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Autore: MissNanna    23/09/2012    1 recensioni
Arianna a dodici anni lo aveva visto per la prima volta ed era già innamorata di lui.
Dopo quattro anni di una cotta non corrisposta e due in cui non l'aveva più visto, la giovane sventurata si ritroverà faccia a faccia con il suo primo amore platonico. Nico. Dopo sei anni se lo ritroverà ancora lì, sotto il suo naso. Che ne sarà di lei?Così normale, noiosa , grassa e totalmente e perdutamente decisa ad evitarlo per il resto dei suoi giorni?
Peccato che non le sarà tanto facile evitare il fratello maggiore del bambino a cui fa da baby sitter...
Peccato che le risulterà difficile non finirci a letto e farsi spezzare il cuore.
Eppure...eppure ...non è tutto perduto,non credete?
ATTENZIONE:Questa storia era stata pubblicata con un altro contatto..
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Capitolo 2.2

Che Dio mi Aiuti!

Ero a lavoro da almeno mezz’ora. Il piccolo Lorenzo era già sveglio e mi attendeva nella sua culletta da campeggio, mentre il fratello maggiore, che non avrei nominato per non rovinarmi ancora di più la giornata, era chiuso in camera sua a dormire beato,mentre io non avevo chiuso occhio a causa sua. Claudia, la sorella invece era già a scuola e Silvia a lavoro. Intenta a sistemare il latte ormai bollente nel biberon non mi accorsi della presenza di qualcuno alle mie spalle.

<<”Sconosciuta, già lavori a quest’ora?”>>

Sobbalzai spaventata e tirai un urlo che probabilmente anche un sordo poteva sentire. Le lacrime risalirono agli occhi e mi fregai altamente della presenza di quell’imbecille al mio fianco. Gettai tutto per aria e caddi in ginocchio dal dolore lancinante alla mano.

<<”Oh porca puttana! Fai vedere!”>>

Sbottò inginocchiandosi al mio fianco e tirandomi a sé . Lo lasciai fare , sino a che non ricordai che era meglio tenerlo alla larga. Ingoiai un singhiozzo e con le maniche della maglia asciugai le perle salate che mi rigavano le guance.

<<”Lascia stare okay?Stammi lontano!”>>

Mi rialzai a fatica senza nemmeno guardarlo e riaprii la fontana dal lato dell’acqua fredda e ci immersi l’arto infortunato. Alzai gli occhi al cielo.

<<”Ma che cazzo!Tutte a me vanno a capitare!”>>

Sentii le urla di Lollo nella stanza da letto. Chiusi il rubinetto pronta a correre da lui.

<<”Dev’essersi spaventato!”>>

Dissi parlando più a me stessa che a lui.

<<”Vado io, metti un po’ di pomata su quell’ustione, con l’acqua gelata non fai altro che farti venire una bolla!”>>

Lo guardai perplessa. Da quando si preoccupava per me?Nella storia infinita del nostro tempo insieme , non si era mai preoccupato. Non riuscii a ribattere, feci solo un cenno positivo con la testa e mi piegai verso il mobiletto delle medicine. Tirai fuori lo scatolone di plastica e cominciai a cercare.

Dopo un po’ le grida del bambino si placarono ed io riuscii a trovare un unguento decente per quella mano quasi completamente arrossata.

Riuscii anche a sistemarmi al meglio con una benda , non senza difficoltà. Finalmente medicata ed ancora dolorante riposi il tutto dove l’avevo trovato e corsi nella stanza da letto per riprendermi Lollo.

Quando giunsi a destinazione, solo pochi passi mi impedivano di farmi vedere, in compenso avevo una bella visuale. Nico aveva Lorenzo in braccio e lo sollevava verso l’alto.

Chissà quante volte gli era mancato qualcuno che giocasse con lui. Da quello che sapevo, i suoi avevano divorziato quando aveva appena compiuto undici anni, e già prima le cose non andavano bene. Il padre era manesco e la madre non era proprio una santa. Due caratteri incompatibili. Lui ne soffriva, lo vedevo,lo capivo da alcuni suoi atteggiamenti. Per la voglia di conoscerlo meglio avevo cominciato a telefonarlo di nascosto e con l’anonimo. Celare la mia persona dietro ad un numero criptato mi faceva sentire sicura di me, capace di parlargli apertamente. Un’emerita cretina e anche piuttosto infantile. Eppure, lui ci credeva..

Si apriva a me come un libro che nessuno aveva mai letto ed io potevo sentire le sua voce senza dover elemosinare una scusa qualsiasi. Forse nella sua mente, la “Veronica”, cioè il falso nome che gli avevo propinato, era una strafiga, una di quelle ragazze bellissime , col sorriso sempre stampato in viso,le gambe lunghe e i capelli sempre pettinati. Io non ero così. Ero bella robusta, il seno ancora acerbo, il viso troppo paffuto e i capelli sempre ispidi.

Quelle telefonate durarono qualche mese. Facevo delle ricariche esorbitanti solo per ascoltarlo, per capire quello che gli passava per la testa. Di conseguenza la sua voglia di conoscere Veronica aumentava ed io non potevo far nulla. Non mi tradii, non lo feci, fu qualcuno al mio posto a farlo. Qualcuno che non saprò mai. Il giorno seguente alla scoperta mi chiamò e parlò con mio cugino Gianluca, io ero spiazzata dalla figuraccia che avevo fatto, dopotutto però non ero stata la sola a stare al gioco. Risi a lungo , quasi fino alle lacrime. Ero nervosa, sapevo che era finita, sul serio, anche quello che restava di qualche saluto e qualche chiacchierata. All’epoca era tutto più tragico. Anche il modo brusco in cui chiuse tutto mi fece male.

<<”Dille che è inutile piangere,non sono arrabbiato!”>>

Non era nemmeno arrabbiato. Gli ero completamente indifferente.

Ero sicura del fatto che la mia insicurezza con i ragazzi nasceva anche da quella prima cotta non corrisposta. Essenzialmente, non ero più una bambina romantica e sognatrice e questo era un merito che dovevo attribuire a lui, per alcuni poteva sembrare esagerato,ma quando tieni a qualcuno, quando per anni gli dai più importanza di quanto meriti, ci resti male. Perché quell’amore e quel rispetto per Nico ,non valevano nulla.

Indietreggiai di qualche passo, per lasciargli la loro pausa e me ne tornai seduta in cucina. Osservavo la luce filtrare dalle finestre. Mi persi a fissare il nulla, il vuoto totale. Ero terribilmente annoiata. Non avevo stimoli e tanto meno ne cercavo, avevo basato la mia vita su cosa?Tutta su un lavoro che non mi piaceva neppure.

<<”Penso che Lollo debba mangiare!”>>

Lorenzo era il figlio che la madre aveva avuto da un altro compagno. Gli somigliava tanto,ma lui era più bello. Lui aveva quelle fossette ereditate dal padre.

Feci un cenno positivo. Mi rimisi in piedi e tornai alla mia cavolo di giornata. Non dovevo illudermi, non dovevo pensarlo. Fantasticare non mi serviva a nulla. Riscaldai il latte e lo versai con calma nel biberon. Mi voltai e lui era ancora con suo fratello in braccio. Deglutii e mi avvicinai. Mi sentivo fuori luogo in sua presenza. Era sempre stato così. Mi sentivo inadatta, sempre troppo poco. Sembrava quasi che non fosse passato neanche un attimo da quando avevo quindici anni e lo spiavo dalla finestra della mia classe ,mentre faceva ginnastica. Mio Dio, cominciavo a compatirmi. BASTA!

<<”Mi passi il bambino,per favore?”>>

Meglio impostare tutto in modo formale. Mi guardò con un cipiglio strano e poi me lo porse. Lo presi e lo sdraiai in grembo.

<<”Vado a riposare, gentilmente cerca di non farlo piangere!Più tardi ho da fare!”>>

Macchestronzo!

Respirai a fondo per non imprecare contro di lui e cominciai ad allattare il piccolo che ancora non aveva fatto colazione.

Se andava avanti così, chi ci resisteva?

Prima giornata in casa con Nicola ed il risultato era una mano bruciata, un bambino affamato e uno stronzo che dormiva beato!

Rialzai gli occhi al cielo.

Che Dio mi aiuti!

***

Dopo un inizio abbastanza movimentato, dopotutto quella mattinata non era stata poi così esasperante. Nico aveva dormito sino alle tre del pomeriggio e poi era andato via senza neanche salutare. Punto a suo favore, indubbiamente. Non l’avevo neppure guardato. Non volevo interessarmi al suo abbigliamento o a come quel tatuaggio sul polso mi allettasse e mi attraesse ancora di più nella sua direzione.

<<”Perché porca miseria, vado sempre ad imbrogliarmi con persone che non posso avere?”>>

Sbottai improvvisamente , esausta, quasi dovessi buttar giù il peso di un palazzo dalle spalle.

La voce di Emma, la mia cara amica musicista, quella dalla filosofia del “Vivi e lascia vivere”mi richiamò. Ero corsa praticamente da lei non appena ne avevo avuto l’opportunità.

<<”Penso che tu lo faccia solo perché non sei veramente pronta ad innamorarti!”>>

La guardai scettica .Posò il suo prezioso oboe sul divano, tra due cuscini, come un re.

<<”Penso che tu non voglia una persona che ti vuole,perché non sarebbe interessante,non ti farebbe star male e soprattutto dovresti conoscerla . “>> Si sedette al mio fianco poggiandomi una mano sulla gamba. <<”.. e sai che a volte conoscere le persone, con tutti i loro difetti ,significa accettarle per come sono realmente..”>>

Mi morsi un labbro. In parte sapevo che aveva ragione.

<<” Nico lo conosci poco. Sai che è bello, che sa essere dolce e che sa essere un vero stronzo quando vuole. Questo può bastare ad una ragazza di vent’anni?Pensaci e poi datti una risposta. “>>

Deglutii.

<<”Non puoi venerare una persona, concedergli il lusso di salire su un piedistallo e metterti a guardarla dal basso… fa male a te . Fa male alla tua autostima già estremamente bassa e fa male alla tua vita sociale!”>>

Con Emma non riuscivo mai a ribattere, aveva ragione in pieno. Io avevo un bel caratterino, perché cavolo non riuscivo a farlo venir fuori?

Probabilmente perché la pensavo come lei.

<<”Sei stata benissimo senza di lui per tanto tempo. Non sapevi nemmeno se fosse ancora vivo..”>> si spostò la folta massa di capelli ricci e li richiuse in una coda di cavallo. <<” .. vai avanti!”>> si rialzò in piedi e raccolse lo strumento. <<”Cerca prima te stessa e quello che vuoi fare, poi vedrai che se son rose fioriranno e Nico non sarà poi così impossibile, probabilmente a quel punto lo diventerai tu per lui …”>>

Le sorrisi grata di quelle parole e mi riportai in piedi.

<<”Scusa Em, non volevo interrompere la tua lezione, ora vado!”>>

<<”Non preoccuparti, quando vuoi, sai che sei come una sorella!”>>

Ed era vero, insieme a Fiorella , io ed Emma , avevamo speso delle notti intere a raccontarci la nostra vita, anche quella che non avevamo, quella che sognavamo e facevamo scommesse sulla prima che avrebbe baciato , che avrebbe amato e fatto sesso. Io ero arrivata ultima in tutte e tre le cose. E.. mentre una proseguiva verso la strada del matrimonio, l’altra esplorava il mondo grazie alla passione per la musica…

Io invece non sapevo ancora nulla. Non avevo fatto altro che attendere, attendere, ma cosa di preciso? Sapevo di dover partire alla ricerca di qualcosa, per trovare la metà di me stessa che mi mancava , ma non riuscivo a capire nemmeno come iniziare.

Mi incamminai verso la porta dell’ingresso . Mi voltai qualche istante e l’osservai.

Emma era così diversa da me. Chissà dove sarebbe arrivata, come avrebbe vissuto la sua vita. Sapevo che però ci sarebbe riuscita e sempre con ottimi risultati .Non era una che si lasciava abbattere . Io pensavo comunque che fosse anche spronata dal fatto che nella sua famiglia ci fosse spazio solo per persone serie e realizzate . Suo padre era laureato in medicina ed aveva qualifiche appese ovunque,anche una come ortodontista, al che mi chiesi cosa c’entrasse con quello che praticava, ma forse tutto faceva brodo . Il fratello maggiore invece era laureato in giurisprudenza e faceva da assistente ad un professore universitario ed in più era un bravo pittore;l’altro di qualche anno più piccolo era laureato in lingue e diplomato in conservatorio come chitarrista, ma per concludere in bellezza lavorava come sommelier in un ristorante a 5 stelle a Londra. Emma in compenso era diplomata in Pedagogia, stava per diplomarsi al conservatorio come oboista e stava perfezionando il suo ottimo inglese al British. Ogni volta che varcavo la porta di quella casa, mi sentivo un vero somaro, io non sapevo nemmeno fare due cose contemporaneamente, neanche parlare al telefono e camminare.

Vidi Emma fissarmi e sorridermi.

<<”Il fiore che sboccia nelle avversità è il più raro e il più bello di tutti”>>

Sorrisi al suono di quella frase. Era una citazione presa dal mio cartone preferito. Mulan.

<<”Ciao, Em!”>>

Mi limitai a farle un cenno con la mano ed aprii il portone per andar via e portarmi con me tutti i dubbi e le perplessità che mi gravavano addosso.

***

Ritornai a casa come una povera derelitta. Distrutta sia dentro che fuori. Mia madre e mio padre avrebbero cenato dalla nonna ed io mi sarei arrangiata con qualsiasi cosa ,non ero tipo che saltava i pasti. Mi diressi in bagno , spogliandomi in corridoio e gettando tutto in terra, dopo avrei raccolto. Cominciai a riempire la vasca e versarci dentro il sapone all’essenza di Rosa dell’avon, quello che la cara mammina aveva pagato otto euro. Ero così scocciata, tanto che ormai non avevo nemmeno più tanta voglia di parlarne con qualcuno, cominciavo ad annoiare anche me, figurarsi gli altri. Non appena posai il piede nell’acqua calda, qualcuno bussò alla porta. Sobbalzai spaventata. Non aspettavo nessuno ed era troppo presto perché fossero i miei genitori. Indossai l’accappatoio e corsi alla porta. Guardai dallo spioncino e notai con mio stupore che si trattava di Fiorella.

Le aprii subito. Era imbronciata ,su una spalla aveva una borsa straripante e sotto l’altro braccio il suo cuscino preferito. La massa incolta di boccoli neri le ricadeva sul viso e gli occhiali da vista, che aveva comprato da poco, quelli dalla montatura nera glamour, erano tutti sporchi di lacrime.

<<” E che ti è successo?”>>

Ero preoccupata, che aveva combinato per essere in quello stato?

<<” Ho litigato con mia madre!”>>

Alzai gli occhi al cielo e mi scostai per lasciarla entrare.

<<”Vieni dentro e racconta ,su!”>>

Un ‘ora e tre camomille dopo, ci ritrovammo in camera mia, entrambe distese sul mio letto a due piazze, con lei che piangeva a dirotto ed io che le passavo i fazzolettini.

<<”Capisci?”>> mi chiese soffiandosi il naso con un rumore molto invitante, quello che fa un ippopotamo quando caga ,insomma.

<<” No, non ho capito nulla, ogni volta che cominci a raccontare scoppi in lacrime!”>>

Dissi quasi divertita dal modo in cui si stava comportando. Fuori da ogni schema.

<<” Lei mi ha detto che, che sto facendo schifo all’università!”>>

Le passai un altro fazzoletto con il quale tentò di asciugarsi gli occhi.

<<” E non è vero?”>>

Mi guardò di traverso.

<<”Non ti ci mettere anche tu, per favore!Già mi sento in colpa di mio!Cavolo le ho fatto spendere due mila euro e ho dato un solo esame, come credi che stia io? Mi sento una nullità, un’incapace!In più ad ottobre ci sarà l’esame d’ammissione per Scienze della Formazione, e se non dovessi passare?”>>

Ricominciò a singhiozzare e così l’abbracciai.

<<”Tesoro, non morirai. Ci riproverai ancora!”>>

Si liberò dalla mia presa per guardarmi in faccia.

<<” ..ma già ho fallito l’anno scorso e guarda cos’ho risolto!Mi sono iscritta all’università per dare un unico esame che mi è costato due mila euro … io non sono felice e nemmeno mia madre!”>>

Scossi la testa.

<<”Ci riproverai anche l’anno prossimo e se proprio non dovesse andare , se non

funzionasse , continuerai a provare fino a che non ci riuscirai!”>>

Cominciai rimettendomi in piedi.

<<” E ricorda che a tutto c’è rimedio, per non parlare che stai chiedendo consiglio ad una ragazza che è scappata di corsa dall’università!Da una che non riesce ad avere una relazione con un ragazzo che riesca a durare almeno fino ad una sana scopata!”>>

Si asciugò ancora una volta le lacrime e mi fissò.

<<” Non dire cazzate! Non devi mica farlo col primo che viene! Esistono storie senza sesso e sesso senza storie, e tu di certo non sei una di quelle donne che preferiscono scopare con un pene qualsiasi piuttosto che andare con un uomo per il quale si prova qualcosa!”>>

Presi un fazzolettino e cominciai a strofinare gli occhi che sicuramente si erano tutti sporcati di nero a causa del mascara.

..Addio bagno rilassante..

<<”Non lo so Fiore, a volte comincio a pensare che il sesso e questa dannata verginità stiano diventando solo un peso!”>>

Si morse un labbro.

<<”Tutto questo pessimismo è dovuto per caso al ritorno teatrale di Nico nella tua vita?”>>

Sorrisi per il modo in cui l’aveva introdotto nella conversazione.

<<”Il vero problema ,è che lui non ci è mai entrato nella mia vita!”>> mi distesi a pancia in giù e con il viso sprofondato nel cuscino.

<<”Probabilmente,Nico è solo una scusa per parlare di qualcosa, ormai la mia vita è così piatta e priva di magia che anche farsi investire da un barbone con un carrello ,diverrebbe un’esperienza da provare!”>>

Scoppiammo a ridere entrambe, anche se avevamo il morale a pezzi.

<<” Che ne dici di un bel cornetto con la nutella?”>>

Non ero amante delle cose dolci, però quando divenivo preda della depressione giovanile, la dolcezza era quello che ci voleva .

<<”Ma si, fanculo ai chili di troppo!”>>

Ci rialzammo e scappammo in cucina. Il cornetto non fu unico, ma ne mangiammo ben due e bevemmo anche un enorme tazzone di latte e cacao. Eravamo disperate si, ma almeno per quella notte , felicemente sazie.

   
 
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