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Autore: Nikkai    24/09/2012    2 recensioni
« Prese un respiro lungo e profondo e s’immerse, stendendosi sul fondo gelido e liscio ad occhi chiusi, stirando le proprie membra. Aveva freddo. Ed era terribilmente stanco. »
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: Raccolta | Avvertimenti: Contenuti forti
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Sentiva freddo, fuori e dentro di sé, come mai prima di quel momento.
Affondò le dita affusolate nella sua stessa pelle nella vacua imitazione di un abbraccio, stringendo la carne fra i polpastrelli sino a farsi consapevolmente male, il capo reclinato in avanti e i capelli che gli piovevano sul viso, gentili, come leggiadre lingue di fuoco che si tuffavano oltre il volto pallido. Le palpebre tremanti e leggermente socchiuse permettevano agli occhi lucidi e brillanti come giada di vedere solo le gambe magre, fin troppo esili, nude ed accapponate a causa dell’acqua gelida in cui erano immerse; si rannicchiò in un angolo della vasca, quella grande vasca in cui il mese prima aveva fatto un semplice bagno con lui, appoggiò un fianco alla bianca superficie smaltata e un mugolio sofferente gli rotolò lungo la lingua morbida fino a sfuggire al ferreo controllo delle labbra sottili. Che stava facendo lì?
Prese un respiro lungo e profondo e s’immerse, stendendosi sul fondo gelido e liscio ad occhi chiusi, stirando le proprie membra. Aveva freddo. Ed era terribilmente stanco.

 Rimase sul fondo fino a quando i polmoni non cominciarono a bruciare, ed anche oltre. Che sarebbe successo se, questa volta, non fosse riemerso? Qualcuno avrebbe sentito la sua mancanza, si sarebbe preoccupato di non vederlo tornare? Aveva, poi, qualche ragione per restare?
Non che avesse deliberatamente scelto di ‘tentare di suicidarsi’, anzi: l’acqua pressoché ghiacciata gli faceva capire, con insistenti stilettate, che in quel momento era vivo, più vivo che mai; riusciva a sentire ogni centimetro di pelle coperta da brividi che pareva insolitamente andare a fuoco per quanto era fredda; il respiro pressoché assente gli incendiava dolorosamente la gola, supplicandolo di alzarsi per riprendere fiato. Eppure avrebbe voluto poter rimanere lì sotto, addormentarsi per non sentire più nulla, non dover più pensare, sciogliersi in migliaia di molecole, minuscole particelle, e fondersi con quell’acqua che lo avvolgeva, accarezzando con dita gelate ogni lembo del suo corpo. Magari sarebbe anche riuscito ad aprire il tappo della vasca, in qualche strano modo, e a fluire, scivolare nelle tubature, compiendo quel cliché che diceva portassero fino al mare.
Rantolò sott’acqua e, quando ormai si sentiva i polmoni invasi dalle fiamme, l’istinto vinse sull’enorme stanchezza. Si alzò e rimase lì, coperto di brividi, ad aspettare non sapeva nemmeno cosa ed a pregare un dio in cui non aveva mai creduto.




Note: Boh, non so. Raccolta di tre... cosine piccine scritte attorno a febbraio/marzo. Non le ho volute modificare a posteriori perché ormai sono così, con la loro storia di base ed estrapolate come tre scene che potevano essere vagamente lette anche da sole.
Non ho alcuna esperienza per quanto riguarda l'autolesionismo né il suicidio, quindi immagino tutto ciò sia poco credibile. Tra l'altro, io ed i generi/note di EFP andiamo poco d'accordo, se avete qualche correzione da segnalare sono tutta orecchie.
   
 
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