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Autore: REAwhereverIgo    26/09/2012    4 recensioni
Che succederebbe se una ragazza con autostima pari allo zero si innamorasse di un bellissimo motociclista? E se le sue sorelle si mettessero in mezzo per darle una mano, rischiando di peggiorare la situazione?
Spero che questa storia sia di vostro gradimento, io di sicuro mi divertirò a scriverla! Rea
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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Paura

 

Pronto? Chi parla?

Indovina!

Johan? Perché mi hai chiamato con lo sconosciuto?

Non sapevo se mi avresti risposto, così ho preferito non rischiare

Vedo con piacere che ti fidi di me. A te avrei risposto, sei il mio migliore amico, non ti chiuderei mai il telefono in faccia, razza di idiota

Ahahahah, meglio così. Allora? Come te la passi?

Bene. Gli esami sono alle porte e studio parecchio

Stai parlando con me, non con tua madre

Ok, sinceramente? Mi sono impegnata a scrivere e ho finito il mio libro. Praticamente non ho nemmeno ricontrollato il programma scolastico e tra venti giorni abbiamo la prima prova. Sono nel panico più totale e non so come fare

A questo credo di più. Quindi tra poco torni?

Entro un mese e mezzo. Però non dirlo a nessuno, voglio fare una sorpresa

Bocca cucita. Lo sai che non dico mai niente di ciò che mi dici tu

Hai ragione, però per sicurezza facciamo come solito, ok? Un segreto…

Va bene, lo so. E, infatti, ti avevo chiamata per un’altra ragione

Sul serio? Raccontami

Si tratta di Laura, e temo che ci vorrà un po’

Mi metto comoda

 

 

Cosa posso fare per aiutarla?

Niente

Come niente?

Il punto è questo: lei è una testona. Io l’ho sempre vista disegnare, fin da quando era bambina, e non credo che vorrebbe mai fare altro. Però teme di non essere all’altezza delle aspettative di mamma e papà se non fa qualcosa che lei considera, forse, più dignitoso. La realtà è che ha solo paura di inseguire il suo sogno perché teme di non farcela. Come me. Però io ce la sto mettendo tutta perché non voglio diventare, un giorno, uno di quegli adulti frustrati che hanno fatto qualcosa perché era più comodo. Non è mai sicuro inseguire un sogno, lo so da sola, e se lo capisse sarebbe più felice. È un terno al lotto ammettere di voler fare qualcosa che ci sembra impossibile e lei, semplicemente, non vuole rischiare. E questo mi ha sempre resa triste perché mi dispiace vedere che non si sente all’altezza di un’aspettativa che non esiste. Nessuno ha mai voluto che lei fosse diversa da come è di solito, però vuole dimostrare qualcosa, più a sé stessa, temo, che agli altri

Ma dovrà capire prima o poi che non c’è bisogno di essere diversi da sé stessi per essere accettati!

Sì, quando si renderà conto che ha sprecato tanti anni a cercare di diventare qualcosa che non è

Devo aiutarla, Rea! Devo riuscire a starle vicino e a farle inseguire il suo sogno

Lo pensavo anche io, una volta, ma poi ho capito che non ha bisogno di questo. Ha bisogno di sapere che la sosteniamo, per cui non fare niente che possa farla arrabbiare, capito Johan?

……

Johan…

Va bene! Non le imporrò niente!

Bravo. Faresti solo peggio

Sei cambiata. Ma non sono sicuro che sia in meglio

Ahahahah, è sicuramente in meglio. Ora ti saluto, domani abbiamo ripasso generale del programma e devo almeno fare finta di studiare. Temo che mia nonna si sia resa conto che non mi sono impegnata molto ultimamente, e non vorrei che si arrabbiasse. Se hai bisogno non ti fare scrupoli a chiamarmi. Magari senza lo sconosciuto

Ti tartasserò di messaggi, tranquilla

Perfetto. Ah, Johan?

Sì?

Mi sei mancato. È stato bello risentirti

 

 

Nonostante quello che gli aveva consigliato Rea, però, il biondo decise di parlare con Laura. L’aveva invitata a casa per studiare e si era preparato il discorso da farle. Si sentiva in dovere di dirle che sbagliava a non inseguire il suo sogno, ecco tutto.

Ehilà, sono arrivata” si annunciò la ragazza, entrando in cucina. Aveva trovato la porta aperta e non aveva chiesto permesso. Come sempre.

Salve” la salutò, dandole un veloce bacio sulle labbra. La fece sedere e le servì dei biscotti al cioccolato, sapendo che lei ne andava matta, poi si mise vicino a lei. Rimase rigido a fissarla, e la bionda si rese conto che c’era qualcosa che non andava. Lo vedeva imbarazzato e si sentiva imbarazzata a sua volta.

Qualche problema?” chiese alla fine. Johan si schiarì la voce.

N-no, figurati. Ho solo una domanda… insignificante” rispose lui.

Dimmi, ti ascolto” lo spronò Laura. Il ragazzo esitò, poi sospirò.

Senti, te lo ricordi il discorso dell’altro giorno? Quando parlavamo dell’università?

Sì, certo che me lo ricordo

Ok, la domanda è questa: tu sei sicura di voler avere una carriera in medicina?” sputò fuori alla fine. Lei si bloccò.

C-certo” balbettò in risposta. Gli occhi azzurri del ragazzo si piantarono nei suoi e la fecero rabbrividire.

Sul serio? Insomma, sei certa di voler fare una vita in cui non farai che studiare scienze, chimica, matematica, fisica, anatomia, numeri, formule…” iniziò a torturarla, dicendo le parole a raffica. La bionda strinse i denti e lo ascoltò solo fino a un certo punto, poi batté il pugno sul tavolo.

Fermo!” esclamò. Johan rimase con la bocca aperta a fissarla, aspettando.

Cosa vuoi che ti dica?” lo aggredì, infuriata.

Non saprei. La verità?

La verità? E cioè? Sentiamo, illuminami su qual è la verità

Che tu non la vuoi quella vita. Dimmi se sbaglio: tu sei un’artista, ami disegnare, sei sempre con la testa tra le nuvole, ti piacciono le cose irrazionali e incomprensibili. Secondo quale strano ragionamento dovresti voler fare medicina?” domandò. Laura strinse i pugni.

Perché i miei vogliono questo. Vogliono che io sia brava e che io non li deluda. Quindi non posso fare altro!” rispose. E quella verità fece male anche a lei perché ad alta voce non se l’era mai detta.

Te l’hanno detto loro?” chiese Johan. La ragazza rimase ferma, immobilizzata. Gliel’avevano mai detto?

Per quanto ne so io loro non ti costringono, giusto? Insomma, sarebbe insensato che facessero fare a Rea ciò che vogliono e a te no, sbaglio forse? Quindi cosa vuoi dimostrare?

Niente, io non voglio dimostrare niente!

Sicura? Perché sembra che tu voglia far vedere di potercela fare anche se nessuno te l’ha chiesto!

Smettila, dannazione! Chi sei tu per giudicarmi? Tu non lo sai che significa essere me!” urlò, al limite di sopportazione. Forse era questa la reazione che Rea temeva.

Io non sono intelligente come Emma. O coraggiosa come Rea. Non ho mai studiato disegno o arte in generale. Come posso anche solo pensare di andare dietro a un sogno come questo se non ho né la preparazione né la forza per farlo? Fare un’università come medicina e diventare un chirurgo mi dà più sicurezza nella vita e nel mio futuro” spiegò. Johan scosse la testa, orripilato.

Credevo che tu fossi diversa, sai? Credevo che tu amassi inseguire il tuo sogno. Perché io lo so che tu vuoi solo disegnare. Però no, hai troppa paura vero e allora nasconditi e diventa un’adulta frustrata e delusa dalla vita. Io ci ho provato a farti ragionare” disse sconsolato. Laura tremò lievemente, poi lo guardò.

Tu non capisci, vero? Se non ce la faccio rischio di inseguire qualcosa e farmela poi sfuggire dalle mani. No, non penso di volere questo” ribatté.

E cosa vuoi? Far finta di amare la medicina e diventare una dottoressa malfidata?” l’aggredì.

NO! Io voglio disegnare, ho sempre voluto quello, ma le persone pensano che io sia una buona a nulla e non posso…

Chi? Chi è che lo pensa?” la interruppe lui. La ragazza si bloccò, senza sapere che rispondere.

C-chi? B-beh…” balbettò. Non le veniva in mente nessuno.

Noi non lo pensiamo, non l’abbiamo mai pensato. I tuoi nemmeno. I professori non credo. Quindi chi è che ti considera una buona a nulla?” chiese di nuovo. Lei abbassò gli occhi e trattenne le lacrime.

Io” rispose infine.

Cosa?

Io mi considero una buona a nulla, capito? Io odio il fatto che non sono brava a scuola, non sono coraggiosa e non sono in grado di ammettere che questa vita non la voglio! Sei contento adesso?” domandò. Alla fine il pianto era venuto da solo, senza che lo avesse sentito prima.

Johan l’abbracciò, e la fece piangere.

Non potrei mai essere contento se tu sei infelice. Ed è per questo che voglio starti accanto. Sono sicuro che nessuno ti considererà una buona a nulla, noi ti sosterremo tutti. Fidati di me, non ti mentirei mai” assicurò. La baciò e Laura penso che forse sì, aveva ragione. Che magari poteva farcela. Che probabilmente si sarebbe dimostrata capace di qualcosa se avesse inseguito quel desiderio, piuttosto che costringendosi a fare qualcosa che non voleva, anzi che odiava.

Se non ci riesco?” domandò tristemente.

Io ti sosterrò, ora e fino in fondo. E anche Emma e Rea, ne sono certa. Per cui non avere paura di ammettere che vuoi fare qualcos’altro, nessuno ti giudicherà mai male se inseguirai il tuo sogno” rispose.

 

 

Il mese di giugno fu un mese assurdo per tutti quanti. Le tre Stevens, chi in un modo, chi in un altro, studiarono e si impegnarono al massimo per l’esame, così come Johan e Fabio. Nessuno dei cinque ebbe molte occasioni di sentirsi e vedersi, soprattutto perché Emma voleva prendere il massimo possibile, Laura era distratta da tutto e stava china sui libri per poche ore al giorno, Rea scriveva per la maggior parte del tempo, Johan pensava alle vacanze e Fabio a Rea. Ormai mancava poco al suo ritorno, i cinque mesi erano passati.

Nonostante questo, la maturità arrivò e passò per tutti con velocità impressionante e di lei nessuna traccia. Aveva chiesto anche alle sorelle, ma nessuna pareva sapere niente. Era semplicemente scomparsa.

Aveva saputo che era passata con 70/100, mentre le altre due con 85/100 (con non poca delusione, Emma) e 60/100 (la più grande), e che aveva in atto un qualche piano per il futuro. Si era informato anche con Johan, ma a metà luglio tutti andarono a godersi le meritate vacanze e lui si ritrovò solo, in casa, mentre i suoi erano al lavoro, ad aspettare una qualche notizia. Non che si sarebbe mosso, non poteva perché il ristorante rimaneva aperto fino a ottobre, però gli dava noia che lei non desse sue notizie.

E così luglio terminò, portandosi dietro anche il mese successivo.

Ormai le speranze di rivederla si erano ridotte ai minimi storici.

 

 

Fu solo una mattina di fine agosto che Fabio ebbe di nuovo delle notizie da Rea. E furono proprio le sue sorelle a portargliele.

Arrivarono Emma e Laura poco prima che lui uscisse per andare a pranzo a portargli un pacchetto.

Questo è per te” gli sorrise la mora.

E anche questo” concluse la bionda, passandogli una lettera.

Che roba è?” domandò lui, confuso. Loro si sorrisero e si misero un dito sulle labbra.

Abbiamo promesso. Ciao Fabio!” risposero, andando via.

Come? Ehi, ferme!” esclamò il ragazzo, non capendo. Rientrò in casa e aprì il pacchetto. Un grosso volume rosso con un disegno giallo sopra apparve dalla carta marrone che lui aveva appena strappato e il suo cuore fece un balzo. Non lesse nemmeno una riga della lettera: s’infilò le scarpe e corse via.

 

  
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