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Autore: NotFadeAway    24/09/2012    3 recensioni
Severus, adesso tu sei libero, libero di andare avanti, di là c’è qualcosa che ti aspetta, potresti rivedere chi hai perso e chiudere qua la tua partita con il mondo. Hai già dato tanto, hai sofferto, adesso di meriti un po’ di pace. Oppure potresti scegliere di aiutare me.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Silente, Lily Evans, Severus Piton | Coppie: Lily/Severus
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VI libro alternativo
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-Papà! Papà! Sei già a casa! – disse Alison, entrando nella stanza raggiante. –Che bello! – aggiunse, abbracciandolo. – Giochiamo assieme? – lo guardò, implorante.
Lily entrò in casa poco dopo la figlia, erano le cinque del pomeriggio e la piccola era appena tornata da scuola. La donna guardò il marito che a sua volta le restituiva un’occhiata spaesata.
-Amore, non dovresti imparare la poesia che ti ha dato la maestra prima?  Dai, vieni che mamma ti dà una mano! – disse, posando le chiavi della macchina in una ciotola di porcellana su un tavolino e attaccando il giubbino all’appendiabiti.
-No! Dopo. Papà ha detto che vuole giocare con me! – rispose la bambina , impettendosi, sulle ginocchia del padre.
-Ah sì? A me sembra tanto una scusa! - fece Lily, entrando nella cucina dove stavano gli altri due.
-No. Non  è vero. Papà, diciglielo tu! –
-Si, dice “diglielo”, Ali. Adesso andiamo che papà è stanco. – e le porse la mano per farla scendere.
In tutto questo, Severus aveva osservato zitto la scena, se non altro perché non sapere cosa fare o dire. Guardava Lily, sperando che, come la notte prima, glielo dicesse, ma lei non gli mandò alcun segnale.
Così la donna si portò Alison nell’altra stanza e lui rimase solo in cucina, ma non per molto. Dopo poco, infatti, qualcuno bussò alla porta.
Lily chiamò dall’altra stanza: - Puoi andare tu, amore? –
-Va bene! – rispose, alzandosi ed andando ad aprire.
La porta cigolò e lasciò spazio alla figura di una bambina più grande di quella di prima, dai capelli rossi e il colorito leggermente tendente al giallo. Era Jordan.
-Papà? Che ci fai qua? –
-Ehm … - adesso che Lily era di là, occupata con Alison, doveva cavarsela da solo – Sono tornato prima. –
-Capito. – rispose e si fece strada nell’ingresso.
Ci fu una pausa di silenzio troppo lunga, come se la bambina si aspettasse di sentirsi rivolgere qualche domanda. Severus passò velocemente in rassegna tutto il repertorio di frasi che si era sempre sentito rivolgere da bambino da Eileen, non era molto vasto e la maggior parte di questo riguardava lo stato di pulizia dei suoi capelli, quindi lo scartò. Alla fine ovviò per la prima cosa che gli venne in mente.
-Allora … sì… come è andata la tua giornata a…scuola? –
Jordan lasciò cadere la cartella ai piedi dell’attaccapanni, poi si diresse nel salotto, verso le scale.
-Bene… - disse.
-Non ti vedo convinta. –
-Niente, papà. Le solite storie! – tagliò corto, salendo i primi gradini.
Severus si sentì inspiegabilmente attratto da quella bambina, non sapeva spiegarlo, ma  sentiva che c’era qualcosa di profondo tra loro due. La seguì su per le scale e disse:
-E raccontamele di nuovo queste “solite storie”. –
Si sentiva veramente come un elefante in una cristalliera, non sapeva come muoversi, si sentiva impacciato; stava solo cercando di seguire il suo istinto, e il suo istinto gli diceva che Jordan ,sotto un certo aspetto, gli somigliava molto, quindi forse alla fine poteva farcela.
La bambina entrò nella sua camera. Severus non l’aveva vista prima, non era molto grande, era anche abbastanza buia, non perché non vi fosse luce a sufficienza, ma piuttosto perché, evidentemente, la sua  inquilina aveva scelto di non farla entrare. C’erano un letto accostato ad una parete, una libreria con uno spesso strato di libri, una scrivania, un armadio e pochi altri oggetti sparsi qua e là. Gli ricordò molto la camera di quand’era ragazzo.
-Te l’ho detto, sono le solite storie. – si mise a sedere pesantemente sul letto. – Simonette mi ha dato di nuovo fastidio con la storia della magia. Chris ha paragonato il colore della mai pelle a quello del vomito di gatto. E poi la maestra mi ha dato una A in matematica sulle frazioni. – disse.
Severus notò che, anche se di mala voglia, si era aperta con lui. Doveva essere stato un buon padre se era riuscito a fare aprire la versione femminile e in miniatura di se stesso! Peccato che adesso lui non era quel padre. Che dire? Lui non aveva la minima idea di chi fosse Simonette o Chris! Così pensò di iniziare dal voto in matematica, che era semplice. Si sedette affianco a lei.
-Una A? Brava! –
-Grazie! – disse, mogia.
Mossa sbagliata, non era di quello che voleva parlare.
-Senti, e cosa ti ha fatto Simonette? –
-Lo sai come fa! Se n’è venuta vicino a me, stamattina, dicendomi che ieri aveva trasformato il suo gatto in un girino di proposito! La odio! – rispose, stringendo gli occhi.
-Un gatto in un girino? Direi che suona abbastanza improbabile. Soprattutto il fatto che l’abbia fatto di sua volontà. Non darle ascolto, sta mentendo. –
-Davvero? Lo sai con la Legilimanzia? L’hai visto, papà? Non è vero, allora? – chiese lei, illuminandosi.
Severus esitò per un attimo, ma solo per un attimo.
-Certo. È tutta una montatura. Non è per niente vero! – le rispose. – E coso… volevo dire Carl ha davvero detto questo della tua pelle? Come si … -
-Chris, papà! – rise.
-Sì, Chris… non devi… -
-Ah, non fa niente. Tanto non mi interessa. Ho quasi finito il libro che mi hai dato! – disse, accentuando le ultime parole con grande entusiasmo.
A quel punto Severus si trovò ancora più in difficoltà, non sapeva che libro le aveva prestato!
-Ah sì…? E fammi vedere! – buttò lì.
Jordan annuì, si alzò dal letto e alzò il materasso, facendone uscire un vecchio tomo, dalla pelle nera e scorticata.
-Guarda! Mi mancano le ultime venti pagine! Non mi dire cosa succede! – si premette le mani sulle orecchie, dopo avergli consegnato il volume.
Severus lo prese, il titolo recitava “Il viaggio del giovane Tom nella Magia Oscura”. Il titolo suonava al tempo stesso inquietante e ridicolo per lui che attribuiva una persona in particolare al nome di “Tom”.
-Mamma non l’ha visto, non ti preoccupare. – sussurrò poi la bambina.
-Brava che non ti sei fatta scoprire. – disse, immaginando che Lily non fosse molto d’accordo con quel genere di letture.  –Dove… ehm … dove sei arrivata? –
-Ah sì. Tom ha appena trovato il libro con il segreto delle Maledizione Sprizzasangue!  Ora sta per fare ritorno a casa! – sorrise.
-Bene. Ora nascondilo di nuovo, prima che Lily entri nella stanza e lo veda. –
E la bambina lo rimise al posto di prima.
In quel momento, qualcuno bussò di nuovo alla porta.
-Severus. Scusami, potresti andare tu di nuovo? – gridò nuovamente Lily dalla stanza di Alison.
-Sì. –
Ridiscese le scale e tornò nell’ingresso, stavolta dietro la porta non c’era una bambina, ma un vecchio. Un vecchio dalla barba lunga e gli occhi di un azzurro acceso in parte celati da degli occhiali a mezzaluna. Era…
-Silente? Che ci fai qua? – chiese stupito l’uomo oltre la soglia.
-Severus! – gridò invece il vecchio canuto entrando in casa. –E così eccoti qua! Ti trovo bene, ragazzo mio!-
Severus incassò il solito abbraccio dell’anziano mago, poi gli chiese:
-Come hai fatto a sapere dov’ero? –
-Oh, giusto un paio di ricerche… non è stato poi così difficile! Sei molto famoso nel nostro ambiente per le tue eccellenti capacità di Pozionista! Guarda!  – disse quindi, alzando la mano destra davanti al naso di Severus – Niente mano nera e scheletrita! Sto bene!- L’uomo dalla chioma scura alzò un angolo della bocca come unica risposta, mentre entrambi entravano in cucina.
-Ti posso offrire qualcosa, Silente? Non so cosa abbiamo, ma … -
-Ah no, grazie, ragazzo mio. Quando arrivi alla mia età, la vescica diventa minuscola e noi abbiamo cose troppo importanti di cui parlare, perché io corra al bagno ogni punto e virgola! – rispose, poi si fece più serio – Allora, come hai risolto la faccenda? –
Severus gli disse del suo piano di utilizzare la Maledizione Aritmica o di sfruttare la Bevanda del Giullare, quindi gli raccontò di come entrambi avessero fallito, per lasciare il posto al buon vecchio  Avada Kedavra.
-Ah. Quindi alla fine hai abbandonato l’incognito? – fece il vecchio.
-Sì, Silente. Ero stanco e furioso, ma ora non importa più. Se mai abbiamo corso un pericolo, adesso siamo qui,quindi è tutto scongiurato. –
-Sì, sì. Non mi preoccupavo di quello. Spero solo che non abbiamo messo in galera qualche innocente… -
Di nuovo quel senso di colpa che veniva a galla. Ma non aveva senso entrare festeggiando la propria rinnovata salute, e poi dispiacersi per l’assassinio di un bambino che aveva reso la prima cosa possibile!
-Non credo che daranno così tanto peso all’omicidio di un orfano, Silente. A maggior ragione perché, se la tutrice dovesse rivelare cosa in realtà è successo, la prenderebbero per pazza. Non le crederebbero mai. –
-Sì, è anche quello che mi preoccupa. – disse, pensieroso.
Severus, seccato, non gli diede ulteriormente corda e cambiò argomento:
-Allora, c’è qualcosa che devo sapere adesso che sono qui? –
-Non molto di più di quanto non ti abbia già detto. A partire da oggi, avrai esattamente un anno per scegliere se tornare o meno alla vecchia realtà. Potresti far tornare tutto come prima anche in questo preciso momento, se lo volessi, ma ricordati che il termine ultimo è il 2 maggio 1998. –
Severus annuì.
-Ma avrai comunque sempre bisogno del mio aiuto per azionare la Clessidra, quando farai scattare gli ingranaggi … dov’è? Ce l’hai? –
-Certo, ce l’ho qui. – cacciò la catenella con parte della Clessidra appesa  da sotto la veste e la diede a Silente, con cautela.
-Ecco, vedi, per tornare devi fare scattare quattro volte questo ingranaggio in senso antiorario, poi ripetere la manovra per quest’altra piccola ruota qui, ma in senso orario. A quel punto, dovunque io mi trovi, mi arriverà un segnale dalla Clessidra, sarò infatti a dare l’okay per l’operazione o ad abortirla. Perché solo io posso fare scattare definitivamente la Clessidra. –
Severus si riprese la sua parte.
-Bene, Silente. Grazie dell’informazione, ma non credo mi servirà mai. Io non voglio tornare. –
- Come vuoi tu. Solo non affrettare le tue decisioni. È per questo che la Clessidra concede un anno di tempo per decidere, conosce gli uomini e la complessità dei loro pensieri e vite… -
-La  mia decisione è già presa, Silente. Ma vedila come vuoi tu, a me non interessa -
-Va bene. Un’ultima cosa… -
Si sentirono dei passi affrettarsi giù dalle scale.
-Papà! Papà! Ho imparato la poesia! – era Ali, che si era precipitata al piano di sotto, verso di loro. Era seguita da Lily.
Appena entrò in cucina, notò subito l’uomo e gli andò vicino.
-Ciao. Sono Alison. Chi sei? –
Silente rise benevolmente di fronte a quella visione gaia.
-Mi chiamo Albus. Sono un amico di Severus. –
-Albus? Albus Silente? Preside! Cosa ci fa qui? Non la vedevo dai tempi di Hogwarts! – disse Lily, sorpresa, quando riuscì a raggiungere gli altri nella stanza.
-Mia cara Lily, è una gioia per me vederti dopo tutto questo tempo! –
Lily fece per stringergli la mano, ma lui la abbracciò anche lei.
Alison, nel frattempo si era arrampicata su una sedia.  Si schiarì la gola.
-Oh, sì. Facciamo silenzio. – fece Silente, prestando attenzione alla bambina.
-Stelle senza nome – iniziò a declamare – I nomi delle stelle sono belli: Sirio, Andromeda, l’Orsa, i due Gemelli. Chi mai potrebbe dirli tutti in fila? Sono più di cento volte centomila. – aveva il tipico tono di ogni bambino che recita una poesia, cantilenava quella parole, con le mani strette tra loro dietro la schiena, e ondeggiava sul posto- E in fondo al cielo, non so dove e come, c’è un milione di stelle senza nome: stelle comuni, nessuno le cura, ma per loro la notte è meno scura.[1] – si fermò e i tre adulti si lanciarono in un applauso.
La bambina si finse imbarazzata e scese dalla sedia, andandosi a sedere in braccio al padre.
-Ti è piaciuta, papà? Sono stata brava? –
Severus si trovò a sorridere.
-Sì, Ali. Bravissima! –
-Allora, professore, perché è venuto a trovarci? Sta annunciando porta a porta una rimpatriata di vecchi studenti di Hogwarts? – chiese Lily.
-Oh, non esattamente … - rispose lui, vago, lanciando un’occhiata a Severus, in cerca di aiuto.
-Oh, non preoccuparti, Silente. Sa tutto. È venuto a vedere come andavano le cose. – disse poi rivolgendosi alla moglie.
-Ah, bene. Mi fa piacere che vi siate parlati. Però magari non spargere oltre la voce, sai non vorrei che si interessassero troppo al nostro congegno. –
-Ti sembro il tipo che va a parlare dei fatti proprio alla gente? – fece Severus, ironico, alzando un sopracciglio.
Silente rise. –Sì, hai ragione. Va bene, sarà meglio che vada. Vi auguro una buona serata. –
Si alzò e gli altri fecero altrettanto.
-Ti accompagno. – si offrì Severus, mentre Lily si prendeva Alison in braccio.
I due sparirono nell’ingresso. Vicino alla porta Silente abbassò la voce e sussurrò: - Ora capisco perché non vuoi andare via.  – sorrise. – Tutto questo è fantastico,ragazzo mio. Non sai quanto sono contento per te! –
-Grazie, Silente.  Non mi devi dire nient’altro? –
Momento di esitazione, poi rispose: - No, non hai bisogno di sapere altro. – aveva gli occhi bagnati - Ciao, Severus –
-Ciao, Silente –
Il vecchio si voltò e si Smaterializzò.


[1] Gianni Rodari “I cinque libri” 
   
 
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