
Lazon scosse il capo non riuscendo a capire. “Ma siamo alleati! Quali sono le sue reali intenzioni?”
“Non lo so ancora, ma fino a che ci saranno utili, faremo buon viso a cattivo gioco.” Minato non era tipo da perdonare i tradimenti, ma era altresì consapevole di quanto avesse bisogno del loro supporto per battere le forze elementali. “Una volta vinta questa guerra, penserò personalmente a congedare il Nero e la sua cricca. Sono convinto che Elementia non piangerà affatto la sua morte.”
E, finalmente, il pianeta sarebbe rinato in un mondo privo di magia.
Con il tono duro e perentorio diede gli ordini finali. “Di’ al Golem che il momento è giunto, i Tritoni sono arrivati da tempo. L’attesa è finita.”

Via Crociata – Sistema Montuoso del Nohro, Regno degli Ozora, Terre del Sud Meridionali

“Ripetetemi qual è il vostro piano.”
Il Naturalista lo chiese per la seconda volta, convinto di non aver capito bene.
Stavano avanzando all’interno delle foreste che scendevano dalle pendici del Nohro. Le macchie di neve erano tornate a essere uno strato continuo che ricopriva il terreno, ma il suo spessore non arrivava a coprire completamente i loro piedi mentre vi camminavano sopra, sprofondando appena.
Mamoru assunse un tono seccato, però obbedì, onde evitare inutili discussioni con lo Stregone, ma soprattutto con Yuzo che sarebbe intervenuto per appoggiarlo.
“Mi sembrava fosse semplice: entriamo nella base, troviamo il Principe, troviamo la Chiave e andiamo via. Se tutto va come deve, ce la caveremo in un paio d’ore.”
Shibasaki levò lo sguardo al cielo mentre camminava alla testa del gruppo. “Io continuo a chiedermi come diavolo abbiate fatto a sopravvivere fino a questo momento.” Il sentiero diveniva sempre più ripido e dalla vegetazione che iniziava a diradarsi. “O siete i maghi più forti di questo fottuto pianeta o solo i più fortunati.”
Mamoru grugnì. “Beh, scusate tanto se non abbiamo centinaia di uomini con cui tentare un assalto. Sapete, eravamo in missione segreta, discrezione, cose così.”
Subito il gomito di Yuzo arrivò a pungolarlo e lui gli rivolse un’occhiata che diceva: “Mi ha provato, non è colpa mia! Piantala di essere sempre dalla sua parte!”
Davanti a lui, il Naturalista ridacchiava: gli Elementi di Fuoco erano sempre uno spasso. Si infiammavano subito, sentendosi costantemente feriti nell’orgoglio e stronzate simili. Però pensava davvero che loro quattro fossero un misto di abilità e fortuna, visto ciò che avevano affrontato. Di sicuro, le Dee vegliavano su di loro – e avrebbe sfidato chiunque a dire il contrario –, ma quello che stavano per fare andava oltre. Era quasi un suicidio.
Senza quasi.
Nell’Avamposto Sud ci sarebbero stati decine e decine di Stregoni, forse un centinaio addirittura, e loro erano solo in quattro e si sarebbero dovuti muovere in un luogo che gli era ignoto, provvisti solo delle sue indicazioni. Inoltre erano passati anni dall’ultima volta che vi aveva messo piede e le cose potevano essere cambiate.
“Purtroppo non abbiamo molta scelta.” Yuzo prese la parola. “Ci sarebbe impossibile richiedere un qualsiasi supporto: abbiamo poco tempo. Dobbiamo tentare.”
Shibasaki sapeva anche questo, per tale motivo li stava accompagnando a una delle entrate alla base. Si fermò, appoggiandosi a un tronco ritorto.
“Siete davvero sicuri che non volete che venga con voi?”
Hajime annuì. “Ne abbiamo già parlato e siamo stati tutti d’accordo: noi forse saremo pazzi a entrare da soli nel covo del nemico, ma non lo siamo al punto da mettere in pericolo anche la vostra vita. Avete già fatto fin troppo per noi.” Questo non poteva negarlo nemmeno il Tritone, per quanto non si fidasse ciecamente di lui.
“E sia” sospirò Shibasaki. Si fece leggermente da parte per permettere loro di avere una maggiore visuale di ciò che si estendeva più avanti.
Tra i tronchi si scorgeva il pendio che si faceva ancora più acclive. La foresta si diradava, venendo sostituita da fronde cespugliose e sporgenze della roccia nuda.
“Lasciate che vi dia gli ultimi consigli. Siamo arrivati.”
I quattro comparvero alle sue spalle, per scrutare l’ingresso alla base.
Mamoru inarcò un sopracciglio storcendo la bocca. “E dove sarebbe? Io vedo solo la montagna.”
“Perché stai guardando con gli occhi di un Elemento, ragazzo” ghignò Shibasaki. “E gli Stregoni non sono così fessi da fare in modo che chiunque, soprattutto i loro nemici di sempre, possano trovarli.”
La Fiamma ingoiò un insulto, ormai doveva averlo capito che con quello lì non poteva sperare di spuntarla, ma non risparmiò un’occhiataccia al volante che stava cercando di non ridere. Per tutta risposta, Yuzo ridacchiò ancora di più.
Il Naturalista continuò: “L’ingresso è celato da un incantesimo illusorio. Io lo annullerò il tempo necessario a farvi entrare. L’avamposto ha due entrate, l’una diametralmente opposta all’altra, e tre livelli che si approfondiscono nella montagna. Il livello più vicino al centro della terra sono le segrete ed è inutile che vi ci avventuriate, non è il posto in cui terrebbero una persona di riguardo come il futuro Re Ozora. Idem il terzo livello, quello verso la vetta, poiché vi sono gli alloggi. Concentratevi sul livello centrale: oltre ai laboratori dove conducono esperimenti, vi sono anche quelle che chiamavamo ‘stanze degli ospiti’ all'interno di un corridoio verde. Vi alloggiavano i prigionieri di un certo livello e il Principe rientra nella categoria.”
“E gli Elementi che catturate, dove li tenete?”
“Dipende: per le prime fasi degli interrogatori, restano nelle ‘stanze degli ospiti’. Dopo, quando ormai gli Stregoni sanno che non ricaveranno più alcuna informazione, vengono trasferiti nelle segrete.”
Mh.”
“No, niente: ‘Mh’. Cancellati dalla testa qualsiasi idea o simil tale ti sia venuta, perché è sbagliata. E non sto scherzando. I tuoi intenti possono essere nobili quanto vuoi, ma quelli rinchiusi nelle segrete non sono più nemmeno esseri umani, quanto ammassi di carne viva. O morta. Voi avete una missione fondamentale che non dovrete mai perdere di vista: entrate, trovate il Principe, uscite. Tutto il resto, per quanto male possa fare o per quanto possa ferire il vostro spirito di fratellanza, dovrà aspettare l’arrivo della cavalleria.”
Mamoru ingoiò il rospo. Lo Stregone sembrava gli avesse come letto nella mente, perché sì, aveva pensato di voler liberare i compagni tenuti prigionieri ma erano troppe cose che ignorava per poter attuare un piano simile e Shibasaki aveva ragione: la loro missione era della massima importanza.
La Fiamma scambiò un’occhiata con Hajime e Teppei, i quali, seppur a malincuore dovettero annuire alle parole dello Stregone. Poi cercò Yuzo, ma lo sguardo del volante era puntato alla montagna e al presunto ingresso alla base. Appariva molto più deciso di quanto in realtà si sentisse e questo Mamoru lo sapeva. Anche Yuzo avrebbe voluto fare il possibile per liberare chiunque si trovasse nelle mani degli Stregoni, ma non era fattibile e stava forzando sé stesso ad accettarlo.
“Facciamo quello che dobbiamo” disse fermamente poi, come avvenuto a Dhèver e a Ghoia, cercò la presenza di Mamoru non con gli occhi ma col contatto fisico: il dorso della mano sfiorò quella della Fiamma, che accennò un sorriso e ricambiò il tocco. Le dita scivolarono contro quelle di Yuzo in una carezza accennata.
La certezza infinitamente ripetuta che sarebbe sempre stato al suo fianco.
“Molto bene.” Shibasaki mise mano alla piccola sacca a tracolla che aveva portato con sé. Ne cavò un sacchetto di velluto nero e lo porse al volante. “Qui dentro ci sono una decina di fiale di siero di Zaikotto. Tenetele con voi, non si può mai sapere. Gli Stregoni fanno grande affidamento sul veleno di Rankesh, quindi state attenti.”
“A proposito di zaikotti…” Teppei assunse un’espressione accorata. “Prendetevi cura di Silver, mi raccomando.”
“Sta’ tranquillo, se ne occuperà la mia assistente.” Shibasaki non ne sembrava particolarmente entusiasta. “Se provo ad avvicinarmi io, mi morde!”
Il tyrano si trattenne ma fu costretto a girare il viso per non sbottargli a ridere in faccia, molto poco educatamente. Poteva star tranquillo, Silver se la sarebbe cavata benissimo anche senza di loro.
“Questa, invece, è per te.” Shibasaki aveva ripreso la parola e allungato una pillola in direzione della Fiamma. Quest’ultimo non aveva perso tempo a guardarla con sospetto e diffidenza. Un sopracciglio inarcato, le labbra arricciate. Non era proprio il massimo della riconoscenza, visto ciò che lo Stregone aveva fatto per Teppei e anche per lui, ma proprio non ci riusciva a essere più conciliante.
“Sarebbe?”
“Qui fa freddo e non credere che all’interno della base, soprattutto nelle segrete dove verrete sbattuti,” Shibasaki non aveva dubbi in proposito, “faccia chissà quanto caldo. Se non vuoi ammalarti di nuovo ed essere un peso per i tuoi compagni, butta giù. Sarai coperto per le prossime novantasei ore.”
Tsk! Cosa? Vorrai scherzare che io metta in bocca una vostra diavoleria. Chissà che incantesimo oscuro avrai usato per farla!” Mamoru si impuntò con quel piglio orgoglioso che non sempre riusciva ad abbandonarlo, soprattutto quando aveva a che fare con persone di cui non si fidava. Ovvero il più delle volte.
“Piantala di fare storie e butta giù.” Shibasaki indurì lo sguardo, tendendo le labbra in fare minaccioso. “Butta giù” ripeté con maggiore incisività e con un tono che non ammetteva repliche.
La Fiamma fissò prima lui e poi la pillola nera con una smorfia. A dar man forte allo Stregone intervenne Yuzo, che gli mollò l’ennesima gomitata. Con stizza prese la pillola e se la cacciò in bocca, agguantando poi la borraccia che il Naturalista gli aveva porto. Ne prese un buon sorso e guardò lo Stregone con aria di sfida, ma questo per Shibasaki non fu sufficiente. Con un gesto secco lo afferrò per la nuca e gli tappò la bocca.
“Forza, ragazzo! Ingoia!”
Mamoru si dimenò per alcuni istanti prima di riuscire a liberarsi e tossire come un disperato.
“Ma sei impazzito?! Per poco non mi ammazzi!”
“Dovevo essere sicuro che non facessi il furbo, come nascondere la medicina sotto la lingua e poi sputarla al momento opportuno. Non sono nato ieri, fiammella.”
Mamoru arrossì e grugnì un paio di insulti. No, a quello lì era impossibile fargliela.
“Bene, ora che siete pronti, possiamo andare.”
Shibasaki abbandonò il sicuro riparo offerto dalla boscaglia e si inoltrò nella zona scoperta con passo deciso. Non c’erano vedette esterne di guardia perché solo gli Stregoni erano in grado di entrare, essendo gli unici a poter vedere l’ingresso. Inoltre, erano talmente sicuri di loro da non avere delle guardie nemmeno una volta varcato il portone. Non c’era un gran numero di traditori nelle loro fila. Era molto più facile tradire il Bene, che il Male. E comunque la buona parte di questi era già stata uccisa. Lui era uno dei pochi a essere stato lasciato in vita.
Aria, Acqua, Terra e Fuoco gli tennero dietro con maggiore attenzione e movimenti cauti. I loro sguardi scandagliavano ogni minimo angolo della montagna che si apriva imponente davanti a loro.
Seguirono il Naturalista fino a che questi non si fermò in un punto che a loro apparve del tutto uguale a qualsiasi altro. Gli videro sollevare una mano e recitare le sue formule.
Dessòla.” L’illusione che nascondeva l’ingresso scomparve e ora anche gli Elementi furono in grado di vedere il portone circolare che li avrebbe condotti all’interno e dal Principe, o almeno così speravano. “Dalàti.” Con un lugubre scricchiolio e grattare cupo, una delle ante si mosse e si aprì, lentamente e quel tanto che bastava affinché i visitatori potessero entrare.
Shibasaki si avvicinò all’ingresso, seguito dai quattro, e lì si fermò; sulla soglia.
“Da adesso in avanti sarete soli” disse, piuttosto solennemente e con le mani ai fianchi. “Qualsiasi cosa dovreste trovarvi davanti, non affrontatela a testa bassa senza nemmeno pensare o finirete uccisi. Se vi verranno contro orde di Stregoni avrete due soluzioni: arrendervi o fuggire. E io vi consiglierei la seconda.”
Mamoru ruotò gli occhi con fastidio; detestava quando veniva sottovalutato, ma comprese la verità dietro le parole del mago: si erano trovati in estrema difficoltà quando erano in vantaggio numerico, figurarsi se fossero stati solo in quattro contro decine. Combattere a oltranza era di sicuro eroico e onorevole, ma non ti assicurava di sopravvivere  ed era quest’ultimo il loro obiettivo, dopo aver trovato il Principe.
“Grazie per averci aiutato e per averci portato fin qui.” Yuzo accennò un inchino e forse, tra tutti, era quello che più aveva legato col Naturalista, con disappunto della Fiamma.
“Vedete di non farmene pentire, non mi va di avervi sulla coscienza.”
Mamoru ne approfittò per affondare l’ultimo colpo. “Perché? Ne avete una?”
Shibasaki gli rivolse un mezzo sorriso e agitò l’indice, divertito, tanto che anche la Fiamma si ritrovò a sogghignare. “Stai imparando, vedo.” Decisamente, se quei ragazzi non fossero riusciti nel loro folle intento, li avrebbe sul serio avuti sulla coscienza per non essere andato con loro. Erano in gamba, pieni di quelle qualità che lui, forse, non sarebbe riuscito ad avere nemmeno in una vita intera ma che lo avevano convinto ad alzare nuovamente la testa, proprio nel momento in cui aveva deciso di chinarla per sempre. “Buona fortuna.”
Gli Elementi si lasciarono alle spalle le foreste Lulha per immergersi all’interno della montagna, varcare il portone ed entrare in pieno territorio nemico.
Sui loro passi, l’entrata venne richiusa e l’incantesimo di illusione ripristinato, per tornare a celare l’ingresso della base alla vista altrui.
In quel momento, mentre la montagna tornava a essere tutta uguale e pacifica, Shibasaki pregò che le Dee continuassero a vegliare su di loro.

Si erano aspettati di trovarsi davanti un labirinto per topi e non erano stati smentiti. Fu così che apparve loro l’interno, una volta che il portone venne richiuso e gli occhi si abituarono alla scarsa luce presente nell’Avamposto.
L’oscurità era l’ambiente più vicino alla Dea Kumi e quindi anche agli Stregoni rifuggivano l’eccessiva luminosità per restare rintanati nei luoghi più bui possibili.
La penombra era creata dalle deboli torce bloccate alle pareti da braccia metalliche, ma le loro fiamme apparivano consunte e incapaci di emettere tutta la luce di cui erano capaci, quasi fossero intimorite dal buio che le circondava.
L’ingresso era alto, molto di più di quanto avessero immaginato e ciò gli fece credere che fosse così anche per il piano superiore e inferiore. A loro, comunque, interessava solo quello centrale e per fortuna non avrebbero dovuto cercarlo visto che l’entrata dava direttamente su quel livello. Le pareti erano in pietra grezza, dalla superficie a tratti ruvida e a tratti levigata; dava l’impressione di essere stata scavata direttamente a colpi di incantesimi.
Teppei vi fece scivolare le dita mentre camminavano, inoltrandosi per quello che era il corridoio principale.
“Un lavoro rude, ma funzionale” commentò, tanto per dire qualcosa e cui gli altri non risposero.
La Magia Nera era ovunque, la potevano percepire attraverso il fischiare alle orecchie, ma si manteneva costante. Solo nel momento in cui il fischio aumentava, il gruppo bloccava l’incedere assumendo un profilo più cauto e guardingo: la loro sensibilità alla Magia Nera era un ottimo sistema d’allarme.
Si inoltrarono per il corridoio che sembrava volesse farli arrivare fin nel cuore della montagna, ma invece li condusse a un altro portone. Diversamente da quello di ingresso, questo era sì alto, ma finemente lavorato con intarsi che correvano lungo il bordo dei battenti. Come il primo era privo di serratura e maniglia, anche perché, vista la stazza, sarebbero dovute essere enormi e poste troppo in alto per gli Stregoni che non potevano volare, a differenza dei volanti.
Teppei si fece avanti, toccandone la superficie e appoggiando l’orecchio sul legno.
“Nessun movimento sospetto dall’altra parte o presenza pericolosa” decretò e Mamoru annuì.
“Entriamo, allora.”
Il tyrano posizionò bene le mani per scaricare la forza nei punti necessari a fare leva. Di sicuro gli Stregoni usavano la magia, proprio come aveva fatto Shibasaki, ma per il momento – e la Fiamma si augurava il più a lungo possibile – loro si sarebbero mossi con discrezione e senza l’utilizzo dei poteri, se non in casi strettamente necessari.
Teppei fece pressione e, dopo qualche incertezza, il portone iniziò ad aprirsi lentamente e con un fastidioso cigolio.
Aria, Acqua e Fuoco scivolarono all’interno seguiti subito da Terra, ma una volta lasciato l’ingresso, questo si richiuse con un pesante tonfo. I quattro rimasero immobili, gelati sul posto, preoccupati all’idea di aver fatto troppo rumore.
“Fottuto affare!” ringhiò la Fiamma tra i denti. Le orecchie tese a captare qualsiasi variazione nei movimenti della Magia Nera. Quando furono convinti che fosse tutto regolare, avanzarono di qualche passo.
Il labirinto di corridoi si snodava davanti a loro in tutte le sue complicate conseguenze. Molto sicuramente erano arrivati nel primo punto di cambio, dove si originavano i corridoi principali che conducevano alle varie zone del livello.
Hajime sospirò, portandosi le mani ai fianchi. “E adesso da che parte?”
Shibasaki aveva parlato di un ‘corridoio verde’, quello dove solitamente si trovavano le stanze, ma aveva anche detto loro di non fare troppo affidamento sulle sue parole, perché le cose potevano essere cambiate all’interno della base e, purtroppo per gli Elementi, aveva avuto ragione. Mamoru guardò tutti e quattro gli ingressi per i corridoi, ma non ne vide nessuno verde o che avesse qualcosa di quel colore. I corridoi si presentavano tutti uguali: ingresso a volta con una fiaccola sotto l’arco di entrata e due ai lati.
La Fiamma avanzò ancora, portandosi al centro di quello slargo circolare. Sotto i suoi piedi, un enorme mosaico riproduceva la figura conturbante della Dea Kumi affiancata da un ringhiante rankesh.
La luce che riusciva appena a rischiarare parte dell’ambiente proveniva da dei bracieri rotondi, uniformemente spaziati, che seguivano il perimetro del cerchio.
Yuzo si avvicinò a uno di essi e guardò oltre il basso muretto che circondava lo slargo: il buio aveva completamente divorato la fine di quella voragine, non si sentiva alcun rumore. Sollevò il capo e allo stesso modo notò come l’oscurità avesse inglobato anche il soffitto, impedendogli di comprendere quanto effettivamente fosse alto. I corridoi, invece, erano più bassi, tanto da permettere di osservare come una parte della roccia si approfondisse verso il buio totale.
“Ci tocca buttarci” decise Mamoru, anche se la cosa non gli piaceva neanche un po’. Lanciò un’occhiata fugace al volante ancora intento a sezionare l’ambiente con lo sguardo, poi aggiunse. “I corridoi sono quattro e anche noi.”
“Dobbiamo dividerci?”
“L’idea non mi piace, Hajime, ma dobbiamo rischiare.” Si umettò le labbra, tentando strenuamente di convincersi che quella fosse la cosa migliore. L’appoggio arrivò, inaspettato, dallo stesso Yuzo.
“Non penso ci sia molta scelta. In questo modo abbiamo più possibilità di trovarlo.”
“E di farci scoprire” affermò Teppei con l’espressione crucciata.
“E’ un rischio che dobbiamo correre. Ormai siamo arrivati fino qui, dobbiamo andare fino in fondo.”
Mamoru accennò un sorriso mentre lo sentiva parlare con quella sicurezza di ciò che andava fatto che lo lasciava ancora un po’ perplesso, ma profondamente fiero. Aveva fegato, il suo uccellino.
Il sorriso sparì nel realizzare di averlo pensato suo, come fosse ormai una cosa normale e assodata. Il suo uccellino.
Stava dando i numeri proprio nel momento meno opportuno e non era il caso. Scosse il capo e riprese in mano il controllo della situazione.
“Sceglietevi una strada e state in guardia.” Mamoru si allontanò dal gruppo per imboccare un corridoio. “Qualora vi trovaste faccia a faccia con degli Stregoni, valutate bene e se siete in difficoltà non esitate a fuggire.” Si volse, passando rapido sugli sguardi di Hajime e Teppei e cercando con più insistenza quello di Yuzo. “Se trovate il Principe, prendetelo e scappate. Non fate gli eroi e portate a casa la pelle.”

La sua figura venne inghiottita dal buio oltre le fiaccole.
L’idea di separarsi non gli era piaciuta neanche un po’, ma Mamoru aveva ragione e lui non aveva potuto negargli il suo appoggio. Non doveva essere stata una decisione facile da prendere, soprattutto considerando quanto la Fiamma si sentisse sempre responsabile verso ciascuno di loro.
Yuzo ci stava ripensando mentre camminava per il corridoio che aveva scelto di seguire. Con attenzione, faceva vagare lo sguardo ovunque nel suo avanzare, ma le torce erano troppo deboli e il soffitto troppo alto per poterlo illuminare fino in fondo, così decise di concentrarsi solo sul fondo, invisibile anch’esso.
Pensò che non fosse quello il luogo in cui veniva custodito il Principe perché le poche porte che aveva incontrato, avevano condotto ciascuna a dei laboratori. Non si era soffermato a indagare cosa sperimentassero e aveva proseguito.
Quel posto gli metteva i brividi. Li sentiva zampettare veloci sotto la pelle e scivolargli lungo la schiena. Sperò solo che i suoi compagni fossero stati più fortunati, perché non voleva restare in quella base più del necessario, e per lui era già troppo.
Poi, il primo rumore non prodotto da sé stesso arrivò alle orecchie sottoforma di lamento. Un lamento lento, continuo, maledettamente stanco. Qualcuno doveva essere arrivato allo stremo delle forze e chiedeva pietà. Pietà.
Uccidimi.
Yuzo si fermò, tese le orecchie e individuò la direzione da cui provenivano i suoni. Mentre vi si avvicinava cautamente, il fischio d’allarme aumentò, facendosi più intenso: doveva esserci anche uno Stregone.
I passi del volante non fecero il minimo rumore quando raggiunse la porta oltre la quale il lamento era forte, chiaro. Terribile. L’ingresso non aveva feritoie per poter osservare l’interno, così respirò a fondo e sfiorò la maniglia.
L’aveva detto anche a Mamoru, bisognava rischiare a qualsiasi costo, ma in quel momento non poté fare a meno di ricordarlo anche a sé stesso, di imporselo, perché quel lamento era straziante e sembrava dirgli di non aprire, di non guardare perché qualsiasi cosa avesse visto, non l’avrebbe mai più dimenticata. Altro dolore da aggiungere a quello che già aveva accumulato. Ma la cosa peggiore sarebbe stata quella di guardare e non agire, perché si erano imposti di non farlo e di dedicarsi solo alla loro missione.
Avrebbe potuto essere il Principe. Non poteva tirarsi indietro.
Inspirò ancora, profondamente e chiuse gli occhi. Il potere del vento venne liberato appena per facilitare l’apertura della porta e aiutarlo a fare il meno rumore possibile. Girò la maniglia e l’uscio si aprì, silenzioso, di uno spiraglio sufficiente a permettere alla vista di poter scorgere l’interno.
Di primo acchito gli parve un altro laboratorio, poi scorse quella sedia nel centro. Una figura legata mani e piedi vi era seduta, ma chiunque fosse stato prima ora era solo una chiazza sanguinolenta. Dondolava la testa in movimenti ciondolanti e lenti e dalle labbra, invisibili in quel tripudio di capelli arruffati e sangue e barba, scivolava fuori quella supplica disperata.
Uccidimi! Uccidimi!
Yuzo serrò le labbra, mentre la sofferenza veniva rinchiusa dietro le mura di difesa che, ne fu più che grato, non lo tradivano mai e gli impedivano di essere preda di quel dolore che era capace di spaccare il cuore in centinaia di frammenti diversi. Nonostante l’aggressività che era emersa dall’oscurità del suo spirito e la durezza con cui aveva imparato ad affrontare certe situazioni, la sua bontà restava sempre lì e non poteva rimanere indifferente quando si trovava davanti a qualcosa di simile.
Tortura. Era capitato nel corridoio dove erano ubicate le celle di tortura.
“Vuoi morire, vero?”
La voce dello Stregone carnefice arrivò divertita fino a lui e familiare. Questo gli fece spalancare gli occhi e battere il cuore più veloce, più forte. L’aveva già sentita, la conosceva e aveva giurato di non dimenticare mai il nome cui apparteneva. Svelto cercò lo Stregone con lo sguardo, ma da quello spiraglio riuscì a carpire solo il profilo del mantello.
“Sì, ti farò questo favore. Dopotutto, non mi servi più.” La voce rise. “Grazie per la collaborazione.”
Yuzo strinse i denti tanto da farli sanguinare.
L’avrebbe… l’avrebbe davvero…
Il fiotto di sangue che si riversò al suolo dove la lama era affondata fu la risposta che non avrebbe mai voluto vedere e lo paralizzò. La testa della vittima ciondolò un’ultima volta, prima di girarsi di lato, il suo lato, e fissare, senza vita, la porta. Gli occhi vitrei incontrarono quelli di Yuzo che era rimasto immobile. Quelli dello sconosciuto, che non era il Principe, sembravano aver finalmente trovato la pace, ma questo non bastò a consolare il volante. Aveva avuto una vita da salvare a un passo e non si era mosso, non l’aveva aiutato. Quanto pesante sarebbe stato da sopportare quel peso?
Di scatto, ma cercando di non far rumore richiuse la porta, rimanendo schiacciato contro il muro per alcuni istanti. Solo dopo, quando si convinse che doveva muoversi, si accorse che gli tremavano le gambe e le mani. Piano, controllando ogni gesto, le guardò per un attimo e poi diede fondo a tutte le sue energie per usare l’Autocontrollo e riuscire a staccarsi da quel muro, riuscire ad andare avanti, anche se barcollando per i primi passi; quelli successivi sarebbero stati fermi e sicuri.
Dall’interno della cella, lo Stregone si era girato, sentendosi osservato.

Hajime aveva scelto uno dei corridoi laterali, Teppei quello centrale al suo fianco, Mamoru l’altro centrale e Yuzo il laterale opposto al suo.
Da ciò che era riuscito a capire si era sentito fortunato, poiché aveva trovato alcune delle ‘stanze degli ospiti’ di cui aveva parlato Shibasaki e non erano affatto accoglienti. Ad ogni modo, del Principe ancora nessuna traccia, ma poteva dire che quel luogo non aveva penuria di prigionieri. In tutte le stanze in cui aveva ‘sbirciato’, aveva trovato qualcuno rinchiuso, incatenato. Anche uno scheletro. Chissà da quanto tempo dovevano averlo dimenticato lì, quel poveraccio.
Aveva incontrato numerosi corridoi secondari, più stretti, segno che i principali erano collegati tra loro per permettere un più rapido spostamento ai maghi e, indirettamente, anche a loro.
Il Tritone si avvicinò all’ennesima porta. il fischio all’orecchio gli comunicò che non dovevano esserci Stregoni nei paraggi, ma lui si guardò ugualmente attorno, con sospetto e attenzione. Quando si sentì abbastanza sicuro, si inginocchiò poggiando la mano al suolo. Un rivolo d’acqua scivolò via dalle dita raccogliendosi in una piccola pozza che si infilò silenziosa sotto lo spiffero della porta. Era stato così che Hajime era riuscito a scorgere all’interno delle stanze, sfruttando il riflesso della superficie dell’acqua come fosse stato uno specchio.
Anche quella volta, però, le sue speranze furono vanificate: il Principe non era nemmeno lì. Con uno sbuffo fece per ritrarre la mano, quando la superficie dell’acqua tremò. Hajime non si mosse, ma strinse lo sguardo mettendo in allarme tutti i senti. Il liquido vibrò di nuovo e stavolta riuscì a sentire un suono cupo; la terra tremò sotto i suoi piedi.
“Un terremoto?” mormorò con un filo di voce, ma ormai ne aveva imparato abbastanza da Teppei per capire da solo che non si trattava di un evento sismico. Il rumore era ritmico e sempre più vicino. Troppo vicino.
Il muro dall’altra parte del corridoio si crepò e poi crollò in mille pezzi, aprendo una voragine nella pietra. Il Tritone fu costretto a ripararsi dai detriti con le braccia, pur mantenendo una certa visuale su quello che stava accadendo.
Dal polverone che si era sollevato, il tyrano spuntò all’improvviso, il volto e le braccia piene di polvere e l’espressione per nulla rassicurante.
“Teppei?!” sbottò Hajime, strabuzzando gli occhi. “Ma che diavolo-”
L’Elemento di Terra non lo fece finire, lo agguantò per un braccio e se lo tirò dietro di forza. “Abbi fede, non vuoi saperlo! Corri!”
Hajime si trovò letteralmente trascinato dal compagno senza possibilità d’appello e forse fu meglio così, perché l’attimo dopo una sfera d’energia nera e porpora esplose nel punto dove era rimasto accovacciato.
Teppei replicò dando un sonoro pugno nel muro e la vibrazione si trasmise al pavimento dove affilati spuntoni di roccia emersero dal nulla.
“Dannazione, Teppei! E questa sarebbe la tua idea di ‘discrezione’?!”
“Non è stata colpa mia!” si difese il tyrano. “Degli Stregoni stavano per uscire nel corridoio, mi avrebbero visto, e allora sono entrato nella stanza accanto” spiegò, “che diavolo ne potevo sapere che ci stavano tenendo una riunione?!”
“Oh, stupendo!” Hajime agitò le mani senza smettere di correre. “Ci siamo fottuti l’effetto sorpresa!”
Insieme svoltarono nel primo corridoio secondario che trovarono sulla loro strada.

Mamoru era stato chiaro, prima che si dividessero. Aveva espressamente detto che qualora uno di loro avesse trovato il Principe, avrebbe dovuto lasciare la base senza preoccuparsi degli altri: se la sarebbero cavata da soli.
Ovviamente, lui aveva già saputo che avrebbe disobbedito a sé stesso perché non avrebbe mai lasciato indietro nessuno dei suoi compagni. Il leader era quello che dava gli ordini, ma non era tenuto a rispettarli.
Mentre correva per il corridoio, dopo aver sentito ripetuti boati che riecheggiavano ovunque in quel labirinto e il pavimento, le mura, la montagna tutta tremare, si convinse di ritrovare i suoi amici una volta di più. Non aveva idea di cosa diamine stesse accadendo dalle altre parti della base, ma aveva un brutto sentore che non avrebbe giocato a loro vantaggio. Per non parlare del fatto di essere capitato proprio nel corridoio che pullulava di Stregoni: non era riuscito ad avvicinarsi a nessuna delle porte – poche, in verità – che aveva incontrato, perché da ognuna di esse aveva avvertito l’intensificarsi del fischio all’orecchio. Avrebbe dovuto trovare un luogo meno pericoloso e aspettare che le acque si fossero calmate, ma il destino sembrava avere altri piani per lui.
In quel momento, una delle porte si aprì e lui si fermò di colpo, trattenendo il fiato. Tre Stregoni uscirono velocemente, dirigendosi dalla parte opposta alla sua e senza voltarsi indietro. Solo il quarto sostò presso la porta e poi si volse trovando i suoi occhi.
Era fottuto.
Ce n’è un altro!” gridò il mago nero e questo mise in allarme anche i suoi compagni più distanti. Nelle mani gli incantesimi presero corpo in un attimo e Mamoru si trovò a non avere tempo per pensare ad altro che ad agire.
Esplose un paio di sfere prima che l’avversario potesse lanciargli contro qualche magia e sfruttò il gioco d’anticipo per correre più velocemente possibile e superarlo. Senza rallentare diede fuoco a tutta la sua figura, rendendola una torcia umana impossibile da avvicinare e d’attaccare poiché le fiamme formavano come uno scudo. Con un balzo e lanciando centinaia di insidiose scintille superò gli altri tre Stregoni che gli intralciavano la strada. Il fuoco si dissolse quando toccò terra di nuovo poiché era sconsigliato usare quell’incantesimo troppo a lungo: avrebbe finito con l’esaurire tutte le sue energie e solo le Dee sapevano quanto, invece, ne avesse bisogno per arrivare alla fine di tutto quello.
Non ci sfuggirà!
Nella sua scia, le grida degli Stregoni arrivarono più distanti, ma ugualmente decise, tanto da non fargli pensare nemmeno per un momento di rallentare. Poi, al suo fianco, due macchie di colore emersero da un corridoio secondario affiancandosi a lui nella corsa.
“Mamoru!”
“Hajime?!” sbottò la Fiamma. Guardò meglio. “Teppei, anche tu?!”
Dietro di loro un bagliore purpureo li mancò per un soffio.
“Mamoru, perdonami, è tutta colpa mia! Me li sono trovati davanti all’improvviso!” tentò di giustificarsi il tyrano, ma l’altro scosse il capo.
“Lascia stare, non sei il solo!” Sollevò il braccio per indicare il fondo dell’andito. “Ci siamo, siamo quasi fuori da questa trappola per fottuti topi!” O almeno così sperava, ma quando emersero si trovarono in un altro spiazzo circolare che dava almeno su otto corridoi diversi. Era come essere tornati al punto di partenza. “Fottutissima Kumi!” bestemmiò nell’impeto della rabbia.
Si fermarono nel centro indecisi su cosa fare. Le orecchie fischiavano come impazzite. Alle loro spalle gli Stregoni stavano arrivando, mentre davanti a loro, quegli otto corridoi sembravano altrettante incognite, impossibile prevedere cosa si sarebbero trovati davanti.
Mamoru strinse i pugni, girò velocemente la testa da un lato e dall’altro e poi esclamò, preoccupato.
“E Yuzo?!”
Due schegge, una bianca e una nera, spuntarono proprio in quel momento dall’ultimo corridoio, accompagnate da un grido rabbioso d’attacco.
La Fiamma riconobbe il volante. La sua figura era veloce e aggressiva. Aveva caricato con tutto il corpo un calcio da sferrare all’avversario e lo colpì quando questi era ancora a mezz’aria nel vano tentativo di allontanarsi. Lo Stregone si parò con ambedue gli avambracci e riuscì ad attutire il colpo, ma non poté impedirgli di scaraventarlo dall’altra parte dello spiazzo.
Quando riuscì a fermarsi, i piedi puntati al suolo avevano fatto volare le tessere del mosaico centrale per la forza impressa, Mamoru lo riconobbe: era Faran Konsawatt.
Subito cercò Yuzo con lo sguardo e lo vide atterrare al suo fianco: il respiro affannato, un taglio sul sopracciglio e uno sul braccio; niente di cui preoccuparsi.
“Tutto bene?” domandò comunque e l’altro si limitò a riprendere fiato e annuire, senza distogliere lo sguardo dallo Stregone.
“Ma guarda, guarda.” Faran si era alzato in piedi, mostrando chiaramente il volto e guardando tutti e quattro con una certa sorpresa. “Allora siete al completo. Ed io che ero convinto di avervi debellato. Avete fegato. E fortuna.”
Gli Stregoni arrivarono da ogni corridoio, bloccando così qualsiasi proposito di avanzamento o arretramento. Mamoru li passò velocemente in rassegna: i fratelli di Faran erano alle spalle di quest’ultimo, mentre le retrovie erano controllate da un bestione che non conosceva.
Pe^e chaai-!” Il più piccolo dei Konsawatt si mosse per andare in soccorso del fratello, ma quest’ultimo lo fermò alzando semplicemente due dita.
“Non so come abbiate fatto a entrare”, riprese Faran, “ma posso assicurarvi che non uscirete mai più. Quindi, a voi la scelta: vi arrendete o morite?”
Mamoru aveva poco tempo e ragionò il più in fretta possibile. Davanti a lui ogni strada era bloccata da almeno tre Stregoni e se passare i Konsawatt era difficile, ma quantomeno fattibile, affrontarli tutti non lo era per niente. Alle loro spalle, l’ostacolo maggiore sembrava essere il bestione, mentre gli altri li avevano già superati una volta, potevano farlo ancora. Il problema, era che tornare indietro non aveva senso senza aver trovato il Principe, così come abbandonare la base. Seppure ci fossero riusciti, non avrebbero fatto altro che farli mettere in guardia, avrebbero aumentato i controlli, rafforzato le difese e non sarebbero mai più riusciti a entrare. Non se lo potevano permettere.
E se non era possibile combattere né fuggire, restava una sola scelta da prendere.
Mamoru abbassò le spalle e le braccia, sciogliendo i pugni. “Ci arrendiamo” disse guardando Faran dritto negli occhi.
Diversamente dallo Stregone che sembrò apprezzare la decisione, Acqua, Terra e Aria lo fissarono stravolti, nemmeno avesse appena detto un’eresia.
“Ma che stai dicendo?!”
“Arrenderci?! Ma-”
“Non abbiamo scelta.” La Fiamma lo ribadì in tono lapidario, facendo valere la sua autorità. Guardò Hajime e Teppei alla sua sinistra e poi si volse a destra, il braccio allungato per fermare Yuzo che era scattato in avanti. Gli afferrò il polso senza stringerlo e nel suo sguardo il volante lesse con quale, enorme sforzo stesse prendendo quella decisione. “Non abbiamo scelta” Mamoru lo ripeté adagio e Yuzo abbassò le mani, abbandonando la posizione d’attacco. Accennò col capo per dargli il suo appoggio e tornò a guardare il maggiore dei fratelli Konsawatt.
“Sono sorpreso! Pensavo vi sareste battuti fino alla morte!” Lo Stregone si portò le mani ai fianchi, sorridendo compiaciuto. “Allora siete più ragionevoli di quello che sembrate. Buon per voi.” Mosse lo sguardo oltre le spalle degli Elementi a cercare il bestione. “A te, Brolin(2).”
Brolin avanzò con passò pesante e minaccioso. Gli altri maghi si fecero avanti, per circondare i prigionieri e prevenire ogni loro tentativo di fuga; nessuno poteva sapere se non fosse tutta una trappola in attesa che abbassassero la guardia.
“Penserò io a dar loro una degna sistemazione.” La voce del bestione era profonda e tonante, rimbombava nell’alto soffitto vuoto di quel punto di snodo. Si portò davanti a loro, cosicché gli Elementi potessero vederlo nella sua interezza. Superava la Fiamma di tutta la testa e le spalle erano larghe e spesse, si riusciva a capire nonostante indossasse il mantello. L’oscurità degli abiti e dell’ambiente faceva un forte contrasto con il colore chiaro dei suoi capelli corti. Con un mezzo sorriso malevolo e gli occhi neri come quelli dei corvi, levò una mano e gli Elementi assunsero istintivamente una posizione di guardia.
Neniès.”
I loro corpi addormentati toccarono terra con dei sonori tonfi.
Aaaah! Fredericks(3) avrà di che lavorare nei prossimi giorni.” Brolin si era portato le mani ai fianchi, torreggiando sulle figure inermi degli Elementi come un cacciatore con le prede. Fece cenno agli altri Stregoni di aiutarlo con il trasporto dei corpi. “Credo proprio che vorrà cominciare con quello d’Aria; ormai conosco bene i suoi gusti.” Come fosse stato un fuscello, si caricò il corpo di Yuzo sulla spalla senza il minimo sforzo.
“Potresti chiedergli di andarci piano con lui?” Faran intervenne, avanzando di qualche passo. Pieno si sistemò il mantello che nello scontro con Yuzo si era quasi staccato. “Vorrei avere io l’onore di ucciderlo.”
Nh, è un po’ difficile… lo sai che quelli che volano sono i suoi preferiti.”
“Digli che gli sarò in debito, se mi farà questo favore.”
Brolin si strinse nelle spalle e sistemò meglio il peso del volante addormentato. “Vedrò che posso fare, ma non ti assicuro nulla. Piuttosto, voi che farete?” Guardò anche Sakun e Chana che si erano affiancati al fratello maggiore.
Faran assunse un piglio più serioso e controllò che la cintura portaoggetti fosse a posto e completa di ciò di cui avrebbe avuto bisogno. “Il nostro lavoro qui è finito. Ho appena ucciso l’ultima delle guardie del Principe senza cavare un ragno dal buco. Tsk. Inutili esseri privi di magia.” Una smorfia di disgusto gli deformò le labbra. “Abbiamo ricevuto ordini di rientrare non appena avessimo messo fuori gioco gli Elementi mandati alla ricerca del Principe.”
“Allora sbrigatevi, il tempo credo sia quasi scaduto ormai.” Brolin volse loro le spalle, cominciando a camminare lentamente verso uno dei corridoi. “Mi raccomando, fremiamo dalla voglia di avere presto delle buone nuove. Vaya con Kumi(4).”
“Saranno sicuramente buone le nuove che riceverete” fu l’ultima risposta di Faran Konsawatt, tirata via con un sottile sorriso che già sapeva di trionfo. Non avrebbero mai potuto perdere contro le Forze Elementali, non dopo essersi preparati così a lungo. Avrebbero distrutto il potere frammentario degli elementi e avrebbero unificato il regno sotto l’oscuro e paritario dominio della Dea reietta. Con passo sicuro e seguito dai fratelli, Faran scomparve, inghiottito in uno degli otto corridoi da cui Sakun e Chana erano arrivati. Sul fondo del buio avrebbero trovato la strada per arrivare al Nord.

 


[1]LAZON: il rastafaro dei “Cavalieri delle Notti Bianche” svedesi. Tra i quattro, ammetto che è quello che più mi era simpatico, forse proprio per via dei capelli, quindi l’ho piazzato nell’Armata di Gamo XD. E meno male che mi era simpatico! (Bellicapelli Lazon: *clicca qui*)

[2]BROLIN: il nome di questo mi ha sempre ricordato quello di un attore, Josh Brolin, che io ho adorato ne “The Goonies”. Peccato che il Brolin di CT non mi stesse altrettanto simpatico XD. (Cicciobello Brolin: *clicca qui*)

[3]FREDERICKS: lo abbiamo già conosciuto nel lontanissimo (XD) Capitolo 4 dove aveva fatto una breve comparsa, ma ora possiamo ammirarlo (!) in tutto il suo splendore (e gayaggine XD). Fredericks era il quarto dei “Cavalieri delle Notti Bianche” svedesi. XD Purtroppo li ho tutti in antipatia e quindi nisba, sono finiti a fare i cattivi *TROLOL* XD Ho salvato solo Levin, ma finora temo non abbia mai aperto bocca XDDDD *rotola via* Ad ogni modo, penso di essere fautrice del: ‘curto, zico e malecavato’, ce l’ho sempre visto come cattivo. Forse anche per via dell’espressione, da vero stronzo DOC XD (Fredericks dalla pettinatura oscena: *clicca qui*).

[4]: XD non ridete! Avete presente il modo fighissimo in cui si salutano gli Elementi? Ecco, mi sembrava giusto che anche gli Stregoni ne avessero uno, solo che non mi era venuto niente fino a che… XD non è spuntato il famosissimo ‘Vaya con Dios’ di spagnola memoria! XD *rotola via* L’avevo buttata lì a mo’ di scherzo, solo che poi mi piaceva come ci stava e l’ho lasciato, trasformando – ovviamente – quel ‘Dios’ in un più appropriato ‘Kumi’! XD
Questo è solo il saluto di commiato, ovviamente.


 

…Il Giardino Elementale…

 

Accidenti se ne sono passati di mesi dall’ultima volta che ci siamo letti in questo angolino. :(
Sono davvero mortificata per l’attesa, ma come avrete capito questa storia è complessa e lunga e quindi richiede una maggiore attenzione e dedizione. Dedizione che non ho potuto darle in quest’ultimo periodo a causa di tanti di quei problemi che si sono susseguiti a raffica, fino ad arrivare all’annullamento delle vacanze.
Quindi, oltre ad essere di pessimo umore, sono anche mentalmente a terra e stanca.
In tutto ciò, ho cercato di trovare sempre un lato positivo – uhm – e, per fortuna, la scrittura non mi ha mai deluso in questo, così ne sto approfittando per cercare di portarmi avanti e scrivere quanto più possibile. Settembre so già che sarà un mese pieno e quindi non voglio perdere neppure un minuto. Ormai, la storia si sta davvero avviando alla conclusione, manca solo l’ultimo capitolo e l’epilogo. Il primo è stato cominciato, ma ho bisogno di ragionarci bene, perché sarà molto concitato. Il secondo non è stato iniziato, ma visto che è la chiusura, avrà un ritmo molto più tranquillo e so già come incastrare gli eventi. :)

Passando a questo capitolo, insomma, li avevano lasciati con l’idea di entrare nella tana del lupo e qui, come potete vedere, hanno fatto anche di più! XD E non in bene!  *rotola via*
Sarà un capitolo ricco d’azione e con delle rivelazioni importanti, quindi, occhi bene aperti *-*v

Anche se non siamo ancora alla fine-fine, ci tenevo davvero a ringraziare tutti coloro che continuano a starmi dietro, rassicurandoli sulla fine di questa storia che arriverà, manca pochissimo ormai, e promettendo che le prossime storie della saga verranno pubblicate solo una volta concluse. Questo è diventato ormai il mio ‘modus operandi’: non pubblicare più niente che non sia terminato o a un passo, tanto da permettermi di poter aggiornare con regolarità fino alla fine.
XD ah, e ci tenevo a dirvi che, state tranquilli, non pubblicherà MAI PIU’ una roba tanto lunga. MAI. PIU’.
L’esperienza l’ho fatta e mi è bastata XDDDDD

Grazie ancora infinitamente dell’attenzione e ci rileggiamo al prossimo aggiornamento. :)


Galleria di Fanart (nessuna aggiunta)

- Elementia: Fanart

Enciclopedia Elementale (nessuna aggiunta):

1) Enciclopedia Elementale – Volume Primo: Le Scuole Elementali e l’AlfaOmega
  • Capitolo 1: La Scuola di Tyran
  • Capitolo 2: La Scuola di Alastra
  • Capitolo 3: La Scuola di Fyar
  • Capitolo 4: La Scuola di Agadir
  • Capitolo 5: Gli Stregoni dell’AlfaOmega


  • 2) Enciclopedia Elementale – Volume Secondo: Elementia: storia e caratteristiche

  • Capitolo 1: La Storia
  • Capitolo 2: La Magia in Elementia
  • Capitolo 3: Le Divinità di Elementia


  • 3) Enciclopedia Elementale - Volume Terzo: Cicli di Studio e Titoli

  • Capitolo 1: Cicli di Studio
  • Capitolo 2: Titoli


  • 4) Enciclopedia Elementale - Volume Quarto: Gli Ozora ed i Gamo

  • Capitolo 1: La faida tra gli Ozora ed i Gamo
  • Capitolo 2: L'Armata Reale della famiglia Ozora
  • Capitolo 3: Le Legioni della famiglia Gamo


  • 5) Enciclopedia Elementale - Volume Quinto: Classi Magiche e Professioni

  • Capitolo 1: Elementi e Sacerdotesse Elementali
  • Capitolo 2: Erboristi e Stregoni
  • Capitolo 3: Naturalisti e Alchimisti


  • 6) Enciclopedia Elementale - Volume Sesto: Il Calendario Elementale

  • Capitolo 1: Generalità
  • Capitolo 2: Mesi
  • Capitolo 3: Festività (pagg 1 e 2)


  • 7) Enciclopedia Elementale - Volume Settimo: Le Terre dell'Oltre

  • Capitolo 1: Generalità
  • Capitolo 2: Paràdeisos
  • Capitolo 3: Gefüra
  • Capitolo 4: Infero
  • Capitolo 5: Creature: Salamandre
  • Capitolo 6: Creature: Silfidi, Ondine, Gnomi
  • Capitolo 7: Creature: Driadi, Diavoli
  • Capitolo 8: Creature: Maustaki
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