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Autore: Circe    27/09/2012    5 recensioni
La battaglia non va per il verso giusto, gli Horcrux sono stati distrutti e la bacchetta di Sambuco non funziona a dovere. Il Signore Oscuro improvvisa quindi una ritirata tattica per non venire definitivamente sconfitto. Insieme a lui solo Bellatrix, la persecuzione dell'amore, un problema da affrontare e il potere da riconquistare.
E la storia ... si ripeterà.
Seguito di “Sgáth, che significa oscurità”
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Andromeda Black, Bellatrix Lestrange, Voldemort | Coppie: Bellatrix/Voldemort
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VII libro alternativo
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- Questa storia fa parte della serie 'Eclissi di luna: l'oscurità totale'
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La pietra di sangue: Bella

 

Facemmo davvero qualcosa insieme.

Lui ed io insieme: un evento così straordinariamente impossibile ed impensabile solo un anno prima. Inimmaginabile anche solo pensarlo.

In un primo momento non potevo credere alla sua domanda, soprattutto non riuscivo a realizzare il significato che si nascondeva dietro quella richiesta. Rimanevo esterrefatta e ammutolita davanti a lui, guardandolo incessantemente e profondamente. Dalle mie viscere però, era già nata una fiammata di fuoco che mi entusiasmava tutta e mi rendeva viva: un misto di sorpresa, eccitazione, felicità ed entusiasmo.

Il mio Signore ed io.

Insieme.

Preparammo dunque per davvero la pietra di sangue per Sgath, ciò che mi aveva richiesto lui per il piccolo erede. Una pietra rossa scura che poteva facilmente passare per un rubino a chi non si intendesse di magia oscura, ma che veniva fatta col sangue, cristallizzata con la magia nera e che possedeva forti poteri di protezione e non solo.

Non si trattava di un’operazione difficile, nemmeno particolarmente lunga da compiere: era infatti magia oscura avanzata, ma assolutamente alla nostra portata. Il Signore Oscuro però desiderava portare a compimento tutto il rito di preparazione insieme a me: questa era per me la vera sorpresa, il vero cambiamento.

Per il rituale scegliemmo una notte senza luna, di quelle che piacevano così tanto a Sgath: il figlio dell’oscurità.

Decidemmo di uscire nel parco di fronte alla rocca in cui ci trovavamo nascosti, lì l’ambientazione era perfetta: nessuna luce lunare che rischiarasse le tenebre, il rumore del vento sibilante proveniente dal bosco circostante a riempirci le narici e sfiorarci la pelle, e il verso sinistro degli animali notturni così ritmico e inebriante che faceva da sottofondo all’atmosfera lugubre e onirica che si era creata quella notte.

L’Oscuro Signore non perse tempo e iniziò subito a posizionare gli strumenti di rito.

Non osai chiedere di incidere la sua pelle con l’athame, ma lui lo fece con la mia, muovendo lentamente e profondamente il pugnale sacro sul palmo della mia mano.

Sentii dolore, molto dolore, soprattutto per la lentezza con cui compiva il gesto, il mio sguardo era, nonostante questo, troppo impegnato a guardare lui per lamentarmi di quel male. Non mi sfuggì nemmeno di notare quanto gli piacesse quel rituale, e quanto godesse nel vedere il mio sangue sotto la lama, di quanto sorridesse nel vederlo sgorgare dalla ferita.

I miei occhi erano incatenati dalla sua espressione, dal suo viso e dal suo sguardo infuocato, da quell’espressione malata e tagliente che avrebbe benissimo potuto, da sola, incidere la mia carne fino in profondità.

Poco dopo incise da solo il suo palmo, velocemente, senza tentennamenti.

 

Lasciammo cadere alcune gocce di sangue in una piccola ciotola di cristallo purificato, usammo sia il suo, sia il mio, perché il tutto risultasse più potente e più elaborato. Vidi davvero bene il suo sangue e mi incantai su di esso per diversi istanti.

Era la prima volta che lo vedevo, la prima volta che palesemente riflettevo sul fatto che il mio magicamente puro si mischiasse così perfettamente al suo… magicamente impuro. Erano uguali, notai: stesso colore, stessa consistenza, stesso odore. Alzai lo sguardo verso i suoi occhi. Guardandolo, desiderai ardentemente di baciarlo, di stringerlo e di farmi stringere, toccarci e amarci. Pensai anche a come potesse sentirsi davanti a quella situazione, mi chiesi se pensava anche lui, come me, alle questioni di purezza e magia.

Sentivo il suo profumo da così vicino, quell’odore freddo di vento che spira dai boschi e sottoboschi, dalle nere foreste impregnate di nebbia, tutto mischiato all’odore ferroso del nostro sangue unito insieme nel rito.

Solo nel momento in cui pronunciò le parole dell’incantesimo mi ridestai dai miei pensieri e dai miei sogni e desideri di lui.

“La pietra è pronta.” disse piegando la testa di lato, osservando nel contenitore il sangue prendere forma lucida e solida. Osservai e subito sorrisi anch’io alla trasformazione.

Pensai fosse venuto il momento di fare una domanda al mio Signore che già da un po' mi torturava la mente.

“Mio Signore,” azzardai “perché avete preso questa decisione? A cosa può servire, all’erede, una pietra di sangue, del nostro sangue, quando ci siamo noi?”

Mi fulminò letteralmente con lo sguardo. La tensione iniziò a crescere.

Non avrei dovuto fare quella domanda… forse lui aveva frainteso. Non volevo mettere in dubbio la sua vittoria schiacciante sul ragazzo sopravvissuto.

L’avevo deluso ancora una volta. Con una semplice domanda.

Eppure volevo sapere: perché creare qualcosa che legasse per sempre Sgath a noi? Non era sicuro allora di vincere?

Mi mordevo le labbra, non volevo abbassare lo sguardo e rinunciare ad una risposta. Nel momento in cui lo vedevo reagire così, volevo capire ancora più di prima. Possibile che prendesse anche solo in considerazione l’idea di venire sconfitto?

No, non era possibile.

Eppure non mi rispondeva. Il suo sguardo, al contrario, diventava pieno di rabbia e risentimento.

Quando lo ferisco nell’anima.

Mi prese la mano ferita nella carne e mi fece male. Quel suo modo violento di avvicinarmi a lui e travolgermi con la sua rabbia e passione mi aveva sempre fatto un effetto di meravigliosa eccitazione. Ora mi metteva leggermente paura e tanto dolore.

“Non hai ancora imparato a non discutere i miei ordini.” disse in un fil di voce cupa.

Strinsi le palpebre e riuscii a rispondere, sforzandomi, che non volevo discutere, che non mi sarei mai permessa, ma volevo capire.

“Non discutere, ho detto.” insistette avvicinandosi ancora di più a me, alzando molto la voce rispetto a prima. Quella vicinanza mi toglieva come sempre ogni pensiero, ogni volontà e riflessione logica, se non quella di ubbidire a lui, ai suoi desideri e alla sua volontà così prepotente e protettiva.

“Scusatemi, mio Signore.” dissi con un sospiro liberatorio.

 Mi lasciò libera dalla stretta, ma non dal suo sguardo. Non parlammo, né quasi respirammo. Eravamo vicini, così vicini da sentire i battiti del cuore. Non so dire per quanto tempo durò quell’attimo così intenso e, a suo modo, violento.

Ruppe lui il silenzio scostando lo sguardo.

“Dai la pietra a Sgath, fai in modo che resti sempre con lui, inventa tu come fare.” disse voltandosi lentamente, allontanandosi da me e lasciandomi ferma impalata a ripensare a quel momento sfuggente, ma scolpito nella mia anima per sempre.

Un accenno, un preludio… poi il silenzio.

Fu solo dopo diverse ore che ripresi il dialogo con lui: avevo pensato qualcosa di terribile, di oltraggioso e improponibile per mio maestro, nonostante ciò glielo volli dire. Non sapevo che ciò avrebbe così cambiato la nostra unione, così folgorato la mia vita. Lo feci quasi per caso, lo dissi così, per gioco e per amore.

Fu così.

Fu buio, buio e selvaggio, fu fulmineo, violento, improvviso, indiscreto, iroso, irato e appassionato. Fu sconvolgente… l’evento più sconvolgente di tutta la mia folle esistenza a lui sempre dedicata.

Fu tutto ciò che mi restava ancora da desiderare.

 

…………………………………

 

Note:

La pietra di sangue che dà protezione e comunicazione non è una mia invenzione, l’ho presa da un libro fantasy letto tanto tempo fa e ci ho ricamato su a seconda della mia fantasia e dei miei scopi.

L’athame è invece uno strumento realmente esistente (ovvero una sorta di pugnale) usato in alcuni rituali delle religioni pagane (stregoneria).

 

Grazie a tutte per le letture e a chi recensisce un particolare grazie! Per novità sugli aggiornamenti vi rimando al gruppo su fb!

Circe

 

   
 
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