Anime & Manga > Death Note
Ricorda la storia  |      
Autore: MikuSama    28/09/2012    2 recensioni
[Normalità.
Era questa la cosa a cui stava pensando in quel momento il miglior studente del Giappone.
Non accadeva mai nulla, o forse accadeva troppo. Tuttavia non accadeva niente che potesse dare una svolta alla sua vita.]
Una fluff Light x Sayu, non come coppia ma come fratelli, in un momento di assoluta normalità.
Ennesima one-shot sul quadernetto nero, scritta chissà come uscita chissà quando dalla mia mente bakata (con la k, perché è baka) XD
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Light/Raito, Sayu Yagami
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Il sole finiva il suo corso, lento, inesorabile, come tante altre volte aveva fatto. Anche quel giorno si riteneva di aver osservato abbastanza il suolo giapponese, perché nelle prossime ore non lo avrebbe visto più, almeno fin quando il pianeta Terra non si sarebbe deciso di nuovo a voltarsi e mostrare ancora una volta quella piccola ma popolosa striscia di terra. Così i nipponici, ignari ma consapevoli di essere continuamente osservati da quell’immensa stella senza la quale non sarebbero vivi, non potevano fare altro che osservare il cielo infinto colorarsi delle più stupefacenti sfumature di porpora.
Light Yagami poggiò una mano sul freddo vetro della grande finestra della sua camera, mentre il calore dei polpastrelli lo faceva leggermente appannare lasciando un piccolo e breve segno, come quando poggi il palmo su un foglio e poi ne tracci il contorno con la matita, a differenza però che sulla finestra questo scompare.
Alzò il capo, ammirando tuttavia disinteressato quel poco di cielo che riusciva a scorgere. La sua camera infatti dava sulla strada, e davanti a lui poteva vedere solo case su case. Anche se queste non ci fossero, però, la finestra era inesorabilmente orientata verso est.
Sospirò. Lo faceva spesso in quel periodo. Un sospiro anch’esso disinteressato, annoiato, tuttavia liberatorio. Si dice che i sospiri buttino via la felicità; Light invece si sentiva sempre meglio dopo un sospiro.
Ma in fondo cos’è un sospiro se non altro che accumulare tutt’insieme più ossigeno del dovuto e poi, sempre tutt’insieme, espellerlo?
Spesso si sospira quando si sta cercando di razionalizzare il proprio respiro. Ma questa, essendo un’azione involontaria, non può essere razionalizzata; il respiro diventa quindi irregolare e si diventa costretti a prendere un grande, appunto, sospiro.
E dopo aver sospirato ci si dimentica di voler razionalizzare qualcosa che non si può, e i polmoni possono di nuovo riprendere il loro involontario e normale corso.
Normale.
Normalità.
Era questa la cosa a cui stava pensando in quel momento il miglior studente del Giappone.
Non accadeva mai nulla, o forse accadeva troppo. Tuttavia non accadeva niente che potesse dare una svolta alla sua vita. Lui stesso non poteva fare nulla per poter dare una svolta, sia perché ancora minorenne sia perché, in effetti, non sapeva esattamente cosa fare per dare quella fatidica svolta.
E ancora immerso nei suoi pensieri vagamente riuscì a ricordare come fosse passato da guardare il cielo a guardare il soffitto sdraiato sul suo comodo letto a una piazza e mezzo in così poco tempo, o così si ricordava lui. Per quanto ne sapeva, il tragitto finestra-letto poteva essere durato anche un’ora, lui non se n’era minimamente accorto, il tempo diventato ormai una cosa effimera.
Silenzio.
Gli occhi semichiusi a guardare il soffitto, le mani dietro la testa, poco più in altro della nuca.
Silenzio.
Tic-tac, tic-tac.
Silenzio.
Bi-bip.
Il suono dell’orologio digitale da polso, in quel momento molto vicino all’orecchio sinistro data la posizione delle mani, lo fece talmente tanto bruscamente ritornare alla realtà che Light sussultò. Sbatté un paio di volte le palpebre, come se si dovesse abituare alla luce solare dopo una dormita, e si alzò dal letto, togliendosi in fretta la divisa scolastica per mettersi i vestiti di tutti i giorni, per uscire di casa per andare al doposcuola, appuntamento diventato ormai giornaliero.
Proprio mentre era solo con l’intimo addosso sentì la conosciuta e ovattata voce della madre, che lo chiamava dal piano di sotto. Il ragazzo allora si mise velocemente il primo paio di pantaloni che trovò e, ancora a torso nudo, uscì dalla camera per sapere cosa volesse la donna che gli ha donato la vita senza mostrarsi in un modo a sua detta indecente.
«Cosa c’è, mamma?» domandò.
«Hanno appena telefonato quelli del doposcuola, dicono che il professore ha un impegno e la lezione verrà posticipata di due ore»
«Va bene, ho capito.»
Light chiuse la porta della camera per evitare di far entrare altra corrente, perché a torso nudo a novembre stava gelando, e prese un lupetto grigio, intento a infilarselo.
Ma il lupetto grigio invece ritornò piegato accuratamente nell’armadio, dopo che il suo possessore si fosse improvvisamente accorto di sentirsi sporco.
Light detestava la sporcizia. Voleva essere impeccabile in qualsiasi situazione, anche se fosse stato per andare a letto.
Si odorò un po’ ovunque, soprattutto adesso che poteva farlo senza l’ingombro dei vestiti, e storse il naso quando ciò che sentì era proprio sudore. Così, in via del tutto eccezionale, decise di farsi il bagno notevolmente prima del suo solito. In fondo aveva, diciamo così, due ore libere.
Uscì dalla camera ancora col torso di fuori, certo che presto se ne sarebbe pentito dati tutti i peli rizzati dai brividi, ma considerando che presto sarebbe stato circondato da vapore caldo, non ci badò molto. Aprì la porta del bagno, notando immediatamente che però non era l’unico ad aver avuto l’idea di farsi un bagno anticipatamente.
«Sayu?»
«Light? Non dovresti essere al doposcuola?»
«No, la lezione è stata posticipata. Piuttosto, perché fai il bagno così presto?» Rispose pacatamente il fratello, per niente turbato alla vista non solo della sorella, ma anche di questa in intimo con una spallina del reggiseno abbassata e le mani dietro al schiena, intenta a cercare di staccare quegli affari infernali chiamati gancetti.
«Per tua informazione faccio il bagno sempre a quest’ora» rispose la minore, mentre si aggiustava il reggiseno leggermente imbarazzata, tuttavia non più di tanto. «Solo che tu non potevi saperlo dato che a quest’ora di solito sei già uscito.»
«…Capisco. Senti, ci metti molto a fare il  bagno? Così posso vedere se riesco a farmelo in tempo prima delle lezioni» e nel frattempo la sua mente geniale calcolava velocemente tutte le possibilità e i vari modi per riuscire, anche in poco tempo, a lavarsi decentemente, asciugarsi i capelli, prepararsi e uscire in tempo per arrivare in orario al doposcuola.
«Un’ora, un’ora e mezza massimo» rispose lei con gli occhi al soffitto per ragionare. La piccola infatti adorava farsi il bagno, e passava la maggior parte del tempo in ammollo nella vasca perdendosi nei suoi pensieri adolescenziali.
Light valutò entrambe le possibilità, sia quella più favorevole, e cioè che ci avrebbe messo circa sessanta minuti, sia quella in cui ce ne avrebbe messi novanta.
Cercò ogni escamotage possibile ma, se il suo cervello fosse stato una calcolatrice, avrebbe dato solo una risposta: ERROR.
No. Non poteva farcela, nemmeno con la migliore delle ipotesi.
Tuttavia adesso si sentiva, per qualche strana ragione, ancora più sporco di prima.
Aveva il bisogno assoluto del bagno. Non poteva andare al doposcuola e aspettare altre due ore prima di potersi finalmente immergersi nella vasca.
No.
Doveva lavarsi in quelle due ore di buca.
«Ti spiace allora se vado prima io? Ci metto poco…»
«NO! Cioè, no, scusa. Il fatto è che ho un appuntamento con una mia amica e non posso lavarmi più tardi…»
No, questa non ci voleva.
Doveva lavarsi. Era diventata una questione di vita o di morte per lui.
Una goccia di sudore scivolò dalla sua tempia, facendolo sentire, se possibile, ancora più sporco. La guardò con la coda dell’occhio scivolare sempre più giù fino a non sentirla sotto il mento, per poi cadere e fargli rimanere sulla pelle solo una scia umidiccia, segno del percorso appena fatto.
Si accorse solo in ritardo di avere una faccia a dir poco sconvolta, che la sorella non tardò ad intuirne le ragioni, conoscendo le manie della pulizia del suo fratello maggiore.
Sayu doveva lavarsi, Light doveva lavarsi. Un solo bagno, due ore massime di tempo, un’unica soluzione.
«Light, e se facessimo il bagno assieme?»
 
 
 
Il vapore che aveva formato l’acqua calda fece sentire il corpo ancora asciutto di Light totalmente appiccicoso, data l’elevata umidità. Tuttavia, appena il corpo nudo del più grande si scontrò con il caldo getto della doccia, questi non poteva che rimanerne deliziato, sentendo tutta la sporcizia e i problemi scivolare via.
Geniale l’idea della sorella. In realtà, ovviamente, ci aveva già pensato lui poco prima, tuttavia detto dal più grande credeva sarebbe suonato, come dire, strano. Fu immensamente grato alla sorella di aver avuto la stessa sua intuizione.
Sayu era tranquillamente immersa nella vasca piena di schiuma, mentre Light invece era fuori di essa, seduto su una sorta di basso sgabello di legno.
Dopo essersi idratato abbastanza passò la doccia alla sorella, felice del dono appena ricevuto, mentre lui armeggiava con lo shampoo.
Silenzio.
Silenzio.
Questa volta il silenzio era più bello del solito.
Era un silenzio così rilassante, anche di più di quando si faceva il bagno da solo.
Sarà stata la sola presenza della sorella a farlo sentire così bene?
I sempre impeccabili capelli ramati di Light erano diventati ormai un ammasso di schiuma bianca e marrone sopra la testa, che poteva tranquillamente essere scambiata per una parrucca afro un po’ strana nel colore.
Si sentì un suono, come una risata sommossa. Ed era proprio così: alla vista del fratello, la piccola stava faticando a nascondere un’evidente risata causata da quella strana capigliatura. Light alzò un sopracciglio guardando perplesso la ragazzina: che aveva da ridere così tanto? Lui poté solo immaginare la risposta, ma non ci trovava niente di strano in dei capelli pieni di shampoo. Peccato che Light non potesse vedersi in quel momento, perché avrebbe capito meglio che quelli non erano semplicemente capelli pieni di shampoo. Così si limitò a guardarla male.
E, proprio in quel momento, si accorse da quanto tempo non la guardava così attentamente, e soprattutto non la vedeva in tutta la sua interezza, senza l’ingombro dei vestiti, sebbene ovviamente la vasca gli copriva la visuale dall’ombelico in giù.
Effettivamente l’ultima volta che si erano fatti il bagno insieme sarà stato almeno due anni prima, dopodichè l’imbarazzo adolescenziale della sorellina allora dodicenne aveva impedito di continuare quella fino ad allora quotidiana e normale e azione.
A ben pensarci, all’inizio è stata una cosa inaspettata per Light. Non che credesse che l’adolescenza non arrivasse anche per lei, tuttavia all’inizio non si capacitava del perché di tutta questa vergogna. Insomma, fino al giorno prima si vedevano nudi ogni giorno e poi d’un tratto non si poteva più.
Se lo ricordava bene, era stato una sera di settembre. Light aveva proposto di andare a fare il bagno, come lo facevano di solito a quell’ora e lei, avvolgendosi la pancia con le braccia, disse forse troppo energicamente di no.
A pensarci a mente fredda, Light capì finalmente il perché di quell’azione così improvvisa e strana. Eh già, era arrivata l’adolescenza.
«Hai bisogno della doccia?» Chiesa la ragazzina porgendogli il doccino e facendo ritornare alla realtà il fratello maggiore.
«Sì, grazie» rispose lui e finalmente la parrucca afro si dissolse  rivelando di nuovo quei lisci e perfetti capelli color rame, che con l’acqua sembravano risplendere ancora di più.
Sayu guardava curiosa il fratello compiere quel normalissimo gesto, che eppure lui riusciva a renderlo in qualche modo speciale.
Sayu aveva ammirato Light fin da piccola. Era il suo mito. Era il suo dio greco, perfetto e irraggiungibile.
Bello, intelligente, disponibile, instancabile, capace di qualsiasi cosa. Sayu vide il profilo del fratello mentre lo shampoo scivolava via e non poteva rimanere affascinata dal suo corpo e dal suo animo perfetto in ogni angolo.
Abbassò per un attimo la testa contemplando il suo di corpo: il seno era troppo piccolo, le cosce troppo magre, i capelli troppo scuri e mossi, voleva tanto averli lisci e più chiari, i fianchi troppo stretti… insomma, era una quattordicenne complessata in tutto e per tutto.
«Sayu, che hai?» domandò Light, vedendo la sorellina aggrottare la fronte mentre guardava se stessa.
«Sono brutta…» Rispose praticamente di soprappensiero, accorgendosi solo dopo di averlo ad alta voce e tuttavia non rimangiandosi la frase, perché sapeva fosse la verità.
Ma d’un tratto sentì il grande palmo aperto del diciassettenne posarsi sulla sua testa e, quando gli occhi nocciola incontrarono quelli miele, lui rispose con un sorriso gentile:
«Non è per niente vero. Sei una ragazza molto bella invece»
«No…»
«E io dico di sì. E se non ci credi aspetta qualche anno, quando arriverai al liceo, e vedrai un sacco di ragazzi che ti faranno la corte!»
«…Come te?» Chiese lei. Light rimase sorpreso da quella domanda.
«Io non ho ragazze che mi fanno la corte» rispose interdetto, ed in fondo era una mezza verità: le ragazze infatti si dichiaravano direttamente, e le letterine nell’armadietto erano ormai un appuntamento quasi quotidiano.
«Non è vero… Chissà con quante ragazze sei stato e non ci hai detto niente!» Affermò la più piccola con una malizia che non credeva di avere, e che forse sottintendevaqualcos’altro di ben più avanzato di un bacio sulle labbra.
Il maggiore rimase interdetto. «Sayu…» ma la frase venne stroncata sul nascere dalla cristallina risata della più piccola «Dai, scherzavo…» Light dopo qualche secondo decise di fare spallucce e chiudere l’argomento.
Ci fu altro silenzio, interrotto a volte da un po’ d’acqua che schizzava fuori dalla vasca dato che Sayu si agitava un po’ troppo con quello spazzolone nel tentativo di strofinarsi la schiena.
«Te la lavo io?» Propose il grande. Lei accettò con molto piacere. Light voltò la testa di lato aspettando che la sorella uscisse dalla vasca e poi anche lei si sedette su quel piccolo sgabello in legno.
 
Il rumore della spazzola sulla schiena era l’unico suono udibile in quel momento.
Light dietro la sorella, la guardava dall’alto data la sua altezza.
Vederla così piccola e indifesa gli provocava una sorta di affetto protettivo che se non si fosse trattenuto l’avrebbe abbracciata sedutastante e non si sarebbe più staccato. Però si limitò a guardarla un’altra volta.
Più la osservava più si stupiva di quanto fosse cresciuta e di quanto poco se ne fosse accorto. Vedeva un seno fino a due anni prima inesistente, vedeva i fianchi molto più accentuati, vedeva il suo corpo molto più sinuoso e armonioso. Si chiese come facesse lei a dire che era brutta se invece aveva un bellissimo corpo. Bah, ragazze.
Quando toccò alla minore lavare la schiena del maggiore, lei non si trattene per nulla e dopo un po’ il perfetto torace del castano venne avvolto da due braccia sconosciute.
«Ehi, che ti prende?»
«Niente. Volevo abbracciarti. Ti voglio bene Light.» il ragazzo sorrise e accarezzò le mani che erano sul suo stomaco. «Anch’io ti voglio bene.»
 
 
 
«…Dovremmo fare il bagno insieme più spesso secondo me» affermò Sayu il giorno dopo a colazione. Light rimase con la fetta di pane tostato a mezz’aria.
«E quando? Io sono sempre impegnato e me lo faccio sempre tardi, ad un orario in cui tu dovresti essere a letto e invece sei sempre attaccata a quella televisione!»
«E che ci posso fare se il telefilm di Ryuga Hideki è la sera tardi?!»
«Registralo e poi guardalo in un altro momento no?»
«Light anch’io sono impegnata quanto te, e poi non dà la stessa emozione della diretta!»
«Guarda che non è una diretta visto che è un telefilm…»
«Ah, hai capito il concetto no? Mamma quanto sei petulente…»
«Si dice petulante.»
«…Visto?! Ah, devo andare o faccio tardi, ciao mamma, ciao Light!»
La mattina a casa Yagami non iniziava bene se non iniziava con una sana litigata fra fratelli. Ma in fondo si stava bene anche così.
Dopotutto, alla fine, a Light piaceva la normalità.
E adesso che, quello stesso pomeriggio, Light aveva raccolto un quaderno nero comparso da chissà dove, sarebbe continuata a lungo questa normalità?









Note Pazzie dell'autrice:
Buonsalve a tutti voi ^^
Spero vi siano piaciute queste righe e, se siete arrivati fin qui, vi faccio i miei complimenti XD
Cosa dire... se vi è piaciuta così tanto (o se prorpio vi fa schifo XD) lasciatmi una commentino cosicchè io possa migliorare ancora ^^
Ancora ciao e arrivederci!

Miku.
  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Death Note / Vai alla pagina dell'autore: MikuSama