Sorprese
La cosa che più mi colpisce quando
riesco ad aprire gli occhi, è il silenzio totale che pervade la camera.
Per quanto di solito sia io la
principale fonte di rumore qui, e per quanto i miei coinquilini siano
generalmente poco chiacchieroni, non sono certo delle ombre. Non è normale
svegliarsi e non sentire niente, quando dormi con altre persone: dovrebbero
esserci sospiri, coperte che si agitano, il leggero russare di Scorpius, oppure,
se è già tardi, acqua che scorre e bauli che vengono rovistati. Invece, niente
di tutto questo. Scosto le tende verdi del mio baldacchino e, quando i miei
occhi si abituano alla luce, mi rendo
conto che il dormitorio è completamente vuoto. Non era mai successa un cosa
simile, ma forse sono semplicemente ancora addormentato, in preda ad uno di
quei trip da dormiveglia che sembrano sempre così reali. Poi vedo la sveglia sul
comodino, silenziosa come tutti gli oggetti che mi circondano.
Oh, merda. Mi alzo di scatto dal
letto e comincio a raccattare vestiti in giro per la stanza, infilandomeli alla
rinfusa. Pantaloni, camicia, maglione, cravatta, anche se non esattamente
nell’ordine giusto, credo. Non ho il tempo di controllare. Ho già perso almeno
due ore di lezione, e andando in aula dovrò inventarmi una scusa decente per il
ritardo. Magari funzionerà mettendo in piedi un sanguinario rapimento notturno
di cui sono caduto vittima. Potrei anche procurarmi qualche livido come prova.
Non dovrebbe essere troppo difficile, non sono neanche arrivato in Sala Comune
che già sono inciampato almeno tre volte. Con Boot non funzionerà di certo, ma
magari Lumacorno apprezzerà la recitazione… Momento, momento, momento. Per chi
cavolo devo inscenare un rapimento? Non mi ricordo minimamente l’orario di
oggi. Sbuffando e ansimando per le troppe corse, mi fiondo nuovamente in camera
a cercare la mia maledetta tabella, anche se so già che sarà un’impresa
impossibile: l’ho persa all’incirca tra la seconda e la terza ora del primo
giorno, Salazar solo sa dove potrebbe trovarsi adesso. Cerco quella di
Scorpius, lui potrebbe benissimo averla lasciata in camera, dal momento che ricorda
perfettamente ogni lezione. Sto per buttare per aria il suo baule – dopotutto
se lo merita, perché cavolo non mi ha svegliato? – quando i miei occhi si
posano sul calendario nella parete. È un bel calendario, di quelli che ti
segnano la data corrente e tutti gli impegni della giornata mano a mano che li
prendi, insieme ad un sacco di altre cose inutili come le fasi lunari o quale
stupido pianeta in collisione con quale altro oggi ti renderà la vita
impossibile. La madre di Nott ha il pallino della Divinazione, purtroppo per
lui. E per noi, dal momento che le frasi sul calendario cambiano a seconda
della persona che lo consulta. Vedo distrattamente che Marte e Giove in qualche
modo mi procureranno non poche sorprese, prima di posare lo sguardo sulla data
scritta a caratteri cubitali.
Sabato. Ventiquattro. Ottobre.
Sabato ventiquattro ottobre.
Oggi è sabato.
Niente lezione, il sabato. Mi
ributto sul letto, imprecando a gran voce contro Marte e Giove e qualunque
altro pianeta sia il responsabile della mia idiozia.
Nessuna persona sana di mente
potrebbe correre in giro come un pazzo per tutto questo tempo senza rendersi
conto che non ce n’è nessunissimo bisogno.
Ovvio che né Scorpius né Liam
abbiano osato svegliarmi: il sonno è sacro per Jack Zabini, hanno imparato da
diversi anni che per nessun motivo devono interromperlo il sabato mattina. Si
saranno alzati ore fa, senza che io me accorgessi minimamente.
Mi vesto (con un minimo di
attenzione, questa volta) e scendo in Sala Comune, che scopro popolata
esclusivamente da bambini del primo e del secondo anno. Mi sembra di essere
capitato per sbaglio in un covo di folletti, tanto sono piccoli. Accidenti, noi
eravamo così bassi alla loro età?!
Un ragazzetto magro mi avverte che
Liam Nott e gli altri suoi amici sono usciti per Hogsmeade un paio d’ore fa, e
che gli avevano chiesto di avvisarmi che mi aspettano al villaggio.
Giusto, oggi cade anche il primo
fine settimana ad Hogsmeade dell’anno. E né Scorpius né Erin mi hanno aspettato
come al solito perché, ricordo, hanno un appuntamento
galante a cui, ovviamente, non sono invitato. I pezzi combaciano, quindi le
mie facoltà mentali sono tornate alla loro normale attività. Era anche ora.
Mi concedo un lauto pasto (la Sala
Grande è già apparecchiata per il pranzo) poi, complici gli amici pseudo innamorati
e la mia meravigliosa dormita, mi trovo a percorrere il viale che conduce ad
Hogsmeade da solo con i miei pensieri.
Erano secoli che non mi succedeva di
trovarmi fuori dal gruppo e di fare qualcosa in completa solitudine.
Anche quando non sono con Scorp,
Erin o Kate, ci sono sempre gli altri compagni di casa, gli amici della
squadra: mi unisco a chiunque abbia voglia di compagnia. Sono circondato da
persone per la maggior parte del tempo, mi piace la folla, il caos, il calore
umano.
E non mi piace troppo stare da solo
con me stesso, quindi mi affretto verso il villaggio, sperando di riuscire a
trovare gli altri in fretta.
Fa freddino, considerando che è
solo ottobre e che la settimana scorsa ho fatto i provini di Quidditch sotto il
sole.
Sono appena arrivato all’entrata
del villaggio che comincia a diluviare. Stupido clima scozzese.
Potrei correre fino ai Tre Manici
di Scopa, dove sono quasi sicuro di trovare gli altri, e con tutta probabilità
arrivare bagnato fino al midollo rischiando di prendermi un raffreddore (ODIO
il raffreddore, anche se amo il decotto curativo di Madama Spinnet,
quello ti fa uscire dalle orecchie quintali di fumo, mi sembra di essere
l’Espresso di Hogwarts). Oppure potrei fiondarmi dentro i Tiri Vispi Weasley e
spendere un po’ di galeoni in scherzi infantili
ed idioti (testuali parole di Kate) aspettando che l’acquazzone si plachi.
Prospettiva decisamente più allettante. Vorrà dire che corromperò Madama Spinnet per avere quel decotto, male non fa.
Non ero mai entrato nella filiale
di Hogsmeade dei Tiri Vispi. A dire la verità sono andato raramente anche nel
negozio principale, solo un paio di volte quando mi trovavo da solo a Diagon
Alley mi ci sono intrufolato, evitando di farmi notare troppo. Ho come la
sensazione di essere fuori posto in mezzo agli Weasley, ed è strano perché in
genere mi trovo a mio agio in qualunque tipo di situazione.
Ciò non vuol dire che io non sia un
adepto degli scherzi magici più spettacolari del secolo. Oh, no no no. Sono un
fedelissimo - quasi un dipendente, direi - degli ordini via gufo. A casa e in
dormitorio ho quintali di oggettini di marchio Weasley. È divertente, ogni
tanto da qualche angolo della camera spunta fuori uno strano gadget che Scorpius
o Liam si premurano puntualmente di raccogliere per restituirlo al legittimo
proprietario, salvo poi trovarsi ricoperti di gelatina puzzolente, presi a
morsi, o tossicchianti in mezzo ai fumi di qualche poco rassicurante esplosione.
Inutile dire che ormai ho preso l’abitudine di nascondere oggetti del genere
sperando di vedere la reazione dei miei troppo ingenui compagni.
La pioggia non accenna a calmarsi,
e credo che avrò tutto il tempo per esplorare il negozio. Mi rendo subito conto
che questa è più piccola della sede a Diagon Alley, e sembra che la merce in
vendita sia stata selezionata. Mancano la sezione dedicata ai giochi di
prestigio Babbani, quella storica con i gadget anti magia
oscura, così come tutti i vari scherzi dedicati ai più piccoli. Questo negozio
appare pensato interamente per gli studenti di Hogwarts, ci sono anche articoli
che non avevo mai visto nella sede o nei cataloghi di quello di Londra.
Come questa novità assoluta, i
“Bouquet Avvolgenti”. Riesco a farmi largo tra la calca di gente raggruppata
davanti al cartello (a Diagon Alley o a Hogsmeade, i Tiri Vispi sono sempre traboccanti
di clienti), ed afferro una scatola dei fantomatici Bouquet. “Immancabili ai vostri eventi più galanti,”
leggo sul retro della confezione “vi
assicureranno grasse risate anche partecipando a quelli più noiosi.
Sconsigliabili da utilizzare all’aperto, i Bouquet potrebbero crescere a
dismisura. Controindicazioni: damigelle infuriate e, da parte di quelle più
perfide, ritorsioni assicurate. Disponibili nelle varianti rosa, violetta e
fiori d’arancio”. Sul davanti della scatola, una buffa vignetta raffigura
una ragazza tutta in ghingheri stringersi il bouquet al polso e venir
avviluppata da un cespuglio di rose a misura d’uomo.
Mi venisse un colpo se questo non è
lo scherzo perfetto da regalare a Kate per il ballo. Strepitoso, già me la vedo
indossarlo e ricoprirsi di foglie e fiorellini. Poi sbroccherà di brutto, ma ne
sarà valsa la pena.
Elettrizzato, mi dirigo alla cassa
con la scatola in mano e un ghigno solo leggermente ebete stampato sul volto.
C’è un ragazzo dietro il bancone,
che traffica sugli scaffali retrostanti dandomi la spalle. Avrà più o meno la
mia età.
Si volta sorridendo e, anche senza
che i suoi occhi incrocino i miei, riconosco subito quel viso. Non mi stupisce
affatto trovarlo qui, in effetti, dove mai sarebbe potuto finire uno come Fred
Weasley II? Voglio dire, ha questo lavoro nel sangue. Oltre ad essere il più
inguaribile burlone che abbia mai conosciuto.
Sembra piuttosto di fretta, ma la
sua espressione cambia radicalmente quando riconosce l’articolo che gli sto
porgendo. Sembra un bambino il giorno di Natale, quando trova sotto l’albero
una montagna di enormi pacchi colorati.
<< Grande! Tu sì che sei un
intenditore! Questi sono la mia prima creazione, sono in vendita solo da oggi.
E visto che tu sei il primo cliente a comprarne uno, ti regalo una confezione in
omaggio, ma cerca di farmi una buona pubblicità, eh! Non vorrei mai dover darla
vinta a Roxanne! >> esclama entusiasta, ridendo e porgendomi le due
scatole. Parla talmente in fretta che a stento capisco cosa mi stia dicendo, ma
mi incuriosisce l’ultima parte del suo discorso.
<< Perché, lei che cosa ne dice?
>>
<< Oh >> la sua
espressione cambia di nuovo, ora sembra un cucciolo sperduto << Secondo
lei non faranno mai successo perché ad Hogwarts ci sono troppi banali
innamoratini e troppi pochi ragazzi con il senso dell’umorismo. Ma sono più che
sicuro che si sbagli! >> aggiunge subito, di nuovo in modalità bambino – a
– Natale – davanti – ai – regali.
<< Nah,
si sbaglia di sicuro. Non siamo ancora presi così male, ad Hogwarts! >>
concordo dirigendomi verso l’uscita.
Ho quasi raggiunto la porta -
dannazione, piove ancora: preso dai Bouquet mi sono dimenticato il motivo
principale della mia visita - quando sento la voce di Fred Weasley chiamare a
gran voce qualcuno.
<< Ehi aspetta! Dico a te!
>> si dirige a grandi passi nella mia direzione, con un aria determinata
in viso, quasi travolgendo una ragazza. Si arresta davanti a me e mi punta un
dito contro.
<< Io lo so chi sei! Perché
non me l’hai detto subito? >> esclama, evidentemente seccato.
Oh merda. Non sapevo che Fred
Weasley fosse uno dei sostenitori accaniti della rivalità
Grifondoro-Serpeverde. Bel modo di scoprirlo. Ora mi toglierà la confezione
omaggio.
La sua espressione si fa sempre più
corrucciata.
<< Amico ti ho spedito in
infermeria l’anno scorso, e ti metti anche a pagare le mie invenzioni? >>
Ma che? Oh quello… Lui sorride,
appena si rende conto che ho capito di cosa stia parlando.
<< Non che fosse stata colpa
mia, eh. Però vedi, il mio capitano e cugino James, che non so proprio come si
sia ritrovato capitano tra parentesi, uno più decerebrato di lui devo ancora
conoscerlo…cosa stavo dicendo? Ah sì, il mio capitano e cugino James mi aveva
distratto urlandomi di seguire uno dei suoi schemi deliranti e mi sono
ritrovato un bolide che sfrecciava davanti al mio naso, così l’ho spedito
lontano all’ultimo secondo, ma non avevo preso la mira, ed è arrivato a te.
Davvero non volevo farti cadere dalla scopa! >>
Parla ancora tutto d’un fiato, ma
stavolta riesco a cogliere la maggior parte del discorso. Ricordo benissimo
quell’incidente, uno dei più dolorosi di tutta la mia carriera sportiva, in
realtà. Stavo cercando di seguire il gioco di Baston
in mezzo alla nebbia quando sento questo allucinante colpo alla tempia. Mi sono
svegliato ore dopo in infermeria, con una spessa fasciatura ed una brutta
commozione cerebrale, a detta di Madama Spinnet.
Secondo Scorpius, Fred Weasley e James Potter avevano aspettato alcune ore
fuori dall’infermeria, per scusarsi, ma l’idiota di Cook li ha mandati via in
malo modo. Non ha mai saputo reagire bene alle sconfitte.
Riporto la mia attenzione sul
ragazzo che mi sta di fronte, che ora mi sta guardando con espressione
implorante. Merlino, non ho mai visto nessuno con un’espressività e una mimica
facciale del genere. Però è imbarazzante. Soprattutto perché metà del negozio
ci sta guardando. Oh, stiamo vertendo di nuovo sul cucciolo sperduto.
Alla fine non riesco più a
trattenermi e scoppio a ridere.
<< Figurati >> riesco a
dire tra una risata e l’altra << Ma il Quidditch è il Quidditch, sono
cose che capitano >> aggiungo, ricomponendomi.
<< Parole sante, amico!
>> annuisce serio << Il Quidditch è il Quidditch! >>
È il personaggio più comico che
abbia mai visto. Tutta questa serietà, quasi gli scoppio di nuovo a ridere in
faccia.
<< Però devo assolutamente
trovare il modo di farmi perdonare. >> aggiunge pensieroso <<
Trovato! >> esclama dopo qualche secondo , con un entusiasmo tale che mi
aspetto di vederlo circondato da fuochi d’artificio ad incoronare il suo
successo << Adesso tu vieni con me e ci facciamo una buona bevuta in
memoria dei vecchi tempi. Pago io naturalmente! >>
<< Ma non… >> sto per
ricordargli che ha un negozio pieno di scherzi e di gente da gestire, non ha
tempo di una buona bevuta in memoria dei
vecchi tempi, ma mi interrompo subito, perché Fred non mi sta già più
ascoltando.
<< Verity!
Verity! >> esclama a gran voce.
Una donna sulla quarantina con i
capelli biondi ed un espressione rassegnata dipinta in volto si avvicina per rispondere
al suo impaziente richiamo.
<< Verity,
io vado con il mio amico… >> mi guarda con sguardo interrogativo,
rendendosi conto di non ricordare il mio nome. Forse perché non gliel’ho mai
detto.
<< Jack >>
<< Sì, io ed il mio amico
Jack andiamo a fare un giro ai Tre Manici di Scopa, ti occupi tu del negozio,
vero? Grande! >> aggiunge subito, prima che la donna, con un aria sempre
più disperata, possa anche solo pensare di ribattere.
Afferra due mantelli a caso su un
espositore (idrorepellenti, riesco a leggere dal cartello), e mi trascina
letteralmente fuori dal negozio.
<< Quella Verity…
Non si arrabbierà? Il negozio è pieno di gente… >>
<< Come? Ah no, figurati. Verity non potrebbe mai arrabbiarsi con me. Mi conosce da
quando sono nato, lavorava per papà e suo fratello prima della guerra. Da
piccolo mi raccontava un sacco di aneddoti divertenti su papà e lo zio Fred,
quando lui non sentiva. Adesso che io gestisco la filiale di Hogsmeade, lei mi
dà una mano. Le piace, le ricorda vecchi
tempi. Anche se ripete sempre che la faccio impazzire, non capisco proprio come
mai… >> racconta ridacchiando.
<< Nemmeno io >>
concordo ridendo con lui.
<< Vedi? Quella donna è
davvero troppo nervosa! >> conclude entrando ai Tre Manici di Scopa.
<< Buon pomeriggio Hannah! Radiosa come sempre! >> saluta con un gran
sorriso << Porteresti due Whiskey Incendiari a me e al mio amico?
>>
<< Subito, Fred >>
risponde la donna, sorridendo indulgente, mentre noi raggiungiamo un tavolo
libero.
Mi guardo intorno, ma non riesco a
scorgere nessuno dei miei amici. Oh pazienza, la giornata si prospetta comunque
divertente.
Molto
divertente,
a giudicare dalla dimensione di quei bicchieri di Whiskey.
***
Qualche ora e qualche bicchiere
dopo, la testa mi gira leggermente, più leggera che mai, e Fred continua a
ridere come un ossesso. Nessuno sembra farci caso, del resto ha continuato a
ridere e a parlare per tutto il tempo. Hannah ci
riempie puntualmente i bicchieri, anche se sono abbastanza sicuro che in quanto
titolare del pub e moglie di un insegnante, non dovrebbe fornire una tale
quantità di alcool ad uno studente. D’altra parte, è impossibile dire di no di
fronte ai sorrisi di Fred Weasley.
In questo momento lui è
assolutamente esilarato dalla descrizione della mia accompagnatrice per il
ballo.
<< Quindi tra tutte le
ragazze della scuola tu sei riuscito a sceglierti la più acida, cinica e noiosa,
e lei non ti sopporta nemmeno??
>>
<< Neanche io la sopporto! La
maggior parte delle volte, almeno. >>
Cerco di far ordine nelle mie idee
per trovare una spiegazione decente, ma non è semplice, soprattutto se Fred
continua a ridere così.
<< Vedi c’è questo mio amico…
E questa mia amica anche… Loro… Oh ci rinuncio, hai ragione tu! >>
Mi arrendo, e comincio a ridere
anch’io come se avessi appena sentito la barzelletta più divertente del secolo.
<< Fred?! Cosa stai facendo tu qui? >>
Il mio compagno, continuando a
ridere, si volta in direzione della voce che lo ha chiamato, ma la sua
espressione cambia di colpo notando il cipiglio di sua sorella Roxanne.
<< Roxy!
Che piacere vederti! Io… >> tenta di suonare spontaneo, ma ha
l’inconfondibile espressione di chi è appena stato colto con le mani nel sacco.
Sua sorella non gli lascia neanche
il tempo di finire la frase prima di esplodere.
<< Verity
è bloccata in un negozio pieno di gente che dovresti gestire tu, mentre tu te
ne stai qui tranquillo a ridere e a bere con – prende fiato – Jack Zabini??
>>
Alzo lo sguardo verso di lei,
sentendomi preso in causa, ma Roxanne ha occhi solo per suo Fred, che sembra
voler rimpicciolire sempre di più mano a mano che la voce di sua sorella cresce
di tonalità. Mi dà le spalle, ma sono sicura che in questo preciso istante è in
modalità cucciolo smarrito.
<< Ma >> tenta Fred
debolmente << io dovevo sdebitarmi
con lui! Ti ricordi che gli ho fracassato la testa l’anno scorso? E poi ci
stavamo divertendo tanto, non mi ero proprio accorto che fosse passato così
tanto tempo! >>
<< Non mi interessa! Tu
dovresti essere in negozio a quest’ora! Lo avessi anche spappolato
completamente… E’ il Quidditch, queste cose succedono. E lui è il capitano di Serpeverde, comunque, è abituato alla gente
che gioca sporco! >>
Un momento. Nessuno può mettere in
dubbio la mia onestà di giocatore, neanche Roxanne Weasley. Dopo anni passati a
litigare con Cook per il suo stupido motto di “vittoria a tutti i costi” non è
leale che mi rinfacci una cosa del genere.
<< Ehi! >> la
interrompo, senza pensarci due volte << Guarda che ti sbagli di grosso,
se qualcuno imbroglia nella mia squadra viene sbattuto fuori a suon di pedate!
Io non sono Cook, e non è colpa mia se la squadra di Serpeverde ha avuto un
capitano del genere per due anni, ma ti posso assicurare che le cose adesso
sono cambiate. Vieni a vedere i nostri allenamenti se non ci credi! >>
Ho esagerato. Non avevo mai parlato
a Roxanne Weasley in questo modo, anzi, non le avevo mai parlato affatto.
Salazar santissimo, mesi e mesi a controllare ogni mia mossa e adesso rovino
tutto così. Grazie Marte, grazie Giove e grazie a tutti gli altri
maledettissimi pianeti che mi hanno reso così idiota.
Mi guarda con un’espressione
strana, poi torna a rivolgersi a suo fratello.
Non ascolto neanche quello che si
stanno dicendo, tanto mi sento umiliato.
Ricordo precisamente quando tutto
questo è iniziato. Quando ho cominciato a ritenere Roxanne Weasley attraente.
Quella famosa ultima partita
Grifondoro – Serpeverde, prima che mi prendessi il bolide in testa, Roxanne
aveva messo in piedi un’azione da vera fuoriclasse. Non ricordo i dettagli, la
commozione cerebrale ha reso tutta la partita un po’ confusa, ma ricordo
l’espressione con cui mi guardava prima mi tirare la Pluffa
che aveva faticosamente recuperato. Un concentrato di determinazione, trionfo e
forza che mi colpì come un pugno sullo stomaco.
Non l’ho più dimenticata. Complice
la pozione che Madama Spinnet mi aveva propinato, la
notte, in infermeria, quei suoi occhi azzurri facevano capolino in ogni mio
sogno.
Quindi da quel giorno mi sono
sentito giustificato se ogni volta in Sala Grande la cercavo per vederla ridere
con i suoi cugini. Se a lezione mi perdevo a fissare i riflessi della luce sui
suoi capelli neri. Se sull’Espresso di Hogwarts non ho difeso la mia migliore
amica per non fare brutta figura con lei.
Tutta colpa di un trip da
medicinali.
Ma adesso non ha più importanza,
dopo oggi non potrò neanche più rivolgerle la parola.
Sembra che nel mio momento di
estraneazione dal mondo Fred e Roxanne abbiano raggiunto un accordo, perché lei
ha un’espressione soddisfatta, mentre lui mi rivolge un’occhiata di scuse prima
di raggiungere il bancone e pagare Hannah.
Roxanne mi squadra un momento,
prima di commentare: << Non vedo l’ora di vedere la nuova squadra di
Serpeverde in azione, allora. >>
Sorride, ma non sembra mi stia
sbeffeggiando. Dopo anni passati a contatto con Kate riesco a distinguere
facilmente le risposte sarcastiche da quelle che non lo sono. E questa non lo è,
ne sono sicuro.
La vedo allontanarsi, e penso che
non sia poi perduto.
Salutando Fred, con la testa sempre
più leggera, l’unico pensiero coerente che mi passa per la mente è che avrei
dovuto dire a Roxanne che i Bouquet di suo fratello sono un’idea fantastica.
Anche se forse avrò l’occasione di
dimostrarglielo al ballo.
Nda
Per
quelli di voi che mi davano per perduta, sono felice di annunciarvi che sono
ancora qui, determinata più che mai a dare una svolta alla storia. Tempo e
scuola permettendo, mi impegno solennemente a postare il prossimo capitolo
entro 2 settimane.
Btw, eccovi un’occhiata più da vicino
a Jack e Fred. Fred è adorabilmente pazzo, non trovate? E Jack, almeno nella
mia testa, è sulla buona strada per diventarlo.
E’
ricomparsa Roxanne sul finale, e, come potete immaginare, acquisterà sempre più
importanza nella storia, in particolare dopo Natale.
Ah,
piccola nota sui prestavolto: i personaggi hanno la
carnagione più scura, mulatta, avendo entrambi un genitore di colore, ma non ho
trovato di meglio. Anzi, a dire la verità Darren Criss
non l’avrei cambiato comunque: è l’incarnazione perfetta del mio Fred.
Bene,
ci vediamo nel prossimo capitolo con il Ballo di Halloween; nel frattempo
ricordate che mi fa un piacere immenso leggere le vostre recensioni, quindi se
anche avete critiche da fare, scrivete! Poi, se son complimenti, meglio
ancora ^^
Alla
prossima, e grazie a tutti coloro che seguono e leggono questa storia
nonostante l’autrice scostante in maniera imbarazzante!
Baci
Lu