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Autore: Nazori chan    25/09/2012    3 recensioni
immaginatevi la famosa Genei Ryodan, i più famosi assassini e ladri di sempre nel mondo di oggi. cosa succederebbe??
E ancor peggio: cosa accadrebbe se si ritrovassero alle prese con persone di oggi??.... beh, forse però, chi incontreranno non sarà tanto nella norma....
come si troveranno alle prese con questa nuova vita? come faranno a tornare al loro mondo? se vi ho incuriosito, leggete e scopritelo ;)
Genere: Azione, Comico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Feitan, Genei Ryodan, Hisoka, Kuroro Lucifer, Nuovo personaggio
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Scendemmo attenti a fare il minimo rumore. Le luci erano ancora accese. Diedi un occhiata al computer. Era ancora lì, in standby. Salvai il file, poi lo spensi.
“forse è uscita!” propose Tatsumi, notando che non c’era nessuno.
“accidenti! La ammazzo appena la trovo” borbottai.
Era estate. Quindi indossavo vestiti leggeri: canotta color lavanda, pantaloncini di tuta grigi, infradito nere.
Volevo evitare di farmi vedere in giro così, ma fortunatamente i viottoli erano deserti. Davanti casa avevamo solo il muro del giardino del vicino, alla destra la signora Fuery con la sua panetteria, e a sinistra la casa dei Tokiyate. Poi, in ambedue le direzioni, qualche casa con giardino, e pochi negozietti: il fruttivendolo, quello degli Hokonomiyaki ed infine il tempio scintoista.

Uscimmo, e facemmo un giro per cercare tracce di Theletha. Mio fratello andò a destra, io a sinistra.
Prima di separarci, lo avvertii di una cosa. “fai attenzione! E se la trovi rientrate subito, altrimenti tra dieci minuti a casa!”
Lui annuii. Meglio non contraddirmi.
“sicuro! Sei tu il boss infondo!” (e non voglio finire nella spazzatura di nuovo ndaTatsumi!!) mi voltò le spalle e cominciò a correre.
 Ricordai la notizia data al telegiornale quella sera a cena.
Dei serial killer giravano attualmente per la prefettura di Yodogawa-ku, e il nostro quartiere ne distava poco. Più che per me, che me la cavavo bene nelle arti del combattimento, o per Tatsumi, con sempre dietro un pugnale, mi preoccupavo per Theletha. Era troppo piccola per sapersi difendere.
Ultimamente, la tranquillità che sempre avevo odiato, mi stava man mano abbandonando. Troppo. Ora volevo solo una vita non troppo così e non troppo colà.
Erano tre anni ormai che non mi allenavo seriamente, tre anni che rimanevo sempre lì. Era da quando era nata Theletha e poi da quando sua madre, ovvero mia sorella maggiore era morta, e io me ne dovevo occupare, che tutto era così. Avevo passato un anno sperando sempre che Taiga tornasse e mi dicesse ‘lascia fare a me! Non devo più partire’. E poi quel sogno si era infranto. E altri due anni a cambiare pannolini sapendo che dovevo crescerla io, da sola. Che caso perso, che era il mio destino. E poi, io non ero davvero fatta per quella vita. La preferivo prima: quell’infanzia rubata, passata tra addestramenti militari e modi e modi di uccidere, tutto fatto a regola d’arte dai miei ‘normalissimi’ genitori. Perfino aiutare il nonno nei suoi spacci illegali era allettante. E poi, prima Tatsumi, poi Thel e mi avevano rovinato la vita. Inutile dire che litigassimo tutti i santissimi giorni.

Mentre correvo, e con gli occhi cercavo una piccola figura dai capelli color frumento, con una salopette di jeans e gli occhi verdi, pensavo. Ed intanto speravo con tutto il cuore di non ritrovarla a terra, in una pozza di sangue.


 
‘che strana che è la vita. A scuola andavo da schifo, facevo a botte tutti i santi giorni, speravo di poter viaggiare per tutto il mondo e di diventare campionessa di formula 1 o di tiro con l’arco. Volevo essere adulta. Ed invece ora lavoro come meccanica e come cameriera,e mi ritrovo a crescere la figlia di mia sorella, a convivere forzatamente con Tatsumi, e a dover essere io a tirare avanti. E vorrei tornare come prima. Si vede proprio che il mio fato non ha le mezze misure!’ 


Mi fermai di botto. Ero nel pieno del parco cittadino. Tra il verde, oscurato dalla sera e illuminato poco solo dai lampioni. Era davvero inquietante, ma prima di allora non ci avevo mai fatto caso. Preferivo non uscire, e casomai succedeva, ero sempre troppo sbronza anche solo per reggermi in piedi, figuriamoci per rendermi conto dei posti dove passavo o dei cespugli dietro cui avevo vomitato sotto l’effetto della birra.
“Theletha!! Fortuna che ti ho trovato” sospirai. Per fortuna!!
Lei, felice come se fosse tornata con un dieci da scuola (il che voleva dire pizza la sera!! :D), era seduta su una panchina, mentre leggeva HxH. O meglio… mentre ne guardava i disegni.
“guadda!! Qui la Bligata fa fare BUM a quei cattivi!!”, esclamò con gli occhi che le brillavano dalla felicità.
“a proposito!! Scappa di nuovo e ti ficco la testa nel wc e ti ci faccio lo shampoo! Tutto chiaro?” e la guardai con un ghigno finto e buffo, ma che volevo far apparire il più infuriato possibile.
Annuì. Una settimana prima avevo chiuso lei per la notte nell’armadio, e Tatsumi si era ritrovato con un occhio nero. Sapevano entrambi quanta era la mia perfidia se non ubbidivano. In fondo, ero sempre una specie di teppista di strada, e le mie maniere col tempo non erano cambiate. (muahahahahahahahahah!)
“andiamo, e se va tutto bene te la cavi mangiando i topi rinsecchiti o le rane di Vertebra per una settimana”
Tornammo a casa. Mentre camminavamo riattraversando il parco, ci fu una folata di vento improvvisa. Dal cielo ormai nero, arrivò in volo, dritto sulla mia faccia, un foglio spiegazzato e stropicciato. Anzi, più che altro era un’intera e lunga pergamena. La presi violentemente, e gli diedi un occhiata.
Era scritto in giapponese antico, quello che solo gli scrivani all’epoca conoscevano. Io sapevo solo l’attuale quindi tutto quello che capii, fu un abbozzo del titolo, ricordando un po’ le lezioni a scuola, quelle poche che avevamo fatto.


世界の間のリンクに関する理論
1章:パラレルワールド
‘Teoria sui collegamenti tra mondi
Capitolo primo: mondi paralleli’


Il resto mi era incomprensibile. ‘chissà com’è arrivata fin qui!’ pensai. Era un pezzo da museo, e onestamente mi sembrava di averla già vista o in tv o in qualche gita scolastica alle medie, ma di sicuro non le avevo prestato un minimo di attenzione dopo il sapere l’argomento trattato.
“andiamo. A casa vedremo di trovare il proprietario del foglietto” “sempre che ne abbia uno! Potrebbe essere anche la lista della spesa di un monaco antiquato o potrebbe essere stato perso da uno Shinigami o da un Kami-sama!”. L’ultima frase mi venne in mente così, per farmi quattro risate da sola, mentre la piccola mi guardava perplessa.
“tu tutta scema!”
“era per fare quattro risate!! Mamma mia, non capisci proprio nulla”
Le fronde alte degli alberi si mossero, mentre una figura nera sfrecciava velocissima verso noi. Coprii Thel con il mio corpo, parando il colpo che arrivò con le braccia, alzate di fronte al viso. Era un calcio potentissimo, e se mi avesse colpito, avrei di sicuro sputato sangue.
L’uomo balzò indietro, atterrandomi di fronte. Strinsi i pugni.
Theletha si strinse dietro di me.
“ho paula!” farfugliò, con un groppo alla gola che le impedì di mettersi a piangere.

“di cosa?? Finché sono con te, quello non riuscirà nemmeno a toccarti!” risposi spavalda.
  
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