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Autore: ClaryMorgenstern    25/09/2012    4 recensioni
Clary la ignorò e guardò meglio la statua. Non potè che concordare con Jace su quell'obbrobrio. Le ispirava un disgusto immenso, come d'altronde i demoni che voleva rappresentare. Le unghie sembravano scintillare di sangue fresco, e gli occhi erano vacui, scolpiti senza pupilla e..
Si mossero.
[Crossover The mortal instruments   /   The infernal devices]
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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I know that ghosts have wandered on earth.
Be with me always — take any form — drive me mad! [...]
I cannot live without my life! I cannot live without my soul!
E. Bronte

 

XIII
Wandered on earth


 

All'inizio sembrò quasi che Ragnor Fell non avesse aperto bocca.
Per un po' tutti continuarono a farsi gli affari propri, come d'altronde si fa di solito ad una festa. «Il solito esagerato» sospirò Aimee, posando il bicchiere di vino vuoto sul vassoio d'argento che un cameriere lì accanto le porgeva, per poi prendere un altro colmo.  «Magari non trova la bacchetta» disse Simon, scatenando una risata poco sobria generale.
Ma dopo qualche momento, la sensazione di essere in trappola cominciò a diffondersi negli invitati portando con sé diffidenza e rabbia.
La goccia che fece traboccare il vaso fu la collisione tra un soggiogato ed un cameriere.
In condizioni normali sarebbe finita con un paio di scuse balbettate o, al massimo, una piccola scaramuccia.
Se il soggiogato non fosse stato William Herondale.
«Brutto incompetente!» stava, difatti, urlando il ragazzo, strattonando il povero cameriere allibito per il bavero della camicia. «Se con la tua goffaggine avessi colpito Lady Belcourt ti avrei già ucciso.»
Come se gliene importasse davvero qualcosa. Pensò Clary stizzita. Dopo quasi due settimane aveva imparato a conoscere quando Will faceva qualcosa per farla o con fini più reconditi. Questa era decisamente la seconda. Ma il perché il caro signor Herondale volesse attaccare briga con un insulso cameriere le era ancora sconosciuto.
«Io..» stava provando a dire quest'ultimo, prima che la voce freddissima di Will lo interrompesse. «Tu cosa? sei un idiota? un incompetente?» elencò sprezzante. «Tutte cose che so già.»
Camille intanto si godeva la scena, alle spalle di Will insieme a Jace, senza intervenire. Clary provava il forte impulso di prenderla a schiaffi, e ne capì il motivo quando la vampira posò il una mano elegantemente inguantata sul braccio di Jace in una carezza.
Gli ospiti riuscivano sentire il suo sangue ribollire di rabbia, sotto le urla di Will?
Un collega del cameriere si era avvicinato, provando a far calmare Will. Il ragazzo disse qualcosa che nessuno riuscì a sentire nell'orecchio del cameriere. Subito dopo scoppiò la rissa.
I due camerieri si buttarono su Will con veemenza, bloccandogli le braccia e picchiandolo due contro uno. Jace, per un attimo, si godè la scena ma poi si voltò verso Camille, che annuì sorridente, e andò ad aiutare Will, scrollandogli di dosso i camerieri come se non pesassero più di qualche chilo.
Ma ormai il fuoco aveva cominciato a divamparsi. Non solo i camerieri, ma anche i baristi si erano uniti alla rissa, così come alcuni tra stregoni e vampiri, a poco a poco, vennero immischiati. In meno di dieci minuti la sala era diventata un campo di battaglia truculento in cui vecchi rancori e disprezzo mal sopito erano venuti a galla in quella che non sembrava la prima rissa che il Pandemonium Club affrontava.
Clary perse Simon di vista quasi subito dopo l'inizio di quel casino, quando il ragazzo era andato ad aiutare Will e Jace, ed era rimasta sola ai margini della sala, tentando di confondersi con la parete alle sue spalle. Si rese conto, con immenso stupore, che non erano solo gli uomini a darsele di santa ragione in quell'inferno di membra sanguinanti e carne lacerata, ma anche diverse donne, tra le cameriere e le invitate, stavano dando prova di immensa crudeltà. Difatti le parve di intravedere Lady Aimee con i denti infilati nel collo di uno stregone malconcio.
Il peggio, però, doveva ancora venire.
Cercando di evitare che uno dei divani le venisse addosso, quando un paio di vampiri lo lanciarono nella sua direzione, si scostò dalla parete e si avviò verso uno dei corridoi che conducevano alle cucine, adesso vuote. Occupavano una sala di poco più piccola della sala da ballo in cui si stava svolgendo la festa. Le ricordò la cucina della scuola, dove lei e Simon una volta erano stati mandati in punizione a pulire i piatti per aver messo dei sassolini nella minestra della prof di Algebra. Era stata colpa sua, comunque. Lei metteva insufficienze ingiustificate, loro le mettevano i sassolini nella minestra. Karma.
Il frastuono della sala le impedì di sentire i passi che l'avevano seguita fin giù. Lo sentì solamente quando l'estraneo la mise un braccio intorno alle braccia e una mano sulla bocca per impedirle di urlare.
«Era tutta la sera che mi lavoravo Aimee per divertirmi insieme a lei.» Le sussurrò una voce untuosa all'orecchio. La riconobbe all'istante e sgranò gli occhi, perché l'aveva sentita chiacchierare tutta la sera del più e del meno con Simon, rivolgendosi raramente a lei come folletto o come Ehy tu. «Per colpa del tuo amico dovrò accontentarmi di te» l'uomo se la rigirò tra le sue braccia, sempre tenendola stretta e mormorò qualche parola in una lingua che lei non conosceva. Dopo, le tolse le mano dalla bocca e Clary, più che per istinto che per paura, cominciò a urlare. Ma con orrore si accorse di non avere voce per farlo. «Incantesimo di silenzio»  le sussurrò con la bocca a qualche centimetro dalla sua e gli occhi piantati nei suoi. «Non che riuscirebbero a sentirti,con il casino che stanno facendo, ma non vogliamo correre rischi. Non è vero, folletto
 
D'accordo. Scendere nelle cucine da sola era stata una pessima idea.
Se ne rese conto sentendo lo sguardo di Benjamin su di se, un attimo prima che lui calasse con la bocca sulla sua, in un bacio che di passione non aveva niente e tutto aveva del possesso che lui voleva marchiarle addosso.
Quando Sebastian l'aveva baciata, sulle rovine della tenuta dei Fairchaild, l'aveva capito dopo qualche momento, con una stilettata di gelo che le era corsa nelle vene, quanto quel bacio fosse sbagliato. Nell'esatto momento in cui le labbra dello stregone avevano trovato le sue, fu assalita da una forte nausea nel capire quanto fosse sbagliato, ma che stavolta non poteva impedirlo. Perché Benjamin le teneva stretti i polsi con le mani e, avendola costretta a sedersi su uno dei tavoli ed essendosi posizionato a forza tra le sue gambe, facendole peraltro male, non riusciva a  muoversi per poterlo cacciare. Era in trappola e quando se ne rese conto le sfuggì, senza che lei potesse trattenerlo, un gemito di dolore di cui lui si approfittò per poter violentare la sua bocca con la lingua. E seppe che quello non era l'unico posto che lui avesse intenzione di profanare.
Le pose senza tanti preamboli una mano sul seno, tirando il vestito fino a che la ragazza non sentì la stoffa pregiata lacerarsi sotto le sue mani, mostrando così la camiciola sottostante. Clary non riuscì più a resistere e chiuse la lingua di lui tra i denti con forza, fino a quando non sentì il sangue inondarle, caldo e ferroso, la bocca.  Benjamin si staccò di scatto dalla sua bocca e Clary sorrise trionfante quando lo vide sputare sangue e pulirsi la bocca con la manica della giacca. Ma fu solo un attimo, prima che lo schiaffo la colpisse forte in pieno viso. «Stupida puttana.» le sibilò sul viso, stringendola forte nelle spalle mentre lei si dimenava per raggiungere gli stivali. Se solo fosse riuscita ad arrivare alla spada angelica.. «Vedi di stare ferma e buona, altrimenti potrei smettere di essere gentile
Se avesse avuto la voce, il suono della sua risata acida sarebbe arrivato anche al piano superiore, sopra  il frastuono della rissa che ancora le arrivava sommesso alle orecchie.
Questa volta la bocca di lui le raggiunse il petto, strappando coi denti la stoffa del vestito e la camiciola, lasciandole scoperti i suoi piccoli seni. Non poteva vederli per via della poca luce che c'era nelle cucine. Ma sentiva il fiato caldo dello stregone su di essi e, dopo, la bocca di lui a tormentare quello sinistro. Le lacrime uscirono da sole, senza che lei se ne accorgesse.  L'unica cosa che riusciva a pensare era Non così. Per l'Angelo, non così.
Solo quando lo sentì staccarsi dalla sua carne tornò a respirare. «Adesso stai ferma» le sibilò duro all'orecchio. Le lasciò i polsi, ma continuava a tenerle ferme le gambe ripiegate dolorosamente sotto il tavolo, cosicché non riuscisse comunque a muoversi o a raggiungere gli stivali. Lo sentì distintamente sbottonare i pantaloni e il tonfo sordo che fecero quando caddero sul pavimento.
Subito dopo, sentì quelle stesse mani sulle sue cosce. Clary le chiuse distinto, facendosi molto male quando lui le strinse la carne in una morsa d'acciaio per farle riaprire. Tentò di urlare, tento di piangere, tentò di cacciarlo via. Tutto inutile. Lo sentì alzarle la gonna e chiuse gli occhi. Se doveva sentirlo, almeno non voleva vederlo.
Quando non sentì più le mani su di sé, la prima cosa che pensò fu che stesse facendo un qualche incantesimo di contraccezione. Ma poi le venne in mente che gli stregoni sono sterili, quindi aprì gli occhi. Vide una luce di cui prima non si era resa conto e, a tenerla in mano, poggiata su delle lunghe dita da pianista, c'era Jace. Benjamin era stato scagliato a terra e coi pantaloni calati fino alle caviglie. Jace stava fermo e in piedi sulla porta, a guardare lo stregone con sguardo allucinato e poi lei e poi di nuovo lui. Si riscosse quando Benjamin tentò di rialzarsi in piedi e si mosse di scattò per prendere le armi nascoste nella giacca.
Clary, stavolta, fu più veloce. Prima che Jace potesse mettere mani alle armi Clary aveva già sfilato Sitael dagli stivali e l'aveva evocata, notando con piacere che non serviva la voce affinché gli Angeli l'ascoltassero. La luce della spada angelica le gettò dei riflessi bianchi sul petto, facendo luce sui marchi scuri che fino ad allora erano stati nascosti dal buio. E i marchi scuri sul suo petto furono l'ultima cosa che gli occhi di Benjamin videro, prima che lei gli piantasse la spada angelica nello stomaco.  La sfilò, gocciolante di sangue e la conficcò di nuovo all'altezza del petto. Benjamin la guardò allucinato prima in viso e poi di nuovo sul seno, prima di accasciarsi a terra come un bambolotto a cui sono stati tagliati i fili.
Non era la prima volta che uccideva un nascosto: Due mesi dopo che il suo addestramento era iniziato, aveva accompagnato gli Shadowhunters di ruolo in una retata in un covo di lupi mannari che vendevano polvere di fata. Per i  nascosti e gli Shadowhunters non era nociva, dava solo una forte sballata, ma ai mondani a cui l'avevano venduta aveva causato una reazione fortissima, seguita sempre da una morte dolorosa. Quando erano andati a fermarli ed ad arrestarli, alcuni avevano afferrato la roba ed erano scappati, ma molti altri di loro avevano contrattaccato. Un grosso lupo era arrivato alle spalle di Clary e l'aveva atterrata, e lei, prima che potesse accorgersene, gli aveva piantato un pugnale d'argento nello stomaco. Mentre moriva, il lupo aveva ripresola sua forma umana e Clary aveva visto nei tratti del suo viso qualcosa che gli aveva ricordato Luke. E se anche lui fosse stato il padre di qualcuno? E se qualcuno lo avesse amato nella maniera in cui lei amava Luke?
Era corsa fuori dalla casa e non era riuscita a fare due passi prima che le gambe le cedettero e che vomitasse sull'erba fresca del giardino. C'erano volute tre settimane prima che Jace le facesse riprendere l'allenamento, ma solo perché Jace sapeva essere dannatamente insistente.
Ma in quel momento, mentre il corpo di Benjamin perdeva la vita, Clary non si sentì nauseata. Solo un freddo disprezzo che non era assolutamente da lei. Ma, come pensò dopo, forse tutte le donne nel suo caso si sentivano così.
Sitael cadde a terra con un tintinnio, senza nessuno che la tenesse. Si girò verso Jace ancora piangendo, incapace di smettere, e si gettò tra le braccia del ragazzo, che le aprì d'istinto per accoglierla. Gli inumidì la camicia di lacrime e moccio mentre lui le accarezzava i capelli, piano, e le mormorava frasi sconnesse e parole dolci per farla stare meglio. Clary non seppe quanto tempo rimasero in quella posizione: Lei a piangergli addosso e lui ad accarezzarla e mormorarle che andava tutto bene. Il tempo tornò a scorrerle addosso solo quando si staccò dal suo petto, ora umido, e lo guardò in viso, tirando su col naso. Lui scese piano con lo sguardo dai suoi occhi arrossati al suo petto, facendole ricordare all'improvviso di avere il vestito divelto quasi fino allo stomaco, e di avere quindi il seno esposto al poco chiarore della stregaluce di Jace.
E si rese conto in quel momento che il primo uomo ad aver fissato il suo seno nudo era stato Benjamin. La nausea l'avvolse stretta fra le sue spire, mentre tentava di coprire con quel che rimaneva del suo vestito il petto. Jace le fermò le mani con delicatezza, si tolse la giacca bianca e gliela gettò sulle spalle, chiudendo a uno a uno i bottoni di madreperla. Arrivato all'ultimo bottone, appena sotto la sua gola, un'imprecazione sfuggì dalle sue labbra. «Avrei tanto voluto che la prima volta che ti avessi visto mezza nuda fosse diverso.» le sussurrò, piano, con delicatezza, come se stesse tastando il terreno.  Clary, forse per nervosismo o forse perché Jace le parole proprio non sapeva usarle nel modo giusto in certe situazioni, tese le labbra in un sorriso e aprì la bocca per dire qualcosa, constatando che anche dopo la morte dello stregone l'incantesimo permaneva.
Si indicò la gola e aprì la bocca, emettendo un fiato roco. Chissà come, Jace capì. «Gli altri sono riusciti a uscire» le disse, senza smettere di tenerla stretta. «Camille conosceva una falsa finestra non chiusa. Io sono tornato a cercarti.»
Il suo sguardo si inondò di tenerezza, e seppe che lui l'aveva visto anche alla poca luce della cucina.
«Usciamo fuori da questo inferno.»
 
Ora moriamo.
Clary si morse la lingua per reprimere quel pensiero fuori luogo. Jace le aveva detto che Camille aveva fatto chiudere la finestra, dopo che erano usciti tutti, per non far scappare nessun'altro dalla festa. Quindi, dovevano usare un'altra via per uscire.
La ragazza aveva capito esattamente come quando il ragazzo la condusse per le scale al piano di sopra, verso il terrazzo.
Era quasi l'alba quando uscirono all'esterno. Un chiarore rossastro si stava spandendo nel cielo con lentezza, impedendo così ai vampiri di usare quest'uscita.
Poi, appena arrivati al cornicione, Jace la strinse così forte che a Clary sfuggì un altro gemito di paura, allontanandosi di scatto. «Scusa» le disse, mentre una rabbia fredda gli passava nello sguardo. «Ma devo, se non vuoi cadere»
Clary strinse i denti e si accoccolò sul suo petto. Quindi, Jace saltò.
Se la ragazza avesse potuto urlare, probabilmente quel suono le avrebbe bucato le orecchie. Clary vide il mondo muoversi a una velocità mortale attorno a sé, e l'aria fredda arrivarle sulla pelle come se avesse aperto il finestrino mentre andava a cento all'ora. Chiuse gli occhi, conscia che sarebbe morta appena toccato terra, e invece fu la voce di Jace a farle sapere che erano ancora vivi e fermi sul prato Londinese che circondava la tenuta di Ragnor Fell. «Siamo ancora vivi, puoi smettere di fare l'idiota.»
Clary gli lanciò un'occhiataccia, mettendo bene in chiaro chi fosse l'idiota tra loro due. Al che Jace sorrise come un perfetto idiota, conducendola attraverso il giardino verso il retro della casa. Camille stava in piedi, discutendo con Simon di solo Dio sa che cosa, mentre Magnus tentava di ignorarli al fianco di Will, che per sua natura, continuava a ignorare tutti fino a quando non li scorse arrivare da dietro la casa.
«Finalmente» borbottò. «Se avete finito di fare i piccioncini in privato credo che possiamo anche andarcene»
Clary e Jace gli lanciarono un'occhiataccia coordinata, facendolo stare zitto. Poi il ragazzo si rivolse a Magnus. «Le hanno fatto un incantesimo di silenzio. Puoi fare qualcosa?»
Magnus neanche la guardò, lo sguardo fisso su Camille e Simon, ma mosse la mano con un gesto sprezzante, lasciando cadere nell'aria fredda del mattino qualche scintilla azzurra, e Clary sentì come se una grossa sciarpa pesante le fosse stata tolta dal collo. «Grazie» disse, con la voce ancora un po' roca.
Magnus scrollò le spalle. «Andiamo via?»
«Ottima idea» convenne Will, gettandosi la giacca sulle spalle e andando a recuperare i due vampiri chiacchieroni.
Lo sguardo di Jace si era fatto sottile. «Magnus»  lo stregone si voltò. «Cos'è stato rubato?»
Magnus sospirò. Clary capì che stava per dire qualcosa che molto probabilmente avrebbe preferito tenere per sé. «Un libro di incantesimi. Ragnor Fell è geniale, davvero.» disse. «Inventa molti incantesimi di suo pugno» il suo sguardo si perse oltre gli alberi che circondavano la casa. «Anche molti sul tempo. Di solito blandi, come farlo scorrere più in fretta o più lentamente, a volte molto forti, come riuscire a fermare lo scorrere del tempo per diversi minuti su una persona.»
«Quanto forti?»
Gli occhi dello stregone scintillarono, posandosi su Jace. «Ragnor non è coinvolto, Nephilim. L'avrebbe sbandierato ai quattro venti già da un po' se così fosse.»
«Magari è ancora incompleto» suggerì Clary, facendosi avanti. «Il che spiegherebbe perché gli stregoni nel nostro tempo sono morti una volta usato il portale.»
Magnus annuì sovrappensiero. «Possibile, certo»
In quel momento arrivò la carrozza nera lucente dell'istituto e un'altra, di un bel rosso brillante al suo seguito. Camille, prima di avviarsi verso la seconda carrozza insieme a Magnus, fece loro un bel sorriso scoprendo i denti bianchissimi. «Come sempre, è stato un piacere.» disse mielosa. «Chissà, Will. Magari un giorno potremo andare ad una festa insieme senza che degeneri in un inferno»
Will sorrise di rimando, con una strana luce negli occhi. «Ne dubito, Madame
 
Nella carrozza correva un ovattato silenzio, nella quale ogni persona dell'abitacolo stava lentamente abituandosi alla quiete dopo la tempesta.
Il primo a riscuotersi fu Will, posando uno sguardo sottile alla giacca di Jace ancora avvolta nelle sue spalle. «Se le hai rovinato il vestito, Jessamine non te lo perdonerà mai.»
Clary avvampò di colpo. E la nausea tornò prepotente nel suo stomaco, impedendole la rispostaccia che avrebbe tanto voluto dargli.
«Non è che tu possa proprio parlare» disse Simon, ammiccando alla camicia di Will strappata in più punti e macchiata di sangue, con ogni probabilità non suo. «Non sono sicuro che il sangue si lavi facilmente.»
«Sono certo che sei un esperto di bucato, vampiro.»
«Si chiama Simon.» disse Jace, con sorpresa di Clary. «Solo io ho il diritto di chiamarlo con epiteti offensivi.»
Quello non la sorprese per niente.
Will lo ignorò palesemente. «Che hai fatto al vestito? Non ti ho vista nella mischia.»
Dio benedica Simon Lewis e tutte le future e passate generazioni di gente come lui. Pensò la ragazza quando Simon interruppe il discorso, evitandole di inventarsi una balla. Non ne aveva proprio voglia, di parlarne.
«Abbiamo un nome per quello stregone» disse.
Jace e Will si fecero immensamente attenti. «Che aspettavi a dircelo, idiota!» Will aveva quasi urlato. «Che arrivasse l'inquisizione spagnola?»
Simon lo ignorò, rivolgendosi a Jace, più propenso ad ascoltarlo che a prenderlo in giro anche se l'oro nei suoi occhi potevano sembrare saette pronte a incenerirlo.  «Cameron. Non sappiamo il cognome»
«Hanno detto che è l'allievo prediletto di Ragnor Fell.» aggiunse Clary, stiracchiandosi sul sedile. 
Will emise un sospiro. Sollievo? Esasperazione? «Diteci le parole che hanno detto: Con esattezza
Clary si schiarì la voce e riferì la conversazione a cui aveva assistito. Jace attese fino alla fine, ma quando Clary chiuse la bocca, scoppiò a ridere. «E sei stata tutta la sera a farti insultare senza dire una parola
La ragazza strinse i denti, mordendo l'umiliazione. «Già.» Aveva le lacrime agli occhi dal ridere, quel cretino.
Clary gli lanciò un'occhiataccia. «Smettila di ridere.»
E lui continuò. «Perché dovrei?» si piegò in due sul sedile.
«Vuoi seriamente che io ti uccida, Jace?»
Smise all'istante.
E cominciarono gli altri due.

  
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