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Autore: GingiCriss    24/09/2012    2 recensioni
'Signori e signore, è il vostro comandande Cory Monteith che vi parla. Stiamo per entrare in una zona di turbolenze. I passeggeri sono pregati di allacciarsi la cintura e tornare ai loro posti e tenere le cinture allacciate'
Lea e Cory, che si incontrano su un aereo. Cosa succederà?
Genere: Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Cory Monteith, Darren Criss, Dianna Agron, Lea Michele, Quasi tutti
Note: OOC | Avvertimenti: Contenuti forti
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Capitolo due, che l'avventura abbia inizio.



Non era il suo primo viaggio in aereo, ma l'ansia stava avendo la meglio su di lei, senza capirne bene il motivo. Erano delle qualsiasi turbolenze, che aveva sentito anche in precedenza, ma era come se sentisse che sarebbe successo qualcosa. Quando finalmente il pilota annunciò che avevano passato la zona a rischio, si rilassò leggermente, ma un senso di agitazione le rimase sulla pelle. Non parlò molto con Darren, si scambiarano si e no i numeri ed entrambi ripresero a sentire i propri iPod, isolandosi dal mondo. Arrivò il momento dell'atterraggio. Lea si strinse nei braccioli del sedile e si fece piccola piccola, temendo per il peggio. Non è successo niente durante il volo, è adesso che avverrà un disastro, pensò. Con suo stupore, non fu così. Andò tutto per il meglio, fu anche abbastanza piacevole e lo stacco non si sentì nemmeno. Si slacciò la cintura velocemente, salutò Darren e fece per prendere le sue cose per scendere. Avvicinandosi all'uscita, non poté fare a meno di notare un ragazzo alto con la divisa e un capello nella mano destra. Doveva essere il pilota. Era molto muscoloso, e decisamente attraente e con dei bellissimi capelli ma la cosa che la colpì maggiormente era il sorriso. Era sincero e preoccupato allo stesso modo, e in un modo così dolce che Lea si scordò dove fosse per una decina di secondi, fino a quando un ragazzo le disse in modo poco garbato di 'muovere il culo'.  Lei sì girò, lo fulminò con un'occhiata e andò avanti, sempre con il suo sguardo basso che tirava fuori quando non voleva essere notata. Voleva scendere immediatamente da quell'aereo, e quando credeva di esserci riuscita il giovane pilota la fermò. 
 

'Signorina, volevo solo dirle che mi dispiace per il brutto volo che è stata costretta a subire, per così dire. A nome di tutta la compagnia mi scuso con tutti i passeggeri, volevo solo farglielo sapere' 
 

Lea non si era resa conto di quanto fosse bello quel sorriso. Gli occhi gli brillavano, come fossero dei diamanti incastonati in un bellissimo viso. Non sapeva se la sua espressione tradisse i suoi pensieri, ma non gliene importava nulla. Era troppo impegnata ad ammirarlo. Solo adesso notava i suoi capelli lisci alzati dal gel, e le sue mani grandi con cui stringeva nervoso il capello. Si accorse della sua enorme statura, era molto più alto di lei, e questo le dava un certo senso di sicurezza. Lea perse il conto dei secondi o minuti o ore che passarono, voleva continuare a guardare quegli occhi per sempre. Così limpidi, così chiari.. Una voce interruppe i suoi pensieri.

'.. male?'  

'come dice?' evidentemente si era persa un pezzo del discorso, e si imbarazzò così tanto che sentì le sue guance avvampare.

'dicevo, si è sentita male durante il volo? l'ho vista un po' agitata'

Mi ha visto? Come ha fatto a vedermi? Come ha fatto a notarlo? A Lea iniziò a girare la testa, si sentì felice e imbarazzata allo stesso momento. Quel bellissimo ragazzo l'aveva notata, ma lei non se ne era accorta. Come diavolo aveva fatto a non notarlo? Lui sorrise, aspettando una risposta. Era strano. Lea sapeva di essere una bella ragazza, non lo negava. Ma era come se gli occhi di questo ragazzo l'avessero riportata alla sua adolescenza, dove ogni minimo sguardo aveva un'importanza vitale, e tutto era confuso e privo di senso. Si sentì un'idiota. 

'N-no, no. Stavo bene. Ma come.. come sa che ero agitata?'

'Ah quindi lo era davvero. Avevo ragione' e sorrise, con il sorriso più bello che lei avesse mai avuto l'occasione di vedere.

Quel mezzo sorriso l'avrebbe uccisa prima o poi. 

'Beh io devo andare, arrivederci.' 

'Aspetti..' Lea si sentì toccare il braccio, una lieve pressione, e in automatico, come sempre, scrollò la presa con tutta la forza che aveva in corpo. Sfoderò il suo sguardo più cattivo. Odiava quando gli uomini la prendevano in quel modo, nessuno senza il suo permesso l'avrebbe più toccata così, l'aveva promesso da quando era successo l'Incidente. Era sul punto di uccidere quel maledetto ragazzo da quel bel sorriso. Niente la mandava più in bestia del contatto fisico. Lui se ne accorse irrimediabilmente. Lea sapeva trasmettere le sue emozioni con molta facilità, era chiaro. 

'M-mi scusi, le giuro.. non so cosa mi sia preso, non mi dovevo permettere.. davv-'

'Non importa. Sono io che ho qualche problema con.. il contatto fisico diciamo'. Provò a buttare giù quel nodo che aveva in gola, scacciando tutti i brutti pensieri che le riecheggiavano nella testa. Non poteva esplodere davanti ad un estraneo. Tentò di calmarsi, quando sentì una tosse chiaramente finta venire dalle ultime file.

Solo allora entrambi sembrarono accorgersi di non essere soli. Le hostess, poco più in la, stavano osservando la scena ridendo tra loro. Lui le guardò, gli indicò la cabina e loro vi ci si infilarono continuando a parlottare. Erano rimasti solo loro due nell'aereo. Lui tornò a guardarla. 

'Signorina, davvero mi deve..'

'Lea, mi chiami Lea.' 

'Lea.. Che bel nome. Io sono Cory.  Mi dispiace davvero, io non sono quel tipo di persona, non faccio queste cose e mi deve dare un'occasione per dimostrarglielo.'

'Che cosa mi vuole dire con 'non sono questo tipo di persona' ? che tipo di persona non è? una persona che si prende troppa confidenza con le persone? o che le infastidisce? a me pare invece che lei sia proprio quel tipo di persona.' La rabbia stava crescendo dentro di lei. Ma non era arrabbiata con lui, molti avevano commesso questo errore di sfiorarla, e non gliene si poteva fare una colpa. Era arrabbiata con Theo, che l'aveva ridotta in questo stato. L'aveva maltrattata, come fosse un giocattolo. Presa e sbattuta a terra, e poi lasciata lì, in condizioni pietose, come quando ci si dimentica di un vecchio giocattolo. Era arrivato la nuova bambola, Theo non aveva tempo di stare appresso a Lea. Si era annoiato. E lei era rimasta lì, come in un vecchio baule, aspettando che il bambino si ricordi di lei e torni a giocare come ai vecchi tempi. Solo che questo non accadde, e alla fine la vecchia bambola si stancò di aspettare, e prese l'iniziativa. E poi successe quello che successe. Non voleva ricordarlo, voleva scacciare questi pensieri ma le rimbombavano in testa come una luce al neon. 

'Lea, per favore.. mi permetta di.. Senta, io devo finire il turno qui, ma starò a New York per una decina di giorni, che ne dice se le do il mio numero e se vuole mi chiama? Solo per scusarmi in un modo dignitoso.'

Che tipo insistente, pensò Lea. Non gli darò mai il mio numero, non è il momento di iniziare una nuova relazione. Poi è un maleducato, irrispettoso e nemmeno così bello. No, non l'avrebbe mai fatto, adesso sarebbe uscita da quella porta e sarebbe andata dai suoi genitori e dalla sua amica Dianna e sarebbe tutto finito.

'Va bene' non capì di aver acconsentito fino a quando non vide il sorriso di Cory farsi più largo. Che diavolo aveva fatto? Come le era venuto in mente? 

'Vado a prendere un pezzo di carta e una penna, aspettami'

Lea chiuse gli occhi, aspettando di trovare un maledetto senso a tutto questo.

  
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