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Autore: ilcantastorie    23/09/2012    2 recensioni
Salve a tutti! Il protagonista di questa storia è Daniel. No! Non Daniel Rad... insomma quello che interpreta Harry Potter nei film. Giuro, non c'entra niente. Infatti il suo nome è Daniel Woodstryke. Ed è un normale studente di Hogwarts. Normale... insomma. Fin da piccolo è sempre stato sfortunato. Sfortunato... sfigato sarebbe il termine più appropriato. E, infatti, uno sfigato di tale proporzioni di che casa può fare parte? Di Tassorosso, ovviamente! E, per finire, possiamo dire che il nostro Daniel è un Magonò! Come può un Magonò ricerevere la lettera da Hogwarts? Aspettatevi quindi una Hogwarts più vecchia di trenta anni dagli eventi narrati nel settimo libro. Di un mondo più vecchio di trenta anni. Aspettatevi nuovi professori e poi... i suoi amici. La versione sfigata dei Malandrini, se vogliamo! Degni di Tassorosso, quindi! Riuscirà Daniel a dimostrare che la perseveranza vale più del talento? Riuscirà a dimostrarlo... durante il Torneo Tremaghi?
Ps: Il nome dell'opera è un omaggio al capolavoro di Alexandre Dumas, ma non ha nulla in comune con essa!...credo!
Inoltre... il Silenzio si sta avvicinando... (Revisionati Primi tre capitoli)
Genere: Commedia, Generale, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Rubeus Hagrid, Sorpresa, Tassorosso
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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E i giorni passavano. Frenetici, intensi, pieni di sorrisi, di fatica e scambi di battute. Frequentavano le lezioni, si allenavano a Quidditch e con il CQC del professor Drake. E poi studiavano... decisamente troppo, a parer loro: i compiti erano troppi e troppo difficili.
 
Eppure erano giorni pieni di preoccupazioni. Il Silenzio era imminente? Quando sarebbe arrivato? Era possibile che la professoressa Grace si fosse sbagliata? C'entrava qualcosa con il Torneo Tremaghi? L'incertezza era la cosa più estenuante, non sapendo né come, né quando, ne sé, il Silenzio sarebbe giunto.
 
Daniel, Julio, Isabell e Char, non potendoci fare nulla, cercavano di non pensarci, ma c'erano sere, c'erano momenti, attimi anche, in cui il pensiero fuggiva inevitabilmente verso quella possibile Apocalisse, verso quel Silenzio.
 
E il Tisis, Team Investigativo atto alla Scoperta dell'Imminente Silenzio, non aveva fatto alcun progresso da allora.
 
Non avevano materiale su cui lavorare. Avevano provato a cercare in biblioteca, di Apocalissi, di profezie, di questo fantomatico Silenzio...
 
Ma niente.
 
E il tempo passava. Passava non tenendo conto delle necessità dei quattro giovani che volevano che scorresse più lentamente per poter godere così dei piaceri della vita di tutti i giorni e per avere più tempo per investigare.
 
Ma il tempo passava impietoso e presto Settembre divenne Ottobre. E fu proprio a fine Ottobre che avvenne finalmente ciò che tutti stavano aspettando, fin dal primo giorno. L'Inizio del Torneo Tremaghi.
 
Erano esattamente le 8.25 del 20 Ottobre, 2027. E fu allora che Daniel e i suoi amici videro, sulla bacheca di Tassorosso, l'obbligo, travestito da invito, di presentarsi davanti alla scuola alle sei, che per l'orologio di Daniel corrispondevano alla radice di 4 x 3.
 
“E vedete di presentarvi puntuali, altrimenti vi sbatto tutti nell'aula più oscura di Hogwarts e butto via la chiave!”
 
La voce era irata, alterata e anche decisamente irritata. Non poteva che appartenere ad una persona: Madama Kassandra Dixon.
 
La vicepreside Kassandra Dixon era un po' più bassa della media, vestita impeccabilmente come al solito. Dimostrava una trentina d’ anni ma Daniel si era sorpreso più di una volta del fatto che non avesse rughe.
 
Beh, sì, sapeva che normalmente a 30 anni le donne non avevano rughe, ma sapeva che le arrabbiature le favorivano.
 
E la peculiarità di Madama Dixon era di essere arrabbiata. Sempre arrabbiata. In ogni momento della giornata, qualunque cosa stesse facendo, lei era irritata. E ne aveva ben ragione. Era lei, in qualità di vicepreside, a dover fare tutte quelle cose che il preside non poteva o non voleva fare. Era sempre lei, in qualità di Sovrintendente delle Quattro Case ad assistere alle punizioni inflitte agli studenti dai Responsabili delle Case, assicurandosi che non fossero né troppo severe né troppo lievi. Era anche la cosiddetta “Voce del Preside”, visto che quando c'erano problemi da risolvere diplomaticamente, ci pensava sempre lei. Inoltre era anche l'insegnante di Volo.
 
Daniel pensava che chiunque, con tutti quei grattacapi, sarebbe diventato come Madama Dixon.
 
Le parole che disse erano rivolte a tutti i Tassorosso, e sapeva anche che probabilmente era passata per tutte le case a fare quella stessa raccomandazione/minaccia.
 
Ma mentre lo diceva, guardava intensamente Daniel e i suoi amici. E con ragione. Visto che il moro, con i suoi amici, era la causa delle maggior parte delle sfuriate della vicepreside... che, per fortuna della scuola, e per sfortuna della sua stessa salute, aveva molto a cuore la sorte di qualunque studente passasse per Hogwarts.
 
Inoltre era giusta. Severa, quasi troppo severa, però giusta.
 
La giornata passò, le lezioni passarono, il pranzo passò e i compiti furono fatti. Arrivarono le sei di sera. E fu in quel momento che si presentarono all'ingresso della scuola, dove aspettarono l'arrivo delle delegazioni di Beauxbatons e Durmstrang.
 
Fu proprio in quel momento che lo stomaco di Daniel decise che era tempo di un'altra Cerca, di un'altra Missione, di un'altra Quest.
 
Ovvero di andare a fare la cacca.
 
E anche questa volta venne ostacolato dal Custode, con la scusa che Daniel, correndo, avesse fatto cadere un migliaio di chiodi e fu, quindi, costretto ad aiutarlo.
 
Quando tornò, tutto quello che riuscì a sentire furono i concitati racconti dei suoi amici, i quali, con occhi infiammati dall'entusiasmo, gli raccontarono di come un cocchio volante con dei cavalli enormi fossero giunti dal cielo. E con altrettanto entusiasmo gli descrissero di come una barca gigante fosse emersa dal lago.
 
Ora, tutto quello che Daniel riusciva a scorgere era una donna enorme, Madame Maxime, preside di Beauxbatons, e Vassil Vitious, Preside di Durmstrang, un mago basso di statura, che sembrava ancora più basso accanto a Madame Maxime, parlare con Madama Dixon.
 
 “Su, su!” disse la vicepreside, regalando loro uno dei suoi rari sorrisi “Andiamo a sederci! Un banchetto ci aspetta!”
 
Quella sera era calma e rilassata e sorrideva a studenti, insegnanti e ospiti, in maniera indiscriminata.
 
Forse aveva deciso di fare pace con il mondo, per quel giorno, visto che c'erano ospiti.
 
Era una bella cosa.
 
Davvero.
 
E mentre gli studenti di Hogwarts facevano passare avanti quelli delle scuole straniere, Daniel si prese qualche secondo per studiarli.
 
Quelli di Durmstrang erano vestiti con una mantellina rosso sangue e, camminando, osservavano Hogwarts con aria ammirata.
 
Quelli di Beauxbatons avevano delle mantelline azzurre ed erano per ¾ ragazze. Tra i ragazzi, ce n'era uno che provava a stare in disparte ma falliva miseramente. Perché essere alti due metri, in una scuola dove la media era il metro e sessanta, tendeva a metterti discretamente in risalto. La barba lunga alcuni centimetri, poi, non aiutava di certo. E Daniel si sorprese che fosse uno studente, visto il suo aspetto.
 
Char gli aveva detto che Beauxbatons era localizzata in Francia e la madre del biondo aveva quasi deciso di mandarlo lì, quando aveva saputo che era stato assegnato ai Tassorosso, durante il loro primo anno. Fortunatamente, Char era riuscito a dissuaderla grazie ai suoi ottimi voti.
 
Si diressero in Sala Grande e si sedettero insieme a tutti gli altri studenti, stranieri e non. Gli studenti di Durmstrang si sedettero al tavolo dei Serpeverde (e Daniel non vide Myles, anzi adesso che ci pensava non lo vedeva... da quando gli aveva tirato quello schiantamento, quasi due mesi fa? Che fosse stato espulso? No, la voce avrebbe fatto il giro della scuola... ma anche la sua scomparsa avrebbe dovuto farlo... mah...) mentre quelli di Beauxbatons si sedettero al tavolo di Corvonero.
 
Sulla tavolata dei professori, Il Custode stava aggiungendo cinque posti.
 
“Cinque posti?” esclamò Isa con aria interrogativa “Ma i presidi non sono due?”
 
“Beh” fece notare Char “Ci saranno anche i direttori delle sezioni 'Giochi e Sport Magici' e 'Cooperazione Magica Internazionale', no? Hanno organizzato il tutto, suppongo vogliano assistervi...”
 
“Beh, certo” disse Daniel “ha senso. Ma il quinto posto?” gli rivolse uno sguardo interrogativo.
 
“Ah, non lo so” rispose Char “Qualche altro ospite...”
 
Daniel si godette questi attimi: i professori ancora non erano presenti, mentre gli studenti avevano iniziato a parlottare, formando un rombante mormorio nella sala.
 
Sentirono alcuni studenti del settimo anno dire che il preside di Durmstrang era il fratello minore di Vitious, il precedente insegnante di Incantesimi. Alcune voci dicevano che la preside di Beauxbatons fosse l'amante di Hagrid.
 
Il primo a sedersi al tavolo in fondo alla sala fu l'insegnante di Astronomia, Arthur Knight, spada sempre al fianco, che, sorridendo, faceva scorrere lo sguardo lungo tutta la Sala Grande.
 
Subito alla sua destra si era seduto il Professore di Aritmanzia, Igor, un Goblin dal naso lungo e dallo sguardo penetrante.
 
Il professor Neville parlava a bassa voce con Hagrid e il professor Drake con la professoressa Weasley. I primi tre li salutarono con un occhiolino.
 
Non appena si sedette, il professor George de la Sand iniziò ad osservare un calice d'oro con intensità, quasi volesse sparare raggi laser dagli occhi da un momento all'altro. Ma probabilmente stava semplicemente osservando il suo riflesso.
 
La professoressa di Pozioni, Esmeralda Esperanza cercava di attaccare discorso con la sua vicina, la professoressa di divinazione, Annah Grace, che si limitava a qualche parola dopo un interminabile discorso della prima.
 
C'era la responsabile della casa di Corvonero, la professoressa di Antiche Rune, Hope Norris che leggeva un libro. Con i capelli nero pece che le coprivano gli occhiali spessi e una veste talmente enorme e sfatta che sembrava ci dovesse inciampare da un momento all'altro.
 
Il professor Merv non era ancora arrivato, così come il misterioso ospite, i tre presidi, la vicepreside Dixon e i due ministri.
 
Passarono alcuni minuti e finalmente videro la vicepreside entrare in sala da una porta sul retro accompagnata dal preside in persona, Henry McPower.
 
Il preside McPower era alto quasi due metri ed era largo di spalle. I lineamenti del viso, duri e scavati da alcune leggere rughe, mostravano un paio di baffi molto ben curati. Gli occhi erano neri come una volta dovevano essere stati i capelli, visto che adesso era completamente calvo. Doveva avere almeno ottant’anni, ma dalla forza del suo sguardo, si poteva intuire che ne avesse molti di più... era lo sguardo di chi aveva visto molto. Era quasi il signore indiscusso di quella scuola, rispettato e temuto in egual misura dagli studenti di tutte le Case. La sua forza magica, fisica e mentale lo rendevano una delle figure più di spicco dell'Inghilterra moderna, per quanto il suo nome fosse praticamente comparso dal nulla una decina di anni fa, quando aveva sconfitto con un solo incantesimo un mago oscuro che si stava impossessando di Hogwarts tramite un potente rituale.
 
Il preside si sedette al centro del tavolo e accanto a lui c'erano ancora sette... no cinque posti liberi, visto che sia il professor Merv Johnson sia il Custode, si erano ormai seduti ai loro posti.
 
Poi, mentre Daniel si lamentava con Julio di come il suo orologio, quello che i genitori gli avevano regalato quasi due mesi prima, non avesse suonato nemmeno una volta con il chichirichì, nonostante il resto dell'orologio funzionasse perfettamente, un tintinnare si udì per tutta la Sala Grande.
 
“Beh, probabilmente la magia di Hogwarts non impedisce il funzionamento delle lancette, ma a quanto pare impedisce la funzione della sveglia che fa “Chichirichi”....” gli disse sottovoce Julio, mentre tutta la Sala si azzittiva.
 
Daniel notò che la vicepreside era in piedi e stava battendo un cucchiaino contro un calice dorato e il suono veniva magicamente amplificato.
 
“Benvenuti!” disse con un sorriso gentile, mentre il preside sorrideva, seduto, accanto a lei “a studenti, fantasmi, professori... e sopratutto Ospiti!”
 
Sorridendo a trentadue denti, presero posto nei cinque posti mancanti, il piccoletto Vassil Vitious (che a quanto pareva era davvero il fratello del vecchio professore di Incantesimi) Madame Maxime, due persone dai capelli rosso carota e uno dei capelli neri scompigliati. Una di quelle due persone mancava chiaramente di un orecchio.
 
Molte voci si alzarono all'entrata di quelle persone, ma Daniel non riuscì a capire cosa stessero dicendo.
 
Anche Julio e Char trasalirono, e Daniel intuì che dovevano essere persone di spicco nel mondo dei maghi. Si scambiò uno sguardo interrogativo con Isabell.
 
“E ho l'onore di presentarvi Percy Weasley, direttore dell’Ufficio per la Cooperazione Magica Internazionale!”
 
Ci furono alcuni clap clap educati. Percy salutò la sala.
 
“E George Weasley direttore dell'Ufficio per i Giochi e gli Sport Magici"”
 
Gli applausi risuonarono più entusiasti e si unì anche qualche gridolino. Un sorriso smagliante si materializzò sul suo viso e salutò allegramente la sala.
 
“Inoltre abbiamo l'onore di avere con noi... il Ministro della Magia in persona, Harry James Potter!”
 
Un boato assordò l'intera Sala Grande, come fosse esplosa una bomba. E invece erano gli studenti che si erano alzati in piedi e applaudivano con entusiasmo... persino quelli di Serpeverde.
 
Sentì accanto a lui che sia Char che Julio si alzavano. E Daniel, una volta capito chi fosse, non poté che unirsi al coro: dopotutto quello era Harry Potter: il sopravvissuto, il Prescelto, colui che aveva sconfitto uno dei più grandi maghi oscuri di tutti i secoli... Lord Voldemort.
 
Ma aveva sentito anche cose oscure su di lui. Come, per esempio, le raccomandazioni che sembrava aver dato ai suoi amici, facendoli diventare Ministri. I due Weasley lì, ne erano la dimostrazione. Come lo era anche Ronald Weasley, capo della sezione Auror... e la moglie di Ron, Hermione Granger, capo Dipartimento di Regolazione e Controllo delle Creature Magiche. 
 
Tuttavia erano ancora voci sussurrate, nessuno osava dirle ad alta voce...e sembrava che la stessa Gazzetta del Profeta non ne facesse mai accenno, complice il fatto, forse, che lì lavorava la moglie del Ministro Potter, Ginevra Weasley.
 
Molti dicevano che presto avrebbe rivelato la sua natura oscura, facendo un colpo di stato. “Ma è già il capo, che bisogno ne avrebbe?” era la giusta obiezione. Però, i detrattori di Potter affermavano che non si poteva sapere come funzionasse la mente di un mago oscuro e che sicuramente per aver sconfitto sia da neonato, sia da diciassettenne, il più grande mago oscuro dell'ultimo secolo, doveva essere lui stesso un grande mago oscuro.
 
Non era forse lui quello sopravvissuto all'incantesimo senza perdono, l'Avada Kedavra, non una, ma ben due volte? E non era forse lui a parlare serpentese?
 
Quindi sì, le voci dicevano che Harry Potter era solo in attesa... in attesa di qualcosa, in modo da risvegliare la sua natura oscura e potentissima.
 
Ma Daniel non fu in grado di prenderle seriamente, mentre vedeva il volto sorridente del Ministro Potter salutare con gioia la folla.
 
“E ora” Madame Dixon cercò di parlare sovrastando il rumore “il preside vorrebbe fare un discorso prima del banchetto”
 
Di colpo, l'aula tornò nel silenzio più assoluto.
 
Vide Hagrid cercare di fare segno a Madame Maxime di tapparsi le orecchie, ma lei sembrò non capire.
 
Il preside si alzò in piedi.
 
Tutti gli studenti di Hogwarts, come un sol uomo, si tapparono le orecchie, lasciando interdetti gli studenti stranieri.
 
E il preside iniziò il suo discorso:
 
“IO SONO HENRY MCPOWER, PRESIDE DI HOGWARTS!”
 
Le finestre si infransero. Il soffitto di vetro si infranse. Gli occhiali del Ministro della Magia si infransero. Tutto quello che era di vetro si ruppe. I timpani di chi non si era tappato le orecchie si danneggiarono, molto probabilmente.
 
Tutti coloro che erano esterni alla scuola guardarono il preside con uno sguardo esterrefatto, aspettandosi, poi, un continuo di quel discorso.
 
Ma il professor McPower si risedette, con un sorriso, al suo posto, senza alcuna intenzione di riprendere qualsivoglia discorso.
 
Madame Dixon, si rialzò in piedi: “Grazie, preside” disse con voce incerta, mentre gli unici ad applaudire, in maniera piuttosto entusiasta poi, erano il professore Drake, e Hagrid.
 
Tutto il resto della Sala Grande era in un silenzio completo.
 
I presidi Vitious e Maxime si guardavano l'un l'altro, sconcertati. Harry Potter sorrideva, riparandosi gli occhiali con un incantesimo, mentre George stava ridacchiando di uno sconvolto Percy.
 
Poi, dal soffitto e dalle finestre, dove una volta c'erano i vetri, entrò un soffio di vento incredibilmente freddo, e metà degli studenti di Hogwarts, Daniel e quasi tutti gli ospiti di Beauxbatons, rabbrividirono.
 
Il preside, quindi, quasi dimentico di una cosa dalla scarsa importanza, agitò la sua bacchetta e tutti i vetri rotti dal suo urlo tornarono integri.
 
Quel “discorso” lo faceva due volte all'anno, all'inizio e alla fine dell'anno scolastico... quest'anno avevano avuto l'onore di sentirlo una volta in più, proprio perché c'erano ospiti.
 
In realtà per quell'anno, per loro quattro, era la prima volta, visto che avevano saltato il primo giorno di scuola.... ma vabbè.
 
Fortunatamente sapevano che dovevano tapparsi le orecchie. Il loro primo anno se l'erano beccato in pieno e beh... erano rimasti storditi per i successivi cinque minuti.
 
Ed era quasi tradizione ad Hogwarts non dire ai nuovi arrivati del pericolo. Loro quattro non erano stati avvertiti, nessuno aveva avvertito gli ospiti, e nessuno avrebbe avvertito i prossimi del primo anno...
 
Detto così sembrava davvero brutto, quasi Nonnismo, ma in fondo era solo una tradizione per i nuovi arrivati... un po' come il Cappello Parlante.
 
“E ora, mangiamo!”
 
Nei piatti d'oro apparvero cibi di ogni fattura. E tutti coloro che si erano tappati le orecchie iniziarono a mangiare con voracità...gli ospiti, invece, riuscirono a farlo solo dopo qualche attimo, ancora storditi dall'urlo del preside.
 
Mangiarono a sazietà, quasi fino a scoppiare: se fosse stato possibile, avrebbe detto che gli elfi avevano fatto addirittura meglio del solito. Ehi! Ma quello non era il polpettone che aveva insegnato loro al suo compleanno? Ed era anche buonissimo! Benedetti elfi!
 
Terminò il banchetto e la vicepreside riprese la parola:
 
“Bene! Allora, sapete che cos'è il Torneo Tremaghi? Ogni scuola avrà un rappresentante che verrà scelto da un giudice imparziale: il Calice di Fuoco!”
 
Dal nulla, la professoressa fece apparire una coppa di legno in cui danzavano fiamme blu e bianche.
 
In mano aveva un Mantello dell'Invisibilità: il Calice era sempre stato lì, rivelato solo ora da un gesto teatrale della vicepreside.
 
“Ci saranno tre prove durante l'anno che metteranno alla prova gli studenti selezionati dal Calice: il loro coraggio, il loro intuito, la loro intelligenza e il loro agire a mente fredda. Coloro che vogliono provare a partecipare devono avere come minimo diciassette anni e devono scrivere su un foglio bianco a chiare lettere il loro nome e quello della loro scuola e inserirlo tra le fiamme del Calice. L'impegno sarà tale che i partecipanti verranno esonerati dagli esami per tutta la durata dell'anno. Ci sarà un premio di mille Galeoni d'oro. Avrete ventiquattro ore per farvi avanti e vi consiglio di pensare bene prima di mettere il vostro nome nelle fiamme del Calice: una volta scelti non potrete avere ripensamenti di alcuna sorta. Sarà come aver fatto un contratto magico vincolante, ragazzi.”
 
La Vicepreside riprese un attimo fiato, poi continuò:
 
“Detto questo, il Calice è protetto da qualche tipo di incantesimo che impedisce di mettere ai più giovani di diciassette anni il loro nome, come anche di mettere dei nomi diversi dal proprio. Il metodo in questione è stato inventato dal preside... quindi, chiunque non voglia fare una morte lenta e dolorosa è pregato di astenersi dal provarci. Credo di aver detto tutto.”
 
Videro la professoressa Weasley fare un cenno, indicando gli ospiti.
 
“Ah, sì! I giudici delle tre prove saranno i presidi delle tre scuole più i nostri adorati ministri, nonché lo scorso campione del Torneo, il ministro Potter! E con questo, è davvero tutto! Mettete entro domani il vostro nome nel Calice e durante la cena di Halloween avremo il nostro responso! Buonanotte!”
 
Poco dopo erano di nuovo nella Sala Comune, parlando del Torneo Tremaghi: 
 
“E secondo voi, chi si candiderà di Hogwarts?” 
 
La sala di Tassorosso era gremita, dal primo al settimo anno, tutti erano presenti.
 
“Ehi Roger!” quasi urlò Nick, uno del terzo anno “Tu hai intenzione di mettere il tuo nome?”
 
“Ma sei impazzito?” rispose “Abbiamo un torneo da vincere!”
 
“Beh, se non fosse stato per Daniel...” lo biasimò un gigante del sesto anno, di cui Daniel non sapeva il nome “La coppa l'anno scorso...”
 
“Oh, ma stai zitto” Il moro stava per ribattere ma Isabell lo anticipò “Non è che le cacche di piccione si possano anticipare, eh!”
 
“Beh, ma con la fortuna che si ritrova, avrebbe potuto prevederlo...” una voce stridula risuonò, era una ragazza del loro anno: Ilary.
 
“Sfido io ad anticipare tutto quello che gli succede” fu Char questa volta ad anticiparlo “Neanche la professoressa Grace saprebbe prevedere tutte le sfortune che gli accadono...”
 
“Ma non era questo l'argomento di conversazione” ricordò Julio “ Tipo Martha, tu che dici?”
 
La ragazza in questione saltò dalla poltrona non appena venne pronunciato il suo nome: “N-no... non penso di partecipare...”
 
“E non guardate me” disse il tizio corpulento di prima “non ho ancora 17 anni, li compio proprio il 1° novembre... una bella sfortuna, vero? Fossi nato un giorno prima...”
 
“...saresti morto sbranato da qualche creatura di Hagrid, durante la prima prova” disse Kyrt, sorridendo “Anche se.... essere esonerati dagli esami....”
 
“Già!” sospirò Daniel “essere esonerati dagli esami... sarebbe una mano dal cielo...”
 
Alla fine, solo in pochi nella casa di Tassorosso avevano intenzione di mettere il proprio nome nel Calice. 
 
Qualcuno azzardò la Caposcuola di Grifondoro, Cerrydwen Mason, poi sicuramente la maggior parte dei Serpeverde e qualcuno di Corvonero... Julio negò che la sua donna avesse raggiunto i 17 anni, seguito, ancora una volta, dall'incredulità di come avesse fatto quel ciccione di Julio a conquistare la più bella della scuola.
 
Una ragazza, sospirando, citò i lunghi e perfetti capelli di Julio, ma lui le sorrise soltanto, senza dire niente.
 
Poi il discorso si spense e iniziarono a parlottare ognuno per conto proprio: poi, piano piano, tutti si diressero verso i  dormitori: così come fecero anche Daniel, Char e Julio, che salutarono Isabell che si dirigeva verso quelli femminili.
 
Daniel chiuse la tendina e accese il computer. Durante quei quasi due mesi, ogni notte, aveva passato qualche ora in compagnia del Capitano William Hawkyns, sottraendole a quelle che avrebbe dovuto essere “ore di sonno”.
 
Ma era piacevole stare con il Capitano. Era un po' logorroico, ma Daniel lo capiva: dopotutto era stato in solitudine per settecento anni... anzi, strano che non fosse impazzito.
 
Gli aveva raccontato delle sue più spericolate avventure per mare, dei suoi più ardimentosi arrembaggi e delle sue più appassionate storie d'amore. Era un ottimo narratore e, proprio mentre raccontava, usava Youtube per mettere le colonne sonore o i rumori adatti.
 
Davvero fantastico.
 
Navigavano insieme (adesso solo per internet, ma prima o poi gli aveva promesso che lo avrebbero fatto per i sette mari), gli dava consigli su quale siti visitare e quali serie vedere.
 
Insomma, un vero angelo custode.
 
“Salve Marinaio D'acqua dolce!” gli disse con accento piratesco il suo Pc “Ho sentito del Torneo Tremaghi!
 
Questa gli giungeva nuova. Come aveva fatto...?
 
“Come hai fatto a saperlo?”
 
Il capitano gli fece un largo sorriso: “L'ho scoperto oggi” disse, con un evidente soddisfazione che trapelava dal tono di voce “Posso lasciare il pc per brevi periodi... e riesco persino a parlare con i fantasmi!”
 
Daniel era sinceramente stupito: “WOW!” esclamò “Sono davvero contento per te! Scommetto che eri stanco di stare solo su Internet...”
 
“Forse un po'” gli disse “Ma, c'è tanto da esplorare... e adesso posso parlare anche con i fantasmi, che hanno più o meno la mia età! Bwahahaha!”
 
“Eh, tutte queste cose moderne...” fece Daniel, invecchiando la voce “La luce, il telefono, la ruota... ai miei tempi non c'erano...”
 
“Ehi! Ai miei tempi c'era la ruota!” esclamò con un sorriso “Non sono così vecchio! Piuttosto! Hai intenzione di partecipare al Torneo Tremaghi?”
 
“Naaaa... sono troppo piccolo, non posso”
 
“E non vuoi in alcun modo provarci?”
 
“Beh, la vicepreside ha detto che posso provarci se voglio una morte veloce e indolore. O era lenta e dolorosa? E quasi non dubito delle sue parole, visto che a fare l'incantesimo che protegge il Calice è stato il nostro preside” 
 
“E tu non vuoi una morte veloce ed indolore, vero?”
 
“Assolutamente no! La mia morte sarà lunga e straziante, probabilmente consumato da qualche cancro alla veneranda età di 130 anni, circondato da nipoti che vogliono solo la mia eredità”
 
Sentì un verso di disgusto provenire dal pc: “Ugh... brutta morte ma realistica... quasi quasi meglio la morte indolore...”
 
Daniel alzò le spalle: “Può darsi... vado a letto, buonanotte, capitano! Sono stanchissimo oggi... le dispiace se ci vediamo domani la nuova serie di Adventure Time?”
 
“Nessun problema! Buonanotte a te, Marinaio D'acqua dolce! Arrrrrrrrrr!”
 
Posò il pc sul comodino e la testa sul cuscino.
 
Il ragazzo corpulento del sesto anno stava guardando dentro il fuoco, cercando di vederci forme e colori, così come faceva normalmente nelle stelle o nelle nuvole: era uno dei suoi passatempi preferiti. Ma la sua testa vacillò dal sonno e presto si addormentò. Si risvegliò soltanto quando sentì la porta che conduceva all'esterno sbattere. Credendo che si trattasse di un sogno, andò al dormitorio del suo anno e, senza nemmeno mettersi il pigiama, si addormentò di nuovo.
 
La mattina seguente Julio, Char e Isa trovarono Daniel che era già sceso a fare colazione: aveva due occhiaie giganti e sembrava non aver dormito per una settimana di fila.
 
“Daniel... ma che hai fatto?” gli chiese Char, preoccupato.
 
“Niente” disse “Non riuscivo a dormire e ho passato tutta la notte davanti al pc: deleterio oltre ogni dire, vi assicuro... non lo farò mai più in tutta la mia vita mortale”
 
“Perché avrai una vita immortale?” chiese Isabell.
 
“No, ma non si può mai sapere”
 
La giornata passò in fretta al pensiero di vedere chi sarebbero stati i campioni, e anche la lezione di Trasfigurazione non fu così terribile come al solito.
 
Il castello era addobbato a festa: era Halloween, dopotutto. Il Custode aveva dato il meglio di sé: stormi di pipistrelli volavano sopra la testa degli studenti se si  percorrevano certi corridoi e una volta, in uno stanzone in cui erano finiti per sbaglio, si erano spente le luci all'improvviso e una risata sinistra era risuonata nell'aria. Neanche il tempo di accorgersi che erano zucche i cui ghigni malvagi brillavano a intermittenza nell'oscurità, che Daniel si era ritrovato la mano di Isabell che quasi stritolava il suo braccio e quella di Char che gli stringeva delicatamente l'altra.
 
Isabell aveva balbettato qualcosa su un telefilm che avevano visto insieme da piccoli che l'aveva traumatizzata e gli aveva lasciato il braccio con delle parole che suonavo tipo: “Non è che avessi paura...” mentre Char si era detto da solo che certi atteggiamenti non erano da uomini e si era scusato con Daniel. Julio semplicemente li aveva guardati, sorridendo.
 
E il banchetto finalmente ci fu. La Sala Grande era spettacolare e terrificante. I fantasmi fecero uno spettacolo, visto che era il giorno a loro dedicato. Il Frate Grasso spaventò tutti gli ascoltatori raccontando la storia della sua morte a lume di candela. Una banda di Vichinghi si era intrufolata nel monastero nel quale si trovava in quel momento... uccisero tutti gli abitanti e chiesero a lui di rivelargli la posizione di Hogwarts: volevano saccheggiarla. Il Frate Grasso, dimostrando una lealtà che faceva onore ai Tassorosso, non disse niente e morì sotto l'ascia dei Vichinghi, dopo aver resistito alle loro torture senza dire niente.
 
Il Frate Grasso narrava davvero da dio... probabilmente non era la prima volta che la raccontava. Gli sembrava quasi di sentire la carne dei fratelli del fantasma di Tassorosso mentre venivano passati al fil di ascia... 
 
Una storia spaventosa sotto molti punti di vista diversi.
 
La serata continuò con uno spettacolo del Fantasma di Grifondoro, Sir Nicolas, detto anche Nick-Quasi-Senza-Testa, che mimò la sua maldestra decapitazione.
 
Infine lo spettacolo dei fantasmi si concluse con l'inaspettato due comico Dama Grigia/Barone Sanguinario che narrarono in maniera comica gli svantaggi di essere innamorati essendo fantasmi.
 
E poi iniziò il banchetto.
 
Ma Daniel non riuscì a goderselo come avrebbe fatto di solito: dopotutto era il secondo banchetto in due giorni.
 
Infine il preside McPower si alzò e questo bastò a far ammutolire l'intera scuola, ospiti compresi. Le fiamme azzurro-bianche del Calice di Fuoco brillavano così tanto che sembravano voler schizzare via.
 
Poi il fuoco cambiò di colore e divenne di un rosso intenso. Un biglietto ne uscì fuori e il preside lo richiamò a sé con un cenno della bacchetta:
 
“Ivan Vazov – Durmstrang” 
 
Dal tavolo dei Serpeverde, sentirono gli studenti di Durmstang esultare, mentre quelli di Hogwarts applaudivano educatamente.
 
“FU RI KA ZAN!”
 
L'urlo aveva superato tutto il rumore che c'era ed era stato gridato dal campione di Durmstrang:  un ragazzo che sembrava una statua greca, i lineamenti duri e decisi e i capelli corti... sembrava un bronzo di Riace, davvero.
 
Ivan, quindi, accompagnato dagli urli della folla (evidentemente era molto popolare), si diresse verso il tavolo degli insegnanti e sparì in una porta che conduceva ad una stanza lì vicino.
 
Cosa diavolo voleva dire Fu ri ka zan?
 
Ma Daniel non ebbe tempo di chiederselo che il Calice brillò di nuovo di fiamme rosse e ne uscì un nuovo biglietto.
 
“Rubeus Hagrid – Beauxbatons”
 
Qualche centinaio di teste si girarono con un enorme punto interrogativo verso il tavolo insegnanti.
 
“Eh?” dissero tutti in coro “Che cavolo...”
 
Hagrid? Campione di Beauxbatons? Ma non era un insegnante? E non faceva parte di Hogwarts? Che cavolo...?
 
Ma il soggetto di tutta questa attenzione applaudiva con un sorriso enorme in direzione del tavolo dei Corvonero, dove il ragazzo barbuto alto due metri che avevano visto ieri si stava alzando, dirigendosi con ampie falcate verso il tavolo degli insegnanti, fino a scomparire nella stessa porta nella quale era entrato Ivan.
 
Sembrava volesse sottrarsi all'attenzione della folla il più velocemente possibile. Gli studenti di Hogwarts applaudirono educatamente, mentre la maggior parte delle ragazze di Beauxbatons scoppiarono a piangere e solo un ragazzo, tra quegli studenti, batté le mani con entusiasmo.
 
Poi Daniel capì. Lo capì guardando lo sguardo felice e orgoglioso di Hagrid. 
 
Rubeus Hagrid era suo figlio.
 
Poi vabbè, c'era la faccenda del cognome... ma era secondaria.
 
Ma...aspetta... il nome di Hagrid che usciva fuori da un calice.. “Ehi, ragazzi... vi ricordate che due mesi fa ho fatto il sogno...”
 
Ma Daniel non fece in tempo a notare le facce sconvolte dei suoi amici che il Calice brillò una terza volta. L'attenzione di tutta la sala si convogliò di nuovo su di esso.
 
Ne spuntò un nuovo biglietto e il preside agitò nuovamente la bacchetta.
 
L'espressione di Henry McPower divenne perplessa, ma poi si aprì in un sorriso divertito:
 
“Daniel Woodstryke – Hogwarts”
 
Se prima c'era dello stupore per l'estrazione del nome di Hagrid, era niente in confronto a quello attuale. Se non fosse stato per gli applausi educati delle scuole ospiti, ci sarebbe stato un silenzio totale.
 
Tutti lo fissarono con uno sguardo incredulo e lui stesso, se fosse stato qualcun altro, si sarebbe fissato allo stesso modo. Anzi, gli sarebbe bastato uno specchio e si sarebbe fissato con sguardo incredulo.
 
Si alzò e sentì in particolar modo gli sguardi di Julio, Char e Isa che lo fissavano. Ma erano troppo stupiti per parlare.
 
Si diresse, quindi, nel silenzio che si era venuto a creare, verso le porta vicina al tavolo degli insegnanti.
 
“Da questa parte, Daniel...” il professor Drake lo osservava, esterrefatto.
 
La stanza lì vicino era molto più piccola e appartata e, oltre a Rubeus e Ivan c'erano vari ritratti che li osservavano incuriositi.
 
Li guardò smarrito. Che ci faceva, lui lì? C'era... davvero riuscito?
 
La porta si aprì di nuovo, e la vicepreside si diresse verso di lui: “Daniel Woodstryke! Come hai fatto ad aggirare la linea dell'Età che il preside ha posto?” Aveva perso tutta la serenità che aveva dimostrato negli ultimi due giorni. 
 
“Linea dell'età?” chiese Daniel sinceramente perplesso “Era  quello che c'era a protezione del Calice per i minori di diciassette anni?”
 
“SI'!” Era esasperata “E non fare finta di niente! Quale diavoleria Babbana hai usato per...”
 
Ma venne interrotta dall'entrata del professor Drake.
 
“Daniel non ha usato nessun mezzo illegale per mettere il suo nome nel Calice”
 
“Non è possibile!” quasi urlò la vicepreside “Fa il quinto anno! Al massimo potrebbe avere 16 anni!”
 
“Su questo le do ragione” disse Drake “Se Daniel fosse uno studente normale: lui, a differenza di tutti i normali studenti di Hogwarts, ha ricevuto la lettera a 12 anni”
 
“CHE COSA?” questa volta urlò, ma l'urlo venne quasi coperto dalla voce del preside che, oltre la porta, diceva qualcos'altro seguito da una risata molto fastidiosa.
 
“Sì” fu Daniel a continuare il discorso “Forse è dipeso dal fatto che sono quasi un Magonò... ma la lettera mi è arrivata in ritardo di un anno...”
 
“E perché io non ne sapevo...”
 
Ma venne, ancora una volta, interrotta da una nuova visita: Era uno dei ragazzi di Durmstrang. Capelli corti e biondi, pettinati con una riga a ¾ e un viso così effemminato da sembrare quasi una donna. Neanche Char aveva un volto così effemminato.
 
“E tu che vuoi?” gli ringhiò addosso la vicepreside “Ci devi riferire qualcosa?”
 
“OHOHOHOH!” la sua risata era fastidiosissima ad udirsi “Mi faccia il piacere, signora! Io sono il quarto campione!”
 
“Il quarto campione?”
 
Ancora una volta la porta si aprì ed entrarono i presidi delle altre scuole, Hagrid, e i giudici: il ministro della magia Potter e i due ministri Weasley.
 
 Harry Potter sembrava in preda ad una risata che non riusciva a soffocare.
 
“Nessuno... nessuno... nessuno... ha tolto l'incantesimo Confundus al Calice...”
 
George Weasley sembrava divertito dalla faccenda mentre Percy probabilmente si stava chiedendo come fosse stata possibile una dimenticanza del genere.
 
“Ministro Potter!” lo apostrofò la vicepreside “Cosa intende?”
 
“Ahahah!” e con uno sforzo di volontà Harry Potter smise di ridere “Dovete sapere che durante il mio quarto anno, qualcuno mise il mio nome nel Calice e per essere certo che venissi scelto, fece un incantesimo Confundus al Calice in modo che pensasse che ci fossero quattro scuole... ma evidentemente nessuno l'ha aggiustato da allora, a quanto pare!”
 
Stava sorridendo.
 
“E forse ho capito anche come è andata... Anton, ti sei dimenticato di scrivere la tua scuola di appartenenza sul biglietto, vero?”
 
“OHOHOHOH!” la sua risata era sempre più fastidiosa “Figuriamoci se la mia divina persona può fare un errore così puerile e sciocco!”
 
“A quanto pare può” il preside Vitious aveva in mano un biglietto che mostrò a tutti : c'era scritto Anton Otraket. E nient'altro. Mancava il nome della scuola.
 
“Ed è probabile che chiunque avesse scritto il proprio nome, senza aggiungere la scuola di provenienza, si sarebbe ritrovato ad essere il rappresentante di un'altra ipotetica scuola”
 
Erano tutti esterrefatti. Compreso Daniel.
 
“Quindi... Durmstrang avrà due campioni?” se ne uscì Percy, ancora perplesso
 
“A quanto pare sì” disse il preside, entrando nella sala “Il calice stipula un contratto magico vincolante: dovrete tutti partecipare al Torneo e fare del vostro meglio”
 
Daniel aprì la bocca. Poi la richiuse. Era esterrefatto. Era la prima frase di senso compiuto che sentiva pronunciare al preside... se togliamo: “Io sono Henry McPower, il preside di Hogwarts!”.
 
“Dopotutto” se ne uscì Harry Potter “Ai miei tempi io fui il campione in più di Hogwarts... è giusto che adesso questo vantaggio lo abbia un'altra scuola!”
 
“Beh, grazie, ministro Potter” disse Vitious “Ma piuttosto che far partecipare questo zuccone... “ lo guardò male e per un attimo sembro quasi volesse tirargli un incantesimo.
 
“Ma purtroppo, come dice il preside McPower, tutti e quattro sono costretti a partecipare” sentenziò Percy Weasley.
 
“Già” confermò George “Quindi iniziamo con le informazioni aggiuntive. La prima prova si terrà il 24 novembre e sarà....” e fece una piccola pausa  “non ve lo diciamo! Affrontare l'ignoto è una delle qualità più importanti per un mago e vi verranno date delle istruzioni più dettagliate esattamente una settimana prima della prova. Potrete portare un solo oggetto durante le prove, che normalmente sarà la bacchetta magica... ma starà a voi scegliere. Non vi è permesso né chiedere né accettare aiuti da insegnanti. Mi pare tutto, non è vero, Percy?”
 
“Sì, mi pare di sì”
 
“Bene!” esclamò entusiasta George “Come già detto, saremo giudici per la prima prova! Ci vediamo per allora! Buonanotte!”
 
E i quattro campioni, quasi senza rendersi conto di quello che facevano, uscirono insieme dalla stanza, ritrovandosi in una Sala Grande ormai deserta.
 
“Non illudetevi, pivelli” disse Rubeus, guardando dall'alto al basso gli altri campioni...cosa che gli riusciva benissimo, dati i suoi due metri d'altezza “Il torneo lo vincerò io. La gloria. L'onore. Il premio di mille Galeoni. Saranno tutti miei.”
 
“OHOHOHOHOH” quella risata era sempre più fastidiosa “Lo vedremo, mio caro”
 
Rubeus sorrise: “Certamente non mi farò battere da un Campione per sbaglio... così stupido che si è dimenticato di scrivere il nome della propria scuola... e neanche da un Magonò” continuò guardando Daniel fisso negli occhi.
 
“Vedremo” fu Ivan a parlare “ Non sottovalutare il potere di Durmstrang, francese!” e lo disse con un tono talmente certo, che neanche Daniel non ne dubitò.
 
“Vi aspetto al varco! Vi sconfiggerò e vi umilierò tutti! Specialmente te...” e indicò Daniel. Essere minacciati da un tizio alto due metri ti mette sempre un po' di stizza per quanto tu possa essere coraggioso. E Daniel non si riteneva propriamente un esempio di coraggio.
 
“Io?” disse “E che ti ho fatto? Ci siamo appena conosciuti...”
 
Ma non lo degnò di risposta, andandosene con la sua preside, verso l'esterno della scuola.
 
“Ehm... ragazzi? Sapete cosa ha quello contro di me?” chiese Daniel agli altri due.
 
“No” rispose Ivan “Ma è vero che sei un Magonò?”
 
“Ehm...” quella domanda lo metteva sempre in imbarazzo “Diciamo di sì...”
 
“E come fai a frequentare una scuola di magia? E come mai il calice, tra tutti gli studenti che hanno messo il nome, ti ha ritenuto il più idoneo?”
 
“Ah, non lo so...”
 
Poi un lampo di imbarazzo quasi passò negli occhi di Ivan: “Oh, mi dispiace. Davvero. Sono stato invadente e scortese sopra ogni dire. Permettimi di scusarmi”
 
“Davvero, non c'è problema... spero solo sia una sfida leale e senza imbrogli....”
 
Quello gli sorrise: “Lo spero anch'io... Woodstryke, giusto?”
 
“Chiamami Daniel”
 
“Allora tu chiamami Ivan”
 
Si strinsero la mano. “Che vinca il migliore” dissero quasi in coro.
 
Sorrisero. 
 
“Buonanotte, quindi, Daniel”
 
“Buonanotte a te, Ivan”
 
Era confortante sapere che non erano tutti ostili come Rubeus o idioti come Anton.
 
E Daniel iniziò a dirigersi verso i sotterranei mentre Ivan si incamminò verso la sua barca, accompagnato dal Preside Vitious.
 
“Ehi! Come osate dimenticarvi della mia divina persona! Aspettatemi!” e Anton li raggiunse correndo.
 
Così Daniel iniziò a scendere dalle scale, con la testa piena di pensieri.
 
Era davvero... era davvero... il campione di Hogwarts? Come era possibil...
 
Ma non riuscì a finire il pensiero che improvvisamente quattro mani lo presero di forza e lo trascinarono dentro un'aula oscura mentre un altre due gli tappavano la bocca.
 
Che diavolo...?
 
“Allora che spiegazione puoi darci, Daniel Woodstryke, prima che ti facciamo in tanti piccoli pezzettini?”
 
Erano in un aula illuminata solo dalla luce di una bacchetta. Riconobbe subito di chi era la voce.
 
“Julio... vi ho tenuto per tanto tempo nascosta una cosa: io in realtà ho 17 anni, non sedici. Per qualche motivo la lettera mi è arrivata un anno dopo”
 
“Questo non ci importa” disse “Isabell ce l'ha detto qualche minuto fa. La domanda è: “Come ti è saltato in mente di mettere il tuo nome nel Calice? Ma ti sei impazzito? Cosa ti è...”
 
Un pugno arrivò dritto dritto in faccia a Daniel, lasciando senza parole Julio. Il pugno gli fece male. Più male di qualunque altro pugno avesse mai ricevuto.
 
“DANIEL WOODSTRYKE! COME TI E' SALTATO IN MENTE DI METTERE IL TUO NOME NEL CALICE?”
 
Isabell era colei che gli aveva dato il pugno. L'aveva colpito dritto su una guancia.
 
“ORA NON PUOI NEANCHE RITIRARTI! POTRESTI MORIRE! POTRESTI...
 
“Sapete...” Daniel interruppe gli strepiti di Isabell “Due mesi fa espressi un desiderio, durante il mio compleanno. Avrei voluto passare i prossimi due anni in vostra compagnia”
 
Il silenzio più assoluto regnava. Julio lo guardava con sguardo serio. Char aveva un'espressione indecifrabile. Isabell, invece, sembrava sul punto di piangere.
 
“Ma... gli esami di quest'anno... fino ad ora sono riuscito a restare perché il professor Drake, Hagrid e la professoressa Esperanza mi sostenevano... ma se arrivassero professori esterni e mi cacciassero? Non potrei più stare con voi. E quando ho saputo che i campioni erano esentati dal fare gli esami...”
 
“E per stare... con noi... altri due anni... tu rischierai la vita in tre prove magiche... senza nemmeno poter utilizzare la magia?” chiese Char, sempre con la faccia impassibile.
 
“Beh, sì” disse Daniel “Sapete come si dice: Aiutati che.. Uff!”
 
Non poté finire la frase. Char, Isabell e Julio lo abbracciarono.
 
“Sei uno stupido!” urlarono in coro.
 
“Dai ragazzi, non così tanto!” disse, quasi soffocando “Non pensavo certo di essere scelto! Quante possibilità c'erano che tra tutti i compagni del sesto e il settimo anno, più bravi e più preparati di me... il Calice mi scegliesse? Ci ho riflettuto tutta la notte prima di mettere il mio nome... ma alla fine l'ho fatto”
 
“E ora sei uno dei campioni” disse Isabell “E dovrai sopravvivere a tre terribili prove”
 
“Già” disse “Senza contare che c'è questo “Silenzio” che sta arrivando... brr...”
 
“Le preoccupazioni non finiscono mai...” sospirò Julio, smettendo di abbracciarlo.
 
“Ehm... Char, Isa? Dovremmo andare... se potreste...”
 
I due lo lasciarono, leggermente imbarazzati, bazzicando scuse a mezza bocca.
 
“Dai, andiamo, ragazzi, andiamo dai Tassorosso... spero vogliano almeno festeggiarmi...”
 
*** 
 
La Dama Grigia e il Barone Sanguinario: so benissimo che, da come li descrive zia Ro, questi due non farebbero mai qualcosa come uno spettacolo comico. Ma in trent’anni molte cose possono cambiare. Ho immaginato cosa possa essere successo dopo la Guerra di Hogwarts a loro due di cui il passato era stato rispolverato di recente. C'è una diceria che afferma che la Preside McGrannit, con un incantesimo, li abbia chiusi dentro una stanza finché non si fossero chiariti.
 
Per un lungo anno, Serpeverde e Corvonero non ebbero fantasmi, ma, dopo quel periodo di tempo, erano diventati una coppia felice come non erano potuti essere in vita. E da allora erano stati meno cupi e più simpatici... per quanto lo possano essere dei fantasmi! (E comunque il Frate Grasso ha dovuto assillarli per una settimana intera prima che si decidessero a fare davvero quello spettacolo...)
 
George Weasley: avevamo lasciato George Wesley sposato ad una Alicia Spinnet mentre gestiva la sua catena di negozi per scherzi. Avevamo anche saputo che da loro due era nato Fred Weasley, in onore del fratello di George. Ma come è diventato direttore dell'Ufficio per i Giochi e gli Sport Magici? E' presto detto. L'aver dato il nome Fred al loro figlio, sembrava in qualche modo aver trasmesso il carattere dello zio al nipote. Anche Fred Weasley Junior era un combina guai amante degli scherzi almeno quanto il padre. Quando finì Hogwarts, Fred voleva prendere il posto del padre come direttore del negozio di scherzi Weasley. Il padre gli disse che sarebbe andato in pensione solo quando Fred gli fosse riuscito a fare uno scherzo, cosa che in tutta la sua vita non era mai riuscito a fare. E ci furono quindi, molti tentativi del figlio di fare scherzi al padre. Scherzi che sembrarono fallire. Ma che invece assolsero perfettamente al loro compito. Per il trentesimo anniversario dei “Tiri Vispi Weasley”, George aveva organizzato una festa alla quale aveva invitato i suoi parenti e i suoi amici più stretti. E fu proprio lì che lo scherzo finale di Fred arrivò. Non saprei dire esattamente cosa successe, ma alla fine si ergeva un George Weasley completamente bagnato, bruciacchiato, con i piedi che gli ballavano involontariamente il tiptap e un sopracciglio che non la smetteva di muoversi su e giù, cercare di ballare la macarena. Gli scherzi precedenti erano serviti solo a fare abbassare la guardia al padre. Quella che era la festa per il “trentesimo anniversario dei Tiri Vispi Weasley”, divenne la festa per la proclamazione del nuovo Presidente, Fred Weasley.
 
George era disoccupato, ma era più felice che mai, orgoglioso di suo figlio. E allora, Harry Potter, che era alla festa, gli propose di lavorare all'Ufficio per i Giochi e gli Sport Magici, di cui, in breve periodo, grazie alla sua esuberanza e il suo entusiasmo, divenne il direttore. Anche se questo significava sorbirsi Percy ogni santo giorno.
 
Harry Potter: mi sento abbastanza orgoglioso di come sono riuscito a renderlo. Per trent'anni, nonostante tutto, riesce a trascinarsi dietro la sua buona dose di maldicenze che da sempre lo accompagnano. E' diventato Ministro della Magia quasi a furor di popolo: una volta che il vecchio ministro, Kingsley Shacklebolt, è andato in pensione, la sua nomina era quasi obbligatoria. Harry, nonostante una prima resistenza, decise infine di accettare l'incarico, lasciando il compito di dirigere la sezione Auror al suo migliore amico, Ronald Weasley.
 
Henry McPower: che dire di lui? E' il carisma incarnato. Forte, temuto ed amato. Com'è possibile che un mago così potente sia apparso dal nulla, così, senza che se ne sapesse niente? Mistero! Inoltre il preside McPower è ispirato ad un suo collega giapponese: Heihachi Edajima. Di aspetto si somigliano molto, e quindi immaginatelo più o meno alla stessa maniera, solo con vestiti occidentali!
 
...E finalmente il Torneo Tremaghi! E, cosa che penso nessuno si aspettasse, Daniel ha partecipato di sua sponte ed è anche il campione ufficiale di Hogwarts! Quale sarà la prima prova? E come farà Daniel (se ce la farà) a superarla? Che ne pensate degli altri campioni? Avrei voluto inserirci una ragazza, ma alla fine ho optato per tutto maschi per poter fare scene sulla rivalità tra maschi e tutto 'sto genere di cose, capite? Anche perché sarebbero state un'altra vagonata di pippe mentale che Daniel si sarebbe fatto. Galanteria, lui è un gentiluomo... etc... etc... etc...
 
Bene, alla prossima!
  
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