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Autore: Verdonica    24/09/2012    3 recensioni
Sorridendo impacciata a quei visi che le si paravano davanti, veri proprietari della classe in cui era approdata quasi per sbaglio, raggiunse un banco in seconda fila vicino al muro e vi si stazionò, decisa a non lasciarlo più.
Con un sorriso altrettanto impacciato la raggiunsero dei ragazzi dopo un paio di minuti.
-Sei nuova?- chiese il primo.
“No, ero qui anche l’anno scorso, però non devi avermi visto”.

-
-Io non capisco, davvero fate così?-
-Certo, tutte. Dalla prima all’ultima-
-Ma perché? E’ masochismo! E’ mentire!-
-Certo, ma è meglio così che dover spiegare perché lui non ti ha richiamata o non ti ha chiesto di uscire, ancora peggio perché lui ti ha tradita con una palesemente più bella, più magra e probabilmente anche più simpatica di te, con meno paranoie soprattutto.-
Genere: Commedia, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lunedì: giorno di allenamenti.
Quel pomeriggio avrebbe ripreso lo sport che amava praticare e che l’aiutava a sfogarsi. In definitiva la pallavolo.
Altro aspetto positivo di quella giornata: avrebbe visto Tommaso, dato che anche lui giocava a pallavolo e la praticava nella sua palestra. Si incrociavano sempre: lui usciva e lei entrava.
Aspetto negativo di quel magnifico evento: avrebbe visto effusioni d’affetto tra i due piccioncini, se lei fosse passata a prenderlo.

Vomitevole.

Senza contare che Sara aveva un’idea ben precisa di lei, ovvero quella di una mangia-ragazzi. Si era messa in testa, e non poi così tanto assurdamente, che Amelia era interessata a Tommaso e che stesse facendo di tutto pur di conquistarlo. Quello che però Amelia non sapeva, e probabilmente nemmeno Sara consciamente, era che credeva che Tommaso, nel profondo, la ricambiasse. E dunque, in conclusione, che lei, Sara, ci sarebbe rimasta fregata, per dirla in termini accettabili.
Tommaso lo aveva scoperto ed era corso, letteralmente, a dirlo ad Amelia, cosa che ovviamente aveva fatto imbufalire ancora di più la sua ragazza. Amelia ne aveva riso davanti a lui e aveva tagliato corto, dicendogli che se ci credeva era un folle. Lui, ovviamente, aveva preferito credere all’amica. Dopotutto, era stata la cosa più semplice.
E tutto s’era concluso così, tranquillamente.
L’argomento di tanto in tanto usciva ancora e loro due, per parlarne implicitamente, la definivano “quella storia”.
 



Dopo una veloce mattinata, passata a scuola, all’insegna della sopravvivenza, non vedeva l’ora di recarsi in palestra. Era qualche giorno che non riceveva notizie da Tommaso e ne era sinceramente preoccupata. Amelia non riusciva a capire cosa avesse, infatti aveva letto più e più volte i loro ultimi messaggi e non ci trovava nulla di che: niente che avesse potuto farlo arrabbiare o scocciare, niente di cattivo, acido, maleducato. Niente.

Arrivata l’ora, si cominciò a preparare e poi uscì. Il tragitto non era lungo e lo faceva tranquillamente a piedi, con la borsa a tracolla. Quasi di corsa, quel giorno, ci mise la metà del tempo che di solito impiegava, ed entrò come una furia in palestra.
Lo vide. Stava finendo d’allenarsi con delle schiacciate a rete, così si mise a guardarlo dalle tribune, senza fare segni per non disturbarlo e deconcentrarlo.
Quando dopo dieci minuti finì e mise via il pallone rimanendo indietro rispetto ai suoi compagni, Amelia si alzò per raggiungerlo, ma lui, vedendola, accelerò il passo e fece in modo di non incontrarla: mossa che alla ragazza non sfuggì.
Rimanendoci male, capì che la stava evitando: non ci sarebbe voluto un genio per arrivarci. Tuttavia Amelia non era una ragazza che si arrendeva subito, così si mise ad inseguirlo, ma lui s’era già infilato nello spogliatoio.
Aspettò che uscisse per una decina di minuti. Il suo allenamento ormai stava per iniziare, ma non le importava: prima doveva sistemare quella faccenda.
La porta si aprì e lui si stupì di vederla ancora lì. Facendo come se nulla fosse, le passò davanti senza proferire parola e, nella fretta che aveva, gli cadde il cellulare dalla tasca, ma non se ne accorse. Amelia prima di seguirlo lo raccolse e lo guardò, era ancora aperto sull’ultimo messaggio.
 
Da: Sara
Ora: 18:07
Se tu fossi biondo, irlandese e cantante in una band conosciuta ovunque saresti l’uomo dei miei sogni. Per ora devi accontentarti d’essere l’uomo della mia vita. Ti amo Tommi. Chiamami quando sei a casa.

Vomitevole al quadrato.

Riprendendosi dallo shock, cominciò a correre verso l’esterno della palestra e vide Tommaso che s’allontanava dalla struttura.
-Tommaso! Tommaso! Tommi! Porca miseria aspettami!!-continuava a ripetere mentre gli era alle calcagna. Una volta raggiunto lo afferrò per un braccio e lo fece girare.
-Ma che diavolo hai, si può sapere?-
-Silenzio stampa- replicò lui, semplicemente.
-Sai dove te lo metto il tuo silenzio stampa? Non farmi diventare volgare e parla. Adesso. Non puoi più evitarmi- disse Amelia, mettendoglisi davanti a braccia incrociate, nonostante gli arrivasse solo alla spalla.
-Dai Amelia, sono stato ottuso per abbastanza, non trovi? Chiudiamola qui- e cercò di superarla, ma lei si mise in mezzo.
-Prego? E che fine ha fatto il binomio Amelia-Tommaso?- Chiese Amelia gesticolando, agitata.
-Tutto ha una fine, non lo sapevi?- spostò lo sguardo sopra la figura che aveva davanti, nel vuoto.
-Piantala di fare il bambino e dimmi che hai.-
-Dimmelo tu-. A quel punto, puntò lo sguardo fisso negli occhi dell’amica, con un’espressione dura, quasi arrabbiata, di consapevolezza.
-Io non ho niente, sei tu quello che mi evita- replicò Amelia incerta. Stava capendo, magari aveva già capito. L’aveva colto da quel bagliore che era apparso nei suoi occhi mentre parlava. Era fatta, niente più bugie allora. Da quel momento sarebbe stato tutto alla luce del sole.
-Ne sei così sicura? Non sembra dalla tua faccia-.
-Ti ha fatto il lavaggio del cervello- concluse lei, cercando di far finta di niente.
-No, non mi ha fatto il lavaggio del cervello. Mi ha aperto gli occhi-.
-Ah, certo. E tu ovviamente preferisci credere a lei che a me, non è vero?!- disse Amelia, offesa, accentuando il tono di voce alla parola “lei”.
-Perché dovrei crederti?- sputò, rabbioso.

Quello fece male. Fece tanto male ad Amelia. Voleva dire che per lui, lei, ormai non era più nulla? Come se fosse semplicemente una tra le tante?
Amelia sentì qualcosa dentro di lei che si rompeva. No, non era il suo cuore. Dopotutto quello si sarebbe rotto solo se lui le avesse detto chiaramente che tra loro due non ci sarebbe stato mai e poi mai nulla. No, quello che s’era rotto dentro ad Amelia era qualcosa di ben più grave d’un cuore, qualcosa che non necessitava solo di qualche cerotto e un po’ di cure per farlo riprendere.
Quando si rompe un rapporto d’amicizia, il percorso di riabilitazione è ben più lungo e intricato di qualsiasi altro. Se non c’è fiducia, cos’altro rimane?

-Beh, se non lo sai è tanto inutile parlarne- disse lei, abbassando la testa e tornando sui suoi passi, superandolo.
-Avanti, Lia. Sai che non intendevo quello…- cercò di rimediare, Tommaso, in maniera piuttosto inconcludente.
-No, non lo so!- Si voltò di nuovo per guardarlo, con quasi le lacrime agli occhi. –Non lo so perché non mi parli, non lo so perché mi eviti. Non lo so perché preferisci lei a me!-
-Beh, scusa se lei è la mia ragazza!-
-Bene!-
-Bene!-
Ad Amelia montò ancora più rabbia e, nell’impeto, decise di darle sfogo.
-Oh, ma vai al diavolo Tommaso! Ero venuta solo per ridarti questo- e gli lanciò addosso il cellulare, che lui prese prontamente al volo, –e chiederti come stessi! Ma evidentemente l’interesse è univoco!- Detto ciò, cominciò a camminare velocemente verso la palestra, per poi fermarsi di nuovo e voltarsi a guardarlo. –E per la cronaca, tu non se l’uomo della mia vita!- concluse rabbiosa, urlando, lasciando finalmente libere le lacrime che chiedevano già da tempo di uscire. Fissandosi un’ultima volta sul suo volto, shoccato e, si, anche un po’ triste, se ne andò, ignorando il ragazzo che cercava di richiamarla a sé.

«Sei l’uomo dei miei sogni» concluse dentro di sé, la ragazza.

  
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