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Autore: Purple_Rose    19/09/2012    5 recensioni
Cosa succede quando si mettono insieme i personaggi di Inazuma Eleven, Inazuma Eleven Go e un gruppetto di OC in una città chiamata Inazuma?
Me lo chiedo anche io! Ed ecco una possibile risposta!
P.S. ho ricevuto tutti gli OC che mi servivano, grazie!
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Una giornata al Luna Park (parte prima)
 

-“I prodi ragazzi del fulmine trionfano sulla squadra delle tenebre”... un titolo da prima pagina!-. Aki ridacchiò:
-Te l’ho detto, Endo-kun, è il titolo del primo articolo del giornalino!-
-Oh... devo averlo rimosso...-
-Ma se l’ho detto due secondi fa!-
-... l’ho rimosso lo stesso...-. Sia la verde che il portiere scoppiarono a ridere.
Le lezioni erano da poco concluse e i due avevano sostato in un parco, seduti sulle panchine a godersi la calma di quel luogo.
I prati verde acceso si alternavano a lunghi sentieri color ruggine e a vari giochi dal metallo scintillante quali uno scivolo, un’altalena e delle piccole giostre a dondolo dalle forme animali. Gli alberi dalle fogli smeraldine erano scosse dal vento e frigolavano tra di loro, rompendo eppure completando quella calma poetica che regnava nel parco.
C’erano solo loro due.
Aki non poteva fare a meno di ripeterselo. Ci siamo solo noi... solo noi... io e Endo-kun... da soli... Quel semplice fatto l’imbarazzava e l’allietava allo stesso tempo.
Non che il calciatore fosse in una situazione più agevole. Ma non c’è proprio nessuno in questo parco? È un parco pubblico! Cavolo, è così imbarazzante... però è anche bello... averla qui, solo per me...:
-Allora, scommetto che non vedi l’ora di scoprire quale sarà il vostro prossimo avversario!-. Le iridi color cioccolata del ragazzo si riaccesero di vitalità:
-Certo! Non vedo l’ora! Ma prima dobbiamo scoprire chi vincerà la partita di domani!-. La verde fece mente locale. Ricordava qualcosa del genere:
-... mi sembra che ci fosse la Hurricane Jr. H. contro la Kingdragon Jr. H., comunque pare che siano entrambe squadra formidabili!-. Gli occhi del portiere brillarono di eccitazione:
-Allora, qualunque sia l’esito, avremo comunque una partita accesa! Fantastico! Sono talmente emozionato!-. Aki lo guardò con dolcezza. Quel sorriso così esageratamente entusiasta... anche quella manifestazione così aperta di felicità le piaceva di lui. È talmente unico questo ragazzo, non esiste al mondo una persona come lui! Così spigliato, così vivace ed energico! Nessuno ama il calcio come lui, nessuno! E con il suo senso dell’onore e del rispetto altrui... Endo-kun, sei davvero una persona speciale!:
-... Aki...-. La verde si riscosse, spalancando gli occhi. Era talmente immersa nei suoi pensieri che non si era accorta di quanto il suo viso fosse vicino a quello del ragazzo.
Troppo vicino.
Nemmeno sapeva quando si era avvicinata in quel modo, l’aveva fatto quasi automaticamente:
-S... scusa...-. Entrambi arrossirono vivacemente, senza distogliere minimamente lo sguardo. Due occhi color oliva in due color cioccolato, due iridi marroni in due verdi. Improvvisamente quella combinazione cromatica parve ad entrambi inimitabile.
Presero a colmare impercettibilmente quella piccola distanza che separava i loro visi. Entrambi erano persi l’uno negli occhi nell’altro, in un mare di colori dalla quale non volevano uscire. Come un incantesimo sentivano di dover avvicinarsi di più, sempre di più...:
-Aki...-
-Endo...-. Ma, di colpo, le note acute di una suoneria telefonica risuonarono nelle loro orecchie come il più fastidioso degli stridii. La magia si ruppe di colpo, come un oggetto di cristallo che si infrange a terra in mille pezzi. Si allontanarono rapidamente l’uno dall’altro, guardando ognuno da una parte diversa, i visi rossi come un pomodoro maturo.
La piaga che aveva frantumato il momento proveniva dal cellulare della verde, al quale dovette rispondere a malincuore:
-Pronto?-
-Aki? Senti, volevo sapere se hai ancora la chiavetta USB che ti ho prestato!-. Haruna. Mai come in quel momento la ragazza detestò la sua pimpante e ingenua voce:
-Mi hai chiamato solo per questo?-
-Beh, sì... ho interrotto qualcosa?-
-... lascia stare, non ne voglio parlare. Ce lo la chiavetta-
-Perfetto, volevo solo essere sicura! Ciao!-
-...Ciao-. Chiuse seccamente la chiamata. Quel magico momento rotto per qualche stupido file informatico! Non poteva davvero crederci.
Diede uno sguardo al bruno, che ancora guardava d’altra parte col viso lievemente porpora. Sospirò tristemente. Troppo bello per essere vero...:
-Era Haruna... niente di importante, comunque-
-Ah... forse è meglio... tornare a casa-
-Sì... meglio così-. I due si incamminarono, il tragitto di casa si fece estremamente silenzioso. Quell’imbarazzante distanza non permetteva a nessuno dei due di spiccicare parola, timorosi di dire qualcosa che peggiori la situazione.
Non abitavano molto lontani l’uno dall’altro, praticamente riuscivano a fare la stessa identica strada.
Endo guardò a sottecchi la ragazza, notando il suo sguardo rammaricato. Si mise a riflettere un momento, poi sorrise:
-Comunque... bella idea-. Aki si riscosse, guardandolo interrogativamente:
-Quale idea?-
-Quella del titolo! “I prodi ragazzi del fulmine trionfano sulla squadra delle tenebre”! Oserei dire... da prima pagina!-. Sul volto della verde si dipinse un sorriso divertito e sollevato.
Ripresero a parlare amichevolmente, com’era loro solito fare.
Nessuno dei due si accorse che le loro dita si erano incrociate.
Si stavano tenendo amorevolmente per mano.
 
-Un... un appuntamento?!-. Swan spalancò gli occhi forse più di quanto credeva le fosse possibile. Davanti a lei, ciò che aveva sempre sognato: Yukimura, un lieve sorriso imbarazzato che gli dipingeva il volto, che le chiedeva di uscire insieme a lei. Se è un sogno... non pizzicatemi!:
-Una sorta! Una sorta di appuntamento! Da amici... ovviamente...-. Le grandi aspettative dell’azzurra si attenuarono lievemente. Avrebbe dovuto immaginarlo:
-Giusto... certo...-. Era troppo bello per essere vero...
Gli allenamenti erano finiti da un pezzo. Entrambi avevano deciso di fare la strada insieme visto che Atsuya era andato con Shirou chissà dove, forse in qualche luogo “sperduto e inesplorato”, considerato il suo carattere estroverso e incredibilmente portato per l’avventura.
Il cielo, che si distingueva con quella divisione sfumata di viola tra l’arancione tramonto e il blu notte, presentava qualche simpatica nuvoletta che ne prendeva il colore e lo trasformava in un delicato indaco. Il sole non era nemmeno più visibile, ma varie nubi consistenti occultavano quella che sarebbe stata una bella luna bianca e pura.
Yukimura, dopo mille e uno ripensamenti, aveva finalmente deciso di chiedere alla sua Swan di uscire. Aveva sempre desiderato di poter stare insieme a lei per un po’, solo con lei, senza nessuno dei suoi amici attorno. Il giorno dopo sarebbe stato di ferie sia per la scuola sia per gli allenamenti, l’occasione era più che ghiotta!
Ma dopo essersi preparato furiosamente su cosa dire in sua presenza, compreso un discorso dettagliato di cui alla fine aveva fatto a meno, si era scordato completamente di organizzare la giornata per intero. Risultato: non aveva in mente nessun posto in cui andare.
Ehm, forse al parco... no! È banale! Troppo noioso!... ad un ristorante? No, a lei non piacciono queste cose troppo romantiche... forse in una sala giochi... ah, ma io sono una frana ai videogiochi! Farei la figura dell’incompetente!... magari... al campetto vicino al fiume?... MALEDIZIONE!!! A ME E ALLA MIA FISSA DEL CALCIO!!!:
-Ehm, okay, allora dove andiamo?-
-... AL LUNA PARK!!!-. Yukimura serrò le palpebre, stringendo i pugni per cercare di reprimere quella fastidiosa tremarella che lo aveva preso. Poi, riflettendo sulla frase che gli era appena uscita dalla bocca, si accorse sorprendentemente che non era affatto una cattiva idea.
Riaprì gli occhi lentamente, trovando un’azzurra raggiante:
-Mi sembra un’ottima idea! Sarà divertente!-. Il blu sorrise largamente, ringraziando quel colpo di fortuna. Evidentemente è quando sono sotto pressione che mi vengono delle buone idee! Mai come in quel momento aveva voglia di andare al Luna Park:
-Fantastico, allora ci vediamo domani alle 15, d’accordo?-
-Okay, va bene!-. Entrambi ripresero a camminare tranquillamente, sui visi dipinti radiosi sorrisi. Senza accorgersene, entrambi pensarono la stessa cosa.
Che bello, starò tutto il tempo insieme a lui!
Che bello, starò tutto il tempo insieme a lei!
E non si accorsero nemmeno che, un paio di metri di distanza, qualcuno aveva visto e sentito tutto. Qualcuno che non avrebbe dovuto vedere e sentire tutto:
-AH!!! LI HAI SENTITI???-. Qualcuno come un certo albino dal fare isterico.
Shirou sbatté le palpebre un paio di volte, temendo di aver perso la capacità di sentire da un orecchio. O forse, nel peggiore dei casi, da tutti e due:
-Li ho sentiti, Atsuya, li ho sentiti-. I due Fubuki, dopo aver scoperto che il luogo da esplorare era una proprietà privata, con grande tristezza per Atsuya l’avventuriero, decisero di raggiungere la sorella per fare la strada assieme a lei e in qualche modo alleviare la voglia di vagabondare non colmata dell’albino.
Tuttavia, nessuno dei due si aspettava che fosse già in gioiosa compagnia:
-COME HA OSATO CHIEDERLE UNA COSA SIMILE???-
-Fratellino, datti una calmata!-
-COME FACCIO A...!!!-. Shirou dovette tappargli la bocca con la mano per evitare che il timpano gli si rompesse del tutto. Che esagerato, tante storie per un appuntamento! Povera Swan... proprio ora dovevamo venire? Maledetta quella signora che ha comprato un giardino privato! Che se ne fa di tutto quello spazio?:
-Io non ci vedo niente di male a vederla uscire con un ragazzo, mi sembra anche un bella cosa, non capisco perché... Atsuya?-. Notando lo strano colore del viso del fratello, l’albino tolse la mano, permettendogli di prendere una fresca e necessaria boccata d’aria:
-Cavoli! Non riuscivo a respirare!-
-Oh, scusa...-. Entrambi rimasero in silenzio, tra l’uno che respirava affannosamente e l’altro che lo guardava con un filo di preoccupazione. Il primo poi riprese parola, sorridendo maliziosamente, lasciando l’altro enormemente spaventato. Oh-oh, conosco quel sorrisetto...:
-Dobbiamo pedinarli!-. Shirou lo guardò tra il rassegnato e l’esasperato:
-Oh no, ti prego... dimmi che non hai usato il plurale!-. Atsuya gli diede una sonora pacca sulla spalla, sorridendo in modo piuttosto complice, mentre il fratello continuava a guardarlo con tono alquanto afflitto:
-Ma siamo fratelli! Dobbiamo sempre agire insieme, non c’è storia! I gemelli Fubuki vanno sempre insieme! E poi la nostra sorellina è in pericolo, dobbiamo salvarla!-
-Ti ripeto che non credo ci sia qualcosa di male in Yukimura, mi sembra un tipo a posto!-
-Questo è quello che vuole farti credere! Mente! Lui mente! Lo so che mente!-. Ah! Ci manca che adesso si metta pure a fare il detective...:
-Dobbiamo risolvere questo caso! Apriremo gli occhi a Swan e le faremo vedere la verità su Yukimura! Non è vero, Watson?-. Ecco, lo sapevo! Qualcuno ha lasciato in giro un altro libro di Sherlock Holmes! Siamo tutti perduti!:
-Come no, Atsuya Holmes!-
-Bene! Vedo che sei entrato nello spirito dell’indagine! Allora domani alle 14 e mezza vediamoci al Luna Park!-
-Atsuya, per favore, lascia stare!-. I due si guardarono per un istante, senza dire nulla. Poi Atsuya sbuffò, voltandosi e accennando ad un saluto:
-... allora faccio da solo, brontolone! Salverò io Swan, e tu starai sugli spalti a vedere il mio trionfo! Ci vediamo!-. Il ragazzo partì a razzo, seminando il fratello sconvolto:
-Ma io parlavo di te! Lascia perdere!... niente, se n’è andato!-. Sospirò pesantemente, cercando di trovare un lato positivo nella faccenda. Che faccio adesso? I piani di Atsuya non hanno mai il lieto fine! Finisce sempre male per tutti i coinvolti! E se Swan si arrabbia, prima se la prenderà con lui, eccome se se la prenderà con lui, poi Atsuya scaricherà su di me la colpa e Swan me le darà di santa ragione! È sempre così che va a finire!...  forse ho bisogno di un consiglio... e magari un’idea su chi può darmelo ce l’ho...
Afferrò il cellulare, componendo un numero con l’ansia che cresceva. Appena sentì la voce che conosceva, arrossì di imbarazzo, insicuro su cosa dire:
-Pronto, sono Haruhi-
-...-
-... pronto?-
-... ciao, Haruhi, sono Shirou-. La voce della blu si accese di allegria:
-Ah! Ciao Shirou! Perché questa telefonata?-
-Avrei... bisogno di un consiglio...-
-Dimmi pure. Vedrò come aiutarti-. L’albino si grattò la nuca, imbarazzato. La storia non era particolarmente normale...:
-Ecco... mio fratello domani vuole pedinare stile detective mia sorella che vuole uscire assieme ad un tipo. Ho cercato di fermarlo, ma non mi ascolta mai!-. Haruhi ridacchiò. Quel ragazzo la sorprendeva sempre!:
-Mm, un bel dilemma... forse dovresti seguirlo e controllare che tutto vada bene-. Shirou sospirò, pensando che in fondo se l’aspettava:
-Va beh, ho capito, grazie...-
-... se vuoi, posso accompagnarti-. Rimase di stucco. La blu temette che avesse riattaccato:
-... Shirou? Sei ancora lì?-
-Ah! Sì!...-. Sul suo volto si fece largo un sorriso radioso:
-... sì, mi farebbe piacere-
-Okay, allora ci vediamo là!-
-Verso 14 e mezza può andarti bene?-
-Va benissimo, a domani!-
-A domani, Haruhi...-. Chiuse la chiamata, sorridendo sognante.
Forse i piani di Atsuya non erano poi così male.
 
Raimon Jr. H., alla fine delle lezioni.
-Come vedi, la nostra scuola ha molti altri club oltre a quello di calcio. Come, ad esempio, quello di tennis-. Shìn rivolse un saluto ad Akira, che ricambiò, colpendo con una poderosa rovesciata la pallina in arrivo nella sua metà di campo e ottenendo un punto per sé, lasciando l’avversario con un palmo di naso.
Lei e Mark erano intenti a visitare tutta la scuola in modo che quest’ultimo potesse ambientarsi al meglio nel nuovo istituto. L’edificio era grande, per non parlare della zona attorno, ma Shìn era decisa a fare tutto per bene, senza tralasciare nulla. Doveva fare bella figura al novellino, dopotutto!
Dopo una breve visita a varie classi, la mora era passata ai numerosi club che la scuola ospitava.
Il biondo seguiva il tour con ostentato interesse, cosa che alla ragazza faceva un insolito piacere. Che le interessasse davvero come quel ragazzo si sarebbe ambientato?:
-Bene, da quella parte, come potrai immaginare, c’è il club di calcio della Raimon, famoso in tutta la nazione!-
-... tu sei una giocatrice, vero?-. Shìn arrossì lievemente. La sua improvvisa domanda dopo tanto silenzio e il fatto che lui la conoscesse in quel senso la imbarazzava non poco:
-Beh, ecco, sì...-
-Ti ho visto in campo. Sei davvero in gamba-. Sentì un calore avvolgerle il petto:
-Lo pensi davvero?-. Mark sorrise:
-Certo. Mi piace il calcio. Le partite della Raimon sono sempre emozionanti-. Quella voce così calma e profonda eppure vitale le annebbiava la mente. Non sapeva cosa pensare, come se un’interferenza impedisse alle sue idee di trovare alloggio nella sua testa. Cercò di mantenere la calma, ostentando la sua solita sicurezza che in quel momento le scivolava dalle mani:
-Senti... tu non sei giapponese, vero?-. Il biondo annuì, alzando lo sguardo al cielo:
-Già, infatti sono americano, vengo dagli Stati Uniti. È un bel posto, ci ho lasciato alcuni amici, ma mio padre si è trasferito qui per motivi di lavoro-. Shìn lo fissò a lungo, ammirandone i tratti e il volto. Non sapeva cosa le stava succedendo, sapeva solo che non aveva mai visto un volto bello come il suo. La sua solita calma e compostezza era svanita come d’incanto, timore e un’insolita tremarella avevano preso il loro posto.
In tutta la sua vita non si era mai sentita tanto vulnerabile. Quella situazione le lasciava un misto di disagio e piacere insieme:
-Allora... qual è la prossima tappa?-
-Credo che sia la biblioteca. Seguimi-
Quanto avrebbe voluta visitare gli Stati Uniti insieme a lui...
-Ehi, Shìn?... terra chiama Shìn... Shìn!-. La mora si riscosse dai suoi pensieri bruscamente. Ancora una volta aveva pensato a quel giro della scuola e alle sensazioni che aveva portato con sé. Cosa che non era sfuggita ad un certo castano accanto a lei:
-Ah! Che c’è?-. Shindo sospirò, dandole una lieve pacca sulla spalla:
-Ma allora c’è qualcuno in casa! Credevo che fosse disabitata e avessero lasciato le luci accese!-
-Ah! Ah! Spiritoso...-. Midorikawa la guardò, sospettoso. Strano che sia così pensierosa, di solito è quando è in campo che inizia a ragionare! Mi chiedo se non ci sia qualcosa di mezzo...
Il trio si stava avviando verso le proprie abitazioni, come sempre stanchi dopo il duro allenamento. Ma la ragazza in mezzo ai due non sembrava minimamente connessa alla realtà:
-Stai bene? Sembra che tu sia preoccupata per qualcosa...-. La mora si affrettò a mostrarsi convincente, cercando di scacciare quello sguardo sognante e pensieroso che dall’inizio del tragitto di portava dietro:
-Ma no! Figurati! Sto davvero alla grande! Niente che mi dia da pensare, proprio niente!-. Shindo la guardò a sottecchi, per nulla convinto. Scrollò le spalle:
-Se lo dici tu... sai che ho visto Eri Kanzaki aggirarsi per l’aula di musica?-. Shìn cercò di mostrarsi interessata, nonostante la zazzera color caffè dell’amico non avrebbe potuto rimpiazzare una perfetta chioma bionda:
-Ah sì?-
-Sì. Mi chiedo se suoni uno strumento...-. Il verde mise via lo sguardo sospettoso, interessandosi alla discussione:
-Pensa se suonasse il pianoforte come te! Potresti proporle di fare quel pezzo a quattro mani che dicevi l’altro giorno!-. Shindo alzò gli occhi al cielo, dubbioso. Lei... la mia compagna di piano? Beh, se è brava magari... però devo scoprire se suona qualcosa!:
-Magari un giorno glielo chiederò-. La mora si isolò dalle chiacchiere dei compagni, concentrandosi nuovamente sull’americano che aveva il controllo dei suoi pensieri.
Quello che provo... che sia una cotta? Io cotta di Mark? Può darsi, però... non lo so, lo appena conosciuto, dubito che sia davvero amore!... almeno credo...
Shìn sbuffò impercettibilmente, senza che i suoi due amici se ne accorgessero.
Ora come ora avrebbe voluto che i suoi sentimenti fossero come un gruppo di giocatori avversari.
Almeno così sarebbe stato più semplice capire la loro formazione e il loro gioco.
 
Si apriva una splendida giornata soleggiata per la città di Inazuma. Un limpido cielo azzurrino faceva da fondo a piccole e candide nuvolette bianche, che spezzavano la perfezione di quella superficie celeste altrimenti perfetta. Il sole brillava in tutto il suo splendore, illuminando tutta la città e colorandola di tonalità accese e brillanti.
Specialmente il Luna Park di Inazuma, gremito di gente. Le giostre colorate scintillavano sotto il calore del sole, ma mai quanto gli occhi dei bambini alla loro vista. Nell’aria si udiva un allegro e continuo vociare allegro di giovani e adulti, pronti a divertirsi in quella giornata che aveva tutto e più di radioso.
Specie per una certa ragazza dai capelli azzurri, che se ne stava all’ingresso, in attesa del suo bel principe azzurro. Continuava a raddrizzarsi la minigonna, come se ogni minimo soffio di vento potesse raggrinzirla. Anche perché non era esattamente il suo indumento preferito. Stupida gonna! Perché non te ne stai liscia e perfetta come quando ti ho indossato? Accidenti!... ma dov’è Yukimura? Forse... forse sono in anticipo?
Il suo sguardo cadde sul suo orologio da polso: un quarto alle 15. Sì, era decisamente in anticipo.
Sospirò, poggiandosi su una delle colonne che sosteneva l’arco d’ingresso del parco. Forse si era fatta prendere un po’ troppo dall’entusiasmo. Evidentemente non è così importante per lui, l’importante è arrivare in orario... e probabilmente con qualche minuto di ritardo... forse addirittura dieci! E magari non vorrà nemmeno venire! Forse mi vuole dare buca! Oh no! Perché ho pensato che ci potesse essere un futuro per noi due? Che ingenua! Che...!:
-Oh, a quanto pare siamo entrambi in anticipo!-. Sentire quella semplice frase fece evaporare tutte le sue incertezze, portando nuove speranze per il suo cuore. Si voltò, riconoscendo una chioma blu intenso:
-A quanto pare sì...-. Yukimura sorrise, facendole gesto di entrare:
-Dopo di lei, mademoiselle!-. Swan arrossì lievemente, sorridendo estasiata.
Quello sarebbe stato un giorno da non dimenticare, lo sapeva.
... ma non sapeva chi, da poco lontano, la guardava con occhio indagatore.
Un altro mistero si apre in un colorato Luna Park, nella quale una graziosa ragazza fa la sua comparsa accanto ad un tipo visibilmente losco. Per questo motivo, il leggendario detective Fubuki Atsuya è qui per salvare la ragazza e aprirle gli occhi davanti a quel mascalzone!
Un giovane albino dai capelli rossicci e due all’apparenza enigmatici occhi grigi fissava con inequivocabile interesse la coppietta. Mentalmente narrava la vicenda, mostrando di essersi immerso nel ruolo anche riguardo all’aspetto: in testa sfoggiava un cappello in puro stile detective verde muschio, seguiti da un’impermeabile intonato. In bocca aveva una pipa, finta ovviamente, che ogni tanto tirava fuori fingendo di soffiare del fumo con aria indagatrice.
Appena vide la sua preda entrare nel Luna Park la seguì, a passo lento e moderato, in modo che nessuno lo notasse. Anche se, così conciato, aveva l’attenzione di molte persone all’interno, che lo guardavano stupefatte senza evitare di chiedersi se in giro ci fosse qualche festa in maschera per il Luna Park o se il tipo fosse fuggito da una casa di cura per malati mentali. E tra quella folla in particolare due ragazze lo notarono, una delle quali stava addentando in quel momento un hot-dog e rimase bloccata con la bocca spalancata:
-... Fubuki?-. Il ragazzo si riscosse, voltandosi e notando una giovane biondina dagli occhi azzurri e una mora dalle iridi grigio-azzurre. Si tolse il capello, simulando un inchino:
-Buongiorno, signore! Mi spiace, non posso fermarmi, sono nel bel mezzo di un’indagine!-. Alexia lo guardò come se fosse diventato matto, spalancando gli occhi al massimo delle due capacità. Mizuka lo guardò basita, scoppiando successivamente in una fragorosa risata. Ma questo qui è impazzito!:
-Fammi capire, che è successo? Perché sei conciato in questo modo? A stento sono riuscita a riconoscerti!-. Atsuya tolse del tutto il capello, usandolo come barriera contro tutti coloro che volessero sentire e sussurrando come se dicesse qualcosa di vitale importanza:
-Swan è qui insieme ad un ragazzo: un tipo losco, chiaramente malvagio. Sono qui in incognito per assicurarmi che non le succeda niente di brutto!-. La bionda accartocciò il tovagliolo dell’hot-dog, gettandolo nel primo cestino che avvistò. Gli rivolse un’occhiata di rimprovero:
-Ma ti sembrano cose da fare? Non si pedina una ragazza!-
-Tra l’altro... perché sei vestito così?-. L’albino si rimise il capello, mettendosi in una posa che lui definirebbe “da vero detective”:
-Perché questo è lo stile vestiario del grande Sherlock Holmes, il mitico detective!-
-Ah, certo, che domanda stupida...-. Alexia si diede una manata in faccia, sorprendendosi di quanto fosse ridicolo quel ragazzo quando ci si metteva. Mizuka, invece, sorrise maliziosamente, posandogli una mano sulla spalla:
-Va bene, Sherlock Holmes, allora io sarò Watson!-. Atsuya alzò il sopracciglio, confuso:
-Che vuol dire?-
-Questo è un modo simpatico per dire che ti do’ una mano a “salvare” tua sorella!-. L’albino rimase basito, come la mora del resto. Approfittando di quel momento di smarrimento la bionda gli prese il cappello, mettendoselo in testa e raddrizzandolo un poco:
-Beh, come ti sembro?-. Il ragazzo la guardò per qualche secondo. Poi arrossì, distogliendo lo sguardo:
-Sei... bellissima...-. Anche Mizuka arrossì, coprendosi il viso porpora col capello. Poi riprese la sua aria allegra, facendo cenno di seguirla. Alexia la guardò confusa:
-Ma, scusa, non dovevamo andare insieme al Luna Park?-
-Ma non hai sentito? Swan è nei guai! Lei viene prima!-. Le scoccò un’occhiata d’intesa, che fu subito accolta. Ah, ho capito che vuoi fare! Alexia la fissò maliziosamente, allontanandosi e rivolgendo ad entrambi un saluto:
-Coraggio, Fubuki, andiamo!-
-... Atsuya-. La ragazza lo guardò in modo interrogativo:
-Come?-
-Fubuki è il mio cognome. Puoi chiamarmi Atsuya-. Entrambi si sorrisero a vicenda.
Forse avrebbero perso più tempo insieme che dietro a Swan.
 
-Allora, dove pensi che sia finito tuo fratello?-. Haruhi guardò Shirou in modo interrogativo, senza tuttavia non rimanere ammaliata dallo spettacolo di colori che si apriva davanti ai suoi occhi. Il Luna Park era davvero splendido!:
-Eh, bella domanda... Atsuya è imprevedibile! Potrebbe essersi persino travestito da clown col naso a pomodoro pur di passare inosservato!-. Come se i suoi travestimenti aiutassero davvero a mimetizzarsi... Carnevale e Halloween non sono mai state le sue feste preferite!:
-Hi hi! Sembra un tipo interessante!-. L’albino trattenne uno sbuffo di gelosia. Alla fine, lui era sempre “il fratello noioso del tipo fico”. Non era mai stato primo nella classifica dei più popolari della scuola, senz’altro no. Quel posto era di suo fratello. Dovrei essere più interessante per piacere ad Haruhi? Più coraggioso ed energico?... aspetta, voglio piacerle?!
La blu si guardò in giro, gli occhi dorati brillanti d’allegria, avvistando mille persone diverse: una coppia di fidanzati dagli sguardi ingenui, due vivaci bambini che saltellavano in attesa del loro turno su una giostra, un vecchietto intento a sgridare un giovane per averlo urtato inserendo spesso “Ai miei tempi”. Ma subito le parve che la vista si modificasse sotto i suoi occhi, che si scontrarono solo famiglie, unite e gioiose, visibilmente legate tra loro. Una di queste aveva due bambine, molto simili tra loro. Il suo sguardo si rabbuiò. Quante famiglie... e io sono sola... così sola...:
-Ehi, Haruhi!-. Si riscosse, scoprendo due occhi grigi puntati su di lei con preoccupazione. Arrossì lievemente, sorridendo:
-Ehm, che c’è?-
-Dimmelo tu, eri rimasta come in trance! E avevi uno sguardo talmente tetro...-
-Ah... non me ne sono accorta!-. Ridacchiò nervosamente, nonostante l’albino continuasse a guardarla dubbioso. Cercò di sviare l’argomento e i suoi occhi dorati incrociarono qualcosa che li fece brillare di eccitazione. Il modo giusto per dimenticare:
-Oh! Shirou! Facciamo un giro lì?-. Il Fubuki seguì lo sguardo della ragazza, rimanendo pietrificato. Aveva avvistato un’imponente serie di montagne russe, alte in modo esorbitante e veloci come mai ne aveva viste. Su di esse un vagone scintillante partiva a tutta velocità, tra le urla dei passeggeri che risuonavano nelle sue orecchie. Oh no, le montagne russe no...:
-Ehm, pensavo che dovessimo trovare mio fratello...-. La blu si attaccò al suo braccio, guardandolo con occhi supplici e dal punto di vista dell’altro assolutamente adorabili:
-Ma dai! Che cosa vuoi che sia una piccola deviazione? E poi siamo in un Luna Park, divertiamoci!-. L’albino sorrise forzatamente, deglutendo ancora in vista di quella giostra estrema. Non riusciva a resistere davanti a quelle due pietre dorate.
Inspirò profondamente, cercando di cacciare la paura in fondo al cuore. In fondo, non poteva essere così male:
-Okay, solo un giro però...-
-EVVAI!!!-. Haruhi lo prese per mano, correndo rapida verso la giostra che aveva scelto lei stessa. Shirou non poté fare altro che seguirla, compiaciuto del piacevole calore che la mano della ragazza trasmetteva nella sua. Sorrise, guardando il cielo e pregando mentalmente.
Che qualcuno, lassù, mi protegga! Ho ancora delle cose da fare nella vita!
Sperando nella Dea della Fortuna, forse ne sarebbe uscito integro.
O al massimo con qualche osso rotto... se gli andava bene...
 
Ehilà, gentaglia di periferia! Vi sono mancata? Io sì!
Tenma: aspetta, tu saresti mancata a te stessa?
Esatto!
Me stessa: mi sei mancata!
Anche tu!
(si abbracciano)
Tenma: °-° non finirai mai di sconvolgermi...
Allora! Come avrete capito, questo e il prossimo capitolo sono dedicati alle nostre giovani coppie! Chiaramente non ho potuto portarli tutti al Luna Park, anche se sarebbe stato bello...
In ogni caso ho preso spunto dal viaggio che ho fatto al Lago di Garda: c’era un Luna Park a un quarto d’ora di macchina da lì e mi sono divertita molto! facciamo divertire anche gli Inazumiani!
Un saluto a tutti! Spero che il capitolo sia piaciuto!
Alla prossima! Ciao!
Purple_Rose 

  
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