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Autore: Deb    26/09/2012    1 recensioni
“Nolan...”
“Lo sai, l’avevo immaginato che prima o poi questo sarebbe successo”.
Emily non poté fare a meno di sentire i suoi occhi bruciare un pochino.
“Voglio staccare da tutto questo”.
“Lo so”, le sorrise sinceramente. Ed Emily pensò che avrebbe voluto continuare a frequentarlo, non era poi così male stare in sua compagnia.
No, non poteva rimanere attaccata a quella vita. Ormai era finita.
In quei quattro anni, Nolan era stato l'unico a starle sempre vicino, ad aiutarla quando era in difficoltà, l'aveva confortata nei momenti più bui.
Lei gli era profondamente grata, anche se forse non glielo aveva mai fatto capire.
“Sappi, Amanda, che per qualsiasi cosa sai dove trovarmi”, sottolineò il suo vero nome; perché lui lo sapeva che, in fondo all'anima, lei sarebbe stata sempre aggrappata al suo passato.
Genere: Drammatico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emily Thorne, Nolan Ross, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo IV

Strinse attorno a sé la coperta ed uscì in balcone a prendere un po’ d’aria.
Era tornata a Boston da quattro settimane e Nolan non si era ancora fatto sentire. A volte aveva pensato di chiamarlo lei stessa, ma c’era sempre qualcosa che la tratteneva: l’orgoglio.
Non si erano lasciati nel migliore dei modi, soprattutto per colpa sua.
Di certo, Nolan avrebbe dovuto sapere quanto fosse testarda, ma per la prima volta da quando lo conosceva, l’amico aveva deciso di tenerle testa.
Sospirò rientrando nell’abitazione. Avrebbe decisamente dovuto trovare un modo per mettere l’orgoglio da parte ed andarlo direttamente a trovare.
Proprio in quel mentre suonarono alla porta, chi poteva mai essere alle dieci di sera?
Guardò dall’occhiello e velocemente aprì la porta per soccorrere un Nolan Ross traballante.
“Ehy, che diavolo ti è successo?”, domandò trascinandolo con difficoltà sul divano.
“Una rissa in un bar”. Rispose e, dall’alito cattivo, Emily capì quanto fosse ubriaco.
Si tolse la coperta dalle spalle e la mise sopra l’amico, se ancora così poteva chiamarlo.
“Vado a prendere l’acqua ossigenata ed il ghiaccio”. Aveva un taglio sullo zigomo ed un livido sul labbro.
“Come diavolo ti è saltato in mente di fare a botte?”. Con un po’ di cotone imbevuto di disinfettante pulì la ferita.
“Al solito”, rispose, “stavo baciando una donna ed è venuto fuori che era la moglie del barista”.
Emily sbatté le palpebre più volte. “Al solito?”.
“Sì, è successo anche in passato. Con Jack. Anche quella volta la ragazza di Jack mi ha baciato e Jack mi ha dato un pugno”. Spiegò alla meno peggio, non riusciva ad articolare bene le frasi.
“Hai baciato Amanda?”, chiese alquanto scioccata per la notizia. Non credeva possibile che lui potesse pomiciare con la moglie di Jack.
“No, non bacerei mai quella lì, è successo prima… prima. Jack era giovane”.
Emily appoggiò con forza, con l’intento di fargli male, il ghiaccio sopra il labbro.
“Un po’ di delicatezza?”.
“Non te la meriti”. Rispose prontamente la bionda, alzandosi in piedi. “Anzi avrei dovuto lasciarti marcire fuori”. Continuò riponendo al proprio posto l’acqua ossigenata.
“Che c’è, adesso fai pure la gelosa se bacio qualcuna? Fino a prova contraria sei tu quella che se ne è andata per non si sa quale motivo”.
Nolan la guardava in modo da provocarla. Emily scrollò le spalle.
“No, Nolan, ma tu non sei il tipo di fare risse. Che diavolo ti è preso?”. Alzò la voce, esasperata.
“Mi è preso che sono rimasto solo, ancora. Te ne sei andata, ancora. Ed io… io avevo bisogno di un’amica e tu, invece, te ne sei altamente fregata, sei tornata qui, non ti sei fatta più sentire e… e sai una cosa? Sei proprio una stronza!”. Lo sfogo di Nolan lasciò Emily interdetta. Non si era mai rivolto a lei in quella maniera anche se, forse, si meritava un po’ di quelle parole.
Nolan era pur sempre un uomo e anche se, dopo la morte di Carol, diceva di star bene non lo stava affatto e lei avrebbe dovuto capirlo, visto che già la prima volta aveva avuto gli occhi foderati di prosciutto e non aveva compreso quanto Nolan avesse avuto bisogno di lei.
Ed era vero quello che le aveva detto. Aveva pensato soltanto a se stessa, come sempre.
Nolan sospirò. “Scusa, io…”.
“Non devi scusarti, hai ragione tu”, fece una breve pausa, “ora vado a dormire, se ti serve qualcosa, chiama. Buonanotte, Nolan”.
“Notte, Ems”.
Lo lasciò solo in quel salotto con i suoi pensieri. Soltanto perché l’aveva rivista si sentiva meglio e, allo stesso tempo, avvertiva di essere uno stupido perché lei non avrebbe mai capito quanto fosse dipendente dalla sua voce e dalla sua presenza.
Persino lui aveva avuto difficoltà a comprenderlo, l’aveva fatto soltanto nel momento in cui aveva sentito la sua lontananza.
Nolan era arrivato una settimana prima a Boston, ma non aveva avuto mai il coraggio di bussare alla sua porta. Non poteva continuare così.

Nolan aprì gli occhi quando sentì un odore di cappuccio, provò ad alzarsi, ma gli girò la testa.
“Non affaticarti, Nolan. Hai i postumi”. Emily gli si avvicinò. “Tieni: caffè, cornetto e aspirina”.
“Grazie”. Prese tutto in mano e cominciò a mangiare.
La donna si sedette al suo fianco. “Mi hai fatta spaventare ieri. Sei piombato qui messo in quella maniera… ti avevo detto che ci sarei stata, no?! Bastava telefonare e sarei arrivata”.
Emily non lo guardava negli occhi, non ne aveva il coraggio perché sapeva che quello che avrebbe letto sarebbe stata delusione. Frustrazione per il fatto che l’aveva abbandonato perché non aveva visto oltre se stessa.
“Ems, io non dipendo da te”. La liquidò lui.
“Ma siamo amici e mi sono… mi sono comportata male”. Ammise lei con difficoltà, cominciando a giocare con le proprie dita. “Tu mi hai sempre aiutata, invece…”
Il biondo sbuffò, “lascia perdere ti ho detto. Abbiamo sbagliato, tutti e due. Fine della storia. Oggi torno negli Hamptons, non ti disturberò ancora a lungo”.
“Non disturbi!”, affermò velocemente. “Puoi stare qui tutto il tempo che vuoi, Nolan”.
“Non credo sia il caso. È meglio se vado. Il tempo di farmi passare il mal di testa e non mi vedrai più”.
Emily inarcò le sopracciglia, “sei diventato orgoglioso tutto d’un tratto?”.
“Ho imparato dalla migliore, Ems”. Rispose prontamente appoggiando il caffè sul tavolino di vetro posto davanti al divano.
“Lo sai che Jack e Amanda stanno divorziando?”. Enunciò dopo diversi minuti di silenzio.
“Cosa?”.
“Già. Non so il perché, probabilmente Amanda si è annoiata a giocare alla famiglia felice. Cosa vuoi fare, torni a riprenderti il tuo Jack?”, sorrise tristemente.
“Perché dovrei?". chiese sinceramente curiosa.
“Perché lo ami?”.
“E chi ti ha detto che lo amo? Non capisco perché dovresti pensare una cosa del genere, anzi, nemmeno mi interessa”. chiuse lì il discorso.
Davvero, non si spiegava perché, dopo tutti quegli anni in cui si era disperata per il fatto che Jack avesse scelto Amanda, dovesse continuare ad amare una persona che correva dietro al ricordo di un'altra che, in verità, non era nemmeno la vera ragazza che conosceva.
Ormai, Emily aveva la mente limpida. Jack era uscito definitivamente dalla sua mente e dal suo cuore. Una volta per tutte.
Si era stancata di vivere così, si era allontanata volutamente dagli Hamptons per poter dire addio a tutte le persone superflue della sua vita, non che Nolan rientrasse tra quelle, anzi era l'unico che le mancasse davvero.
“Sai, Ems, ho paura”. Cominciò a sfogarsi. “Ho paura di rimanere da solo”. Ammise infine osservando il pavimento.
“Ci sono io, Nolan”. Rispose, senza pensare che il biondo si stesse riferendo ad altro.
“Non hai capito. Vorrei una famiglia. Una vera famiglia e... so pure con chi la vorrei, ma non è possibile”. Sussurrò infine.
In effetti, Emily non aveva compreso che cosa volesse dirle. Anche lei voleva poter creare quello che le era stato negato, ma non aveva ancora incontrato l'uomo giusto. Nessuno con cui poteva aspirare un futuro.
Poi ripensò alle parole del biondo, voleva una famiglia con una determinata persona, chi? Non le aveva mai raccontato di una donna. Lei la conosceva?
“Chi è?”, chiese d'impulso.
“Chi?”.
“La persona con la quale vuoi mettere su famiglia. L'hai detto tu”.
Nolan si morse un labbro e sorrise sotto i baffi. Emily era una ragazza intelligentissima, ma quando si parlava di guardare oltre a se stessa non vedeva, come se fosse cieca. Tarda era la parola giusta.
“Na, non credo sia il caso di dirtelo”.
Anche perché non sapeva proprio come iniziare il discorso. Le sarebbe sicuramente preso un colpo se avesse ammesso che la donna in questione era proprio lei.
“Come vuoi, ma è seria la questione se parli di lei in questi termini”.
“Per me sì, per lei non credo”. Rispose scompigliandosi un po' i capelli, “ma non posso continuare a fare l'ipocrita così”.
Emily inarcò le sopracciglia, “perché saresti un ipocrita?”.
Lui sorrise amaramente, certe volte era davvero tarda, o forse faceva soltanto finta di non vedere. Cosa ancora più probabile visto che lei era una persona intelligente e intuitiva.
Quel giorno, stranamente, erano in versione: raccontiamoci i segreti, quindi perché Nolan sarebbe dovuto rimanere in silenzio? Forse, e soltanto forse, era la volta buona di farle capire quello che anche lui stesso aveva cercato di reprimere in tutti quegli anni.
Non poteva più nascondersi o chiedersi come sarebbe potuto essere. Doveva cominciare a fare l'egoista e metterla nella condizione di pensare a Nolan come un uomo e non solo come un amico a cui chiedere favori.
“Ad un... amico, tempo fa, ho suggerito di cogliere l'attimo e dichiararsi. Ed io stesso non seguo il mio consiglio?”, fece una breve pausa per riprendere fiato o forse, più semplicemente, per cercare di infondersi coraggio.
Si alzò in piedi, la testa gli stava già meglio e i postumi della sbronza del giorno precedente sembravano un ricordo lontano; era concentrato su quello che stava per fare, forse, dopo, avrebbe dovuto uscire di corsa per cominciare a scavare la sua stessa tomba. Si vergognava, soprattutto perché aveva la quasi certezza che una donna come quella che aveva di fronte non avrebbe mai potuto ricambiare i suoi sentimenti.
Emily, d'altro canto, non riusciva a capire dove Nolan volesse andare a parare. Vedeva la paura nei suoi occhi e non riusciva a capirne il motivo.
Lo conosceva ormai da parecchi anni, eppure lui era una di quelle poche persone che non riusciva a decifrare del tutto. Aveva un lato di carattere nascosto in profondità, probabilmente per tutte le delusioni che aveva subito in passato.
Emily, però, si stava spazientendo, “se devi dirmi qualcosa, fallo. Non girarci attorno, non lo sopporto, Nolan”.
Lui deglutì, “vorrei vedere tu al posto mio. Non è una cosa semplice da dire, soprattutto ad una persona come te”, sospirò. “Ti sono sempre stato vicino, inizialmente per tuo padre. Mi aveva chiesto di prendermi cura di te”.
Emily cominciò a comprendere su quale discorso stesse battendo ferro e, per un attimo, sentì che doveva fermarlo, che non voleva sentire il seguito. Lei gli voleva bene e non voleva ferirlo, soprattutto perché, come aveva detto lui stesso, Nolan le era stato sempre vicino, rischiando addirittura la vita, più volte.
“Nolan, senti...”, cercò di prendere la parola.
“Fammi finire. Devo essere egoista, per una volta. Devo togliermi questo peso di dosso, Ems. Lo so cosa mi risponderai, ma io devo liberarmi. Non ce la faccio più, davvero, a domandarmi: e se... Cerca di venirmi incontro per una volta”.
Emily rimase sorpresa da quanta determinazione vedeva nei suoi occhi. Era decisamente arrivato al limite e ormai lei non poteva fare nulla per fermarlo.
La donna sospirò, “vai avanti”.
Glielo doveva, almeno quello.
“Mi sono innamorato di te, anni fa”. Sputò finalmente fuori Nolan.
Emily avrebbe voluto piangere. Capiva cosa provasse il biondo e che non avrebbe potuto continuare a nascondersi dietro la facciata dell'amico che le stava vicino soltanto perché David Clarke glielo aveva chiesto, però le dispiaceva da morire perdere un amico così.
“Okay, lo sapevo che tu non hai mai pensato a me in quel modo, ma questo silenzio mi distrugge, Ems”. Sorrise.
“Avevo provato a fermarti, Nolan. Non ho nulla da dire, credo sia inutile continuare a parlare”. Alzò le spalle, lei, con fare risoluto. Ancora una volta l'orgoglio aveva preso prepotentemente il posto al dispiacere che sentiva. Non voleva illuderlo, giustamente, ma allo stesso tempo una parte di lei voleva ferirlo per essere stato sincero, rovinando il loro rapporto che, dopo anni, si era andato stabilizzando.
Nolan ridacchiò, “ma cosa mi aspettavo io?”, disse tra sé e sé dirigendosi verso la porta
“Aspetta”. Non sapeva perché lo avesse fermato. Nolan si voltò, c'era una quasi speranza nei suoi occhi e, finalmente, Emily capì che era inutile ferirlo ulteriormente perché, molto probabilmente, aveva già il cuore spezzato.
Emily gli si avvicinò e lo circondò con un abbraccio.
“Ti voglio bene, Nolan”. Fece una pausa, “ma non sono nella condizione, non lo sono mai stata, di amare davvero qualcuno”, ammise.
“Ems...”, le portò una ciocca di capelli dietro all'orecchio in modo assolutamente dolce, “devi smetterla di avere tutti questi complessi. Ed ora, scusami, devo fare una cosa, ma tu non prendermi a calci nel sedere”, concluse.
Emily lo guardò confusa, poi, quando sentì le labbra di Nolan appoggiate sulle sue, lo spinse via.
“Che diavolo...”, imprecò allontanandosi.
“Dovevo”. Rise, uscendo velocemente da quella abitazione.
Emily rimase lì, impalata, chiedendosi ancora cosa fosse realmente successo. Nolan era uscito di testa o, più probabilmente, aveva deciso di essere più determinato.
L'unica cosa che in quel momento sapeva, però, era che già il suo amico gli mancava e che il rapporto non sarebbe più potuto essere quello che avevano in precedenza.
Sospirò sedendosi sul divano e, senza che se ne accorgesse, cominciò a piangere. Era rimasta da sola, questa volta per davvero. Non aveva più nessuno vicino a lei e si sentiva oppressa da quella situazione.
L'unica persona di cui si fidava aveva deciso di uscire dalla sua vita e lei non poteva fare altro se non stare a guardare, immobile.

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Buongiorno! :) Eccomi qui ad aggiornare Near! Capitolo molto, ma molto importante, nonché il penultimo. :°
Ancora mi ricordo quando tutti i giorni scrivevo un pezzo della storia e poi lo mandavo ad Ili xD Le ho intasato la mail per sapere come fosse il pezzo. xD
Okay, a parte questo, ancora non ho finito di rispondere alle recensioni ricevute. Vi ringrazio infinitamente per le recensioni che mi lasciate e, non preoccupatevi, risponderò alle recensioni una ad una appena ho un attimo di tempo. :)
Parlando del capitolo, finalmente Nolan si dichiara! *0* Emily è rimasta un po’ spiazzata da tutto ciò, non se lo aspettava proprio. -_-
Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto! ^^ A mercoledì prossimo con l’ultimo capitolo prima dell’epilogo. :)
Baci
Deb
   
 
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