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Autore: kirlia    28/09/2012    3 recensioni
Nessuno si è mai chiesto come Franziska affrontò la morte di Manfred von Karma? 
E se avesse bisogno dell'aiuto di qualcuno per riprendersi dal dolore della perdita di un padre, anche se non è mai stato presente per lei? E se quel qualcuno fosse proprio herr Miles Edgeworth?
Dal capitolo 18: 
Sapevo che la presenza della nipotina avrebbe cambiato molte cose nella mia vita. Anzi, in effetti, stava già succedendo: mi sentivo meglio, quando ero con lei, non avvertivo il peso opprimente delle mie responsabilità e del mio cognome. Mi sentivo semplicemente me stessa. 
Spesso succedeva anche quando ero in presenza di lui, ma non volevo ammettere che mi tranquillizzasse. Lui mi destabilizzava.
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Franziska von Karma, Miles Edgeworth
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Perfect for Me'
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Capitolo Due - My immortal
 

“These wounds won't seem to heal
This pain is just too real
There's just too much that
time cannot erase”
 
My immortal.


Tornati per un attimo all’entrata, non potei fare a meno di sedermi su un divanetto per riprendere fiato. Lo sentii sedersi accanto a me per poi porgermi un fazzoletto di seta.
«Non sto piangendo.» risposi senza guardarlo in faccia. Non ero certa di poter reggere il suo sguardo calmo e comprensivo.
«Volevo solo provare a starti vicino…» cominciò lui.
«Non ho bisogno della tua pietà, chiaro?!» sbottai voltandomi finalmente a guardarlo negli occhi in un attimo di rabbia. Peccato che si esaurì subito e dovetti distogliere lo sguardo per evitare una crisi di pianto.
Lui capì comunque l’antifona e si voltò a osservare il temporale che si faceva sempre più forte al di là della finestra. Lo osservai solo per un attimo per poi tornare a fissare il pavimento, analizzando la situazione.
Perché? Perché ero una ragazza così sciocca? Non avrei dovuto reagire in quel modo, non avrei dovuto rischiare di scoppiare in lacrime davanti a mio padre! Non in quel momento, quando dovevo fargli sentire tutto il peso dei suoi peccati, non in quel momento, quando finalmente avrei dovuto fargli capire che razza di padre sia stato per me.
L’avevo pianificato, avevo già deciso cosa dirgli. Avrei dovuto sbattergli in faccia la verità, dimostrargli come ciò a cui mi aveva destinata, la perfezione che lui tanto vantava e insegnava a me, gli era sfuggita già molto tempo fa.
E invece non ero riuscita a fare proprio niente, mi ero resa ridicola come al solito quando mi trovavo di fronte a lui. E di fronte a Miles… no, proprio non avrei dovuto.
Mi voltai a guardarlo, mentre fissava il paesaggio al di là della finestra: era calmo e silenzioso come era sempre stato, non sembrava provare niente in quel momento. Nel suo sguardo non c’era alcuna emozione, non riuscivo ancora a capire perché si trovasse lì quel giorno. Non sembrava provare desiderio di vendetta.
«P-perché sei venuto qui?» le parole mi sfuggirono di bocca con un tremore involontario. Lui si voltò a guardarmi con un’espressione per metà preoccupata e per metà turbata, mordicchiandosi il labbro inferiore.
Vedendo quella sua reazione di debolezza mi sentii meglio e ricacciai indietro le ultime lacrime, tornando perfetta e impassibile come ero sempre stata. Fissando i suoi occhi scuri come le nuvole che fuori si addensavano sempre di più, ripetei lentamente la domanda, scandendone le parole.
«Perché sei venuto qui, Miles Edgeworth? Qual è il vero motivo per cui vuoi vedere morire l’assassino di tuo padre?»
Rimase ancora un po’ in silenzio, irritandomi parecchio. Perché non poteva semplicemente rispondermi? Perché doveva insinuare questi dubbi dentro di me? Proprio non capivo.
Cominciai a guardarlo corrucciata, mentre incrociavo le braccia e battevo un piede per terra, quasi a contare i secondi che mi separavano dalla sua risposta.
Tic toc, tic toc… Miles Edgeworth, per quanto vorrai sfuggire alle mie domande?  pensavo.
Poi, proprio quando sospirò e sembrava stare per parlare, quella guardia scortese di prima ci interruppe di nuovo, guardandoci sempre con una sorta di scherno.
«Signori, l’esecuzione sta per cominciare. Se siete intenzionati ad assistere, vi prego di seguirmi.» si fermò a lanciarmi un’occhiata divertita, quasi come se pensasse che non avrei retto e avrei deciso di aspettare seduta su quella sedia. Non ne avevo proprio intenzione!
Ero venuta lì con l’esatto obiettivo di dire addio a quell’uomo che nonostante tutto ciò che mi aveva fatto chiamavo padre, e ci sarei riuscita. Non sarei stata debole e imperfetta, non questa volta.
Mi alzai di scatto per seguirlo, seguita dai passi silenziosi di herr Edgeworth che non aveva più proferito parola. Con un sorrisetto mi dissi che sarei riuscita a fargli sputare il rospo, presto mi avrebbe detto di più sul perché si trovasse lì.

Entrammo in una stanza scura, sembrava al buio ma poi mi resi conto che era illuminata da lampade che emettevano una luce soffusa. La stanza sembrava perfettamente in tono con il temporale che fuori sembrava rafforzarsi sempre di più… mmh chissà se dopo sarei riuscita a non bagnarmi del tutto… No, Franziska non è il momento per pensare a certe cose!
Nella camera c’erano diversi apparecchi, come in una stanza d’ospedale, con grandi schermi che mostravano sequenze di numeri e immagini per me senza alcun senso.
Infine il mio sguardo non poté non soffermarsi su quell’orrore: una grande sedia collegata a fili elettrici di diverso genere che torreggiava sulla stanza, come un enorme trono orribile.
Cercai di deglutire ma già mi veniva la nausea solo a guardarla. Ero davvero pronta per vedere una cosa del genere?
Anche se spesso avevo esaminato scene del crimine non ero mai stata testimone di un delitto, non avevo mai visto la vita di un uomo che si spegneva davanti ai miei occhi. Avrei sopportato?

Ma certo che si! Dovevo farcela. Mio padre doveva posare per l’ultima volta lo sguardo su di me, vedendomi come una donna forte e sicura, che non avrebbe sofferto all’idea di vederlo morire!
Dovevo farcela.
Una porta si aprì nel silenzio e due figure entrarono: mio padre e una guardia.
Manfred von Karma era vestito di tutto punto: il suo abito migliore, i suoi capelli erano stati pettinati ordinatamente, sembrava che stesse andando in tribunale per una delle sue cause perfette.
Non si voltò verso me e Miles, che nel frattempo si era fermato accanto a me ad osservare la scena.
Non ci guardò neanche una volta mentre con sguardo orgoglioso si sedeva su quella sedia infernale e veniva legato e preparato per la conclusione della sua vita.
Non alzò lo sguardo verso di noi mentre il medico diceva che si poteva dare il via all’esecuzione e le guardie controllavano che tutto procedesse come dovuto.
Io mi limitai a fissarlo sforzandomi di non far trasparire alcuna emozione, anche se sentivo lo sguardo preoccupato e comprensivo del mio fratellino, che sembrava quasi schiacciarmi. Perché non si voltava a guardare la fine di quel mostro e non mi lasciava in pace?!
Avrei preferito essere sola in questo momento, affrontare quest’episodio della mia vita da sola, come avevo sempre fatto. Ma lui si era messo in mezzo, accidenti! E ora mi sentivo strana.
«Cominciamo» disse il medico, poi la prima scossa partì.
Mi avevano detto che la prima scossa l’avrebbe subito tramortito, così da evitare che soffrisse troppo… ma ciò non successe.

In seguito, ricordai per tutta la vita le urla terrificanti di mio padre che soffriva ad ogni scossa su quella sedia, e spesso quando la sera chiudo gli occhi rivedo ancora quelle scene…

Non resistetti molto prima di perdere la calma che avevo tanto cercato di controllare. Bastarono i primi segni di sofferenza da parte di mio padre per farmi barcollare facendo un passo indietro.
Stavo per perdere l’equilibrio, cadendo rovinosamente a terra, quando una mano forte si poggiò sulla mia schiena, facendomi restare in piedi.
Vidi gli occhi grigi e spaventati di Miles scrutarmi in cerca di segni di… non saprei, forse del fatto che stavo per perdere i sensi?
«Frannie, non devi per forza seguire tutta l’esecuzione» le sue parole furono interrotte da un altro urlo agghiacciante, che mi fece rabbrividire. Dovetti trattenere un conato di vomito e voltarmi da un’altra parte per cercare di riprendermi.
«Frannie» ripeté il procuratore accanto a me, usando ancora il nomignolo con cui mi chiamava da bambina. Ma quando gli avevo detto che poteva chiamarmi in quel modo? Si meritava una frustata per il suo atteggiamento così affettuoso verso di me.
Stavo quasi per rimproverarlo quando continuò «… è meglio uscire di qui, abbiamo visto abbastanza.»
«No!» urlai improvvisamente, attirando persino l’attenzione delle guardie. Volevo e soprattutto dovevo restare fino alla fine. I miei occhi erano allarmati, e lui si rese conto che probabilmente in quel momento era meglio assecondarmi, perché non mi chiese più di andare via. Capì che io dovevo restare e vedere la fine di quell’uomo.
Un altro urlo lancinante. Era come se il dolore di mio padre scorresse nelle mie vene in quel momento, e io non riuscivo a fermarlo! In un attimo di debolezza nascosi il viso nel petto di Miles, e sentii subito le sue braccia forti che mi stringevano e sorreggevano. Non avrebbe dovuto: appena lo fece cominciai a singhiozzare, tentando in tutti i modi di non sentire quella voce che mi stava torturando e premendo sempre più il mio viso contro il petto di lui, che non faceva una piega.
Seguì tutta l’esecuzione senza dire una parola, mentre mi consolava e mi carezzava i capelli.
Io invece, la grande Franziska von Karma, il genio, piangevo a dirotto e mi azzardai solo una volta a spostare lo sguardo su mio padre… ciò che vidi mi segnò per tutta la vita.
Vidi la sua ultima espressione verso di me: era piena di disprezzo, come se stesse guardando un brutto scarafaggio da schiacciare. Era come se dicesse “sarai per sempre imperfetta, Franziska von Karma”.
Poi, per lui, si fece tutto buio…

__
Angolo di Kirlia:
Che dirvi? Io non sono per niente convinta di questo capitolo. Non mi piace per niente... ma purtroppo ho provato e riprovato ma non riesco a fare di meglio. Forse perché non mi voglio soffermare troppo sulla morte di Manfred. Vi è sembrata troppo forte come scena? Spero di no, ditemi voi ^^''
Finalmente dal prossimo capitolo le cose si rilassano un po', anche se dovrete ovviamente sopportare ancora i pensieri un po' tristi di Frannie... ma ci sarà il nostro caro Miles a consolarla! :)
Spero che mi vorrete lasciare una recensione, a presto!
Kirlia <3
   
 
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