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Autore: Human Skeleton    27/09/2012    0 recensioni
Secondo libro della saga di Eveline. Nathan ormai conduce una normale vita umana. Ha una moglie. Una figlia. Ma Eveline riuscirà a stare lontana da lui? E quale oscuro segreto nasconde sua figlia?
Genere: Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prologo

La Morte é improvvisa. Non si può prevedere. La Morte é silenziosa. Nascosta. Occultata in cose innocue. La Morte é l'inizio dei sogni. La vita finisce. La vita programmata, difficile, ostacolata. E inizia la Morte. Un periodo di pace infinita. Niente ostacoli, niente programmi, niente difficoltà. Solo i tuoi sogni. Ripetendosi. Alternandosi. 

Mi svegliai. Avevo sentito un rumore provenire da fuori. Sentivo la presenza di qualcuno nella mia stanza. Ma non avevo aperto gli occhi. Avevo paura di quello che avrei potuto vedere. 

Quando aprii gli occhi vidi solo che la luce passava dalla finestra socchiusa dalla quale entrava una fresca brezza che odorava di mare. Niente. Era tutto uguale. Sarà stata solo una sensazione. Forse un incubo. Niente di preoccupante. Ma c'era una vocina nella sua testa che le sussurrava che lì dentro era successo qualcosa che non era per niente dentro i canoni di "normalità". Dipende da cosa si intenda per "Normale" naturalmente. 

Allungai le gambe per stendermi completamente e rilassarmi. Erano le 7:00 ma aveva ancora il tempo di dormire un'altro pò. Quando allungò le gambe, però, sentì che sul fondo del letto, appoggiati sul coprilenzuolo in seta, c'erano degli oggetti. La bambina si alzò. 

Sul fondo del letto c'era un cofanetto ricoperto di seta dal color rosa antico, sottile e tenue. Lo aprì. All'interno c'era un ciondolo. Un gioiello veramente principesco. La catena era  in gesso color bianco latte dalla quale pendeva un ciondolo. Una croce. Una croce anch'essa in gesso bianco con rilievi in argento. Il cofanetto aveva un doppio fondo. Lo aprì. Al suo interno c'erano delle piume. Bianche, candide, morbide... non sembravano piume di uccello. Erano bagnate. Ma non era acqua. La bambina poteva sentirne l'odore di sale. Erano lacrime. Lacrime colorate con il sangue. La bambina notò che sul cofanetto c'era un biglietto. Profumava di caramello. "Buon compleanno, Ange..." 

La bambina si fermò. Smise di leggere. Alzò lo sguardo. Prima lo aveva notato ma aveva distolto subito lo sguardo pensando e sperando di essersi sbagliata. Ma non era vero. Non poteva essere vero. Ma come poteva confutare quello che aveva davanti agli occhi? Appoggiato vicino alla sua casa delle bambole che suo padre le aveva costruito e regalato il giorno di Natale, c'era un'arma. Una falce. La bambina spaventata si limitò solo a fissare l'oggetto. Tagliente. Lucente. Lei ne aveva paura. Ma allo stesso tempo la affascinava e la incuriosiva a tal punto che le si avvicinò.

Scostò le leggere coperte. Scese dal letto. Fece un passo. Felpato. Poi ne fece un'altro. Delicato. E un'altro ancora. Leggero. Allungò la mano piccola. La mano da bambina. La mano completamente sbordacciata da colore nero dell'inchiostro della biro cancellabile che aveva appena imparato ad usare. Era facile. Se sbagliava poteva cancellare con la gomma presente sul tappo. In quel mometo avrebbe voluto aprire l'armadio, prendere lo zaino e recuperare quella biro che aveva perso da tempo cacciata nella confusione tra i libri di scuola. L'avrebbe presa. Si sarebbe avvicinata a quell'oggetto che ai suoi occhi appariva così strano. E l'avrebbe cancellato. Ci avrebbe messo un pò di tempo. Forse sarebbe arrivata tardi in classe. Ma quella visione sarebbe svanita dalla sua mente. La bambina alzò la mano. Si stava avvicinando sempre di più alla lama lucente. 

"Evy! Scendi é pronta la colazione!" Oh Dio. Le urla della madre la presero alla sprovvista e uno spasmo le prese la mano. Si era tagliata con la lama. Il sangue le scendeva sul polso. Paura. Aveva paura che qualcuno sarebbe entrato e le avrebbe morso il polso. Ma era solo una sensazione. 

Eveline scese di tutta fretta nascondendo la lucente lama bagnata dal suo sangue fresco sotto al letto. 

Oh no. Eveline si era scordata. Non aveva terminato di leggere il biglietto. "...lo della Morte."

Eveline scese in cucina al piano inferiore e fece colazione. Nonostante la strana scena a cui aveva assistito pochi minuti prima sembrava che la cosa non la turbasse più di tanto. Ma era solo un'impressione. 

La bambina cercava di non pensarci, nonostante quella macabra scena continuasse ad apparire ai suoi occhi anche alla semplice parola "piuma" o "croce" o... "lama". Quelle tre parole erano state dette da persone normali, ignare di quello che le era successo ma a lei sembrava quasi come se lo facessero apposta, come se loro ne fossero al corrente, come se volessero spaventarla fino al punto che lei sarebbe morta. 

Le lezioni passarono in fretta e appena suonata la campanella Evy corse a prendere la bici che da qualche mese non aveva più le rotelle per correre a casa dove sua mamma le stava preparando la festa per i suoi 8 anni. 

Evy si sentiva grande. Aveva 8 anni e per scrivere usava la biro. Aveva 8 anni e una bicicletta senza rotelle. Aveva 8 anni e faceva la terza elementare. Aveva 8 anni e si era svegliata quella mattina. Aveva 8 anni e quella mattina si sentiva strana. Aveva 8 anni e quella mattina un'Angelo della Morte era entrato nella sua stanza.

Evy corse in casa ma davanti al cancello c'era suo padre Nathan che la bloccò. "Papà é successo qualcosa? Come mai non posso entrare in casa?" Nathan tirò fouri dal taschino della giacca un foulard color oro e lo legò alla testa della bambina per coprirle gli occhi. "Papà ma io devo prendere una cosa..." "Non ti preoccupare l'ho già presa io. La collana che ho trovato stamattina sul letto. Tu e la mamma vi comprate dei gioielli nuovi ma non regalate mai niente al vostro uomo di casa?" Evy si irrigidì. Oh Dio. Suo padre aveva trovato la collana. Sperava solo che non avesse guardato sotto al letto. "No amore non ti preoccupare non é successo niente. Forza. Vieni con me. Ora ti porto in un posto. Ok. Fai un'altro passo. Alza un pò di più il piedino... brava così. Attenta ora che c'é uno scalino. Oppalé! D'accordo siamo arrivati." 

Nathan slegò il foulard dorato in tempo per poter vedere gli occhi ambrati della sua piccola Evy diventare sempre più luminosi, allegri e spensierati. Evy si girò di scatto e si aggrappò al collo del padre. "Papà é stupendo. Grazie di cuore." Evy si girò verso gli altri che intanto le stavano augurando buon compleanno. Li abbracciò tutti uno a uno. Sua madre, i suoi parenti... avevano invitato anche i suoi compagni di classe! 

Evy era così euforica che la testa cominciò a girarle. Ma a un certo punto insieme al giramento di testa arrivò la voce di un bambino. Un bambino che si dondolava seduto sull'altalena del parco che avevano appena costruito davanti casa sua.

Anche il bambino cominciò a cantarle "Tanti Auguri". Ma continuando ad ascoltarlo si accorse che anche se la melodia era la stessa le parole erano diverse. Evy cercò di distinguerle dalle altre che sapeva a memoria per capire quello che il bambino stava cercando di comunicarle. Si. Ora poteva sentirlo. Forte e Chiaro. La sua voce sembrava quella di un cherubino. "Happy first die to you. Happy first die to you. Happy first die little angel, Happy first die to you." 

Evy sentiva che il cuore le batteva all'impazzata mentre tutto intorno a lei sembrava così lento. Non capì quello che le successe successivamente. Nessuno era mai riuscito a comprenderlo. Evy vide che suo padre aveva in mano un coltello da macellaio per preparare la carne al barbecue. 

Evy a quel puntò aprì la bocca e la voce che ne uscì non era quella di una bambina di 8 anni. Era quella di una donna. Era la voce di Evy. Ma non di Evy la bambina di 8 anni. Quella di Evy la donna. "Attento. Quel coltello é molto tagliente. Potresti farti male." 

Nathan guardò spiazzato il suo piccolo angelo. Il padre preso da uno spasmo di paura, aveva stretto così tanto la lama del coltello che si era procurato un taglio molto profondo che seguiva la linea della vita del suo palmo destro. 

Evy chiuse gli occhì. Li riaprì. Il bambino era andato via. Tutto sembrava essere tornato al suo posto. Evy vide il volto incredulo e allo stesso tempo spaventato di suo padre. Che cosa era successo? Come mai la sua mano sanguina? 

Nathan sentiva che la morsa che gli stringeva la mano diventava sempre più forte e lancinante. Per un attimo quando vide il sangue sentì che il suo viso era bagnato. Le gocce d'acqua erano arrivate fino alle sue labbra. Erano salate. Erano lacrime. Ma non le sue. 

In mezzo a tutta la confusione che si era creata per un'attimo Nathan vide un'immagine nella sua testa. "Ehi... ascoltami. Ti prego devi risvegliarti. Se ti risvegli rinuncerò a tutto quello che ho. Ma ti prego... non permettermi di rinunciare a te. Ehi mi senti? Qui abbiamo bisogno di te."

Ora ho 18 anni. Tutti si sono dimenticati di quello che é successo quel giorno. Anche io. O meglio. Anche io ho voglia di dimenticarlo.

   
 
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