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Autore: Stateira    08/04/2007    17 recensioni
Ma che diamine avrà, Potter, da ridere tanto?
Genere: Romantico, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Slash | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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PREMESSA

PREMESSA

 

Ok, questa fic non è ad argomento pasquale, ma ho pensato di pubblicarla comunque oggi: una risata non fa mai male!

 

Vorrei dedicarla in particolare alle mie donnine fantastiche, Franci (che oggi è invasa di parenti), Sivy (il nostro piano diabolico…) e Vero (amour, riprenditi entro domani!)

 

I miei migliori auguri di buona Pasqua a tutto il fandom, evviva le uova di cioccolato!

 

 

 

SEEKER’S SECRET

 

 

 

- Draco. –

 

Draco non calcolò nemmeno Greg Goyle. Era troppo dannatamente occupato ad osservare, a scrutare, ad analizzare, per…

 

- Hey, Draco! –

- Cosa, cosa! –

 

Goyle piegò di lato il suo testone ottuso. – Perché Potter continua a guardarti e a ridere? –

 

Draco contò mentalmente fino a trenta, molto lentamente. Al rovescio.

 

- Goyle, ti prego, trasmettimi un po’ del tuo inarrivabile acume, vuoi? –

Goyle sbatté le palpebre a ripetizione. – Acume? –

 

Draco alzò gli occhi al cielo, e pregò una quantità di divinità in cui nemmeno credeva di trasformare Goyle in un mucchietto di polvere, all’istante. Con la Nimbus a portata di mano, fra l’altro, avrebbe provato un non so che di fisicamente soddisfacente, nel disperderlo al vento.

 

*

 

Era dalla mattina che Potter non faceva che ridere, ridere come un idiota, ridere fino alle lacrime. Previo avergli scoccato un’occhiata, naturalmente.

Che accidentaccio aveva, quello, da ridere?

Draco non aveva nemmeno finito la colazione. Aveva mollato lì tazze, biscotti, borsa, e compagnia, e si era precipitato in camera sua, dove si era sottoposto ad un accuratissimo esame anti-simpatia-Grifondoro, senza risultato: tutto perfettamente a posto e in ordine, vestiti, capelli, pelle, bacchetta. Se fosse stato una persona frivola, Draco si sarebbe baciato allo specchio, e si sarebbe detto che quella mattina era persino più bello del solito; ma siccome Draco NON lo era, si era limitato a farsi un occhiolino, e a sussurrarsi “ti amo” con un certo trasporto.

E che sia chiaro, a Draco non importava niente, niente di niente, di Potter, o di quello che lui potesse pensare di lui. Non era schizzato davanti ad uno specchio perché Potter rideva di lui, ma perché sarebbe stato molto poco dignitoso scoprire di avere una macchia sui vestiti, o i capelli fuori posto. Ci teneva un sacco, lui, a fare una buona impressione alla professoressa Sprite.

Davvero un sacco.

 

Ad ogni modo, non c’era stata via di scampo. Potter aveva ridacchiato imperterrito anche a Pozioni, e, chissà come mai, il fatto che avesse rischiato di farsi linciare dai suoi compagni, per aver fatto perdere un numero scandaloso di punti alla sua Casa, non aveva consolato Draco nemmeno un po’.

 

*

 

Potter non doveva ridere di lui, che diamine. Non aveva il DIRITTO di ridere di lui! Non lo sapeva, il maledetto Potty, che solo lui poteva ridere di tutti, e mai viceversa? Cosa credeva, di appellarsi ad una qualche principio di reciprocità, per caso?

 

Evidentemente, sì. Perché, continuava, continuava a sbellicarsi dalle risate. Ecco, ecco, lo stava facendo anche ora! Maledizione, che nervi!

 

Draco si impose di respirare molto, molto lentamente, e di riprendere il controllo. Ok, poteva anche essere una tattica, una stupida, banalissima tattica di pressione psicologica. Dopotutto, non si potevano certo pretendere finezze maggiori, da Potter. Certo di essere perfettamente a posto, e certo che anche i suoi compagni lo fossero, Draco non riusciva davvero ad immaginare un qualsiasi motivo che potesse rendere la finale annuale di Quidditch così spassosa. Perché quel pomeriggio, quel pomeriggio che odorava dei primi fiorellini della primavera, avrebbe deciso le sorti sportive di Serpeverde e Grifondoro, per l’ennesima volta.

E Draco, Potter o non Potter, era deciso a vincere.

A patto che Potter la piantasse di ridere come un povero idiota.

Era possibile spiegare perché le sue risate gli facesse ribollire la bile? No! Assolutamente no!

Argh, maledetto Potter, lui e la sua ridorrea!

 

- Hey, Potter! – gridò, gelando Madama Bumb, che stava per dare il segnale di inforcare le scope. –dimmi un po’, stai cercando di soffocarti, ridendo a quel modo? –

 

Harry spalancò gli occhi, e ammiccò. Draco li vide diventare lucidi, e brillanti, e, oh, dio, grazie, finalmente quella cazzo di mandibola squadrata e per niente sexy che si ritrovava aveva smesso di tremare.

Draco e Harry si fronteggiarono, seri. Draco cercò di imprimere nel suo sguardo tutta la sua determinazione, la sua sicurezza, e, già che c’era, anche un po’ di salutare disprezzo. Harry rispose leccandosi lentamente il labbro inferiore, e, va beh, grazie, così non valeva, però. Draco inarcò le sopracciglia, un po’ confuso, e Harry…

Scoppiò a ridere.

Più forte di prima.

Molto, molto più forte di prima.

 

- Accidenti a te, Potter, che diamine hai da ridere!?!?! –

- Non te lo dico, Malfoy! – Harry si fece forza, e appellandosi alle forze del cosmo, riuscì ad ammiccare, fra le risate. – E’ un segreto! –

- Un segreto? –

- A ha. Segreto di Cercatore! –

- Tutti ai vostri posti! –

 

Draco grugnì, risentito.

Colpito e affondato. Se c’era una cosa che lo mandava fuori di testa erano i segreti, maledizione. Draco DOVEVA sapere, ad ogni costo, soprattutto se era qualcosa che faceva tanto ridere Harry-vorrei-ma-non-posso-Potter.

Draco sentì una specie di entità bambina che gli stritolava la bocca dello stomaco, gridando “Scopri il segreto, il segreto!!!”. Sbuffò, e partì a razzo.

 

Maledetto Potter, lui e i suoi “segreti di Cercatore”.

 

*

 

- Malfoy… - Harry si morse un labbro, e Draco vide più che chiaramente che stava facendo anche l’impossibile, per non uccidersi di risate, di nuovo.

- Maledizione, ma si può sapere che diavolo hai da ridere a quel modo! – ruggì, inviperito.

- Oh, lo scoprirai molto, molto presto. Esattamente… -

 

Un fruscio, e immediatamente dopo, un brillio dorato.

 

- ORA! –

 

Harry si lanciò all’inseguimento del Boccino, e Draco, superato un istante di attonimeno, gli si mise alle costole. Tattica, ecco cos’era. Soltanto tattica.

Il Boccino correva come sempre, sgusciando fra gli altri giocatori, insinuandosi lungo gli spalti, e mettendo a dura prova la vista e i nervi dei due Cercatori. Draco guadagnò un minuscolo vantaggio su Harry, proprio quanto bastava per riuscire a sfiorare la dannata pallina. Ancora uno sforzo, un piccolo, minuscolo sforzo, e la vittoria sarebbe stata sua, solo sua.

Harry ghignò, e con la mano sinistra afferrò il braccio di Draco, mentre con la destra guizzò, imprigionando il Boccino. Draco si sentì trascinare verso l’alto, ad una velocità vertiginosa, e improvvisamente mollare.

Sentì un brivido freddo, e si rese conto di essere molto in alto, praticamente invisibile agli spettatori. Potter lo fronteggiava, un sorriso quasi incontenibile sulla faccia strafottente.

 

- Hey, maledetto! – sbraitò Draco, furibondo. – Mi hai soffiato il Boccino, non vale! –

- Ah sì? – Harry si strinse nelle spalle. – Se lo vuoi, te lo restituisco. –

Draco ammiccò, spiazzato. – Come? –

- Quello che ho detto. –

Draco si avvicinò prudentemente. – Me lo daresti sul serio? – indagò con diffidenza.

- Vieni a prenderlo. –

 

Oh, beh. Se Potter la metteva così, lui non si sarebbe di certo tirato indietro. Più andava verso di lui, più vedeva il suo ghigno farsi grande, e patetico, e la luce del sole gli velava una buona metà del volto, e… ok, ignorare l’ultimo punto.

 

Harry gli mostrò la mano, chiusa a pugno, come a voler confermare le sue buone intenzioni; Draco non doveva far altro che allungare la sua, e guadagnarsi la coppa,  la gloria, e…

 

Harry passò all’improvviso il pugno dietro la sua nuca, e Draco si sentì attirato, e… baciato.

Sbarrò precipitosamente gli occhi, sconvolto, mentre la morbida pressione delle labbra di Harry gli mandava in tilt la testa, e, beh, anche un paio di altre cose.

 

Harry lo lasciò andare quasi subito, e abbassò gli occhi con aria vagamente colpevole. Draco era rimasto congelato in un’espressione assolutamente esterrefatta, e deliziosamente buffa. Qualcosa come due occhi spalancati come fanali, due labbra tremolanti, e gli zigomi di una tinta più o meno sanguigna.

Harry risollevò lo sguardo, e, dopo un attimo di stasi, lo fece di nuovo.

Draco sentì le sue risate montare in modo quasi isterico, e ogni traccia di smarrimento scomparve, facendo spazio ad un’Ira Funesta senza precedenti.

 

- POTTER?!?!?!? – abbaiò, furente. –

- Oddio, sei uguale, uguale! – si sganasciò Harry.

Draco storse la bocca. – Uguale a cosa? –

- Al sogno! – Harry alzò gli occhi vivaci, e anche velati di una certa tenerezza, sul viso confuso di Draco. – Ho fatto un sogno, stanotte. – spiegò. – Un sogno che, beh… è andato proprio così. Dio, non ho fatto altro che pensare alla tua faccia, sapevo che avresti fatto esattamente quell’espressione. Eri… eri… -

Harry scoppiò di nuovo a ridere, e Draco sbuffò sonoramente.

- Non ho fatto altro che… -

- Era questo, il tuo maledetto segreto, eh? Ecco perché hai riso beatamente per tutto il giorno. –

- Dai, non prendertela. Eri magnifico, dico davvero. – Harry si ricompose un po’. Ci provò, insomma. – E’ da quando mi sono svegliato, con la tua espressione in testa, che aspettavo di poterlo fare. –

- Mmm. – Draco si imbronciò, risentito.

Harry insinuò un sorriso gentile, persino tenero. – Allora, lo vuoi o no, questo Boccino? –lo incoraggiò.

- Certo che lo voglio, brutto idiota! Quell’affare significa una coppa! –

Harry fece spallucce, e tese la mano. – Vero. – asserì. – E visto che io ho già avuto il premio che volevo… -

La sua mano si spalancò all’improvviso, e il Boccino si librò nell’aria, schizzando via verso il campo.

- … Vorrà dire che quest’altro premio ce lo giocheremo di nuovo! –

 

Draco sbarrò gli occhi, basito. Potter era ripartito a tutta velocità, mentre lui era lì a perdere tempo come un cretino. Di questo passo, Potter si sarebbe portato a casa tutti i premi in palio della giornata.

 

- Eh no. –

 

Draco ghignò, e partì a razzo. Potter poteva pure scordarsi la coppa di Quidditch, per quell’anno. Lo aveva già avuto, il suo premio, e Draco era più che sicuro che la coppa potesse essere un eccellente calice, per brindare a loro, quella sera.

E al loro piccolo segreto di Cercatori.

  
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