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Autore: Ale_kiss_    24/09/2012    1 recensioni
-Che vuole da me …?- domandai tremante. Fece un passo avanti e si rivolse a tutti nonostante solo io la capissi.
-Lo tiene lui. È suo prigioniero da quasi sempre. Ha portato il suo corpo nella propria dimora dopo aver bruciato il vostro palazzo. Vuole parlarti Erika, si tratta proprio di questo!-
Genere: Drammatico, Sentimentale, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sangue
Morte
Vuoto

Di nuovo gridai e mi svegliai di soprassalto, impaurita. Guardai in aria. Ero in camera mia. Doveva essere mattina, molto tardi. Mi girai lentamente nel lato sinistro, verso il comodino. Premetti il tasto centrale del cellulare e guardai l’orario. Erano quasi le undici. Mi stiracchiai e scesi dal letto. Appoggiando le mani al lato del materasso, mettendomi seduta sentii il polso destro bruciare.  Lo guardai. Un’enorme ferita era aperta. Il sangue non colava più ma si vedeva il rosso all’interno.  Cos’era successo? Velocemente mi alzai e aprii un cassetto con la mano sana. Presi una garza e l’arrotolai attorno al polso. L’annodai. Bruciava notevolmente. Come mi ero procurata quella ferita? Più ci pensavo e più la testa doleva. Cos’era successo quella notte? Avevano organizzato una festa ed io mi ero ubriacata e data alla pazza gioia? Certo, tagliandomi le vene. Provai a ricordare ancora ma non mi veniva in mente nulla. Guardai la testiera del letto. La foto! Da quel punto provai a tornare indietro: sì, sì, la litigata con Selene, quella la ricordavo.  Ma poi? Ci pensai. Non ricordavo nulla che potesse spiegarmi la ferita. Avevo battuto la testa? No, era impossibile! Non ero così goffa o stupida da sbattere la testa. Inciampavo solo quando cercavo di farmi notare da Kraven, anche se poi andava tutto a monte a causa della mia sbadataggine in sua presenza. Oh accidenti! Forse avrei dovuto chiedere consiglio a …

                                                                                                                                                                  Viktor!

Velocemente mi vestii e pettinai. Lasciai scivolare la treccia sulla spalla destra. Il pullover sopra la polo teneva molto caldo ed io mi sentivo al sicuro. Era una sensazione strana, era come stare tra le possenti braccia di Kraven. Oh no, no, no! Basta pensare a lui. Uscii dalla camera e la chiusi a chiave. Infilai la chiave nella tasca dal pullover e mi avviai giù per le scale. Mi guardai a destra e sinistra. Il salone era pieno. Tutti bevevano e ridevano in allegria. Vidi Zsuzsa, mia sorella, seduta su un divano che fumava accanto ad una delle sue amiche. Mi guardò e rise.
- Erika, dove stai andando?- domandò. Io mi girai lentamente verso di lei. Alzai gli occhi al cielo e le sorrisi sforzatamente. Ricominciai a camminare. Lei si alzò e mi raggiunse. Mi prese per una spalla e mi girò verso di lei. Era impeccabile come al solito: i capelli legati in uno chignon, l’ombretto rosso molto accentuato sopra le palpebre, il rossetto, l’abito di pailette …
- Erika, Erika! Calmati, ehi, che cos’hai?- domandò sempre con l’aria da sbruffona e quel falso sorriso sulle labbra. Le tolsi la mano con pollice e indice come se non volessi sporcarmi a toccarla. Sbuffò e mi fissò negli occhi.
- È a causa di lui vero? Erika, ti sento gridare la notte e poi non riesci più a dormire.  Passeggi per la casa come una dannata, non puoi più vivere in questo panico, non a causa di una persona che non ti ha mai amata!- nuovamente alzai gli occhi al cielo.
- Zsuzsa, passamene una!- feci un segno con il mento a ciò che aveva in mano. Poi mi levai il pullover. Lo lanciai di là del divano e mi slegai i capelli dalla treccia. Mi spettinai e distesi nel divano. Lei rise e mi passò una sigaretta dopo avermela accesa. Lasciai uscire una nuvola di fumo dalla mia bocca.
- SOREN!- gridai. Era l’unico con me che condivideva il dolore per la morte di Kraven. Era il suo migliore amico. Lui si avvicinò. Si tolse i guanti e li appoggiò sul divano. Mi fece un cenno col mento di parlare.
- Portami un bicchiere e poi vieni qui con me!- gli ordinai. Sorrise beffardo e dopo poco ritornò con due bicchieri colmi e di un bel rosso scuro.  Ne bevvi un sorso e lo appoggiai per terra. Soren si sedette in parte a me ed io gli salii in braccio. Mi avvinghiai a lui e appoggiai la testa alla sua spalla. Lui s’irrigidì ma rimase calmo. Mia sorella rise e se ne andò dal rispettivo fidanzato pensando che io e Soren avessimo una storia. Bene, era ciò che volevo. Lei mi lasciava stare vedendo che mi divertivo ed io potevo essere libera.
- Tranquillo Soren- sussurrai al suo orecchio con fare diplomatico. Lui annuì e provo a seguire il mio gioco avvolgendomi i fianchi con un braccio. Iniziò ad accarezzarmi tutto il lato sinistro con estrema dolcezza. Bene, nessuno ci stava guardando, facevamo qualcosa che per gli altri era normale e quindi non davamo nell’occhio. Decisi di dirgli ciò che pensavo.
- Soren, ti devo parlare di Kraven …- sussurrai. Lui smise di respirare e di fare qualsiasi altra azione. Il calice nella sua mano cadde e si ruppe in tanti piccoli pezzi lasciando uscire il sangue e facendolo spandere per il pavimento sin sotto il divano. Tutti ci guardarono. Feci un segno che andava tutto bene ed assieme ricominciarono a fare ciò che stavano facendo. Sospirai guardai Soren ancora impietrito. Non so che legame avessero lui e Kraven ma era forte se aveva scatenato quella reazione. Mi alzai e buttai i pezzi di calice sotto il divano. Tesi una mano a Soren il quale accettò e stringendola forte si alzò.  Corremmo nella sua camera e appena entrati lui si buttò sulla poltrona quasi stesse per svenire. Si prese il viso tra le mani e scosse il capo con fare drammatico. Presi la bottiglia da sopra un tavolo e gli riempii un calice che era lì in parte. Glielo tesi. Con un mezzo sorriso forzato accettò e bevve tutto d’un sorso. Mi ridiede il bicchiere. Lo strinsi tra le mani.
- Che cosa sai di Kraven?- chiese dopo vari sospiri. Mi guardava come un cane bastonato. Mi sedetti sul tavolo e appoggiai il bicchiere dietro me.
- Eh, niente in realtà. Volevo solo sapere … se sai se c’è qualche modo per farlo tornare …- non riuscii a finire la frase. Lui era morto! Lo sapevo, l’avevo visto! Ma non volevo ammetterlo.
- In vita?- terminò lui il discorso. C’era un po’ di difficoltà nel suo viso per pronunciare quelle parole. Anche lui provava ciò che provavo io? Anche lui soffriva per la perdita di un amico?
- Sì …- s’alzò quasi buttando la poltrona a terra.
- No! No Erika, no! Nessuno lo sa! Non si può far tornare in vita una persona!- in quel momento tutta la rabbia si concentrò nel mio corpo ed esplosi arrabbiata con il mondo.
- MA LUI ERA IMMORTALE! NON POTEVA morire …- con voce flebile pronunciai l’ultima parola, poi mi appoggiai al muro con la fronte e versai qualche lacrima. Lui mi venne dietro. Sentii i suoi passi forti sul pavimento.
- Erika! Lui non vuole vederti piangere!- esclamò scontroso.
- Lui è morto! Non può vedermi! Non è qui in parte a me!- mi girai verso lui. Mi guardò con gli occhi fissi e non tremanti come forse lo erano i miei. Mi prese i polsi e li strinse.
- Erika! Erika! Ragiona e ripeti con me: lui non è morto! Forza, lui non è morto!- chiusi gli occhi e provai a ripetere assieme a lui, all’unisono.
- Lui non è morto, lui non è … ma che cosa stai dicendo?!-  sbraitai d’un tratto. Lui abbassò lo sguardo. Mollò i miei polsi e si girò. Andò sino alla poltrona e si sedette. Io mi avvicinai e gli andai dinanzi. Gli guardai i capelli. Alzò lo sguardo. Era penetrante. Gli occhi, non avevano colore.
***
- Di notte sogno la sua morte, vivida, sino ai più piccoli particolari. Poi mi sveglio gridando. Mi ripeto che era solo un incubo ma non riesco più a dormire perché ogni attimo si ripete. Vedo Marcus che lo perfora con le sue ali, vedo lui che lo implora di lasciarlo e poi …- sentii una goccia scendere per la guancia sinistra. Soren mi accarezzò la fronte. Gli sorrisi dolcemente. Forse era l’unico che poteva capirmi, me lo dovevo tenere stretto.
- Erika, anch’io ho degli incubi, molto spesso! Il fatto è che … io non ho visto la scena della sua morte quindi … ogni notte è una cosa diversa. Una notte muore bruciato, un’altra ucciso dai Lycan … e questa è la peggiore. Amelia è stata uccisa dai Lycan comandati da me e Kraven ed ora vederlo morire sotto queste bestie … pare quasi una vendetta, come se Amelia si volesse vendicare- quell’ipotesi mi fece venire i brividi e mi strinsi nella coperta che avevo sulle spalle e bevvi un altro sorso del sangue che conteneva la tazza tra le mie mani.
- Soren … dici che c’è un modo per riavere Kraven?- si guardò attorno. Si alzò e s’affacciò alla finestra. Tirai su le gambe sul divano e le strinsi al petto. Si girò con sguardo serio e solenne.
- Sì, c’è!- la tazza cadde a terra e ancora una volta il sangue si sparse. Vidi Soren correre ai miei piedi.
- Ah! Erika! No! ‘sto tappeto è nuovo! Accidenti- prese velocemente uno straccio e provò a pulire. Poi guardò la mia espressione. Appoggiò lo straccio al tavolo e si alzò. Si grattò la testa.
- Davvero c’è … una speranza?- chiesi quasi non credendoci. Lui annuì con un mezzo sorriso.  Mi alzai ed iniziai a saltellare per la stanza euforica e con le lacrime agli occhi per la commozione sino a che Soren spense il mio entusiasmo.
- Ma me ne occuperò io! Non sono lavori da femminucce!-
- Senza di me non ti sarebbe mai venuto in mente di provare a resuscitare Kraven e quindi parteciperò a mia volta!- scosse il capo.
- No Erika! Kraven l’ha sempre detto, sei capace solo di fare la guastafeste e quindi è meglio che tu te ne stia a casa ad aspettare!- mi buttai nella poltrona.
- Kraven ha detto ciò?- domandai non credendo a nessuna di quelle parole. Servivo a Kraven, non mi avrebbe mai trattata in quel modo se gli interessavano i miei servizi.
- Sì mia cara, ed io gli credo. In effetti, fai troppo cine per essere così decisa a combattere questa guerra!- alzai il capo e lo fissai.
- Questa … guerra?-
- Sì Erika, se Viktor, Marcus o Amelia non ci volessero aiutare … si tramuterà in una guerra, dove molto probabilmente tutta la casata e le altre due saranno schierate contro me e te-
- Noi … contro tutti?-
-  Sì e se perderemo, sarà anche a causa tua, se non soprattutto- a quelle parole m’infuriai. Certo, non avevo mai usato una pistola prima, nemmeno quelle ad acqua … ma non ero incapace!
- So seguire gli ordini e saprò combattere se ce ne sarà bisogno!- mi prese un polso e alzò la manica. Abbassai lo sguardo quando lui vide i morsi di Viktor.
- Ah! Vedo come ti sai difendere! – mi buttò il braccio accanto ai fianchi. Mi riabbassai la manica.
- Beh … non ero pronta- rise forzatamente alzando gli occhi al cielo.
- Erika! Non ti avvertiranno quando staranno per ucciderti!-
- Senti … come si fa a rianimare Kraven?- cercai di tagliare corto e cambiare discorso. Lui mi prese nuovamente il polso mettendomelo dinanzi agli occhi.
- Non parlerò sin che non mi dimostrerai che vali più di quegli schifosi Lycan!- mi riteneva … lanciai un grido.
- Questo è troppo!- gli tirai un pugno in pieno viso e lui cadde sul divano. Mi ci gettai contro e iniziai e tirargli pugni sulle spalle e sul collo. Gridava e mi ordinava di smetterla ma non mi fermai e continuai a picchiarlo sino a che non estrasse una pistola dalla tasca e me la puntò alla tempia.
- Smettila Erika!- scandì  bene le parole ed io mi fermai all’istante quasi immobilizzata dalla paura che sparasse. Mi fece scivolare nell’altro lato del divano, si alzò sempre tenendomi puntata la pistola contro.
- Tu non mi seguirai in questa missione-
- Perché vuoi riavere Kraven? A che ti serve? Ti ha sempre comandato, non hai mai avuto la tua libertà mentre c’era lui, perché lo rivuoi qui? – abbassò l’arma e fece due passi indietro. S’appoggiò all’armadio. Sospirò. Sapevo che Soren e Kraven nascondevano qualcosa, non erano tipi da affezionarsi, ciò voleva dire che erano legati da un fatto ignoto. 
- Non dovrei raccontarlo a nessuno … Kraven non vorrebbe …-
- Beh io sì!- lo fulminai con lo sguardo. Lui però mi guardò molto più minaccioso e abbassai gli occhi.
- Senti …- provò ad iniziare ma lo bloccai.
- No, Soren, ascolta tu! Va bene, sarò anche maldestra e … è vero non so adoperare un’arma, nessun’arma. Ma sono qui con te perché rivoglio Kraven. Qui è cambiato tutto da quando se n’è andato! Le regole sono un optional e … è vuoto senza le sue grida, i suoi ordini e le sue raccomandazioni, non credi anche tu?- fece un sorriso forzato ma sentiva di doverlo fare, anche per mostrare di essere vicino a Kraven.
- Sì, è vero- rise un po’ più spontaneamente. Fece qualche passo avanti e mi tese le mani. Accettai e mi alzai. Lo guardai negli occhi dolcemente. Forse mi avrebbe aiutata, forse non mi avrebbe esclusa. Sentii di doverlo abbracciare e lo feci. Inizialmente lui non si mosse, era immobile, pareva pietra. Aveva avuto per un attimo l’intenzione di abbracciarmi ma si era fermato. Non voleva esporre il suo lato sentimentale, ben sapendo che tra lui e Kraven molto probabilmente il più duro era proprio Soren. Dopo poco però, le sue braccia si strinsero attorno a me. Mi staccai e senza salutarlo me ne andai dalla stanza. Non avevo un piano poiché Soren non mi aveva rivelato nulla di ciò che aveva in mente. Non sapevo dove dovevamo andare, non sapevo cosa dovevamo fare e non sapevo chi era il nostro obbiettivo. Aveva nominato i tre anziani ma non sapevo loro a cosa ci sarebbero potuti servire!










   
 
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