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Autore: ThePhylos    23/09/2012    2 recensioni
In un mondo scosso e, in larghissima parte, distrutto da una guerra feroce per il possesso dell'unico giacimento di un materiale rarissimo, un gruppo di piccole città e villaggi si allea per resistere alle invasioni provenienti dall'altro continente. In mezzo a devastazione, tradimento, corruzione e battaglie, si vede il progressivo retrocede della tecnologia utilizzata nella guerra, fino al ritorno al medioevo: appena scoppiato il conflitto, l'obiettivo di ambo le fazioni è quello di distruggere le fabbriche e le fonti di sostentamento dell'altra, nonché le città più importanti. La narrazione effettiva inizia dal punto di vista di questo gruppo di cittadine in cui tuttavia non è molto chiaro cosa stia accadendo; l'unico obiettivo è sopravvivere agli attacchi stranieri ed evitare di essere uccisi.
Genere: Avventura, Guerra, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Passaggio a Sud Est
 
Il sentiero s’inerpicava stretto e sinuoso, a tratti ricoperto di sassi, circondato da una fitta vegetazione, composta principalmente da faggi, noccioli, frassini e sempreverdi, i cui tronchi erano avvolti dalle spire di edera rampicante. Le radici degli alberi erano di intralcio alla marcia dei due, affardellati dagli zaini e dalle preoccupazioni per la battaglia imminente. Il rischio di perdere Valiris tormentava entrambi.
Dopo aver attraversato un ghiaione, la traccia condusse, sempre in salita, verso la vedetta di Grand’Albero. Un abbondante spiazzo erboso accolse i giovani, pronto a calmierare il loro fiatone, al cui centro era situata la postazione alta almeno trenta metri, costruita su un enorme noce secolare. Sull’immenso tronco era stata fissata una scala a pioli, per raggiungere la postazione costruita tra i rami. Seduti sulle assi inchiodate alle diramazioni, i due consumarono il loro pasto, osservando il paesaggio circostante. I panini farciti con il formaggio e il salame autoctono avevano un sapore ancora più squisito, dopo la lunga camminata.
Immense distese di alberi e cespugli li circondavano a perdita d’occhio, ma le vecchie strade asfaltate erano ancora perfettamente riconoscibili tra il verde foglia. In lontananza, verso sud ovest, si poteva scorgere la Città distrutta, Toliaris, a cui giungeva il fiume della vallata di Shintaris. Tutt’intorno a loro, le catene montuose formavano una muraglia apparentemente chiusa e invalicabile. A Sud-Est, si poteva scorgere il loro sentiero scendere, fino ad una cresta montuosa, dietro cui si trovava la loro meta.
Inghiottito l’ultimo boccone del suo pranzo, Sehdhel si alzò e bevette abbondantemente dalla sua borraccia verde scuro. Dopodiché andò ad appoggiarsi su un ramo che sosteneva e avvolgeva la piattaforma, tastando accuratamente la corteccia ruvida e secca del legno, scrutò a lungo il cielo, mentre un’espressione amareggiata compariva sul suo volto. 
Cosa ti stiamo costringendo a sopportare? Ci hai donato qualcosa di talmente raro e prezioso…’ 
Ferios interruppe il ragionamento ad alta voce di Sendhel, incitandolo a riprendere la marcia, in modo da arrivare a Valiris prima di sera. Entrambi si ricordarono di quanto detto da Cerios, ma osservando attentamente la zona circostante attraverso il binocolo, non notarono nulla di sospetto.
Così iniziò la loro discesa verso il polo orientale. Camminarono per un’ora circa, poi si fermarono per dissetarsi. Rimettendo la borraccia nell’apposita tasca dello zaino, Sendhel udì un rumore distinto nella boscaglia, come se qualcuno avesse calpestato e spezzato dei rami. 
Fer, hai sentito?’ Chiese sussurrando.
Si ho sentito, sarà stata una volpe’.
Per scrupolo, controllarono il sottobosco circostante, non trovando nulla di sospetto. Così ripresero la marcia, ma il peso che gravava in fondo alle loro menti, la terribile sensazione di essere osservati si fece pressante, opprimente. Spontaneamente iniziarono ad appoggiare i piedi lentamente, senza fare rumore, pronti a cogliere il men che minimo bisbiglio. Proseguendo, lanciarono entrambi sguardi che saettavano tra i tronchi, andando a perdersi nel buio.
Un altro passo, per quanto leggero e posato, irruppe fragoroso nei loro timpani, mettendoli in allerta. Le mani di Sendhel scivolarono lentamente dalla tracolla all’arma automatica, fino a tastare e stringere il metallo lucido dell’impugnatura. Cercando di sembrare il più normale possibili, non interruppero il loro cammino, ma entrambi erano pronti, accarezzando i grilletti dei loro fucili, a fare fuoco, appena individuata l’origine del rumore.
Dopo neanche un minuto, un terzo, e più distinto suono li fece scattare. Voltandosi di scatto con le armi pronte, videro un’ombra allontanarsi rapidamente dalla loro posizione. Fulminei, lasciarono gli zaini e corsero in quella direzione. L’ombra svelò il Roccioso che li pedinava, costringendolo a scappare. Si girò di scatto, sparando due colpi di pistola che si conficcarono in un tronco. I Boschivi si separarono, ad un cenno di Sendhel. Ferios imbracciò il fucile e premette il grilletto; l’inseguitore, ora inseguito, cambiò bruscamente rotta, sentendo i proiettili alla sua destra. Corse un’altra ventina di metri, e si ritrovò Sendhel di fronte, con il fucile spianato nella sua direzione. Fermo di colpo, provò ad alzare la pistola verso il Boschivo, che fece fuoco prima di lui. Il Roccioso crollò a terra, privo di vita.
‘Una spia!’ Esordì Sendhel.
Ferios lo raggiunse in un attimo, correndo. ‘A quanto pare. Copriamolo con rami e foglie, e andiamocene alla svelta, potrebbero essercene altre.’
Gli presero la pistola e i caricatori, ma non trovarono documenti sul cadavere; tornarono al sentiero e ripresero a camminare, dopo aver recuperato gli zaini.
La spia, e tutti gli altri rocciosi… sono qui a causa mia.’ Disse Sendhel, con aria infinitamente triste.
Sen… non puoi accusare te stesso di aver scatenato la guerra.’
‘Io ho scoperto il giacimento di Ek, è colpa mia se oggi così tante persone soffrono e muoiono!’ 
‘No, non è colpa tua se gli uomini sono avari.’
Ferios non ricevette risposta, sapeva benissimo cosa pensava l’altro. Nulla di ciò che poteva dire gli avrebbe fatto cambiare idea. Dieci anni prima, Sendhel aveva scoperto per caso il giacimento di Ek, e dallo scoppio della guerra, si era fatto carico morale di tutto quello che era accaduto al mondo e alla gente. La sua unica salvezza era la speranza di trovare il modo di rimettere tutto a posto, un giorno.
 
  
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