James salì in groppa alla scopa con un nodo alla gola, desiderando che la partita finisse ancor prima di cominciare. E questo non perché pensasse di non essere all’altezza e neppure perché temeva di non vincere.
Probabilmente per la prima volta da quando aveva messo piede ad Hogwarts, la partita era l’ultimo dei suoi problemi.
Molte questioni erano
rimaste irrisolte e per troppo tempo.
Remus non sapeva
esattamente cosa fosse successo quella notte alla Stamberga, o meglio,
conosceva solo la frammentaria versione di Peter e quella poco
imparziale del
fidanzato. Gli era bastato sapere che Regulus era arrivato nei pressi
del covo
seguendo Sirius per trarre le proprie conclusioni; Sirius ovviamente
non si era
spiegato: – a cosa servirebbe? – Aveva chiesto a
James che invece ci aveva
provato invano.
Quando la partita ebbe inizio James dovette constatare con una certa rabbia che non sarebbe stato in grado di afferrare il boccino perchè, anche volendo, non riusciva proprio ad impegnarsi: non mentre Remus era lì a vedere la partita e Sirius sembrava più interessato a lui che al resto del mondo. Non mentre Regulus volava a pochi metri da lui, rischiando di buttarlo giù dalla scopa ogni trenta secondi.
– James, mi passi i
piselli? – questa era l’unica frase che Remus gli
rivolgeva da un po’ di
giorni: la prima riflessione di James fu che gli elfi delle cucine
preparassero
troppi piselli; poi capì che patate o fagioli non avrebbero
fatto differenza e
che un comportamento del genere sarebbe stato normale per chiunque.
Eccetto
Remus John Lupin.
– Che Regulus abbia
usato l’Imperius? –
Sirius aveva
saggiamente fatto notare quanto fosse improbabile che Regulus
conoscesse e
scegliesse di usare quell’incantesimo e James aveva annuito;
certo, detto da un
Animagus illegale e minorenne sembrava più probabile del
dovuto e probabilmente
anche Sirius se ne era reso conto, si era zittito ed aveva guardato il
soffitto.
Serpeverde, che intanto perdeva di oltre 200 punti, chiese un time out.
Dopo che entrambe le squadre ebbero raggiunto il suolo, Alice ed Ernest batterono il 5, complimentandosi con gli altri giocatori.
– James, ora aspettiamo solo te – fu il festoso commento di Gideon.
James annuì con poca convinzione e rivolse il suo sguardo a Sirius: - Potresti fare un po’ meno attenzione a Remus e più alla partita? – di sembrare una fidanzata gelosa non gli interessò; Sirius lo guardò sorpreso mentre Madama Bump richiamava i giocatori.
La partita riprese con molta più aggressività di prima e James cominciò finalmente a guardare al boccino: si convinse che prima quella dannata pallina fosse stata acciuffata, prima la sua agonia sarebbe finita. Doveva dare uno schiaffo a Sirius, gli prudevano le mani tanto era forte il desiderio di colpirlo.
Stava ancora meditando vendetta quando la scopa di Regulus gli volò sotto il naso: James lo seguì, distinguendo finalmente i contorni del tanto bramato boccino¸ Chiuse gli occhi, preparandosi ad un eventuale impatto con Regulus e, proprio mentre le sue dita si chiudevano sulla pallina dorata, un urlo attirò la sua attenzione.
Strinse il boccino, felice che le sue ali smettessero di agitarsi e si voltò appena in tempo per vedere Sirius e Regulus volare giù dalle proprie scope.
Atterrò nel giro di un secondo, abbandonando la propria scopa sull’erba umida e raggiungendo i due ragazzi, mentre Madama Bump, dopo aver annunciato la vittoria di Grifondoro li raggiungeva.
– State tutti bene? –
Regulus si rialzò strofinando le mani sulla divisa ed annuendo, mentre James urlava furioso.
– Volevi ucciderlo? –
– è stato un incidente – commentò Regulus, nascondendo a stento un ghigno soddisfatto.
Finalmente anche Sirius si rialzò: – Tutto ok – si limitò a dire, solo per non dare al fratello la possibilità di gioire. Non gli era sfuggito lo sguardo di Remus. Vuoto. Come se la cosa non lo riguardasse: eppure avrebbe potuto farsi davvero male.
Trascinò via James tirandolo per un braccio, prima che le cose potessero prendere una brutta piega e guardò un’ultima volta Remus, specchiandosi in uno sguardo che non seppe decifrare.
– Remus, non è stata
colpa di nessuno! Ma soprattutto, non è successo nulla per
cui incolpare
qualcuno – James si perse in un discorso contorto, in cui
esistevano “tutto”,
“niente”, “qualcosa”,
“qualcuno”, ma non si accennava a nomi. Patetico
tentativo di rimettere a posto le cose.
– James, non mi devi
alcuna spiegazione – e James si morse il labbro,
interrompendo finalmente il
flusso delle sue parole. Si rese conto dell’irritazione di
Remus: cosa sperava
di ottenere con quel discorso?
– Esatto, non ti devo
spiegazioni perché non c’è nulla da
spiegare – tentò. Prima o poi Remus si
sarebbe stufato di ascoltarlo ed avrebbe ceduto.
– Tu non mi devi
spiegazioni, qualcun altro si –
Da quel momento James
evitò di entrare in argomento, per non essere costretto a
fare a botte con lui.
– Ed io che ti credevo
una persona ragionevole! -
Remus tornò in camera appena terminato l’orario di apertura della biblioteca: Regulus aveva giurato di non aver colpito intenzionalmente Sirius e Remus leggeva, poco attratto dalla partita, quindi non aveva assistito alla scena. Aveva scelto di credergli, ancora.
Per una volta voleva fidarsi ciecamente solo del suo istinto: capì che qualcosa non andava, quando il suo istinto iniziò a dare segni di confusione.
– Sirius … –
Remus non poté fare a meno di sorridere, ascoltando quelle voci, ancora nascosto dietro la porta. A volte James sembrava davvero Mamma Chioccia e sapeva esagerare fino all’inverosimile.
– Ho solo sonno, James – Sirius fu tradito dalla sua stessa voce, roca e tremula.
Remus sbuffò, poi aprì la porta, permettendo loro di capire che non erano da soli.
James era sdraiato di fianco a Sirius e gli accarezzava la pancia, come se fosse stata una donna in attesa. Quella scena sulle prime gli strappò un sorriso, poi qualcosa iniziò a contorcergli le viscere. Ebbe una sgradevole sensazione di de ja vù: come si era sentito quando aveva visto James e Sirius insieme per la prima volta? Esattamente come si sentiva in quel momento.
E quello non andava bene.
Fu tentato di tornare sui propri passi, ma avrebbe fatto la figura del codardo, così ingoiò a vuoto ed entrò.
James si allontanò, chiudendo la porta del bagno con violenza, dopo averlo fulminato con lo sguardo e Remus fu incapace di rispondere a quella silenziosa accusa.
Restò impalato al fianco del proprio letto per un po’, poi decise di fare qualcosa. Si avvicinò a Sirius, osservando con rammarico le sue guance bagnate, poi si piegò in avanti, in un gesto istintivo e sul quale non aveva meditato.
Vi devo un milione di scuse: avevo detto che avrei aggiornato di martedì, non avevo specificato quale.
Andiamo con calma: i test, la bella notizia, ricomincia l'università, facoltà nuova, nessun amico, tante cose da fare... Se a questo aggiungiamo una buona dose di problemi in famiglia, diciamo che potete accettare questo ritardo!
E ora passiamo al capitolo: mi sono accorta di una cosa fondamentale.
Rispetto a quando ho scritto il primo capitolo di "What hurts the most" tantissime cose sono cambiate, io sono cambiata.
Oggi so di essere più matura, più introversa, più riflessiva e questo si rifletterà inevitabilmente anche sulla storia. Sono stata in dubbio epr un po': insomma, povero Sirius! Mi dicevo: possibile che debbano capitare tutte a lui? Prima o poi le persone si scocceranno di leggere di tutti i suoi guai infiniti...
Ma io sono fatta così e se non scrivo di guai non so di cosa scrivere.
Quindi non so dirvi cosa potreste aspettarvi dal continuo di questa storia: certamente non rose e fiori ...
Alla fine questo capitolo, pronto ormai da tempo immemore, non è stato riletto: mi scuso, ma se avessi cercato il tempo per farlo, probabilmente avrei postato nelle vacanze di Natale.
Chiby