Underwater
Light
by Maya
Tradotta da Luciana
Beta: Vale
Sommario: Harry: Tutta questa idolatria da eroe
mi ha fatto sentire alienato.
Draco: Sono arrogante in modo accattivante, e assolutamente incorreggibile.
Harry: In effetti *sei* stranamente affascinante. Uhm. – l’inimitabile Silvia.
Capitolo Undici
Quando cala il buio
I looked into
your eyes
They told me
plenty I already knew
I never let
myself believe that you might stray
I thought,
I'll be with you until my dying day
[Guardai i tuoi occhi / Mi dissero tante cose che sapevo già
/ Non avevo mai voluto credere che ti saresti potuto perdere / Pensavo, resterò
con te fino alla fine dei miei giorni]
Era venerdì mattina,
quattro giorni dopo la fine del Torneo, e Harry si era appena svegliato con la
cicatrice che gli bruciava.
Bruciava spesso in quei
giorni, mentre il potere di Voldemort aumentava. Aveva imparato ad accettarlo.
Non aveva imparato a non
odiarlo.
Finita la preoccupazione
per il Torneo, bastava non guardare il letto di Seamus per poter quasi fingere
che il Quidditch fosse il suo unico pensiero. Perché quel dolore doveva
colpirlo proprio allora?
“Harry.”
Si girò al suono della
voce di Ron, e sentì un improvviso, stupido lampo di paura, come se Ron, vedendo
la cicatrice, avesse potuto pensare che fosse il marchio di un assassino.
Ron sorrise debolmente,
preoccupato. Harry ricambiò il sorriso per dimostrare che andava tutto bene, e
il sorriso divenne più spontaneo appena vide il pigiama di Ron.
Ron era cresciuto
abbastanza da indossare il pigiama che usava Bill alla sua età, e c’era
l’immagine di un paio di labbra rosse schiuse sulla tasca che aveva sul petto,
cosa per cui Harry lo prendeva sempre in giro. Inoltre, per qualche strana
legge roniana della fisica, i pantaloni del pigiama gli andavano corti,
nonostante Harry fosse piuttosto certo che lui e Bill fossero alti uguale.
“Tutto ok?” chiese Ron,
sedendosi sul letto.
Harry si tirò le gambe al
petto per fargli spazio, grato per quella distrazione.
“Io… sì. Mi succede
spesso.”
E mi fa pensare sempre
più che dobbiamo annientarlo. Mi rende sempre più deciso ad uccidere quel
bastardo.
“E’ peggio, sapere che
Tu-Sai-Chi è incazzato?” Ron parlò in fretta, come se avesse quasi paura di
dirlo. “A volte credo che sia… che non sapere sia la cosa peggiore. Odio i
misteri. Odio tutto ciò che è…” fece una smorfia. “Sinistro.”
“Non so,” disse Harry
fiaccamente. “Ce l’ho sempre avuta, ricordi?” Si fermò. “Penso che siano brutte
entrambe le cose.”
“Già.” Ron si spostò più
avanti sul letto, colpendo la testiera e sobbalzando. “Vuoi sapere una cosa?
Anche se ti sembrerà una pazzia.”
Harry annuì.
“Hai presente il modo
strano che ha Neville di russare? A volte mi metto ad ascoltarlo con
attenzione, perché mi fa sentire che c’è ancora qualcuno in quel letto. Certe
volte non riesco a dormire, se non lo sento.”
Restarono entrambi zitti
per un minuto ad ascoltare il ronzare di Neville. Era un suono tremendo, e si
scambiarono un sorrisino.
“Non penso che sia una
pazzia,” disse Harry. “E’ tutto così triste… bisogna approfittare di qualsiasi
cosa per tirarsi su.”
“Già…” Ron strinse la
mandibola. “E’ da un po’ che volevo parlartene. E’ per questo che… sai.”
“Cosa?” chiese Harry.
“E’ per questo che non ho
ancora strangolato e sepolto Malfoy in una caverna oscura per impedirti di
fraternizzare col nemico."
“Lui non è il nemico,”
disse Harry con fermezza.
“Ovviamente per te non lo
è, Harry. Ma io lo odio ancora, quel deficiente. E’ sempre stato il
nemico…” aggrottò le ciglia. “Quel damerino strisciante e crudele è capace di
smettere di dire stronzate solo quando si agita per i capelli. Ma… ok, lo so
che per qualche strana ragione adesso ti piace.”
Ron fece una strana
smorfia nel dirlo, come se avesse voluto lavarsi la bocca.
“Non è come pensi,” disse
Harry. “Oddio. In effetti si agita molto per i capelli.”
Visto? Diceva l’espressione di Ron. E’
il male.
“E a volte fa il
damerino. E sì, ok, non sa quando è il momento di tacere. Ma…” Harry si fermò.
“Ci tengo a lui,” disse con calma. “Ci tengo molto.”
“Uhm. Sì, lo vedo,” disse
Ron. “Non sono completamente cieco, sai? Vi ho visti scappare insieme come due
fuggitivi dal Torneo.” Scosse il capo. “Insomma, Harry, cosa avevate in mente?”
“Ha quasi funzionato,”
protestò.
“Harry, vi hanno
raggiunti ai piedi del pendio, e poi quel cretino ha cercato di dir loro che
avevi una storia con la professoressa Cooman.”
“Avrebbe potuto
funzionare,” disse Harry sulla difensiva.
“Cretino,” ripeté Ron.
“E, per la cronaca, pensavo che preferissi la professoressa Sinistra.”
“Ron,” disse Harry,
sopprimendo un sorrisino. “Fra un po’ vomito.”
Ron parve a disagio.
“Beh, ecco… il punto è che… la situazione è davvero brutta, come dicevi.
E abbiamo tutti bisogno di qualcosa che ci faccia stare meglio. Se ti fa stare
meglio – se ti fidi di lui – non voglio portartelo via.”
Harry osservò il viso
aperto di Ron.
Ron si incupì. “Comunque
continuo ad odiare questa situazione. E lui,” aggiunse, giusto per
mettere in chiaro le cose. “Magari tu ti fidi di lui, ma non penso che dovresti.
Se le cose fossero messe appena un po’ meglio, gli farei lo scalpo e appenderei
i suoi stupidi capelli fuori all’ingresso Grifondoro. E se non fa del suo
meglio come amico, per quanto sia possibile ad un viscido Serpeverde, gli farò
lo scalpo lo stesso.”
Harry soppresse un
sorriso. “Ron.” Ron lo guardò. “Io… sei il mio migliore amico. Lo sai.”
“Lo spero bene,” disse
Ron. “Altrimenti dovrei davvero uccidere Malfoy.”
“E’ un pigiama party
privato o possono imbucarsi tutti?”
Gli occhi scuri di Dean
erano al contempo severi e sorridenti, e Harry non l’avrebbe mai mandato via.
Adesso che il migliore amico di Dean era scomparso, poi, l’avrebbe fatto ancora
meno.
“Non possono imbucarsi
tutti,” disse. “Ma tu sei il benvenuto.”
Dean salì sul letto,
spingendo piano Ron per farsi spazio. “Allora, di che parliamo?”
“Del Torneo,” rispose
Harry.
“Ah.” Dean sogghignò. “Ti
sei tolto un peso dalle spalle, in ogni caso. Anche se devo dire che quando sei
sparito ci hai fatto prendere un colpo.”
“Non è stato bello
nemmeno per me,” replicò Harry.
Non voleva pensarci, non
aveva voluto parlarne. Quel poco che aveva detto aveva reso Sirius livido di
rabbia e ansioso di andare a staccare la testa di Silente a morsi. Silente
aveva detto che era stato necessario, e che Harry l’avrebbe capito in seguito.
Harry avrebbe tanto
voluto capirlo subito.
“Ginny era in lacrime,”
continuò a bassa voce Dean.
“Anche Hermione stava
dando i numeri,” aggiunse Ron.
“Penso fossero tutti
terrorizzati,” disse Dean. “Sai come vanno le cose di questi tempi. Neanche
Hogwarts è al sicuro. C’è una spia.”
Quella parola, spia, fece
calare delle cortine pesanti intorno a tutti loro. Harry non ricordava di
averla mai sentita pronunciare nel dormitorio Grifondoro. Vide i volti intorno
a lui farsi foschi. Si rannicchiarono ancora di più.
“Andrà tutto bene,” disse
loro Harry, perché qualcuno doveva dirlo.
“Dobbiamo scoprire chi
è,” rispose piano Dean. “Dobbiamo avere almeno un posto che sia sicuro. Solo
allora le cose potrebbero iniziare ad andare bene.”
*
Era giorno adesso, l’ora
di pranzo.
“E dai, Harry.”
“Perché dovrei?”
“Lo desidero davvero.”
“Forse se mi supplichi.”
“Ci sto pensando.”
Harry sorrise. “In
ginocchio, Malfoy.”
Draco inclinò la testa di
lato e gli fece un sorriso vittorioso. “Vuoi dire che lo farai?”
“Io… devo guardare
l’immagine di un serpente,” tergiversò Harry.
Draco alzò gli occhi al
cielo. “Scusa patetica, Potter. Ho un serpente sulla mia spilla da prefetto.
Guardalo, e dì qualcosa in Serpentese entro un minuto. L’ho sentito solo una
volta e voglio sentirlo di nuovo!”
“Non fare l’idiota,”
disse Harry vago. “E poi cosa dovrei dire?”
Draco ci pensò su.
“Potresti dire ‘Draco è il capo supremo di tutto l’universo, e ha degli zigomi
perfetti'."
Harry si concentrò sulla
spilla appuntata sul petto di Draco. Il serpente non era che un abbozzo verde e
piatto su sfondo grigio, ma si vedeva la lingua biforcuta e fremente.
“Draco è un vero idiota
certi giorni, e penso che sia innamorato del suo specchio.”
Il sibilo profondo
aleggiò nell'aria.
“Ehi!” disse Draco.
Harry alzò un
sopracciglio. “Ma se non conosci nemmeno la lingua.”
“No. Ma conosco te,
scemo.” Draco si concesse un sorrisino prima di continuare. “E quella roba
è grandiosa,” disse a Harry con apprezzamento. “Dovresti farlo più spesso.
Scommetto che Morag resterebbe colpita.”
“Draco Malfoy, se non la
smetti di parlare di questa Morag…”
Lo sguardo sicuro di
Draco vagò per il cortile in cui stavano passeggiando, mantenendosi sui
sentieri coperti per via del freddo.
“Beh. Se non ti piace la
scena Serpeverde, ti farà piacere sapere che la tua molestatrice più carina è
ancora parecchio in vista.”
Harry si guardò intorno e
vide un lampo di capelli lucenti.
“Parli di Ginny?”
Draco incurvò il labbro.
“Di certo non parlo di Canon, no? Eccola là, in carne e ossa e tremendamente
infatuata. Per fortuna non sei un tipo infedele: sei fratelli maggiori assetati
di vendetta sarebbero una prospettiva inquietante. E poi è bello essere
adorati.”
“Draco. Ti ricordi quando
abbiamo parlato del fatto che non puoi prenderti cura di me? Vuol dire che non
puoi neanche organizzarmi gli appuntamenti.”
Era certo che Ginny fosse
fuori solo per prendere un po’ d’aria. Sì, aveva una cotta per lui da quando
erano bambini, e la cotta era chiaramente resistita abbastanza da spingerla a
ricambiare il suo bacio quella volta… e, sì, forse voleva davvero uscire
con lui, ma Harry non era interessato, e si rifiutava di credere che la cosa
fosse tanto seria.
Draco sembrò offeso.
“Ti sto solo indicando la
strada per la felicità.”
“Sono già felice adesso,
grazie tante.”
“Potresti esserlo di
più,” insisté Draco. “C’è una cosa con la lingua che ho insegnato a Morag… è
una lunga storia di night club e limoni…”
“Draco!”
Il viso di Draco schizzò
in su. Harry si era accorto che Draco capiva sempre quando era serio e quando
scherzava.
“Smettila, ok? Non mi
piace sentire quel genere di cose. Puoi fare di meglio.”
Draco alzò le
sopracciglia.
“Certe volte sei
veramente idiota, Harry. Lo sai, vero?”
“Sì, lo so. Ma devi
sopportarmi ancora per un’ora. Hai promesso di lasciar stare quel cavolo di
progetto, se ti avessi raccontato l’intera storia della Camera dei Segreti. Ti
ho in pugno.”
Draco sorrise. “Lungi da
me infrangere una promessa. Anche se non sono ancora molto convinto di questa
faccenda della Camera dei Segreti.”
Harry lo colpì con una
gomitata per un rapido scambio di sguardi pseudo-indignati.
“Credi che ti mentirei?”
“Credi che ti accuserei?
E’ solo questa cosa della spada tirata fuori dal cappello. Dai cappelli si
tirano fuori i conigli.”
“Non credo mi sarebbe
piaciuto cercare di uccidere un basilisco con un coniglio.”
“Oh, ma a me sarebbe
piaciuto vedertelo fare. Pensa. Immagina le foto.” Draco si immerse in una
breve ma energica imitazione. “L’impavido eroe brandisce il soffice e frignante
cucciolo infernale. ‘Indietro, indietro, rettile rivoltante!’ Bastonata! Guaito
stremato. Altra bast…”
Harry si tese e lo
afferrò, tirandolo di nuovo accanto a sé dalla manica.
“A volte sei veramente
melodrammatico, Malfoy.”
“Come osi! Nessuno
comprende il mio temperamento artistico.”
Harry si limitò a
scuotere la testa divertito. Draco mise il broncio per un attimo, quindi sembrò
rallegrarsi e cominciò a cantare sottovoce, probabilmente per dimostrare il
proprio temperamento artistico. O magari per infastidire Harry.
Cantava sempre quella
canzone. Era un vecchio brano delle Sorelle Stravagarie, e Harry ricordava che
a Draco era sempre piaciuta.
Quella volta che, il
sesto anno, i suoi compagni di stanza (specialmente Seamus, ma meglio non
pensarci) avevano trascinato Harry al pub di Hogsmeade, aveva passato tutta la
sera a fissare la sua Burrobirra, mentre nell’aria risuonavano una dopo l’altra
tutte le canzoni delle Sorelle Stravagarie. Le aveva odiate tutte quante mentre
se ne stava lì seduto, cercando di non guardare Ron e Hermione, né Seamus e
Lavanda che a quel tempo stavano insieme…
E quella era stata la
canzone che aveva odiato di più, perché quando era iniziata tutti i Serpeverde
si erano riversati dal bar sulla pista in un assalto di corpi seminudi, e in
effetti non è che ai Serpeverde fosse mai servita la nottata fuori una volta al
mese per ubriacarsi e dare scandalo en masse.
Harry ricordava di essere
rimasto di stucco per il fatto che non erano solo i vestiti delle ragazze ad
essere molto scollati, e che, anzi, anche Zabini e… Malfoy, a quell’epoca,
indossavano ben poco. I vestiti di Zabini gli erano sembrati di draghetereo ed
erano tagliati sul petto, quelli di Malfoy erano senza maniche. Harry aveva
pensato Tipico, e aveva guardato male la Burrobirra mentre metà dei
Serpeverde cominciavano a gridare il testo con entusiasmo.
L’interno della bocca di
Malfoy era stato tinto di nero e rosa shocking dalle luci al neon e dalle
ombre.
Harry aveva pensato che
era una canzone orrenda.
“Nessuno con cui ballare,
Potter? Estremamente non-sorprendente.”
Aveva riconosciuto la
voce lenta e deliberatamente spietata prima di alzare gli occhi. Malfoy,
improvvisamente accanto a lui, come messo lì da un fato crudele.
Nonché chiaramente ubriaco
e sudato per la calca, e Harry riuscì a sentire un intreccio di odori forti
quando Malfoy si piegò per guardare il suo drink e strillare in una risata
sprezzante.
“Burrobirra? Vedo
che gareggiamo con Paciock per l’ambito titolo di Studente Più Patetico
Dell’Anno. Coraggio Potter, puoi farcela. Io credo in te!”
Harry l’aveva spinto via
violentemente. “Sparisci, Malfoy.”
Si era sforzato di
ricordare quale terribile azione avesse fatto per essere punito con Malfoy.
Harry era stato salvato
da Zabini, proprio lui, che era arrivato alle spalle di Malfoy e gli aveva
toccato i fianchi per un istante. Persino allora aveva notato che Zabini
allungava le mani in modo ingiustificato.
“Non balli, Draco? E’ la
tua canzone.”
Gli occhi brillanti
d’alcool di Malfoy avevano scintillato dopo essersi staccati da quelli di
Harry. “Certo che ballo,” aveva risposto.
Harry se n’era andato.
Non intendeva restare lì ad essere preso in giro, o a guardare Serpeverde
pervertiti che si strusciavano sulla pista.
Oh, allora aveva odiato
quella canzone.
Adesso non gli dava più
tanto fastidio.
Si accorse di aver
mormorato quando Draco sollevò un sopracciglio.
“Potresti cantare anche
tu,” propose.
“No grazie,” rispose
Harry. “Non canto, così come non ballo.”
“Non canta. Non balla.
Tutto ciò che sa fare, signore e signori, è uccidere mostri con i conigli.”
“Io non…” Harry si fermò
e rise. “So fare molte più cose.”
“E parlare una lingua
fighissima di serpenti,” aggiunse Draco. “Te lo concedo.”
Harry si fermò e
rabbrividì. Ricordò che Tom Ridde parlava la stessa lingua, e ripensò al
fremito di disgusto quando Silente gli aveva detto: ti ha trasmesso alcuni
dei suoi poteri… Non avrebbe mai parlato di nuovo in Serpentese se non
fosse stato Draco a chiederglielo, e se non si fosse sentito… in colpa.
Perché aveva tirato Draco
fuori dalla sua stanza con delle scuse, ovviamente. Non gli aveva detto proprio
tutto sulla Camera dei Segreti. Aveva tralasciato la parte del cattivo, l’uomo
che aveva fatto scivolare una maledizione nelle mani di una ragazza innocente.
Voleva proteggere Draco,
e poi non era più così importante. Così aveva lasciato fuori il nome di Lucius
Malfoy, e di certo il desiderio di proteggere Draco non era una cosa per cui
sentirsi in colpa.
Ma si sentiva in colpa lo
stesso, ed ebbe di nuovo i brividi.
“Per l’amor del cielo,
Harry, ti stai congelando,” notò Draco. “Perché non ti sei messo dei guanti,
stupido bifolco?”
Dette a Harry un’occhiata
critica, quindi si tese e gli annodò meglio la sciarpa attorno al collo. E, sì,
doveva far freddo, perché l’alito di Draco fu stranamente caldo sulla guancia
di Harry.
“Insomma, è l’ultimo
freddo dell’anno,” si lagnò Draco. “Quale sadico decide che l’ultimo freddo
dell’anno debba essere a maggio?”
“Draco,” gli disse Harry,
“non credo ci sia qualcuno che decide queste cose.”
Draco spinse in fuori il
labbro inferiore. “Potrebbe essere la vendetta del fato crudele per dei
misfatti passati.”
“Allora ringrazia che non
stia nevicando.”
Draco gli rivolse
un’espressione ripugnante, incrociando gli occhi sotto la frangia che il
cappello di lana gli aveva appiattito sulla fronte.
“Almeno io indosso
cappello e guanti appropriati,” disse con profonda soddisfazione.
Era proprio tipico di
Draco avere cappello e guanti in coordinato con la sua sciarpa Serpeverde. Lo
atterriva vedere gli altri abbinarla ai guanti vecchi, e Harry aveva notato che
sfruttava ogni occasione per pavoneggiarsi in giro.
Harry improvvisamente si
ricordò dell’ultima volta che aveva nevicato, proprio prima di Natale. Stava
passeggiando con Ron e Hermione, cercando di ignorare le loro battutine sul
vischio, e aveva notato vagamente il cappello e i guanti di Malfoy, pensando
che-stronzo-vanitoso.
A quel punto Terry Boot
era giunto con passo felpato alle spalle di Malfoy e gli aveva tirato una palla
di neve sulla nuca. Malfoy era finito seduto sulla neve con aria ridicolmente
offesa, a cercare di non ridere. Harry era rimasto stupefatto dall’apparente
assenza di rancore.
Aveva guardato storto
Terry Boot, e si erano visti dei fiocchi di neve sulle sue ciglia.
A quel punto, ovviamente,
si era alzato in piedi per mettere in atto una vendetta a base di neve, e
alcuni Corvonero erano corsi a difendere il loro Capocasa, mentre Harry aveva
chiamato i Grifondoro per ovviare alla differenza di numero.
Si era trasformato in una
lotta feroce tra Grifondoro e Serpeverde, come ogni cosa a Hogwarts, con Tiger
e Goyle che lanciavano pietre ricoperte di neve e Pansy che usava il ginocchio
per difendere Malfoy in maniera ben poco femminile, lasciando Ron sdraiato
sulla neve.
“Sei fortunata, Granger,”
aveva ansimato Malfoy. “Se fosse stata Millicent, a quest’ora usciresti con un
eunuco.” Aveva sogghignato. “Il che sarebbe tremendamente divertente…”
Alla fine Snape e la
McGranitt erano arrivati a grandi passi dalla scuola giù per la collina
innevata per assegnare le punizioni e separare i più rissosi.
“Potter, si alzi immediatamente!
Sono assolutamente disgustata dal suo comportamento… si è forse rotolato
nella neve? Vada su e si cambi subito.”
“Malfoy, quand’è che
guarirà da questo impulso puerile a… perbacco, che è successo alla sua bocca?”
“Potter ha cercato di
farmi ingoiare del ghiaccio!”
“E’ stato Malfoy a
iniziare tutto!” aveva ringhiato Harry.
Snape, saggiamente, aveva
messo una mano sulla spalla di Malfoy per trattenerlo. La presenza del suo
professore preferito aveva frenato Malfoy abbastanza da limitarsi a sogghignare
verso Harry alle spalle della McGranitt.
Harry aveva lanciato uno
sguardo assassino a Malfoy, col suo stupido cappello storto e la bocca rossa, e
aveva pensato che era la persona più odiosa del mondo intero.
"Ho qualcosa sulla
bocca?"
Harry sbatté le palpebre. "No. Stavo solo pensando a
Natale e, ehm..."
Draco gettò indietro la
testa e rise. "E a quando cercasti di infilarmi il ghiaccio in bocca, mi
ricordo. Stronzetto malvagio. Stavo attraversando un difficile stato motivo in
quel periodo, sai?"
"Sì, beh..."
Ricordò una cosa che Draco gli aveva detto nel lago. "Difficilmente
mettiamo in mostra i nostri sentimenti, Malfoy."
Draco sorrise radioso, e
Harry seppe che aveva riconosciuto quelle parole.
Calì e Lavanda emersero
da una porta e, fermandosi solo per scambiare quattro chiacchiere con Ginny,
gli fecero cenno e si incamminarono verso di loro.
Harry desiderò fortemente
che andassero via. Fra le lezioni, i compiti, le riunioni del Giovane Ordine e
del Consiglio e tutte le nuove restrizioni, in quel periodo era molto difficile
riuscire a vedere Draco, per cui, francamente, l'intrusione era decisamente
sgradita.
"Ciao Harry,"
disse Lavanda, che era rosa per il freddo.
"Bel cappello,
Malfoy," osservò Calì, mettendosi una mano sul fianco e alzando un
sopracciglio.
Era molto posata, era
sempre stata di buona compania, e Harry voleva che se ne andasse
immediatamente.
"Lo so,"
rispose Draco pieno di soddisfazione. "Certamente è per questo che Ginny
Weasley si aggira furtivamente laggiù. Spera che mi esibirò in uno spogliarello
ardito, lasciando su solo il capello. Sono nato per il porno, tutto qui."
Calì e Lavanda risero
entrambe.
"Allora, di cosa
stavate discutendo tanto vivacemente, prima che arrivassmo?" indagò
maliziosamente Calì.
Draco aggrottò la fronte.
"Soprattutto di sconfiggere rettili con teneri animaletti, credo."
Lavanda parve un tantino
allarmata.
Draco sorrise seducente.
"E del ballo. Harry non sa né cantare né ballare. Non è inquietante?"
Calì ricambiò il sorriso.
"In effetti ricordo di aver dovuto guidare io, al nostro primo Ballo del
Ceppo..."
"Avevo quattordici
anni!" protestò Harry.
"Certo, certo,"
disse Draco, lasciandogli le mani. "E poi non possiamo nascere tutti con
la grazia innata di..." accennò vagamente a Calì, poi cambiò idea e puntò
il dito verso se stesso, "...del sottoscritto."
"Ti ho visto fuori
nei club," commentò Calì. "Ho visto che idea hai del ballare."
"Quindi vuoi dire
che non si tratta di grazia innata ma di depravazione innata," propose
Harry, scansandosi automaticamente prima che Draco assestasse il colpo.
"Non ti fidi di
me," osservò Draco, indignato. "Bene allora. Ti sfido."
Si tolse il guanto destro
con i denti, quindi si sfilò il sinistro e se li mise sulle spalle.
"Avanti,"
disse, gettandosi anche la sciarpa sulle spalle. "Meno parole e più fatti,
Patil."
Le afferrò una mano e la
trascinò verso il cortile, ignorando i suoi versi stupiti mentre la tirò via
dal selciato e tra le sue braccia. Poi le fece fare un casquet.
Alzò gli occhi verso
Harry e gli mandò un sorriso.
"Puoi dire che non
so ballare, adesso?"
Harry non ebbe mai il
tempo di rispondere, perché Padma Patil uscì di corsa da un'altra porta e si
diresse verso di loro.
Harry avrebbe ricordato
per molto tempo i volti delle gemelle in quel momento, due specchi che
riflettevano cose molto diverse. Calì era arrossata e sorridente, innocente ed
eccitata, mentre il viso di Padma era bianco e teso, i suoi occhi sbarrati per
l'orrore.
"Venite tutti,
presto," disse, sfogando tutta l'emozione con la voce. "Abbiamo
bisogno di tutti voi nella stanza del Giovane Ordine. Subito."
*
I membri dell'Ordine
attorno al tavolo non chiacchieravano come facevano sempre all'inizio di una
riunione. Stavano fissando Lupin con una sorta di terrore ammutolito. Neville
si era fatto pallido come cenere, e Harry cercò di inviargli un sorriso
rassicurante. Stava già tenendo la mano a Hermione e a Ginny... sembrava che
Ginny fosse sul punto di piangere.
Temeva che il sorriso non
gli fosse riuscito molto convincente. Il professor Lupin, che di solito teneva
in serbo per loro uno sguardo caloroso, era serissimo.
Erano tutti stretti
attorno al tavolo in quattro gruppi compatti.
Il gruppo più compatto e
più lontano dagli altri era quello dei Serpeverde. Ma era sempre stato così.
A Harry non era sempre
importato.
Aspettarono, e finalmente
Lupin parlò. Il suo sguardo rimase fisso sul tavolo, la voce bassa e formale.
"La signorina
Granger e il signor Boot erano stati assegnati alla divisione ricerca della
nostra squadra," disse. "Stavano indagando sulla magia antica che il
professor Silente ha più volte invocato per proteggere luoghi." Gli occhi
di Lupin fluttuarono un attimo su Harry. "Si stava pensando di organizzare
una stanza sicura a Hogwarts dove gli studenti potessero rifugiarsi in caso di
allarme, e stare al sicuro. Il progetto stava avanzando in modo...
soddisfacente. Stamattina, invece, si è scoperto che tutte le barriere
preliminari sono state infrante, e i progetti rubati."
Lupin alzò leggermente
gli occhi.
La stretta di Hermione
per poco non spezzò la mano di Harry.
"La spia dentro
Hogwarts è passata al sabotaggio diretto. Ci è stata sottratta una delle
speranze migliori, e una gran quantità di lavoro e magia è andata sprecata. Dobbiamo
capire chi ne era al corrente... e io ammetto di essere tra quelli. La
signorina Granger mi ha chiesto consiglio per un problema con gli incantesimi,
e io a mia volta ho chiesto aiuto a diversi membri dello staff per lo stesso
motivo."
Fece una pausa. Era in
momenti come quello che Harry odiava di più la guerra: quando gli adulti su cui
contava sembravano così vecchi e stanchi.
"Sono felice di
essere sotto sospetto," disse. Si levò un mormorio di proteste, e lui alzò
una mano. "Ma devo insistere affinché la signorina Granger e il signor
Boot ci informino di ogni possibile falla nella sicurezza. Ci serve una lista
completa dei sospettati."
Mentre Hermione Parlava,
Harry la guardò, e notò che i suoi occhi sembravano troppo grandi su quel viso
improvvisamente emaciato.
"Io l'ho detto a
Ron," disse a bassa voce. "E l'ho detto... l'ho detto a Ginny. Era
spaventata, e pensavo che sarei riuscita a rassicurarla."
"Signor Boot?"
chiese Lupin, senza commentare.
Gli occhi di Terry Boot
erano nascosti dai suoi occhiali da lettura, e forse era per quello che se li
era messi.
"Io l'ho detto a
Padma e a Mandy," disse. "Abbiamo lavorato in gruppo su ogni
progetto. Abbiamo fatto ricerche insieme."
"Nessun altro?"
Lentamente, Hermione e
Terry annuirono all'unisono.
"No," disse una
voce fredda e cristallina, mentre ogni testa si voltava verso il centro del
gruppo dei Serpeverde. "Io lo sapevo," continuò Draco, il viso privo
di emozioni. "Boot me l'ha detto mentre sorvegliavamo l'entrata principale.
L'ho aiutato con una parte complessa dell'incantesimo."
Ci fu un breve istante di
silenzio. Harry guardò gli occhi calmi di Draco.
Si scatenò il pandemonio.
Gente che saltava su,
gridava, si girava e avviava conversazioni deliranti con i vicini. E quasi
impercettibilmente, in modo del tutto naturale, molti volsero le spalle ai
Serpeverde.
"Non l'ho detto
perché sapevo che tutti avrebbero pensato che il colpevole fosse lui,"
scattò Terry Boot. "E non lo è."
"Penso sia molto
improbabile," ribatté Padma Patil, lo sguardo freddo fisso su Draco.
"Improbabile?"
strillò Ron, che si era alzato in piedi. "E' stato lui! Basta guardarlo
per capire che è stato lui! Bisognerebbe spedirlo ad Azkaban in questo
istante..."
Tiger e Goyle si
scrocchiarono entrambi le dita, ma fu Pansy Parkinson che tentò di tuffarsi
all’altro capo del tavolo.
"Ti ammazzo,
Weasley!"
"Goyle, tienila
ferma," ordinò Draco.
Pansy si dimenò
furiosamente tra le braccia di Goyle.
"Ti ammazzo!"
"E' ovvio che la sua
ragazza la pensi così..."
"Chiusi quella
stupida bocca!"
Hermione lasciò la mano
di Harry e si alzò. I suoi occhi mandavano fulmini, e c'erano due chiazze scure
di colore sulle sue guance.
"Non ti permettere
di usare quel tono con Ron," disse gelida. "Coma osa Malfoy
strisciare qui dentro fingendo di essere dalla nostra parte, gettando il
sospetto su persone come il professor Lupin? Non avremmo mai dovuto credere a
voi... a nessuno di voi."
"Siediti,
Hermione."
Hermione lo fissò, e
Harry si rese conto di aver parlato grazie alla fredda palla di panico e furia
acciambellata nel suo petto.
Quasi nessun altro se ne
accorse. Erano troppo occupati a gridare, a fare domande, a muoversi
furtivamente per allontanarsi il più possibile dai Serpeverde. Ron e Pansy si
urlavano oscenità l'un l'altra, e Pansy cercava di mordere Goyle per indurlo a
lasciarla. Blaise Zabini parlava in toni freddi con Padma. Tiger guardava
minacciosamente alcuni Tassorosso, che improvvisamente ammutolirono. Quasi ogni
Serpeverde aveva attaccato qualcuno con veemenza.
Ma Draco lo guardava
assorto, e gli occhi scioccati di Hermione erano inchiodati al suo viso.
"Harry, non c'è più
alcun dubbio," sussurrò. "Harry, è una pazzia..."
"Non è stato
lui," disse Harry.
Ginny tremava
violentemente. Non gli importava.
"Silenzio, per
favore," disse Lupin, e Harry lo guardò con una specie di speranza
disperata.
Metti le cose a posto,
diglielo, Draco si fida di te, dì loro che... che...
Le voci si interruppero a
malincuore.
"Non vuole
dichiarare la sua innocenza, signor Malfoy?" chiese con calma Lupin.
Draco guardò il Giovane
Ordine, torcendo il labbro con fare acido o beffardo.
"Non spreco mai il
fiato."
*
"Chi trova tiene."
Harry quasi ringhiò la
parole d'ordine che Draco gli aveva dato al muro di pietra vuoto, immobile e
irritante, e spinse lui stesso la pietra entrando, perché non si sbrigava ad
aprirsi. I Serpeverde nella sala comune non gli fecero domande né
sogghignarono, mentre gli passò davanti in fretta.
Spalancò la porta della
stanza di Draco e si precipitò all'interno.
Draco era steso a pancia
in su contro i cuscini sul suo letto, e studiava un libro. Lo mise giù e guardò
verso Harry.
"Oh. Sei tu,"
disse.
Due passi decisi e fu
accanto al letto.
"Cosa credevi di fare?"
domandò Harry.
"Di cosa
parli?" chiese Draco, con una pronuncia strascicata che risultò più
fastidiosa che mai.
Harry afferrò i suoi
vestiti con la mano.
"Ehi!" gridò
Draco, oltraggiato. "Che stai..."
"Dimmi," disse
Harry, "per quale cazzo di motivo ti sei rifiutato di negarlo!"
Draco si tirò via dalla
stretta di Harry e si alzò dal letto, alzandosi in piedi e guardandolo storto.
"E perché me lo
chiedi?" volle sapere.
La sua voce era ancora
fredda, e solo la lieve colorazione delle sue guance fece capire a Harry che
era arrabbiato.
"Cosa?"
disse Harry. Perché Draco gli aveva chiesto quello? Non era ovvio che
dovesse proteggere Draco, persino da se stesso? Non era chiaro?
Draco rimase a guardarlo,
con quel lieve rossore che ancora ornava le punte dei suoi zigomi e gli occhi
che luccicavano in modo strano.
"Credi che sia stato
io?"
Per un attimo Harry non
fece altro che fissarlo. Draco ricambiò lo sguardo, irremovibile.
"Allora,"
disse. "Lo credi?"
"No!" Per poco
Harry non urlò. "Certo che no!"
Draco sorrise
sgradevolmente. "Quanto sei sicuro?"
"Sono sicuro,"
disse Harry, con la voce più energica che gli riuscì. "Ne sono
assolutamente certo. Ti conosco."
"Potrei star
mentendo."
"Draco," saltò
su Harry, "non sai nemmeno mentire tanto bene!"
Draco parve offeso.
"Sì invece! Io..."
"Menti in modo patetico,"
continuò inesorabile. "Se ne accorgono tutti quando lo fai, perché sei
convinto che non vale la pena di darsi noia per ingannare le masse inferiori, e
ti comporti come se pensassi che ogni cosa che fai sia geniale. Non hai saputo
fingere per un secondo quando non ti piacevo, non riuscisti nemmeno a fingere
di esserti ferito al braccio. Saresti la spia peggiore della storia!"
Draco storse il naso e
sembrò decisamente attonito. "Beh."
Harry si concesse un
sorrisino a quella ammissione parziale. "Lo vedi?" disse, più
gentilmente. "Ti conosco."
Draco lo guardò di nuovo
con occhi attenti. "E non credi che sia stato io."
"Io so che non sei
stato tu."
"Assolutamente."
"Sì."
"Senza
domande."
"Sì."
"Niente che nessuno
dicesse potrebbe farti cambiare idea."
"Sì!"
ringhiò Harry, facendo un passo verso Draco senza un'idea in mente se non forse
quella di colpirlo fin quando non fosse rinsavito.
Draco sbatté le palpebre,
fece un passo indietro e poi rise.
"E quante persone
credi che abbiano la stessa fiducia in me?"
Harry ammiccò a sua
volta. "Io... sono certo che, se lo avessi negato, moltissime persone
avrebbero..."
"Creduto alla parola
di un Serpeverde?" chiese Draco. "Creduto alla mia parola? Lascia che
ti faccia un esempio. Mettiamo che questa cosa fosse successa sei mesi fa. A
prescindere dalle mie parole, avresti creduto per un solo attimo che non fossi
stato io?"
Harry avrebbe voluto dire
Sì, ma ricordava di aver pensato che quello stesso ragazzo fosse l'Erede
di Serpeverde, quando avevano entrambi dodici anni.
Non se ne sarebbe
dissuaso per nessun motivo.
"Visto," disse
Draco. "Penseranno comunque che sia stato io. Lo negherei se pensassi che
servirebbe a qualcosa, ma non è così. E non ho intenzione di strisciare ai
piedi di un gruppo di Corvonero petulanti e Tassorosso mollaccioni per meno di
niente."
Era una cosa così
stupida, ma era tremendamente da Draco, e c'era una bizzarra logica dietro quel
ragionamento. E il fatto che avesse citato i Corvonero...
"Perché doveva
dirtelo, Terry Boot?" rimuginò Harry infastidito. "Avrebbe dovuto
pensare a cosa avrebbe pensato la gente se si fosse scoperto, e tu lo sapevi.
Non avrebbe dovuto farlo."
Draco parve vagamente
stupito. "Non l'ha fatto apposta," rispose. "E' un mio
amico."
Harry ripensò alla
riunione dell'Ordine in cui avevano discusso della medimagia e dei Babbani, e a
come, all'inizio, Terry aveva guardato Draco, e lui si era chiesto se fossero
amici.
Adesso aveva avuto la
risposta.
"Da quando?"
Draco alzò un
sopracciglio. "Dall'inizio dell'anno. Fui sorpreso quando lo elessero
Caposcuola. Avevo sempre pensato che saresti stato tu o io. Mi ero abituato
a quell’idea, vincere e rendere la vita dei Grifondoro un inferno per un anno,
oppure perdere ed essere il prefetto più ribelle che avresti potuto immaginare
"Sei proprio
un cretino."
Draco scrollò le spalle. "Pensai che
forse l'avevano eletto perché era una scelta neutrale, ma non ne ero sicuro. Mi
interessava, così decisi di conoscerlo meglio e di manipolarlo in modo da
lavorare insieme al progetto di Astronomia."
"Tu e i tuoi astuti
piani da Serpeverde. Non potevi semplicemente parlargli?"
Draco sollevò il mento.
"Mi piace rendere la mia vita interessante. E lui è interessante. E'
sveglio e intelligente. Ti piacerebbe."
"Neanche lui pensa
che sia stato tu."
"Beh, ha le sue
ragioni. Innanzitutto, probabilmente non vuole pensare di esser stato lui a
consegnare il segreto alla spia."
"Tu non sei
la spia," disse Harry. "Non dirlo neanche."
Draco gli rivolse di
nuovo un'occhiata pungente e decisa, come se stesse cercando di tradurre un
testo e non fosse del tutto certo di averlo compreso.
"Sei sicuro?"
chiese. "Voglio dire, ne sei davvero sicuro? Sapevo che l'avresti detto,
ma tutti i tuoi amici penseranno che sia stato io, e se non ne sei certo
dovresti dirmelo. Non voglio la tua stupida nobiltà Grifondoro, non voglio che
tu stia dalla mia parte per principio, voglio sapere..."
"Draco, la smetti di
fare l'idiota?"
Draco non lo stava
ascoltando. Il suo respiro era accelerato, e le macchie di colore sui suoi
zigomi si stavano scurendo.
"Lo negherò se
vuoi," gli disse duramente. "Non lo farei mai per loro, ma lo farò.
Non sono stato io. Hai bisogno di sentirmelo dire?"
Harry vide che i pugni di
Draco erano stretti. Afferrò le sue spalle.
"No," disse, e
si accorse che stava respirando affannosamente come Draco. "No, non ho
bisogno di sentirtelo dire."
Molto semplicemente,
Draco si rilassò e ritornò al suo naturale strascicare.
"Bene allora,"
disse, e fece il suo sorrisino luminoso. "Tu mi credi. I Serpeverde mi
credono. Che altro importa?"
La porta si aprì, e
Zabini, Pansy, Tiger e Goyle entrarono.
"Oh mio Dio, sei tu,"
disse Zabini, disgustato. "Ma sei sempre qui intorno? Non hai una casa
dove andare?"
"Dobbiamo parlare
con Draco," annunciò brevemente Pansy, rivolta a Harry.
"Ciao," disse
Tiger.
"Non c'è bisogno di
essere scortesi con il mio ospite," disse Draco, ma senza rancore. Harry
lo vide guardare Pansy, e si accorsero entrambi che aveva pianto.
"Me ne vado,"
disse Harry, muovendosi verso la porta.
Draco lo raggiunse, e
parlò a bassa voce.
"E' venerdì. Fra un
po' potremmo andare a Hogsmeade."
"Sì?" Harry
sorrise. "Magari."
"Ci vediamo tra un
paio d'ore," disse Draco. Si girò verso gli altri e parlò con chiarezza.
"Tiger e Goyle, voi due andate con lui. Nessuno deve uscire da solo, e a
Lupin verranno sette infarti se al povero Harry Potter verrà concesso di
andarsene in giro da solo nei sotterranei dei Serpeverde.
Tiger e Goyle si mossero
verso la porta senza un sussurro.
Harry si guardò alle
spalle camminando verso la porta. Pansy stava piangendo con ira silenziosa, e
Draco le aveva appena messo un braccio attorno alle spalle. Zabini si stava
mordendo le labbra.
Tiger e Goyle lo
riaccompagnarono in silenzio, nessuno profferì parola. Ma Harry indugiò davanti
al ritratto della Signora Grassa.
"So che non è stato
lui," disse.
Ci fu un attimo di
silenzio. Poi Tiger grugnì, "Certo che non è stato lui."
Se ne andarono,
camminando lentamente. Harry li guardò allontanarsi.
*
Alla fine, comunque,
dovette entrare e affrontarli tutti.
Hermione alzò lo sguardo
appena fu entrato, con gli occhi sfolgoranti e una mano stretta stretta a
quella di Ron. Ron era pallido e infuriato, le sue lentiggini sembravano punte
di spillo illuminate da luci fluorescenti. Calì era rannicchiata su una sedia
vicino al divano, il viso rigato di lacrime, ma senza alcuna certezza sul viso
a cui lui potesse appigliarsi. E accanto alla sedia c'era sua sorella, con la
sciarpa blu dei Corvonero al collo, una fascia di freddo turchino.
Padma Patil affrontò
Harry con uno sguardo che non era ferito, ma freddamente devastante quanto la
sua voce.
"Hermione ed io
abbiamo parlato," gli disse.
"Ma che
carine," disse Harry freddamente.
"Harry,"
esclamò Ron all'improvviso, involontariamente, vibrando di pura indignazione.
"Cosa c'è,
Ron?" scattò Harry. "Cos'hai da dire? Per caso qualcosa sul genere di
'non ti porterò via una persona in cui credi'?"
"Harry, adesso è diverso..."
cominciò Ron.
Harry lo interruppe
ferocemente. "Perché?"
"E' diverso perché
adesso abbiamo tutti i motivi per pensare che sia lui la spia in mezzo a
noi."
Non era una voce
arrabbiata. Harry la odiò, perché sapeva che quella voce parlava per tutta la
scuola, senza sentimenti personali, senza passione... ma con una logica priva
di rimorso che avrebbe condannato Draco completamente e assolutamente.
Era Padma, ovviamente.
"Perché?"
chiese Harry, con voce serrata. "Perché lui dovrebbe essere più sospetto
di chiunque altro conosciamo?"
"Perché...!"
Per un attimo la voce di Ron fu soffocata dall'ira, poi Hermione posò la mano
sul suo braccio, facendo cenno a Padma di continuare.
La ragazza che era la
Corvonero ideale, e che era diventata con tanta facilità prefetto e membro del
Consiglio. Che era intelligente e carina, e che non si era preoccupata di
celare lo sdegno, quando Ron l'aveva portata al Ballo col suo abito
sfilacciato.
A Harry non era mai
davvero piaciuta.
"Il ragionamento
fila, Harry," disse, e oh, era molto astuto da parte di Hermione far
parlare Padma, perché lei non avrebbe potuto farlo con lo stesso distacco.
"E' l'unico Serpeverde che conosciamo, e Serpeverde produce la maggior
parte dei maghi Oscuri. E' il figlio di Lucius Malfoy, ed è ben noto per le sue
opinioni anti-Babbani. E' sempre stato un mistero per quale motivo abbia scelto
di supportare il nostro partito. Se fosse una spia, quadrerebbe tutto."
"E' la
spia," disse Ron, quasi strozzandosi.
"Harry," disse
dolcemente Hermione, "deve essere lui."
Harry chiuse gli occhi
per un momento contro l'impeto di rabbia rosso e nero, e vide Draco con quel
rossore sul viso che diceva Non sono stato io. Hai bisogno di sentirmelo
dire?
"No," ringhiò
contro tutti quanti. "Io lo conosco."
"Davvero?"
chiese Padma. "Non mi pare che tu abbia mai avuto molto tempo per lui,
prima di quest'anno. Non pensi sia strano che d'un tratto abbia deciso di
esserti amico, proprio a te, Harry Potter, nello stesso anno in cui tutti i
nostri segreti cominciano a scivolare via? Ti sta usando."
Harry poté scorgere la
consapevolezza che prendeva forma dietro gli occhi di Ron, un mulinello nero
concentrato nella pressione di uno spillo dietro la fronte. E il risultato
finale: furia.
"Lo uccido,"
sputò Ron.
E Harry pensò, stanno
voltando ogni cosa contro di lui.
"Non azzardarti
anche solo a pensare di toccarlo," disse, la voce glaciale. "Nessuno
di voi. Io ho passato del tempo con lui. Voi no. Non avevo molta stima di lui
prima, lo so. Non sapevo nulla di lui prima, ma adesso sì."
"Hai passato del
tempo con lui," ripeté Padma con enfasi raggelante. "Allora,
quali analisi hai da offrirci? Cosa pensi di lui adesso?"
Harry pensò alla lieve,
remota eco di quell'offesa.
Gentilmente disse,
"Penso sia fantastico."
"Ti sta
manipolando," s'intromise Hermione. "Non è colpa tua, Harry, lo so
che gli sei leale, lo so bene, ma devi pensare... Harry, l'ultimo traditore è
stato... E' stato un amico di tuo padre. Non puoi permetterti di fidarti di lui
così ciecamente."
Harry si accorse, con sua
leggera e distaccata sorpresa, che stava tremando. Stavano paragonando Draco a
quel... a quel...
"L'ultimo
traditore," tirò fuori con voce roca, "era una persona di cui si
fidavano tutti."
Volse uno sguardo truce a
Padma Patil, perché non sarebbe mai riuscito a dirlo a Hermione o a Ron. Lei lo
guardò con un principio di offesa personale negli occhi.
"Come osi!"
esclamò.
"Come osi tu,"
ribatté Harry. "Vieni qui, nella mia casa... e insulti un mio amico.
Come ti sentiresti se fosse un tuo amico? Non voglio sentire neanche un'altra
sola parola contro di lui."
Non gli importava. Non
sarebbe rimasto lì. Aveva bisogno di stare da solo, di pensare. E non gli
importava neanche di essere beccato a camminare per la scuola da solo.
Si gettò un'occhiata alle
spalle, vide Ron col viso di un rosso acceso, Hermione furiosa e sull'orlo
delle lacrime, tutti i Grifondoro.
"E questo vale anche
per voi," aggiunse gelido, prima di sbattersi dietro la porta.
*
Ginny era piuttosto
soddisfatta del suo piano.
Era chiaro che Harry non
sarebbe tornato nelle stanze dei Grifondoro per ore. Era furioso, e non c'era
niente di strano, con quella Padma Patil che si comportava come se fosse in
casa sua e che lo accusava.
Lui l'aveva salvata dal
basilisco. DI lui ci si poteva fidare per tutto. Forse la spia era davvero
Malfoy, e Harry aveva un piano. Forse era davvero leale col suo amico, ma
avrebbe comunque scoperto la verità. Forse la spia era qualcun altro e lui già
lo sapeva e ci stava lavorando.
Era l'unico che avrebbe
potuto salvarli. Ed era il ragazzo che aveva sempre amato, e stava soffrendo
perché nessuno credeva in lui.
Ginny poteva dirgli che
lei gli credeva. Gli avrebbe fatto piacere sentirlo, sapere che qualcuno lo
capiva.
Certo, non aveva idea di
dove potesse essere. Per questo le era venuto in mente un piano.
Malfoy era sotto
sospetto, e Harry, il leale Harry, di certo era corso da lui. Doveva solo
trovare Malfoy, e subito dopo avrebbe trovato Harry.
Dovette attendere solo
qualche minuto prima che il primo obiettivo fosse raggiunto. Malfoy e Blaise
Zabini spuntarono fuori dai sotterranei dei Serpeverde, ovviamente nel bel
mezzo di una conversazione animata.
Captò il nome Harry
Potter, e perse qualsiasi scrupolo sul fatto di origliare.
"Non è niente del
genere," stava dicendo Malfoy, e Ginny rimase segretamente terrorizzata
dall'inflessibilità della sua voce. "Non mi aspetto che tu lo capisca. Non
ne sai molto di tocchi innocenti."
"All'incirca quanto
te, Draco," biascicò Blaise Zabini. Stava cercando di suonare divertito,
ma l'irritazione era palese.
A Ginny non era mai
piaciuto Malfoy, ma almeno da lui si sapeva cosa aspettarsi. Tutti sapevano che
Zabini era inaffidabile, con quegli occhi scuri come sorgenti di ombre infide e
quel viso attraente, un po' troppo furbo per essere gradevole.
"Di certo io ne so
di più, se non altro per principio," disse Malfoy senza perdere la calma.
"Dopotutto, Blaise, mi piace pensare di essere leggermente più selettivo
di te. E sono stato davvero un bravo ragazzo, di recente."
"Questo è
vero." La voce di Zabini suonò rigida. "Niente è più come
prima."
Ginny cominciò a sentirsi
a disagio sentendo quelle cose. Era convinta che Malfoy l'avrebbe portata quasi
subito da Harry.
Con la voce di Malfoy si
sarebbe potuto tagliare il ghiaccio.
"E con questo cosa
vorresti dire?"
"Senti, Malfoy. Sono
solo... in pensiero. Specialmente adesso." Il tono di Zabini si fece
improvvisamente asciutto. "Ti chiedo solo... se hai una specie di piano,
se sai cosa stai facendo."
"Oh, non
preoccuparti." Malfoy parlò più dolcemente, con voce setosa, come se
all'improvviso avesse deciso di rassicurare Zabini, o come se avesse paura di
essere udito. "Lo so. Ciao, Harry."
Il cuore di Ginny balzò
quando vide Harry camminare verso di loro nel corridoio, col suo dolce sorriso
curvato.
S'incrinò un po' quando
vide Zabini, ma quando Malfoy si sporse un po' verso di lui il suo viso si
distese nuovamente.
"Blaise stava giusto
andandosene," annunciò Malfoy, la voce simile ad un balsamo, e poi
all'improvviso fissò quello sguardo di ghiaccio su Ginny.
Lei lo guardò in muto
terrore, certa che avesse capito che era stata lì per tutto il tempo.
"Qualcuno deve
scortare la magnifica Ginny alla sua sala comune, dopotutto." Ginny trovò sinistra
l'occhiata che accompagnò quell'esclamazione, ma Harry rise. "Sono certo
che per Blaise sarebbe un onore."
Zabini parve contrariato.
Il sorriso di Malfoy debordava verso il ghigno birichino, e Ginny continuava a
non vederci proprio niente di divertente.
"Non vi
preoccupate," disse una voce alle loro spalle. "Ci penso io a
Ginny."
Ginny si voltò
spaventata, e si ritrovò appoggiata a Dean. Rimase calmo dietro di lei,
sostenendola, mentre Malfoy mormorò:
"Beh, sappiamo tutti
che ti piacerebbe..."
"Draco!" Harry
gli diede una gomitata di rimprovero, e Malfoy si zittì.
La malizia di Zabini,
ovviamente, rimase senza freni. Ginny la vide balenare nei suoi occhi quando
rivolse a Dean uno sguardo insistente e tranquillo.
"Oh, a me non
dispiace andare in sala comune con lui," disse Zabini, guardandosi
intorno con una sorta di gioia dispettosa per le espressioni scioccate di tutti
i presenti.
Harry lo guardò con
disprezzo, ma anche un po' divertito. Malfoy aveva un sorriso altezzoso appena
accennato.
Dean guardò Zabini,
assolutamente sereno.
"Certo, se ti va
puoi venire con me e Ginny."
Zabini sembrò
contrariato. "Malfoy, questi qui ti hanno accettato," notò con
sarcasmo, prima di precipitarsi fuori. Mentre avanzava spintonando Ginny e
Dean, lei lo sentì mormorare, "E spero tu abbia un piano."
Ginny non guardò né lui
né Dean, mentre uscirono. Era troppo occupata a fissare Harry, la cui fronte
era amabilmente corrugata. Harry si mosse e toccò il gomito di Malfoy.
"Ti conviene andare
in giro solo con Zabini?" gli chiese a bassa voce. "Insomma,
è..."
Malfoy alzò un
sopracciglio in quel suo modo particolarmente fastidioso. “Sono perfettamente
al sicuro. Male colga colui che rapisse sia me che Blaise. Ci spedirebbe
indietro con una nota di solidarietà entro una settimana."
Harry sogghignò.
"Penso che ne accetteremmo solo uno indietro." Si fermò.
"Dopotutto Zabini non è tanto male, considerando l'alternativa."
Malfoy gli scoccò
un'occhiata truce.
"Tutto bene, voi
due?" domandò Dean, che era rimasto assorto in quella educata sordità che
Ginny aveva molto apprezzato quando uscivano insieme e lei si fermava a parlare
con uno dei suoi amici.
"Tutto a posto,
Thomas," rispose Malfoy, roteando gli occhi con fare melodrammatico.
"E' solo il mio Grifondoro idiota che si comporta da stupido. Di
nuovo."
"Beh, devo finire il
mio progetto di Magia Creativa," disse Dean. "Ci vediamo, Malfoy.
Harry."
Ginny fu sconvolta quando
vide Malfoy sorridere a qualcosa detto da Dean. Il sorriso fece sembrare il suo
viso più luminoso e più giovane.
Dal modo in cui Harry
fissò Malfoy, Ginny si accorse che era sorpreso anche lui.
Prese il braccio di Dean,
lo strinse forte e guardò ardentemente Harry, sperando che le chiedesse di
restare. Ma lui continuò a guardare Malfoy, quando Dean cominciò a guidarla per
il corridoio.
"Che intendeva dire
Zabini?" le chiese, con la sua voce morbida e seria. "Parlava di un
piano?"
Ginny rifletté un
momento. "Prima ha chiesto a Malfoy... se sapesse cosa stava facendo, se
avesse un piano. E Malfoy ha detto che ne ha uno."
Guardò in su verso il
viso di Dean, angosciata, e lesse la preoccupazione nei suoi dolci occhi
castani.
"Pensi che dovremmo
dirlo a Harry?" chiese lei, con ansia.
"No..." disse
piano Dean. "No. Non ci crederebbe."
"Oh, è vero. Si fida
troppo." Ginny si appoggiò a Dean, lasciando che la sua presenza la
consolasse. "Ma ci prenderemo cura di lui, giusto?"
Dean assicurò la sua mano
sul proprio braccio, il viso ancora per un momento molto serio. Poi si
rischiarò appena.
"E io mi prenderò
cura di te."
*
"Dai," disse
Draco, appena Ginny e Dean ebbero effettuato la loro uscita di scena.
"Andiamo."
Si diressero in silenzio
verso il corridoio con la statua della strega orba. Harry stava cercando un
modo per dare voce ai pensieri turbati e incoerenti che lo avevano assalito
mentre girava per la scuola da solo, e continuava a distrarsi dal suo intento
per guardare Draco. Era un tale sollievo riaverlo, con la sua testa bionda che
splendeva pallida nel buio pesto, lì dove nessuno poteva accusarlo,
tormentarlo, dirgli cose che avrebbero potuto metterlo nei guai.
"Prevedo che la
notizia sarà già arrivata a Hogsmeade," osservò Draco mentre
attraversavano il tunnel. "Prendiamoci tutti un attimo per maledire le
voci di corridoio."
"Potremmo andare
alla Stamberga Strillante," propose Harry. "Non ci sarà nessuno
lì."
Draco lo guardò allegro
quando emersero dalla cantina di Mielandia.
"Potrebbero esserci
dei fantasmi," fece notare. "Sai che Tiger e Goyle ancora non
riescono a tornarci?"
"Ehm," disse Harry.
Draco si fermò per
comprare alcuni lecca-lecca al sangue, rivolgendo all'arcigno commesso il più
gioioso e affascinante dei suoi sorrisi. Poi risalirono la collina alla volta
della Stamberga Strillante.
Draco stava ancora
rimuginando sulle offese passate.
"Attaccare qualcuno
con un Mantello dell'Invisibilità non è affatto una cosa nobile," meditò.
"Molto vile. Molto subdolo. Molto Serpeverde, in effetti,
bastardo."
"Draco, tu sei un
Serpeverde."
"Esatto! So di cosa
parlo."
Harry non poté trattenere
una risata per la sua faccia tosta.
"Comunque,"
disse, cercando di essere il più serio possibile, "te lo meritavi. Eri
stato davvero uno stronzo con Hagrid."
"Oh, dici?"
ammise Draco, senza il minimo rimorso. "Ma è stato prima che lo conoscessi
davvero."
Harry si era un po'
spaventato per lo sguardo indecente di Draco quando ad un certo punto, mentre
prendevano il tè da Hagrid, si era reso conto che Hagrid ascoltava gli studenti
che gli piacevano. E che era assolutamente insicuro riguardo le sue competenze
didattiche, e bramava suggerimenti.
"Prima che potessi
iniziare a manipolarlo, vuoi dire."
Draco fece un cenno di
indifferenza con la mano. "E' uguale. In ogni caso nego le tue
dichiarazioni folli e infondate. Lo sto aiutando. Sto assistendo un
insegnante."
Non che le lezioni fossero
diventate meno potenzialmente letali. Tuttavia ora si concentravano su animali
che potevano effettivamente essere utili a qualcosa (di solito a scopi
diabolici), e Draco sembrava aver assunto una posizione di supervisione. Aveva
anche sviluppato la tendenza a schiamazzare in modo decisamente seccante,
durante le lezioni.
Divertente.
"Sei il cocco del
professore che cova piani di ammutinamento sulla classe."
"Stai... stai
cercando di distrarmi dal punto della questione," disse Draco cupamente.
"E il punto è il vile attacco perpetrato alla mia persona quando ero un
bimbo innocente."
"Eri un bimbo tremendo."
"In modo
innocente," insisté Draco, muovendosi con grande prudenza sul sentiero per
la Stamberga. Era proprio da lui fare lo schizzinoso e temere di sporcarsi gli
stivali di fango, pensò Harry, e roteò gli occhi. "Per poco non ebbi un
attacco di cuore, lo sai? Ero un ragazzo sensibile."
"Eri un demone
mandato direttamente dall'inferno per tormentarmi."
"A tutti serve un
hobby," sbuffò Draco. "Nonché un argomento ben più importante degli
affari di cuore... cioè, gli affari di capelli. I miei bellissimi, bellissimi
capelli."
"I capelli biondi
danno un aspetto slavato," disse Harry disinvolto. "E comunque sono
troppo chiari per essere naturali. Scommetto che te li tingi."
Draco fece un verso
soffocato di terrore. Harry si morse il labbro con un ghigno selvaggio.
"Harry," disse
Draco nella sua voce più terrificante, "questa è la cosa peggiore che tu
mi abbia mai detto. E' la cosa peggiore che chiunque mi abbia mai
detto."
Draco volse le spalle a
Harry facendo cenni al cielo, come per far notare all'aria i torti che stava
patendo. Quando ebbe finito, Harry si piegò in basso.
"Osa dirmi
questo," si lamentò Draco verso le nuvole. "Dopo aver rovinato i miei
capelli. Rovinato! Erano incrostati di fango, luridi, per un po' sembrarono marroni,
dovetti passare ore nella doccia a lavarli freneticamente, e lui dice..."
"Draco," disse
Harry con disinvoltura, lanciandogli con assoluta precisione una manciata di
fango, "basta vivere nel passato."
Ci fu un momento di
silenzio, durante il quale il fango filtrò tra i capelli di Draco e sul suo
mantello. Poi Draco si girò lentamente, vibrando per qualche emozione repressa,
e fissò Harry con un gelido sguardo assassino.
"Potter,"
dichiarò con convinzione, "morirai per questo."
Si piegò e afferrò una
manciata di fango rapido come un serpente, ma anche Harry aveva riflessi da
Cercatore. Lo schivò, e fu colpito solo su una spalla, perché ormai era già
rannicchiato per terra.
Draco girò il viso, e il
fango lo prese solo su una guancia. Se la toccò un secondo, incredulo, quindi
indietreggiò leggermente per scansare un altro lancio. Cercava ancora di
salvare almeno gli stivali.
Prese una manciata di
fango e si scansò di nuovo, stavolta spostandosi più vicino a Harry anziché
lontano da lui, quindi gliela ficcò con forza giù per il retro della maglietta.
Harry gridò, si dimenò e
inciampò su una pietra, atterrando di schiena nel fango.
Draco scoppio a ridere.
Harry allungò un braccio, gli afferrò una caviglia e gliela tolse da sotto al
corpo.
L'urlo oltraggiato di
Draco fu interrotto da un rumore che fu insieme un tonfo e uno 'splash'.
Harry alzò appena la
testa per guardare l'espressione immobile e sconvolta sul viso di Draco. I suoi
capelli erano in una pozzanghera di fango.
Harry lasciò cadere la
sua testa nel fango e rise a non finire. Chiuse gli occhi per un momento e
pensò solo, Mi fido di te, qualsiasi cosa succeda.
"Rovina,"
intonò Draco sullo sfondo. "Angoscia. Disperazione. Oh, i miei capelli.
Ti odio, Harry Potter."
"Sì, sì," disse
Harry, schizzandogli addosso del fango.
Draco si accigliò.
"Sono in condizioni delicate oggi, e tu lo sai."
Harry si alzò su un
gomito e fissò Draco, che aveva gli occhi chiusi, probabilmente al fine di
immergersi completamente nella disperazione. Le sue ciglia erano lievi riflessi
d'argento sulla sua pelle.
"Draco," disse
dolcemente, "Dicono che sei mio amico solo per ottenere informazioni da
me."
Draco non aprì gli occhi.
"Tu gli credi?"
chiese, senza scomporsi.
"No!" Quante
volte glielo doveva dire? "Solo che... volevo dirti che se per te è troppo
pesante... se ti rende ancora più sospetto..."
"Dimenticatelo."
Finalmente i suoi occhi si aprirono, piccole lamine di grigio. "Non ti
libererai di me così facilmente."
Il sollievo fu così
grande che non provò nemmeno a non sorridergli.
"No?
Maledizione."
"Così vicino, eppure
così lontano," convenne Draco. "Non ho intenzione di restare tutta la
notte steso qui nel fango. Tirami su."
Porse una mano imperiosa,
ma guastò l'effetto scrollandola.
Harry si rimise in piedi
e incrociò le braccia sul petto, guardando Draco con paziente divertimento,
finché Draco non si rialzò da solo. Lanciò a Harry un'occhiata di rimprovero.
"Vorrei mettere in
chiaro che il sottoscritto si approprierà del bagno dei prefetti," lo
informò.
"Non credo," disse
Harry mite. "Penso spetti a chi ci arriva per primo."
Draco lo guardò per un
momento, scrollandosi soprappensiero la striscia di fango che aveva sul collo.
Quindi si fiondò precipitosamente giù per la collina.
Harry lo seguì euforico.
Si fermarono solo una volta, per infilarsi nel retrobottega di Mielandia e giù
per la botola.
Si precipitarono
attraverso il tunnel, e poi nel corridoio, con Draco che lo colpiva
strategicamente ogni volta che era sul punto di raggiungerlo.
"Sparisci,
Potter," annaspò. "E' il mio bagno. Esigo la mia schiuma
bianco-ghiaccio! Esigo..."
Si fermò all'improvviso,
bloccandosi.
I loro amici erano nel
corridoio, nel bel mezzo di una accesa discussione.
"Noi controlliamo
questo corridoio," stava dicendo Pansy, in tono dispettoso. "Voi
pensate al vostro."
"Siamo arrivati
prima noi," disse Ron bellicosamente.
"Ah sì? Ah sì? Fuori
dalle palle, Weasley."
"Siamo solo
preoccupati..." cominciò Hermione con un filo di voce.
Blaise Zabini tossì.
"Ragazzi? Guardate laggiù."
Ogni testa si voltò per
guardarli. Harry rimase fermo e tentò coraggiosamente di fingere un'aria
innocente.
"Draco!" disse
Pansy, terribilmente sgomenta. "Mio Dio, che ti è successo?"
Si gettò verso di lui, tirando fuori un fazzoletto e lanciando a Harry
un'occhiata velenosa. "Cos'ha fatto?" chiese, strofinando sulla
guancia di Draco.
"Non sputarci
sopra," la istruì Draco, guardando il fazzoletto con sospetto.
Hermione parlò con voce
forzata. "Harry," disse, "per favore, vieni con noi,
eravamo preoccupati..."
Harry incontrò il suo
sguardo con aria di sfida.
"Non c'era bisogno
di preoccuparsi," disse. "Ero con Draco."
"E adesso puoi
tornare con noi," gli disse Ron con decisione.
"E tu dovresti
andare nel bagno dei prefetti, Draco," disse Pansy, lasciando stare il
fazzoletto con l'aria di chi sa quando è il momento di accettare la sconfitta.
Draco sorrise
compiaciuto. "Ti stai offrendo di accompagnarmi, donzella?"
"Dopo quello che è
successo," lo informò Zabini, "dobbiamo tutti parlare con te."
La bocca di Draco si
assottigliò. "Bene," scattò, e si tese verso Harry. "Ci vediamo
domani," disse, modulando ad arte la voce in modo che fosse discreta ma
che tutti potessero udirla con chiarezza. Quindi un pensiero improvviso lo fece
sorridere. "Cioè sabato."
Harry alzò le
sopracciglia. Era tutta la settimana che Draco lo irritava con domande sul suo
regalo. Si era abituato a sentirsi dire 'Harry, cos'è il mio regalo?' al posto
dell'ovvio e troppo comune ciao.
Guardò Draco, che non
riusciva a trattenersi dal togliersi il fango dai capelli, e pensò di nuovo, Mi
fido di te.
"Sì, ci vediamo
domani."
Draco sorrise. "Non
vedo l'ora."