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Autore: _Giuls__    22/09/2012    7 recensioni
Lui diceva di non essere mai stato famoso. Lui diceva che su twitter aveva a stento centodue followers. Lui diceva che di tatuaggi non ne aveva mai avuto la passione. Lui diceva di non essere mai stato di fronte ad una telecamera in tutti i diciannove anni della sua vita. Lui diceva che Juliet era pazza, estremamente pazza.
Andiamo, lei non era affatto pazza! Era semplicemente innamorata del suo idolo... del suo idolo che per tutti quanti -a parte lei- non era mai esistito.
Nè lui, nè la sua musica.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Zayn Malik
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Prologo.

Juliet sbadigliò per l’ennesima volta passandosi lentamente una mano tra i folti capelli scuri, ormai ne era più che certa: aveva assolutamente bisogno di sfoltirli un po’.
Sfiorò con la mano la fronte e poi la nuca fin troppo appiccicose e sudate per i suoi gusti e fece una smorfia, sbuffò ancora, sentiva l’estremo bisogno di tirare su i capelli con un mollettone o raggrupparli in una coda di cavallo ma era costretta ad attendere quella benedetta campanella.
L’afa asfissiante di inizio giugno si faceva già sentire, ma ciò nonostante la ragazza aspettava da mesi l’arrivo dell’estate.
Sole. Mare. Ancora mare ed ancora sole. Ah, che meraviglia. Era proprio stufa della scuola.
I suoi compagni erano annoiati almeno quanto lei. Rimase esterrefatta quando si accorse che soprattutto Alexander -il secchione della classe- lo era e forse più di tutti; le sfuggì una risata silenziosa quando notò Carl appisolato sul foglio da disegno che manteneva la sua matita a punta in su’, come se non ne avesse mai usata una.
Con sua più grande beatitudine la campanella finalmente trillò facendo sobbalzare ed esultare l’intera classe.
Ad eccezione di Mr. Marone il quale -notando i suoi alunni che con immensa frenesia mettevano a posto le tavole da disegno, le squadrette ed i compassi nelle proprie cartelle- non esitò a richiamarli brontolando come suo solito.
«Hey, chi ha detto di mettere a posto? Sto ancora spiegando!» ribatté sbattendo le mani sulla cattedra ed alzandosi con un mo’ minacciosamente ridicolo «Riprendete immediatamente i lavori, voglio vedere i bozzetti terminati!» inutili, però, furono i suoi ordini: più dell’80% della classe era già andata via, Juliet compresa.
Odiava a morte quella materia. Andiamo, nessun professore di progettazione era peggio di quell’essere! Ma che andassero al diavolo lui ed i marchi di fabbrica!
Desiderata aria fresca si fece spazio delicata sul suo viso avvolgendolo come fosse un velo di seta. Il peso che aveva portato sullo stomaco per nove interminabili e stressanti mesi si era letteralmente dissolto in un attimo, sospirò e socchiuse gli occhi a causa del sole che sfoderava modesto i suoi raggi forti e piacevolmente caldi.
Si voltò verso quel vecchio edificio che si presentava come un “istituto d’arte” e pensò ad alta voce «Ci si vede a settembre, rottame!»

*

«Papà!» non appena Juliet chiuse la porta alle sue spalle, scaraventò lo zaino a tracolla nel ripostiglio pensando entusiasta che finalmente non l’avrebbe rivisto per tre mesi interi. «Papà sei in casa?» ripeté la ragazza e si sorprese quando realizzò che suo padre non era ancora tornato da lavoro.
Raggiunse la cucina a grandi passi, stava morendo di sete: scolò tre abbondanti bicchieri d’acqua ghiacciata.
La mano tra i capelli le fece ricordare che il bisogno di legarli non l’aveva ancora abbandonata. Si guardò intorno cercando disperatamente un mollettone ma il suo sguardo si posò involontariamente verso il lato cottura.
 
Tesoro, ricordi di quel mio vecchio amico pakistano, Yaser? Bene, lui e sua moglie Tricia passeranno una settimana ai Caraibi (caspita, beati loro) ma uno dei loro figli, del quale non ricordo nemmeno il nome accidenti, non vuole andarci e tuo fratello mi ha costretto a convincerlo di restare da noi fin quando i due piccioncini non tornano. Fammi uno squillo appena puoi.
PS: Smettila di sbuffare e sistema un po’ la casa, sarò di ritorno tra poco!

Papà.

 

 Un bigliettino? Non era tipico di suo padre scrivere bigliettini! Strinse il foglietto di carta -evidentemente strappato da uno dei suoi vecchi quaderni di matematica- nella mano destra per poi farne una pallina.
Diceva sul serio? Lo riaprì e ne rilesse più lentamente il contenuto dopodiché lo poggiò al suo posto.
Quindi, avrebbe passato un’intera settimana con il migliore amico di suo fratello?
Pensò a quando Jaden comesichiama -vecchio amico di suo fratello Zac che restò a casa loro per circa tre o quattro giorni- rubò il suo mp3 e di quando le metteva tutti quegli sgambetti. Quando le stampò uno strano bacio sulla guancia, quando le diceva sempre che era bellissima, bla bla bla… e che palle.
Da allora ha sempre detestato la presenza di diciannovenni eccitati in casa sua. Adesso ne sarebbe arrivato un altro, no, non se ne parla neanche!
La ragazza affondò il viso tra le mani e sbuffò rumorosamente -appunto, come previsto da Michael, la conosceva fin troppo bene-.
Rilesse lentamente i nomi dei genitori del ragazzo: Yaser e Tricia. Erano amici di suo padre? E da quando? Non poteva certo però ignorare il fatto che quei nomi strani le sembravano fin troppo familiari.
Fece spallucce e visibilmente annoiata cominciò a preparare la tavola.
Dai, magari quella era la volta buona per conoscere qualcuno di interessante.
 
Un tonfo improvviso la fece sobbalzare: l’auto di suo padre. Le vennero i brividi in meno di un millesimo di secondo e si sentì lo stomaco torcersi dall’ansia; diede un’aggiustata veloce ai ricci ribelli e fece un respiro profondo. Già se lo immaginava: capelli biondo platino, occhi azzurri come il cielo, pettorali scolpiti, in poche parole un noioso palestrato tutto muscoli e niente cervello.
Però Juliet ripensò a cosa le aveva scritto suo padre -ricordi quel mio amico pakistano?-  e si rese conto di non ricordarlo affatto. Anzi, non lo conosceva nemmeno.
D’un tratto il cuore le salì su per l’esofago e poi lo sentì subito sprofondare al suo posto, come fosse una giostra. No, dai, non poteva essere lui. Era impossibile!
Rise leggermente all’idea che uno dei suoi idoli avesse mai oltrepassato quella porta, o, addirittura, fosse al corrente della sua esistenza. Ma come non poteva venirle in mente proprio lui?!
Udì la risata squillante di suo fratello maggiore -che in diciannove anni era sempre la stessa, solo con timbro diverso- che proveniva dal giardino. Poi le chiavi nella serratura. Juliet si voltò e scattò a sinistra, raggiungendo il salotto in pochi attimi: non voleva che l’ospite l’avesse notata subito non appena fosse entrato.
 «Hey Shugar» accidenti, lei odiava quando suo padre la chiamava in quel modo -soprattutto in presenza di sconosciuti- «Siamo tornati!» il tono grave ed entusiasta di Michael la mise ancora più in agitazione: purtroppo Juliet era molto ansiosa, e lei stessa odiava questo lato di lei.
La ragazza sbucò dal nulla cercando di apparire normale, poi… poi lo vide.
La testa cominciò a girarle e gli occhi ad inumidirsi, lo stomaco a riempirsi di milioni e milioni di farfalle e la sua voce tremava. Le sue mani s’indebolirono a tal punto da lasciar cadere al suolo il cellulare, che dopo lo schianto si aprì facendo volare la batteria più lontano.
Non riusciva a credere ai propri occhi: Zayn Malik le stava proprio di fronte. E le stava sorridendo.


_Giuls__:
Saaaalve! Vi sono mancata? :3 
Innanzitutto voglio ringraziare infinitemente
more_
 per il banner supermegaspettacolare kdfghsjls.
Anyway, ho l'onore di presentarvi la mia nuovissima fanfiction! Che ve ne pare? Era un pò che pensavo di postarla ma ero indecisa, e tutto d'un tratto ho pensato "ma si, postiamola!" ed eccola qui. :3
Spero tanto tanto tanto taaaanto che come inizio vi sia piaciuta e che vi abbia almeno un pò interessato c: so che non si capisce una pippa ma poi nei prossimi capitoli capirete. uu
Vi lascio un bacione, grazie mille per le recensioni ed anche solo per aggiungere la storia tra le preferite/seguite/ricordate.
Vi voglio bene, adiosssss.
<3
  
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