Oggi sarà un giorno orribile, me lo sento. Il mio compleanno.
Lo so che
normalmente la gente impazzisce per i compleanni, ma io davvero non ce la
faccio a essere allegra in questa giornata. Per me, da che ho memoria,
compleanno è sinonimo anche di inquietudine e senso di colpa.
Perché si da il
caso che il giorno della mia nascita è stato anche quello in cui il mio
fratello gemello -che ha avuto la sfortuna di nascere con un cromosoma Y invece
che X-è stato soppresso. Lo so che non è colpa mia, eppure mi chiedo sempre chi
abbia deciso , lassù in cielo, quale bambino dovesse vivere e quale morire.
Sarei potuta essere io.
È stato proprio
un colpo di sfortuna, perché ad una prima ecografia, sembrava che entrambi i
feti fossero femmine, e quindi la ginecologa non si era preoccupata di
procedere all’aborto del feto maschio. Quando al parto si sono resi conto
dell’errore, c’è stata una piccola disputa, sul futuro del bambino, o almeno
così mi ha raccontato mia madre. Volevano valutare la possibilità di affidarlo
al centro per la procreazione, dove sarebbe stato allevato e cresciuto come
donatore genetico.
Ma la sfortuna
si era proprio accanita contro il mio gemello.
Ad un test sul DNA
gli hanno trovato una predisposizione genetica al diabete.
Non era sicuro
che si sarebbe ammalato, aveva solo una maggiore probabilità di sviluppare la
malattia rispetto alla popolazione generale, ma questo difetto lo rendeva
inutilizzabile come donatore. Quindi non avevano avuto alternative.
So che è giusto
così, eppure ogni anno in questo giorno mi sento triste.
L’unica cosa
davvero positiva è che da domani, a sedici anni compiuti, mia madre mi porterà
dall’endocrinologa, per farmi prescrivere la pillola rosa.
Julia è molto
invidiosa di questo.
Perché prendere
la pillola è il segno definitivo di essere entrata nell’età adulta.
E anche perché
finalmente potrò dire addio ai dolori di pancia mensili, ai brufoli e alle
mestruazioni.
Ovviamente non è
quella, la funzione principale della terapia ormonale.
Lo scopo
primario è quello di eliminare il bestiale e degradante desiderio sessuale che
in natura spingerebbe la donna alla ricerca del partner.
Ma ovviamente,
grazie alla tecnologia di riproduzione in vitro, questo non è più necessario.
Quando una donna
decide di avere una figlia, non deve far altro che interrompere l’assunzione
della pillola e recarsi presso il centro di procreazione più vicino.
Spero tanto che
anche gli strani pensieri che mi tormentano ultimamente, soprattutto di notte,
siano frutto dei miei ormoni impazziti.
Almeno la
pillola li potrà eliminare completamente.
Anche il mio
rendimento scolastico migliorerà.
Studi recenti
hanno dimostrato che l’assunzione della terapia migliora considerevolmente la
capacità di concentrazione e l’efficienza lavorativa, nonché la vita di
relazione.
Mi lavo la
faccia e dopo essermi vestita e pettinata mi fiondo di sotto in cucina per la
colazione.
La mamma è
seduta al tavolino già vestita in uniforme.
Delle profonde
occhiaie le solcano gli occhi stanchi mentre legge dei fogli che riconosco
essere rapporti di polizia macchiati di caffè.
“Buongiorno!”
Afferro una
ciambella con la glassa e mi siedo di fianco a lei, che alza il viso come se mi
avesse notato solo in quel momento.
“Oh ciao tesoro!
Scusa è stata una nottata di inferno!”
Si alza per
stamparmi un bacio sulla guancia. “Buon compleanno!”
Le sorrido e
noto quanto appaia sciupata e preoccupata.
Molto strano,
visto che non ci sono quasi mai grossi crimini o problemi in città. Qualche
furto, evasioni fiscali, molto raramente crimini più gravi.
Gli omicidi, le
risse e le violenze si sono praticamente estinte rispetto ai tempi prima della
Guerra e della Coalizione.
Mi sono sempre
domandata come mai, e mia madre mi ha sempre risposto che il testosterone
spingeva gli uomini a compiere le imprese più nefande.
Proprio per
questo la sua successiva affermazione mi fa ghiacciare il sangue nelle vene.
“Pare che ci sia
un uomo in libertà.”
Lo dice
lentamente, come se anche lei non credesse a quelle parole, la voce carica di
apprensione e paura.
“Cosa?! Come è
possibile?”
“A quanto pare è
scappato dal centro di procreazione di CarsonVille. Non si hanno sue notizie
dalle undici di ieri mattina.”
Sono sbigottita.
Non era mai successa una cosa simile. Non mi era neanche mai passato per la
mente che potesse succedere.
I centri di
procreazione sono stati ricavati da vecchie basi militari e carceri di massima
sicurezza e gli uomini sono tenuti sotto alta sorveglianza.
“Non aver paura,
piccola. Per fortuna si tratta di un individuo ancora giovane, appena diciottenne.
Difficilmente avrà la prestanza fisica e intellettuale per risultare
pericoloso.E sono certa che lo acciufferemo prima di notte.”
Guardo la
ciambella morsicata nel mio piatto, ma improvvisamente mi è passato l’appetito.
“Vado a scuola, devo passare a prendere Julia
questa mattina.” Esclamo mentre mi alzo dal tavolo.
“Stai attenta!
Non fare la strada dietro il cimitero o altre strade poco trafficate ok?” mi
grida la mamma mentre afferro lo zaino e mi fiondo fuori di casa. La sua
preoccupazione mi pare eccessiva, ma preferisco non contraddirla.
Non appena Julia
mi apre la porta di casa, leggo dalla sua espressione agitata che sa già tutto.
Passiamo
l’intera durata del tragitto verso la scuola a parlare del misterioso
fuggitivo.
Come diavolo
aveva fatto ad evadere?
Julia aveva un
paio di ipotesi interessanti che includevano un cucciaino da dessert e delle corde
fatte con lacci da scarpe.
Varcata la
soglia di scuola, ci rendiamo subito
conto che la notizia ha sconvolto e messo in agitazione tutta la scolaresca di
CarsonVille’s Highschool.
Ovunque mi giri
non sento altro che bisbigli, ora terrorizzati e ora eccitati.
Non distinguo
bene i discorsi, ma le parole “Evaso” “Terribile” e “Pazzesco” ricorrono a una
velocità impressionante.
Un paio di
ragazzine del primo anno sono addirittura in lacrime.
Tutto questo mi
sembra eccessivo, ma devo ammettere che la notizia ha turbato profondamente
anche me.
Non ho mai visto
un uomo vero, grazie al cielo, se escludiamo le vecchie fotografie sui libri di
storia, inquetanti immagini di soldati vestiti con completi verde e marrone,
armati di mitra e kalashnikov.
Fanno molta
paura in quelle foto, e adesso che so che uno di loro è libero, ho paura.
Eppure, anche se mi vergogno ad ammetterlo, sono anche incuriosita e
stranamente su di giri. Non era mai capitato nulla di così eccitante nella
nostra piccola e tranquilla città.
A lezione di Inglese
non riesco a concentrarmi, ma sembra che io non sia l’unica. La signora Wilson
pare essersi rassegnata al fatto che per quel giorno non sarebbe riuscita a ottenere
molto della nostra attenzione, anzi, sembra lei stessa distratta e nervosa,
anche se cerca in tutti i modi di nasconderlo dietro a una sorriso falso e
ostentato.
Finita la
lezione squilla la campanella e tutte ci riversiamo nei corridoi come uno sciame
di api affaccendate. Julia mi offre un pezzo della sua brioche e mi fa segno di
seguirla nella palestra. Non ne capisco il motivo ma la seguo.
Arriviamo nel
locale deserto dove di solito ci alleniamo a pallavolo e ci sediamo sugli
spalti.
“Ti devo
assolutamente parlare.” I suoi occhi sono vividi di eccitazione , mentre si
guarda in giro per controllare che la
palestra sia effettivamente deserta.
“Che c’è? Hai
qualche altra teoria sull’evasione?” scherzo io, perché voglio alleggerire
questa atmosfera di mistero e cospirazione che non mi piace.
“No. Non è
questo, è che devo assolutamente farti vedere una cosa.”
Così dicendo
tira fuori dalla tasca un foglietto spiegazzato.
“Che cos’è?”
Domando incuriosita,ma quando vedo quello che effettivamente c’è stampato sul
foglio, vengo assalita dalla paura e soffoco un conato di nausea.
Sulla carta
patinata di una rivista c’è la foto di un uomo. È giovane, ha la pelle pallida,
e i capelli neri. Il suo viso è strano, la linea della mascella è dura e marcata
e il taglio degli occhi è molto diverso da quello a cui sono abituata.
Ma quello che
subito cattura la mia attenzione sono gli occhi dalle iridi color ghiaccio.
Ma non è il loro
colore che mi colpisce, quanto la loro espressione, un’abisso di tristezza, dolore e rassegnazione, che non
avevo mai visto in nessuna altra foto che ritraesse un soggetto maschile .
Il cuore mi pulsa veloce nel petto.
Sicuramente è
per la paura, anche se in effetti non mi sento tanto spaventata. Sono più…
scioccata.
“Incredibile
vero? È davvero bello!” sussurra Julia ammirando la foto.
Invece di
risponderle le chiedo subito come abbia avuto la foto.
“è su tutti i
giornali! Stanno facendo girare questa foto segnaletica nel caso qualcuno lo
identifichi! Non è assurdo? Con chi vuoi che lo si possa confondere? È l’unico
uomo del paese a piede libero!”
Mi mordo le
labbra mentre guardo pensierosa il ritratto.
Mi fa paura e mi
attrae allo stesso tempo.
Effettivamente,
come dice Julia sembra molto bello,ma questo era scontato, perché i donatori
genetici sono selezionati minuziosamente sia dal punto di vista intellettuale
che fisico.
Se vogliamo
delle figlie belle, sane e forti, abbiamo bisogno di donatori belli ,sani e
forti.
Il ragazzo della
foto tuttavia supera di gran lunga ogni mia aspettativa di bellezza maschile, e
se non fosse per quell’espressione disperata sul volto, potrei dire
tranquillamente che sia il più bel ragazzo che io abbia mai visto (ovviamente se si tiene conto del
fatto che la mia esperienza al riguardo si limita alle illustrazioni sui libri
di scuola).
“Chissà come
sarebbe baciare lui…” bisbiglia Julia ridacchiando.
“Se ti sentissero dire queste cose!” esclamo indignata, anche
se non so se sto rimproverando la mia amica o me stessa, perché i miei pensieri
stanno viaggiando sulla stessa linea d’onda.
Arrossisco di
vergogna.
È proprio vero
quello che mi dice sempre la mamma.
Gli uomini possono
davvero degradarci.
Guarda che
trambusto ha gettato nella mia vita questo ragazzo in poche ore, e non lo conosco
neanche!
“Sei proprio una
noiosona lo sai! Era tanto per dire! Figurati se potrei mai baciarlo! Se lo
vedessi davvero scapperei a gambe levate!”
Già, è proprio
quello che farei anche io.
Non ci si può
fidare di un uomo, neanche se giovane.
Purtroppo la
loro natura è crudele e meschina, bramano il potere e non esitano a prendersi
con la forza quello che vogliono.
“Ma parlando d’altro… indovina che cosa ho in
tasca!” esclama Julia ridacchiando e tirando fuori un pacchettino argentato
dalla borsa.
“Dai! Avevo
detto niente regali fino alla festa!” protesto debolmente con il sorriso sulle
labbra.
“Questo lo devi
aprire assolutamente prima! E per prima intendo…ora!”
Il suo tono
entusiasta non ammette repliche, quindi mi accingo a sciogliere velocemente il
nastrino di raso nero, prima che suoni la campanella.
La carta mi
scivola per terra rivelando una catenina di argento lucente.
“Oh! È
bellissima!” esclamo commossa accarezzando il medaglione a forma di cuore.
“C’è incisa la
data di quando ci siamo conosciute, ricordi?”
Come potrei
dimenticarlo? Eravamo in prima elementare e alcune ragazzine terribili mi
avevano rubato il sacchetto del pranzo.
Julia si avvicinò
e mi disse “Se ti do la mia mela la smetti di piangere?”
Così nacque la
nostra amicizia, sembrano passati secoli.
“Grazie Julia è
il regalo più bello che io abbia mai ricevuto.”
“Esagerata! È
solo un pensiero.” Balbetta lei imbarazzata.
“Lo indosserò
subito. Aiutami.”
Mi sollevo i
capelli mentre Julia mi aggancia il moschettone.
In quel momento
suona la campanella e non posso fare a meno di sbuffare. Mi aspettano due ore
di chimica con la professoressa “Bassotto”-così soprannominata per la
strabiliante somiglianza del suo viso con l’anonima razza canina-.
“Che palle… ho
il compito in classe di storia” sbuffa Julia mentre usciamo dalla palestra
facendo scricchiolare le suole delle scarpe sul parquet lucido.
“Prenderai un dieci,
come al solito. Ah, ricordati che ci vediamo stasera alle otto! Mamma va in
centrale e potremo festeggiare come si deve!”
“Non vedo
l’ora!”
Mi schiocca un
bacio in aria e ci separiamo. Che seccatura avere le lezioni separate.
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Ringrazio di cuore Lyu Chan per aver letto e commentato il mio primo capitolo, spero che questo secondo capy sia stato di tuo gradimento! :)
Purtroppo devo ammettere di essere rimasta un pò delusa dalla scarsità di recensioni (solo 1 a fronte di 66 visite)... forse perchè sono abituata con la mia ff su HP che per ogni capitolo mi regalava sempre almeno un 6-7 recensioni, o forse è proprio la storia che non attira o non è scritta bene, non so. Spero che le cose cambino altrimenti non credo che avrò l'entusiasmo necessario per continuare.
Vorrei comunque precisare che questa non è una storia sessista, ma avrà invece un messaggio di uguaglianza e parità (non sono solo gli uomini a essere violenti, anzi !) , e questo messaggio verrà fuori durante lo svolgimento.
Ringrazio comunque chiunque vorrà leggere o commentare, a presto! :)