Capitolo
1 - This is my life
Martedì
mattina, ma non troppo presto, diciamo verso le
10 e mezza...del 15 luglio 2009 naturalmente.
Rose nere. E'
questo l'inaspettato e totalmente insperato
regalo di fine corso.
Mi piacciono le
rose nere, sono affascinanti perché hanno
quel non so che di mistero. Sicuramente è stato Jean, lui
pensa a tutto, sempre
e comunque. Diciamo che mio fratello sostiene e appoggia tutte le mie
scelte ma
non credo che accetti di buon grado le mie continue lamentele e
cambiamenti
d'umore repentini. Ho deciso, nuovamente, di cambiare corso, stessa
università
ma diversa facoltà. Non troverò mai pace, che
nervi.
Ieri ero
tranquillamente seduta nel salotto del nostro
appartamento quando Chris è arrivato ubriaco da far schifo
per chiedermi di
uscire. Testuali parole: “Ci sballiamo cucciola! Su
vieni!”. La scenetta si è
conclusa con la porta principale sbattuta in faccia al nostro giovane
vicino di
casa dal mio adorato fratello che non sopporta minimamente quel
ragazzo.
Spiacevole conseguenza dell’abitare in periferia e altro
mistero di Jean, odia
il 95 % delle persone che hanno avuto l'immensa sfortuna di affacciarsi
nel suo
mondo. E poi come di routine, fin troppo familiare direi, è
giunta la ramanzina
diretta al mondo in generale. A conclusione del discorso gli ho detto
“grazie”,
riferito alle rose, lui ha capito al volo che avevo ascoltato si e no
due parole
e si è infuriato peggio del solito. Adesso come adesso
vorrei solo godermi
questo mesetto di vacanza per poi ricominciare da capo, sempre se Jean
me lo
permette. Melodrammatico, esageratamente melodrammatico.
17 luglio
2009...
Oggi sono a
casa, da sola. Fortuna o sfortuna?
Onestamente odio la quiete perché troppo spesso precede la
tempesta. Dovrei
studiare per il test d'ammissione ad una nuova facoltà ma
non credo che lo
farò, è il quinto test che faccio, in due anni di
università ho cambiato già
due volte corso e ho dato tre esami in totale. Jean è
fermamente convinto che
invece di fuggire la dolce calma per rincorrere l'inconfondibile brusio
di un
pub affollato o di un locale nel giorno della sua inaugurazione,
dovrei, si
dovrei effettivamente arrendermi alla tranquillità.
Oggi il
silenzio mi opprime. Invidio molto Jean,
soprattutto per la sua sicurezza, non ha esitato quando due anni fa ci
siamo
trasferiti qui, lui ed io, in questa città troppo vicina al
mio mondo e troppo
lontana dal suo. Il trasferimento era d'obbligo, come frequentare
l'università
d'altronde, il motivo principale della nostra migrazione da una
noiosissima e
tranquillissima cittadina di campagna a Roma. La celebre
“Città Eterna”
visitata ogni giorno da un numero spropositato di turisti che affollano
le
stradine del centro storico. Personalmente adoro Roma perché
è una città viva,
che non ne vuole sapere di riposarsi, un po' come me. Mio fratello
è
indifferente, a suo giudizio è semplicemente una
città con i soliti problemi di
inquinamento, traffico, e così via.
18 luglio 2009
Sono stufa.
Jean ultimamente non mi permette neanche di
respirare. Lo odio quando fa così, è talmente
preso dalle sue ricerche
strampalate e senza senso da non riuscire a concepire nulla al di fuori
del suo
mondo di libri e interminabili monologhi. Stamattina mi ero alzata con
tanti
buoni propositi come riordinare la camera, aprire e far finta di
studiare ed
invece niente. Jean mi ha svegliata in modo tutt'altro che dolce
cominciando un
inutile blaterare senza senso, per lo meno senza senso per me appena
svegliata
da un uragano non annunciato. In conclusione Jean doveva soltanto
rendermi
partecipe della sua nuova emozionante, a quanto pare, ricerca sullo
spirito
filosofico ispirata ad un saggio illuminante di Jean – Paul
Sartre. Volevo
tornarmene a dormire ma, poiché amo complicarmi la vita fino
a renderla
dolcemente insopportabile, mi sono alzata dal letto e lenta come non
mai ho
puntato la cucina.