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Autore: Memento_B    19/09/2012    1 recensioni
(Terza classificata al contest "Un amore dal mancato finale" di .Trick) Non è facile nel 1976-1977 portare avanti una relazione omosessuale. Lo sa bene Lily Evans, che deve convivere giorno dopo giorno con l’insicurezza e la fobia della sua compagna. E lo sa bene anche Alice Miles (futura Paciock), che non vuole deludere i suoi genitori e che non è sicura di riuscire nell’impresa di amare Lily Evans alla luce del sole. A complicare le cose ci si mette Frank Paciock, che si innamora follemente di Alice. E quest’ultima, cosa sceglierà? L’incertezza di un amore omosessuale o la stabilità di una relazione eterosessuale?
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, FemSlash | Personaggi: Altro personaggio, Lily Evans
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Missing moments'
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Capitolo III

There’s no escape

 

15 aprile 1977

Hogwarts, Lago

 

Per la prima volta da settembre, Alice e Lily si erano separate. Per Pasqua, che quell’anno cadeva il 10 aprile, Lily era tornata a casa, mentre Alice era rimasta a scuola.

Lontana da Frank e Lily, Alice aveva trovato il tempo ed il modo per riflettere. Quell’ultimo mese l’aveva passato costantemente divisa fra due fuochi; Lily era sempre più impaziente e scostante, dopo quella notte era diventata ancor più fredda con lei. Doveva anche tenere continuamente a bada Frank per impedirgli di baciarla o starle troppo vicino in luoghi pubblici o, peggio in Sala Comune.

Quel pomeriggio gli aveva però dovuto concedere due ore insieme, alla fine era pur sempre la sua fidanzata, più o meno. Così se ne stava seduta vicino alla riva del Lago Nero in sua compagnia, e a dire la verità ormai si era quasi del tutto abituata all’idea di averlo al suo fianco e lo trovava quasi piacevole sotto quel punto di vista. Lui le cingeva le spalle con un braccio, mentre lei si godeva il panorama e l’inizio della primavera in tranquillità, conscia del fatto che quelli sarebbero stati gli ultimi giorni di pace prima dell’inizio del solito stress pre-esami. Lily, in realtà, aveva già iniziato a studiare e Alice aveva concesso a Frank quel pomeriggio solo perché sapeva l’amata rinchiusa in biblioteca.

Lui le accarezzava i capelli e il volto in una maniera che le ricordava Lily e ad ogni gesto Alice soffriva sempre più. Sentiva che la relazione con Lily era ormai arrivata alla fine, probabilmente si trattava di qualche giorno o, al più, un paio di settimane. Erano sempre più distanti, per quanto tentassero di auto ingannarsi nascondendo la cosa, mentre Alice si sentiva sempre più vicina a Frank. Probabilmente, provava quelle sensazioni perché si era imposta di comportarsi in quella maniera. Aveva deciso di darci un taglio con Lily, ma non riusciva a recidere del tutto, così si era lasciata andare in un allontanamento lento e doloroso, sebbene ormai fosse sempre più vicina all’apatia.

Mentiva a Lily, ma mentiva anche a Frank. Lui, poveretto, non sospettava minimamente che la sua fidanzata passasse ogni momento di solitudine a baciare Lily Evans, non poteva immaginare che ogni notte le due ragazze si lasciassero andare a carezze del tutto particolari. Alice continuava a dirgli che non voleva rendere la cosa pubblica per non far arrabbiare i genitori e lui ci credeva, aspettando impazientemente l’estate per andare a casa Miles per chiedere in maniera formale il permesso di uscire con Alice. Non vedeva l’ora che arrivasse quel momento, tant’è che continuava ad immaginarselo e a raccontarlo ad Alice.

<< … E allora io chiederò a tuo padre di uscire con te. Dici che avrà qualcosa da ridire? >>

<< No, non credo. Gli sei sempre piaciuto >> gli rispose Alice, sorridendogli paziente. Era ormai la decima volta che le ripeteva le stesse cose, ma rispondeva con immensa pazienza. Probabilmente era il suo prezzo da pagare per l’enorme quantità di bugie che gli diceva, quando lui con lei era del tutto onesto.

<< Davvero? >> i suoi occhi s’illuminarono, increduli. D’un tratto vedeva la cosa molto più facile.

<< Sì, solo che sai come sono. Non sopporterebbero mai di sapere che la loro figliola esce con un ragazzo senza permesso. >>

<< Certo, lo so. Ed è giusto così. Voglio anche rassicurarli che con te faccio sul serio, e… e che non ti toccherò prima del matrimonio. >>

L’idea di un eventuale matrimonio mise sottosopra Alice, che per un qualche secondo mostrò segni di disagio. Non aveva mai pensato a lei in veste della Signora Paciock; o meglio, immaginava che avrebbe potuto sposare Frank, ma non che l’avrebbe fatto sul serio. E fu proprio la parola matrimonio a ricordarle del guaio in cui si era cacciata, di quella trappola mortale creata da lei stessa, e che prima o poi sarebbe scattata. Per quanto ci avesse pensato, non era riuscita a trovare un modo per lasciare Lily senza fare del male alla ragazza, o a lei.

Non aveva, però, modo di pensarci, non in quel momento. Frank era un ragazzo terribilmente dolce, che non le faceva mai mancare niente e la trattava sempre con dolcezza. Nei suoi occhi lesse lo stesso amore che aveva visto negli occhi di Lily.

<< Sai che stai bene con questi capelli lisci? >>

Capelli lisci. Quelle parole arrivarono come un pugno nello stomaco, mentre lei lanciò uno sguardo alle ciocche lisce. Il merito era di una pozione che le aveva fatto proprio Lily, e la ragazza aveva perso un sacco di tempo a pettinarli e acconciarli. Di sicuro, non s’immaginava che un suo rivale avrebbe apprezzato la sua opera.

Non poté comunque rifletterci abbastanza, perché Frank le prese il viso fra le mani e iniziò a baciarla. Cercava di trasmettere tutto il suo amore in quel bacio ma quel che arrivava a destinazione era solo saliva priva di sentimento.

Dei passi si affrettarono sul selciato, calpestando foglie secche e ghiaia.

<< Diffindo. >>

Una voce secca, ferita ed orgogliosa. Gocce di sangue che copiose macchiavano il terreno. Un duello imminente.

 

15 aprile 1977

Dormitori Grifondoro

 

Lily camminava in cerchio nella sua camera nei Dormitori Grifondoro. La gente era a cena, quindi era totalmente sola e poteva elaborare quanto accaduto. Aveva quasi ucciso Frank Paciock. Si era guadagnata una punizione, scampando l’espulsione per un pelo. Tutta la scuola l’avrebbe saputo a breve. Sarebbe stata indicata come la lesbica pazza per sempre. Cosa più importante, aveva perso Alice.

Non sapeva cosa le aveva preso in quel momento, ma quando aveva visto che quell’essere aveva posato mani e labbra su Alice… non ci aveva più visto. E il fatto che lei lo lasciasse fare, che gli permettesse di parlargli di matrimonio, metteva bene in chiaro il suo essere consenziente.

Gli aveva quasi tranciato il polso sinistro con quel diffindo, nel tentativo di impedirgli di toccare Alice. E nonostante questo, Frank aveva avuto la forza di duellare con lei. Un duello finito tragicamente, quasi con la morte del ragazzo. Dopo un paio di colpi irrilevanti, l’aveva bagnato con un aguamenti, e poi gli aveva regalato delle scosse elettriche –potenziate dall’acqua- con il verdimillious. Probabilmente, doveva ringraziare il suo essere stata totalmente stravolta se l’incantesimo non aveva ucciso il ragazzo.

Tentato omicidio.

Non che lo volesse davvero, non era nemmeno sicura di sapere il nome del ragazzo. Non era una gran fan del quidditch e i giocatori le sembravano tutti così dannatamente uguali. Dopo quell’ultimo incantesimo aveva lanciato uno sguardo smarrito ad una Alice terrorizzata, ed era scappata.

Omissione di soccorso.

Probabilmente Alice, dopo aver portato Frank in infermeria, doveva aver mentito. Doveva aver parlato d’incantesimi più lievi, altrimenti non si spiegherebbe il perché di una semplice punizione e non di una espulsione. E anche Frank, nonostante tutto, doveva averle coperto le spalle. Comunque, ce n’era abbastanza per spedirla ad Azkaban o, in alternativa, in qualche prigione babbana.

Quel che è peggio è che non riusciva a definire i suoi sentimenti. Un misto di dolore e paura, non sapeva nemmeno lei analizzare razionalmente quel che aveva visto. Poi, la porta si aprì, ed Alice fece il suo ingresso.

<< Abbiamo… abbiamo chiesto di tenere il segreto su quanto successo. Cercheremo di non far sapere a nessuno dell’accaduto. >>

Fu tutto quel che Alice riuscì a dire, con voce bassa e lo sguardo puntato sul pavimento. Aveva fatto un ultimo dono d’amore, o almeno lei lo riteneva tale, cercando di migliorare la posizione di Lily. Lei era particolarmente brava negli incantesimi di memoria, e non le risultò difficile obliviare Frank. Per lui, aveva solo preso un paio di flipendo ed everte statim da Lily. Il taglio se l’era fatto cadendo ed aveva poi battuto la testa. Non ebbe però il coraggio di dirgli il perché, di confessare la sua relazione, così s’inventò che Lily era totalmente ossessionata da lei e che non poteva farci niente.

Lily la fissò, incredula. Delle sue parole le importò poco, ma appena vide la figura di Alice si sentì morire. Tutto il dolore, fino a quel momento soffocato dall’angoscia, esplose per poi manifestarsi in un pianto violento.

<< Sei una stronza, lo sai? >>

<< Sì. >>

<< Perché lo hai fatto? >>

<< I…io… >>

<< Per te è stato solo un gioco, vero? Ti sei presa gioco dei miei sentimenti, di me, hai fatto finta di amarmi e non ero altro che il tuo giochetto personale! >>

<< L… Lily, io… >>

<< Non voglio più vederti, Miles. >>

 

3 luglio 1977

Casa Evans, camera di Lily

 

Quei mesi dopo quel funesto pomeriggio non furono facili per Lily. Frank fu molto gentile e riservato e non raccontò a nessuno la passione di Lily per Alice, cosa che entrambe le Grifondoro apprezzarono molto. Ad ogni modo, per Lily si aprì comunque un tempo di solitudine e dolore. Non aveva più nessuno con cui parlare, nessuna persona a cui volesse davvero bene e, cosa più importante, aveva perso l’unica persona che avesse mai amato, almeno fino a quel momento.

Solo ora, una volta tornata a casa sua, il suo dolore trovava pace. Ad Hogwarts Alice era sempre sotto i suoi occhi; condividevano camera, lezioni e pasti, per lei era impossibile non vederla, ed ogni volta che questo succedeva sentiva mille lance trafiggerle il corpo.

Sentiva che soffriva anche lei, ma non riusciva a perdonarla per quel che le aveva fatto. La odiava, si era ripromessa di non parlarle più, eppure cercava ogni scusa per rivolgerle la parola. La guardava sempre, non poteva farne a meno, ed ogni volta che la vedeva camminare in corridoio con Frank doveva tenere a freno la bacchetta. Non chiese mai scusa a Frank, per quel che le riguardava la sua reazione era stata più che legittima poiché lui le aveva letteralmente rubato la ragazza.

Era morta per amore, si diceva. Non poteva immaginare che qualche anno dopo sarebbe davvero morta per amore. Lily era in grado di amare come nessuno aveva mai fatto, l’amore era la sua forza ed avrebbe fatto qualsiasi cosa, indistintamente. Ora, quel troppo amore l’aveva uccisa.

Sebbene fosse a pezzi, in pubblico tendeva a comportarsi come se non fosse mai successo nulla. Si fingeva la ragazza forte e risoluta di sempre, sebbene non avesse più certezze. Un estraneo non avrebbe mai immaginato la verità; continuava a studiare, prendendo anche ottimi voti, restava un modello da imitare per le ragazze ed una fidanzata da sognare per i ragazzi, ma la realtà è che era totalmente a pezzi.

Eppure, faceva di tutto per non dimostrarlo. Ogni mattina, prima di affrontare l’ennesima, monotona giornata, protetta dalle tende del suo letto a baldacchino faceva degli esercizi di autocontrollo. Respirava profondamente, cercando di rinchiudere il dolore che provava nella parte più profonda del suo cuore e portava la sua mente alla stasi. Si sforzava di pensare a cose semplici, almeno finché non avesse avuto compiti od altro a cui pensare, così da non tornare con la mente ad Alice, al suo bel volto, all’amor ferito che provava nei suoi confronti.  

Eppure, la tentazione di tornare fra le sue braccia, supplicandola di non abbandonarla era grande. Era solo grazie alla grande dose di autocontrollo che s’imponeva che di notte non continuava a scivolare nel letto della sua donna, ma si limitava a bagnare di lacrime calde e disperate il suo cuscino. Si sentiva impotente perché sapeva che non poteva farci niente; a tutto c’è rimedio, tranne che a un amore corrisposto. O per meglio dire, avrebbe potuto usare un filtro d’amore ma Lily non l’avrebbe mai fatto: preferiva avere il cuore infranto che essere illusa da un surrogato del vero amore. Sapeva che aveva perso Alice per sempre, che non sarebbe mai più stata sua, che quello era un amore perduto che non sarebbe tornato mai più.

Non sapeva nemmeno come descrivere il suo stato d’animo, probabilmente non c’erano parole per farlo. Lei, che aveva amato così tanto ed incondizionatamente, che fino all’ultimo istante della sua vita mortale avrebbe lottato per proteggere il vero amore, non era stata in grado di proteggersi da quel tradimento che le ha straziato cuore ed anima.

Adesso, una volta a casa, tutto sembrava andare per il meglio. Probabilmente due mesi lontana da Alice le avrebbero risanato almeno superficialmente le ferite procuratole dalla Grifondoro, sebbene sapesse che non l’avrebbe mai dimenticata del tutto. Dentro di sé si sentiva ancora proprietà di Alice, ed è per questo che cercava di allontanare la malinconia e il dolore fossilizzandosi sui bei ricordi che aveva, illudendosi che fossero ancora reali. In effetti, almeno nella sua testa lo erano. Per questo, non era raro vederla camminare con i pugni ben saldi, mentre a denti stretti mormorava qualche parola.

<< Noli me tangere… For Alice’s I am >>

Era il suo modo di ricordare Alice, di convincersi di essere ancora e per sempre sua, di non farsi toccare dal dolore.

Tutte queste erano speranze vane; se avesse continuato con l’illusione, a lungo andare sarebbe solo finita in un vortice di dolore che non avrebbe mai avuto fine, e che l’avrebbe portata alla perdizione.

 

  
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