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Autore: turningpage8    24/09/2012    6 recensioni
Una ragazza, Elizabeth, si troverà a vivere un'esperienza particolare, inusuale tra i giovani. Quella del volontariato, più precisamente, e scoprirà di provare qualcosa per il suo 'assistito' non vedente, Jason. Quello che li legherà sarà un sentimento puro e sincero, qualcosa che nasce nel profondo delle loro anime. Ma, d'altra parte, si troverà coinvolta anche col figlio arrogante e presuntuoso del proprietario della clinica specializzata, ovvero Stefan. Con lui sarà passione, attrazione, soldi, sesso. Nonostante la scelta finale sembri ovvia, non lo è affatto.
Elisabeth si troverà in mezzo a fuoco e ghiaccio e solo lei potrà prendere una decisione. MA qual è quella più giusta per tutti e tre?
Qualcuno, se non tutti, si farà male.
Qualcuno, forse tutti, avrà quello per cui è disposto a lottare.
Qualcuno, probabilmente tutti, finirà per essere felice davvero.
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
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In your eyes.

I capitolo: Raining ideas.






Circa nove mesi prima.


 

 
 
Qualcuno ha detto: ‘C’è chi aspetta la pioggia per non piangere da solo.’

Dal canto mio, invece, aspetto semplicemente quei tipici temporali autunnali per rintanarmi nel mio letto, possibilmente avvolta da un pesante e soffice piumone di piume d’oca, e potermi finalmente rilassare come piace a me.
E leggere, leggere, leggere. . .
. . .e leggere, sì, ancora e sempre.
Tuttavia. . .
C’è chi dice anche che pioggia è tristezza.
Che pioggia è depressione.
Che pioggia, è freddo e bagnato.
Che pioggia è noia.
Che pioggia. . . sarebbe meglio non piovesse mai più.
 
‘Are you fucking kidding me?!’
 
Dico io, come si fa?
Come si fa a non amare la pioggia?
Come si fa a non vedere la magia che si cela dietro ad infinite goccioline d’acqua che, per mano di Dio o no, cadono silenziose – mica sempre, okay – e purificano il nostro mondo?
Io, poi, m’incanto pure.

Seriamente!

Potrei passare le ore davanti ad una finestra, mentre fuori piove, e vagare con la mente per mondi immaginari, a spasso con i miei eroi letterari preferiti.
In pace con me stessa.
In pace con l’universo.
In pace, semplicemente.
 
E’ l’armonia dei sensi, per me.
E non ci rinuncerei per nulla al mondo.
 
Quindi sì, io, Elizabeth Davis, diciannovenne studentessa di Yale in New Haven, nel Connecticut, posso assolutamente asserire che. . .amo la pioggia.

La amo davvero come poche cose al mondo.
Come gli abbracci della mamma.
Come gli occhi del papà che ti guardano e ti dicono molto più di quanto si potrebbe fare a parole.
Come le merende della nonna Mary che ti coccolerà sempre amorevolmente, anche se avrai quasi vent’anni e vivi da sola già da cinque.
Come un nuovo libro da leggere e amare alla follia.
Come la neve d’inverno che ti scalda il cuore.
Come il Natale. Come i regali. Come tutte quelle piccole cose che ti fanno stare bene sul serio.


 
Ed oggi, 12 agosto 2012, è proprio una tipica giornata d’inverno, con tanto di pioggia annessa.

‘Che felicità’! – ‘Molly, contieniti ti prego.’

Ah, sì. Molly è coscienza. La mia.
Una buona amica, dai. Fino a quando, certo, non decide di mettersi contro di me.
Lì non mi piace poi così tanto, no.
Ma ama la pioggia come me. Un punto in più per lei!

 
Sono stesa sul letto della camera numero 327 del campus di Branford College , con accanto Elena – migliore amica da almeno un decennio – che sfoglia una rivista random, sicuramente una di quelle super acculturate che trattano di campi quale la moda, il make up e i vari trend del mese,  e tengo tra le mani la mia vecchia e consumata copia di ‘Cime Tempestose’ e. . . assurdo!, mi è sul serio tornata la voglia di rileggerlo, forse per la quindicesima volta in tutta la mia vita.

‘Ahhh, ma è per via della pioggia. Lo sai, Beth, che effetto ha su di te. Ti rende malinconica e ti torna la voglia di leggere un vecchio classico.’

Vecchio classico?

Cime Tempestose!

‘Ecco, per l’appunto, il tuo preferito.’


Così ci provo. A leggerlo di nuovo, intendo. Ma so perfettamente che la mia testa è occupata da altro. Un pensiero. Un'idea in particolare che mi balenava dentro già da un pò.
E, infatti, dopo aver riletto lo stesso pensiero per la quinta volta di seguito, decido che devo dirlo ad alta voce.
Sì, insomma, parlarne con qualcuno. Sfogarmi. Rendere quell'idea più concreta. pPiù reale. Più possibile.
O almeno è quello che spero.
E chi meglio se non la mia migliore amica?

‘Nessuno!’

«Voglio leggere.» - asserii, girandomi dalla sua parte, ma sapevo perfettamente che la mia amica non avrebbe capito subito.
Lei non lo fa mai. Troppo presa da. . . altro.

‘Vestiti, ragazzi, sesso!’

«Cosa?» – Ecco, appunto.
«Voglio leggere.» - Lo ripeto forte e chiaro, decisamente molto più sicura di me questa volta.
«Ma mi sembra che tu lo stai già facendo. Lo fai sempre, Eli.»
 
Ve l’ho già detto per caso che è l’unica a chiamarmi così e ancora mi infastidisce? Eli. Pft, proprio non mi piace.
 
Comunque. . .

Perchè? Perchè nessuno riesce mai ad arrivare in fondo alle mie parole, lì dove si celano i significati più nascosti, profondi, intimi?
Perchè, Elena, non vai mai oltre? Perchè non ci provi, eh?
Sono io, mi vedi? Siamo amiche, da quanto? Dieci anni? Eppure, non ti sforzi neanche di capirmi davvero. Ti limiti allo strato più esposto di me. La superficie del mio corpo, della mia mente, del mio animo.

E basta.

Non ti interessa neanche cercare di scoprire cosa altro ci sia in me perchè fondamentalmente non credi ci sia.
Ed è frustrante, lo sai?
 
‘Diglielo, avanti. Diglielo adesso, Beth!’ – ‘Non ora, Molly. Non ora.’
 
Tu, che dovresti conoscermi più di chiunque altro, tu, l’amica di tutta una vita, sai poco e niente di me. E della vera me, per giunta, non sai neanche l'esistenza.
 
Sì, vorrei davvero, davvero, sfogarmi con lei in questo mondo, lo ammetto, ma. . . decido che comunque, almeno per stasera, faccio meglio a tenermi tutto per me.
Così dico semplicemente. . .
«No, non hai capito, Elena. Voglio leggere. . . per qualcuno.» - Ecco, ci sto provando, Elena. E, ti prego, cerca di farlo anche tu. Provaci. Tu provaci a capirmi. Non chiedo altro.
«Qualcuno? Qualcuno, chi?» - Bhè, se non altro è un inizio, no?
«Ahm. . . non lo so.»

‘Sto cominciando sul serio a balbettare? Dio, Elizabeth, non hai più cinque anni!’

«I. . . i non vedenti, ad esempio.» - esito prima di continuare, aspettando una qualche reazione che. . . 

. . .che non arriva.
 
‘E figurati! C’avrei giurato.’
 
Elena se ne sta lì, ferma, con ancora la rivista tra le mani penzolanti sulle sue ginocchia piegate e mi fissa con una strana espressione corrucciata in volto.
«Io. . mi piacerebbe molto farlo e potrei sentirmi davvero utile. So che è così, Elena.» - Stavo provando a giustificarmi. . . ma di cosa, poi? Non le avevo certo detto di voler scalare una montagna a mani nude, o di rapinare una banca!
«Perché?»

DIO!

‘Elena, tu perché non fai altro che leggere riviste varie, sparlare a destra e a manca, laccare le tue lunghe unghie almeno una volta a settimana con ogni tonalità del rosso e talvolta del porpora? Perché, tipo, respiri?’

«Ne ho bisogno.» – Semplicemente.
«Uhm.»

‘Uhm?! Non hai davvero nient’altro da dire? Allucinante. Apatia portami via, insomma.’

«Già.» – Ormai il libro che avevo tra le mani è soltanto un vecchio ricordo buttato – con cura, certo – da qualche parte sul letto. Sono stesa a guardare il soffitto e non esiste più Elena e il suo eterno scetticismo che tiene da parte solo appositamente per me, la sua  goffa e timida amica del cuore. Non esiste più la pioggia che batte insistente alla finestra della nostra camera – sì, esatto, Elena è anche mia coinquilina. . . sfortunatamente.  
Non esiste più nulla.
Ci sono solo io e quest’idea.
La mia idea.

‘La tua, sì!’

Un’idea che, ho deciso, cercherò di mettere in pratica da domani stesso.
Voglio farlo.

‘Devi!’

Davvero.


Per una volta, cavolo, sento di dover fare qualcosa solo e soltanto per me.
 











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Ma buonasera!
Come state? La scuola procede bene, sì? Lo spero. :)
Okaaay, prima di tutto volevo dirvi una cosa.
Sì, una cosina.
Tipo che. . . il prologo di questa storia ha ricevuto 200 visualizzazioni e passa e tanti commenti - pubblici come privati - alquanto positivi.
Tipo che. .. . non me lo aspettavo assolutamente.
Tipo che. . . siete adorabili ed entusiasti fin da adesso e lo apprezzo tantissimo.
Tipo che. . . GRAZIE!
Sul serio grazie mille a TUTTI.


Detto questo - era doveroso! - passiamo al capitolo. Il primo capitolo.
E' tranquillo e abbastanza introduttivo. (ovviamente!)
C'è la presentazione della protagonista ed esce fuori l'idea base di tutta la storia: il volontariato.
Vi dico comunque che il motivo effettivo di questa scelta verrà fuori con l'andare avanti della storia. Non è assolutamente una scelta per vincere la noia o la timidezza. Niente di così banale, eh.
E' qualcosa di veramente caro a Beth (Ah, vi piace questo nome? Elizabeth Davis. Dite che può andare?) e capirete tutto a tempo debito. Fidatevi di me - o almeno provateci.

Fatemi sapere cosa ne pensate, ve ne prego. E' davvero importante per me ed ogni singolo vostro commento mi aiuta a crescere stilisticamente e personalmente.
Quindi, non esitate a massacrarmi! :D
E basta.
Grazie ancora a chiunque legge/recensisce/segue questa storia e. . .
. . .alla prossima!
Baci, <3.

-Sabrina
  
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