Due
anni prima
-Britt,
dove sei?-
-Sto
uscendo ora di casa- Brittany afferrò il casco dalla sedia e
controllò di avere
le chiavi della moto in tasca.
-Fra
dieci minuti inizia la cerimonia- le ricordò Santana
dall'altra parte della
cornetta -Quinn ci tiene moltissimo che ci siamo entrambe lo sai-
-Lo
so amore, dammi dieci minuti e sono li-
-Ok...ma
sta attenta con quel coso-
-Non
offendere la mia moto!- protestò subito la ballerina -E stai
tranquilla, ho
fatto motocross per anni e non mi è mai successo nulla- la
rassicurò l'ennesima
volta
Santana
tacque per qualche secondo -Sta attenta lo stesso-
Brittany
ridacchiò –Sto’ attenta, promesso. Ti
amo-
-Ti
amo anche io-
*
Santana
chiuse la chiamata, non del tutto tranquilla.
Era
da quella mattina che aveva un brutto presentimento.
Aspettò,
con quel presentimento che si faceva sempre più pesante nel
suo stomaco ma la
cerimonia del diploma di Quinn passò, ancora niente.
-Sono
sicura che sta bene San, non preoccuparti...- stava cercando di
tranquillizzarla
la bionda quando il suo telefono squillò.
-Pronto?-
-Chiamo
dall'Arnold Palmer Hospital,
è
una conoscente della signorina Pierce?- chiese una voce che non
conosceva.
Le
si fermò il fiato in gola -Si...- rispose con voce strozzata
-Sono...sono la
sua ragazza-
-Mi
dispiace molto, ma la sua fidanzata ha avuto un incidente mentre era in
moto, è
in sala operatoria ora. Il suo numero era fra i contatti di emergenza
e...-
Riattaccò
senza lasciargli finire la frase.
-Quinn...-
mormorò prima di scoppiare in lacrime.
Santana
riuscì, tra i singhiozzi, a ripetere alla sua amica quello
che le aveva detto
il medico.
-Oddio
Quinn...se non dovesse farcela io...- balbettò -Lei
è tutta la mia vita-
*
"Tutta
la mia vita"
Quanto
può sacrificare qualcuno, a quanto può
rinunciare, per la persona che ama?
Sogni?
Speranze? Addirittura la propria vita?
Lei
aveva sacrificato ogni cosa.
Aveva
lasciato il suo lavoro e ne aveva trovato uno nel turno di notte della
caffetteria dell'ospedale dove Brittany era ricoverata.
Aveva
rinunciato al suo sogno di diventare una cantante.
Aveva
rinunciato a uscire con i suoi amici, a concedersi anche un po' di
svago ogni
tanto.
Aveva
rinunciato a una vita normale, ormai la sua routine consisteva nel
passare la
giornata con Brittany, fare il turno di notte alla caffetteria, passare
da casa
per lavarsi e cambiarsi e tornare in ospedale a dormire qualche ora
aspettando
che la bionda si svegliasse e che iniziasse una nuova giornata.
Ma
non aveva rinunciato alla speranza; la speranza che un giorno Brittany
sarebbe
guarita, che si sarebbe ricordata di lei.
Per
questo, il primo anno, passava giornate a raccontare a Brittany della
sua vita
prima dell'incidente.
Tutto
il giorno immerse in ricordi che Brittany non poteva più
ricordare per poi
vedere tutti i suoi sforzi svanire nel tempo di una notte.
Alla
fine si era limitata a passare la giornata con lei, senza
più cercare di farle
ricordare.
Eppure
nel suo cuore la speranza era ancora accesa, e non si sarebbe mai
spenta.
Dunque
quanto puoi sacrificare per la persona che ami?
Per
Santana la risposta era semplice: tutto.
Fissava
il letto in silenzio: nonostante le sette ore del turno di notte non
riusciva a
prendere sonno.
Ogni
tanto le capitava, in quei casi stava semplicemente immobile a guardare
la sua
ragazza dormire.
Eppure
quella volta c'era qualcosa di diverso: Brittany si era ricordata il
suo nome.
Con
una semplice parola aveva trasformato la debole fiammella di speranza
in un
incendio; e la cosa più incredibile era che assieme a tutta
quella felicità
Santana aveva provato anche un profondo sconforto.
Perché
il suo nome, pronunciato dalla sua Brittany, aveva sconvolto
completamente lo
stato di apatia in cui, dopo due anni di monotonia, era sprofondata e
ora, per
la prima volta dopo tanto tempo, sentiva di nuovo il peso della
situazione
sulle sue spalle.
La
travolse all’improvviso, cogliendola invulnerabile e
impreparata, e in un
attimo si ritrovò a piangere.
-Piangi?-
le domandò all’improvviso la ragazza stesa sul
letto, svegliata dai suoi
singhiozzi.
-No
io…- si asciugò velocemente le lacrime col bordo
della manica –Mi è solo andato
qualcosa negli occhi-
-Certo…-
mormorò Brittany, non del tutto convinta, poi la
fissò dritta negli occhi e sul
volto le si dipinse un’espressione meravigliata
-Santana…-
sussurrò poi scuotendo la testa e recuperando la sua
espressione assonnata –Dovresti
venire a dormire, non vorrai fare tardi al diploma di Quinn domani- e
si
riaddormentò, senza aver probabilmente realizzato dove si
trovasse.
Santana
rimase immobile, a fissare il vuoto occupato qualche secondo prima dal
corpo
seduto di Brittany, con la bocca spalancata.
*
-Te
lo giuro Quinn! Ha detto il tuo nome, ha addirittura nominato il tuo
diploma!-
ripeté per l’ennesima volta Santana, con un
sorriso entusiasta sul volto.
-Lo
so San- rispose stancamente la bionda stringendo nervosamente la
cartella
clinica di Brittany fra le mani -Sono due ore che me lo ripeti...-
-Ha
semplicemente detto il tuo nome, come se lo ricordasse perfettamente-
proseguì
euforica la mora.
-Senti...-
cercò di calmarla Quinn -Ho fatto fare degli esami a Britt,
ho qui i risultati
e...-
-Chissenefrega
degli esami! Ma non capisci?-
-San...-
-Sta
guarendo! Si ricorderà di me!-
-Santana...-
-Finalmente
potremo tornare a casa, avere una vita normale e...-
-Santana!-
gridò la bionda, riuscendo finalmente a zittirla -Ho avuto i
risultati degli
esami- strinse di più la cartella, guardando tristemente
l'amica negli occhi
che, percependo la gravità nel suo sguardo, perse lentamente
il sorriso.
-E?-
la invitò a continuare Santana
-E
ho una notizia buona e una cattiva-
-Oh
mio Dio Quinn, Dillo e basta!-
-Io...be'...-
soppesò con cura le parole da usare -La sua memoria a lungo
termine sta
tornando- disse alla fine -Ma quella a breve termine...quella
probabilmente non
guarirà mai- Quinn tacque e fissò Santana
aspettando una reazione, una qualsiasi
reazione, che però tardava ad arrivare.
-Questo
significa...- continuò allora la giovane dottoressa
-Significa che l'ultimo
ricordo che ha Brittany è del giorno prima dell'incidente,
non si ricorderà
nient'altro- stava per aggiungere "mai più" ma si trattenne
in tempo.
-Santana...se
vuoi sfogarti fallo- aggiunse poi, dato che la mora era rimasta in
silenzio a
fissare il vuoto.
-Avanti:
puoi piangere se vuoi, puoi gridare solo...fa' qualcosa- insistette.
Santana
si riscosse, scuotendo la testa in silenzio, poi finalmente
guardò l'amica
negli occhi.
-La
amo Q...- disse, come se fosse la risposta a tutti i suoi problemi.
E
forse lo era davvero.
*
Due
settimane dopo
Aveva
appena preso sonno quando una voce spaventata, che sussurrò
un flebile
"Santana?", la riscosse.
-Britt-
mormorò assonnata, alzando lo sguardo fino a incontrare gli
occhi blu della sua
ragazza -Come ti senti?-
-San,
che ci faccio qui? Perché sono in ospedale?-
Santana
le sorrise dolcemente, prendendole la mano per tranquillizzarla, e
iniziò
pazientemente a spiegarle dell'incidente e di tutto quello che si era
persa in
quei due anni.
Quello
che Brittany non sapeva era che, nelle ultime settimane, quella scena
si era
ripetuta tutte le mattine da quando aveva recuperato completamente la
memoria.
Del
resto, cosa sei disposto a fare per le persone che ami? Se le ami
davvero la
risposta sarà sempre e solo una: tutto.
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Qualcuno
mi aveva chiesto se avevo intenzione di continuare e, dato che mi
è venuta l’ispirazione,
ho continuato… come già preannunciato questa
storia avrà solo tre capitoli, per
cui il prossimo è anche l’ultimo.