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Autore: Bebbe5    22/09/2012    2 recensioni
Sherlock Holmes si trova di fronte ad uno dei più grandi misteri che abbia mai incontrato. Songfiction introspettiva basata su "Evening falls" di Enya.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Note dell’autrice: mi ero ripromessa di non scrivere più su questo fandom ma, a quanto pare, non ci sono riuscita. Avverto chi vorrà leggere che questa song-fiction è un po’ diversa da quelle che ho scritto finora.  E’ basata su “Evening falls” di Enya.

Per ora non dico altro, spero che vi piaccia.

Un’ultima cosa: anche se non la leggerà mai, vorrei dedicare questa storia al mio papà che, invece, è tornato indietro nell’oscurità di questo mondo.

WHEN THE EVENING FALLS

Un’altra giornata volge al termine.

Un’altra giornata, dedita alla calma della campagna, alla quiete della natura, al ronzio tranquillizzante delle api.

E’ in giornate come questa, quando gli attacchi reumatici mi danno un po’ di tregua e mi permettono di dedicarmi al mio hobby, che riesco a dimenticare la frenetica vita di Londra: i casi, gli inseguimenti, l’adrenalina… tutto svanisce, come coperto da una nuvola.

Non so se preoccuparmene o meno, di questo piacere del dimenticare intendo.

Piacere… forse è solo un tentativo per non cadere nella nostalgia invece.

Dovendo essere sincero, spero sempre che un caso interessante si presenti al mio cottage sotto forma di un abitante dei dintorni, agitato e sconvolto per qualcosa che i suoi occhi e la sua mente non riescono a comprendere.

Ah, che brutta cosa la vecchiaia! Sto diventando sentimentale. Se lo sapesse Watson… già, Watson. E’ da un po’ di tempo che non vedo il buon dottore. Le condizioni di salute di entrambi ci impediscono una frequentazione assidua. Ormai ci siamo ridotti a qualche lettera ogni settimana, in cui parliamo del tempo, di questa società che sta cambiando. Volendo essere cinici, in realtà i nostri messaggi sono un modo per assicurarci che l’altro sia ancora vivo e lo sappiamo bene, così come sappiamo che, prima o poi, l’altro potrebbe non rispondere più.

La morte, che tante volte ci ha sfiorato nelle nostre avventure, ora si fa più incombente che mai.

Scuoto la testa per liberarmi da questi pensieri mentre mi sfilo la tuta da apicoltore.

Dopo averla riposta, rientro in casa, dove la mia governante ha preparato una bella cenetta. Vivendo in questa quiete ho anche riscoperto i piaceri culinari, tanto disdegnati negli anni della mia piena attività.

Dopo aver terminato il pasto, vado a sedermi sulla mia poltrona vicino ad una delle finestre. Fuori non c’è molto da vedere, è buio pesto, ma l’oscurità mi fa riflettere poiché nasconde ogni possibile elemento di distrazione.

Carico la pipa con del tabacco, la accendo e mi metto a fissare fuori.

Per uno che cerca di non ricordare ciò che è stato ed ora non potrà più essere, questo è un modo poco intelligente di passare la serata, ma ormai non ho altro.

Da tempo non suono più il mio violino, che ora se ne sta in un angolo, chiuso nella sua custodia, ormai ricoperta di polvere. Non ho più l’energia di farlo come una volta. Dovrei prendere in considerazione l’idea di regalarlo a chi potrebbe farne un uso migliore, ma, per qualche ragione, che esula dalla logica, non riesco a separarmene.

Più di una volta Watson mi ha definito una macchina pensante senza cuore. Come suo solito, è arrivato ad una mezza verità. Un cuore ce l’ho evidentemente, ed è tornato a farsi sentire ora che la mia mente non riesce più a togliergli spazio.

E il professor Moriarty cosa penserebbe al vedermi ridotto così? Probabilmente aveva programmato di non arrivare ad un’età tanto avanzata, viste le ‘mansioni’ che svolgeva, ma, nel caso in cui ce l’avesse fatta, avrebbe comunque potuto continuare a gestire le sue attività criminose dando alcune semplici direttive da dietro una scrivania.

Io invece sono come uno di quei vecchi segugi che hanno fatto il loro tempo e che gli altri ricordano per i giorni di gloria in cui stanava volpi e quaglie e che adesso guardano con tristezza e compassione quando lo vedono passare.

Qui tutti mi trattano bene. Con alcuni, come il signor Stackhurst(*)intrattengo un rapporto che può dirsi di amicizia, ma niente di equivalente a ciò che ho vissuto a Londra con Watson, la signora Hudson, gli Irregolari e, in una qualche misura, gli ispettori di Scotland Yard e mio fratello Mycroft.

When the evening falls and the daylight is fading,
from within me calls - could it be I am sleeping?
For a moment I stray, then it holds me completely
close to home - I cannot say
close to home feeling so far away

Non mi rendo conto di essermi addormentato fino a che non mi accorgo che l’oscurità mi ha completamente avvolto. Provo ad aprire gli occhi e, quando ci riesco, o credo di riuscirci, la situazione non cambia. Non vedo la mia pipa, né la tenue luce della lampada che illuminava la stanza.

Che diamine sta succedendo?

Mi accorgo poi di avere percezione del mio corpo, ma è una percezione sempre più distaccata. Provo ad alzarmi ed il distaccamento aumenta. Mi rimetto seduto confuso, forse un po’ intimorito.

Poi la sento: una voce. Non riesco a capire da dove venga, sembra quasi da dentro di me. Mi invita ad alzarmi, mi dice che ogni cosa sarà svelata se lo farò. Sono sicuro di averla già sentita da qualche parte, ma non riesco a ricordare dove, non riesco a ricordare a chi appartenga.

Cerco di non ascoltarla, di resistere a quel richiamo da sirena, ma il tono è così dolce che, piano piano, mi abbandono ad essa.

Sto davvero dormendo? Un’alternativa remota comincia a farsi spazio nella mia mente, ma non vi do peso, benché sia più che plausibile.

Ma sì, sto sicuramente dormendo. E allora assecondiamo il sogno. Prendendo un bel respiro mi alzo.

Per un attimo resto senza fiato: da una parte mi sento come se avessi raggiunto una nuova meta, una nuova tappa sulla mia strada; dall’altra, non mi sono mai sentito così lontano dal posto da cui provengo.

All’improvviso, una strada si apre davanti a me nell’oscurità. Con la sensazione di non poter tornare indietro, la intraprendo curioso e timoroso di sapere dove mi condurrà.

As I walk there before me a shadow
from another world, where no other can follow
carry me to my own, to where I can cross over
close to home - I cannot say
close to home feeling so far away

Mentre cammino, un’ombra mi viene incontro dal lato opposto. Non riesco a capire se si tratti di un’ombra maschile o di un’ombra femminile. Certo è che non proviene dal nostro mondo, dove le ombre hanno un padrone e non una volontà propria come quella che mi trovo davanti. Mi tende una mano, invitandomi a prenderla.

Ancora una volta capisco in qualche modo che, se la afferrerò, il mio destino sarà irreversibile.

Cerco quindi di ritardare l’inevitabile e scelgo di proseguire da solo, l’ombra accanto a me a guidarmi ma lasciandomi ‘libero’.

Improvvisamente mi trovo davanti ad un ponte. Dall’altra parte vedo una tavolozza di luci e colori. Dev’essere un posto bellissimo. Mi volto e, dietro di me, c’è solo l’oscurità.

Quanto vorrei portare un po’ di quella bellezza nel mondo che, ora so, è quello da cui provengo. Forse l’ho fatto con il mio lavoro, ma, evidentemente, non è bastato.

Quanto vorrei che Watson vedesse dove sto andando e venisse con me. So in qualche modo che non è possibile, che nessuno può seguirmi dove sto andando, nemmeno il mio più caro amico, compagno di tante avventure.

Mi dispiace non averlo qui accanto a me adesso ma è chiaro che il suo tempo nell’oscurità non è ancora finito.

Ancora una volta quel senso di vicinanza e lontananza da casa mentre i miei passi percorrono gli ultimi piedi del ponte.

Forever searching; never right,
I am lost in oceans of night
Forever hoping I can find memories
those memories I left behind

Quando finalmente giungo dall’altra parte, tutto mi si apre. Sono giunto laddove vive e governa la verità assoluta.

C’è stato un solo, grande mistero che non sono riuscito a risolvere:

la morte.

Ormai so cosa mi sta succedendo e, in qualche modo, forse anche con gioia, lo accetto.

Avevo provato ad indagare al riguardo, consultando testi e persone ed ero anche giunto ad alcune conclusioni. Quanto mi sbagliavo! Oceani di oscurità avevano avvolto anche me, impedendomi di squarciare quel velo che ci separa dall’altro mondo.

Sento come se la mia mente possa finalmente riposare dopo aver ricevuto la conoscenza di tutte le cose (o quasi). Dopo aver ricevuto questa illuminazione, sento riaffluire alla mente tutti quei ricordi che avevo sepolto nei meandri del mio cervello poiché inutili ai miei fini.

Sepolto, ma mai cancellato.

Ricordi di sensazioni, di persone, di sentimenti, di eventi… ricordi di vita.

Una vita lasciata indietro per scelta. Non potevo vivere appieno due esistenze contemporaneamente. Ho scelto di dedicarmi al lavoro, ma quel bivio non era mai del tutto scomparso dalla mia memoria.

Even though I leave will I go on believing
that this time is real - am I lost in this feeling?
Like a child passing through, never knowing the reason
I am home - I know the way
I am home - feeling oh, so far away

Mi accorgo improvvisamente che l’ombra accanto a me ha preso forma e sì, avevo indovinato. Avevo già conosciuto a chi apparteneva la voce che mi ha chiamato, anche se, in vita, l’ho sentita per poco, troppo poco.

Mi porge nuovamente la mano con un sorriso e, stavolta, la accetto con la mia (che è tornata giovane e vigorosa, noto). La pelle sotto le mie dita è reale, così com’è la carne che stringo.

Mi viene da chiedermi se il mondo da cui provengo non sia stato solo il frutto di un sogno, un sogno durato una vita, e se la realtà non sia invece qui.

Ma allora cos’è stato il passato, se effettivamente è stato?

Aveva senso passare tutti quegli anni da un’altra parte?

Ha avuto senso crescere, maturare, vivere?

Indubbiamente è stato un bel sogno, se di sogno si è trattato e sì, a mio parere, ogni cosa ha avuto senso, se non altro per arrivare qui, nel posto che sento come casa mia.

Eppure…

Eppure non riesco a dimenticare che c’è stato un posto che ho chiamato casa per tanto tempo nell’altro mondo e che non ne sono mai stato così lontano.

 FINE

(*) vedi “L’avventura della Criniera di Leone”.

La visione dell’aldilà è totalmente personale e di pura invenzione. Grazie al cielo, oserei aggiungere.

Spero che l’abbiate gradita.

Bebbe5

 

  
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