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Autore: kitsune999    28/09/2012    7 recensioni
Si sa che Heiji ha il sangue caldo e Kazuha tende al frivolo.
Cosa ne penserà il grande detective di Ōsaka del nuovo lavoro estivo della sua migliore amica?
Racconto semiserio sulle peripezie sentimentali della coppia più scoppiata di tutto il Kansai.
_______________________________
[Heiji ✘ Kazuha]
Genere: Commedia, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Heiji Hattori, Kazuha Toyama | Coppie: Heiji Hattori/Kazuha Toyama
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CATWALK

Stage 2



La luce del mattino filtrò attraverso le persiane e le solleticò le palpebre serrate, destandola dal dormiveglia. Si accorse di essere ancora tutta intorpidita nel momento in cui cercò di tirarsi a sedere, poiché incontrò l'ostinata resistenza di ogni fascia muscolare del proprio corpo: ebbe l'impressione che le facessero male persino le ossa, tanto si sentiva stremata. Percepì il respiro regolare di Heiji, che dormiva beato al suo fianco, e immediatamente il ritmo dei suoi battiti cardiaci subì un'impennata.
Anche se ciò che era successo l'aveva costretta a letto, non si poteva dire che avesse propriamente dedicato la notte appena trascorsa al sonno, dato che, fra un brivido e l'altro, non era riuscita quasi a chiudere occhio.


Dormire serenamente era l'ultima cosa che avrebbe potuto fare, con la febbre a trentanove e mezzo.

Kazuha aveva ricordi confusi delle ore precedenti e, mentre riprendeva lentamente possesso delle facoltà mentali, provò a ricostruire gli avvenimenti. La discussione avuta con Heiji si era risolta con uno scontatissimo nulla di fatto: inamovibile lui, inamovibile lei.
C'era stato un momento in cui lui aveva perso le parole, ma la sua mente allenata a rompere l'anima al prossimo ci aveva impiegato comunque troppo poco a partorire una nuova brillante uscita.
- D'accordo – Aveva berciato, bilioso – La prossima volta vengo al Nekomimi in compagnia del tuo paparino, vediamo che cosa ne pensa.
Fantastico, proprio ciò che serviva a completare il quadro! Se quei due si fossero coalizzati, avrebbe potuto tranquillamente dire addio all'estate. Le si era già delineata la conclusione più plausibile a cui avrebbe portato quella malsana alleanza: suo padre che la sbatteva direttamente ai domiciliari e sua madre che si disperava inconsolabile, colpevolizzandosi per non essersi resa conto che la loro adorata figlia si prostituiva sotto il loro naso.
- Non oserai!
- Oserò, oserò. A meno che tu non ti decida a darmi retta.
Kazuha si era limitata ad esprimersi mediante un grugnito amareggiato, perché un'improvvisa pesantezza alle palpebre l'aveva portata a socchiudere gli occhi e a rinviare la risposta. Le tempie le martellavano incessantemente e aveva notato solo allora quanto il mal di testa che si trascinava dietro da inizio serata stesse peggiorando. Va bene che Heiji, quando ci si metteva, era un bel fardello da sopportare e disquisire con lui le faceva spesso venire l'emicrania, ma stavolta era diverso.
Inizialmente lui aveva creduto che quel mugugno equivalesse a una resa, poi aveva intuito che qualcosa non andava. Le aveva proposto di entrare in casa, per continuare la diatriba comodamente svaccati sul divano.
- L'idea mi alletta, ma credo che me ne andrò subito a riposare – Aveva declinato lei, inducendo Heiji a preoccuparsi. Kazuha che si sottraeva a un battibecco? Era più facile che il Giappone smettesse di essere terra sismica.
L'aveva accompagnata dentro e aveva dovuto sorreggerla quando per poco non era inciampata sul gradino dell'ingresso, a causa di un capogiro.
- Sei sicura di stare bene? - Le aveva chiesto, scrutando il rossore sulle sue guance e appoggiandole una mano sulla fronte, per scrupolo.

Non stava bene per niente. Scottava.

Di colpo si era sentita così debole che, per arrivare fino alla camera da letto, l'aveva dovuta sollevare e prendere in braccio. Kazuha aveva constatato che sembravano sposini novelli, lei fra le sue braccia e lui che apriva le porte a calci, e quello era stato uno dei suoi ultimi pensieri raziocinanti.
Si era infilata sotto le coperte ed era crollata per una ventina di minuti, sprofondando esausta in un sonno piretico popolato da orribili incubi, che l'avevano presto forzata ad un brusco risveglio. In seguito la temperatura non aveva fatto che alzarsi, e la sua notte era stata scandita dall'andirivieni della madre, che si era prodigata a tamponarle la fronte con una pezzuola sempre fresca, ad asciugarle il sudore e a portarle tè caldo e acqua in quantità, coadiuvata da qualche sporadica comparsa del padre che, per via del turno in centrale, non aveva potuto essere molto presente.
D'altra parte, l'assistenza della signora Tōyama e di Heiji bastava e avanzava.
Ci aveva pensato lui ad andare a comprare le medicine necessarie alla farmacia di turno e non l'aveva lasciata un istante, quella notte. Il fatto che fosse collassato dal sonno lì accanto a lei, vestito di tutto punto, lo testimoniava.


***


Kazuha si toccò la fronte: il tenace cerchio alla testa continuava ad opprimerla, ma in compenso la temperatura era nettamente diminuita. Probabilmente qualche linea di febbre persisteva ancora, ma l'antipiretico stava sortendo il suo effetto. Si scoprì sudata e accaldata e, per conquistarsi un po' di fresco, scostò con cautela il doppio strato di coperte in cui era avvolta, avendo cura di non svegliare Heiji.
Si soffermò a osservare il suo volto addormentato, e le sembrò di vederlo ancora bambino. Aveva i capelli in disordine, i vestiti spiegazzati, la posa sparpagliata di chi si è appena schiantato al suolo cadendo dal terzo piano e un'espressione da perfetto idiota.

E lei aveva sempre avuto un debole per gli idioti.

Al pensiero le affiorò un sorriso. Non ricordava di aver vissuto un solo giorno della sua vita in cui non fosse stata innamorata di lui. Certo, da piccola non poteva averne la medesima consapevolezza, ma l'autenticità e la purezza dei suoi sentimenti erano rimaste immutate. Heiji era senza dubbio la persona più preziosa che aveva.
La sgradevole sensazione dei vestiti appicicaticci addosso la distrasse dalle sue riflessioni. Si tastò la schiena, la maglia del pigiama era zuppa. Aveva sudato le proverbiali sette camicie, in senso letterale. Decise che era ora di mettere in fila due passi e di andare a farsi un bagno.
Però...magari altri cinque minuti avrebbe potuto concederseli. Era così raro averlo vicino totalmente indifeso e
silenzioso. Quello era un momento da salvaguardare.

Ed era anche un'occasione d'oro, si disse, stupendosi lei in primis dei suoi stessi pensieri.

Forse era ancora mezza febbricitante, perché non si era nemmeno sforzata di provare a razionalizzare e, in ogni caso, non era saggio fermarsi a ponderare i pro e i contro: Heiji si sarebbe potuto svegliare da un momento all'altro, le conveniva darsi una mossa.
Tempo di formulare questa conclusione che già si era chinata su di lui, seguendo un impulso irresistibile, per tentare di concretizzare i propri propositi e rubargli un leggero bacio a fior di labbra. Un contatto fugace, questione di un attimo.

Non avrebbe esitato, non stavolta. Si sarebbe presa ciò che voleva. Ormai c'era quasi.

Colmò gli ultimi due centimetri che la separavano da lui e gli diede un bacetto veloce e delicato che non ebbe neanche il tempo di assaporare, tanto temeva le conseguenze. No, non poteva accontentarsi di così poco. Heiji non dava segni di voler riprendere conoscenza, quindi forse c'era modo di poterci provare una seconda volta.
Ritenta, sarai più fortunata, pensò per farsi coraggio.
Al pari di un camaleonte, la faccia le si era ormai colorata della stessa tonalità di rosso acceso del suo pigiama. Il cuore le batteva all'impazzata e non poteva assentire di trovarsi a proprio agio in quella situazione, ma il corpo si muoveva al di là
della sua volontà: prima che potesse rendersene conto, si avvicinò nuovamente e appoggiò le labbra sulle sue, per quelli che le parvero interminabili minuti.
Si congratulò con sé stessa per non aver gettato la spugna al primo tentativo, questo le stava riuscendo decisamente meglio.
Rimpianse di non poterci mettere più trasporto, a meno che non volesse correre il rischio di farsi scoprire.

Adorava ciò che stava facendo.
Adorava sentirlo sotto di sé.
Lo adorava e basta, e avrebbe voluto ricoprirlo di baci.

Kazuha sussultò e ritornò bruscamente alla realtà quando un braccio le si poggiò sulla schiena.
Ecco, lo sapeva, l'aveva svegliato. O forse quel buffone era sempre stato sveglio e aveva fatto il bell'addormentato apposta, chissà.
Quale che fosse la versione giusta, era rimasta marmorizzata e non aveva nemmeno cercato di spostarsi, mentre Heiji la guardava con occhi assonnati, perplesso. Anche se lei aveva interrotto subito il bacio, doveva essersene
sicuramente accorto.
- Beh, buongiorno – Esclamò lui infine, con la voce roca del mattino – Me lo sono sognato o...?
- O cosa? - Trasalì lei, tradendosi – Te lo sei senz'altro sognato!
- Ma se neanche sai a che mi riferisco... - Obiettò lui, aggrottando la fronte mentre recuperava man mano la lucidità. - O magari lo sai? Dimmi, di che sto parlando?
Kazuha provò la tentazione di mordersi la lingua. Si era fregata da sola come una povera scema.
- Ovvio che non lo so, ma qualunque cosa fosse non mi interessa – Si affrettò a ribattere, e fece per rotolare di lato e sgusciare via. Heiji, però, non le permise di muoversi e anzi andò ad usare anche l'ausilio dell'altro braccio per cingerle la vita.
Erano lì, l'una sull'altro, occhi negli occhi, nel groviglio di lenzuola di un letto sfatto. Faticava a distinguere dal sogno quella realtà, con la piega quasi surreale che stava assumendo.
- Pronto? Hai perso la lingua? Ti ho fatto una domanda.
- E io ti ho già dato una risposta.
- Che non mi ha soddisfatto.
- Questi sono affari tuoi.
- Non fare la testarda come tuo solito – La rimbeccò lui, spazientito - Non sei nella posizione adatta per fare la sostenuta.
- E come mai? A me sembra di essere
sopra.
Non l'avesse mai detto. Con un colpo di reni, Heiji invertì repentinamente le parti, sovrastandola.
- Adesso non lo sei più. Quindi ti conviene parlare.
- Perché, altrimenti...? - Lo sfidò lei, facendo un po' la splendida per nascondere l'impaccio. Le pareva tutto fuorché in vena di scherzare, e si sentiva davvero messa in soggezione, senza calcolare che la stava praticamente –
oddio - abbracciando. Il suo stomaco fece una capriola e le sembrò che la febbre le si acutizzasse di nuovo.
- ...Altrimenti potrei arrabbiarmi.
- Questo lo dovrei dire io, ragazzo! - Irruppe all'improvviso la voce severa del signor T
ōyama, di ritorno dalla centrale ed entrato in quel frangente nella stanza per sincerarsi delle condizioni di salute della sua bambina.
La sequenza di eventi che si avvicendò da lì in poi fu talmente rapida che Kazuha ebbe a malapena il tempo di registrarla. Heiji, dopo aver rischiato un infarto miocardico triplo, fece un salto fino al soffitto e si fiondò in piedi, balzando al cospetto di suo padre. - Buongiorno, signore! Sua figlia sta meglio, perciò gliela restituisco subito con tanti ossequi! - Dichiarò con un breve inchino e a voce troppo alta, sgattaiolando via l'istante successivo, svelto come una gazzella inseguita da un leone.
Ginshiro lo osservò mentre si allontanava di corsa, sogghignando fra sé e sé. L'effetto prodotto dal suo ingresso in scena lo aveva vagamente divertito, benché ciò che avesse trovato non gli fosse andato molto a genio.
- Certo che pure tu, papà, potevi anche bussare – Protestò la figlia, a metà tra l'imbarazzato e il deluso.
- A quanto pare ho fatto bene a non farlo, invece – Brontolò lui, per poi domandarle in tono accusatorio: – Si può sapere che stavate facendo, qui?
- Ma cosa vuoi che stessimo facendo? Mi stava sentendo la temperatura, ovviamente – Improvvisò Kazuha, al che il padre le rivolse un'occhiata traducibile all'incirca con 
Certo, e io sono nato ieri.
- Meno male che tua madre è sempre rimasta nei paraggi, stanotte – Continuò allusivo, sedendosi sul letto e iniziando a lisciare le lenzuola con un cipiglio corrucciato. Kazuha roteò le pupille al cielo, intuendo la ramanzina in arrivo. - Comunque sia, se avete deciso di frequentarvi, potreste anche mettercene al corrente. Io non avrei nulla da dissentire in merito...Va da sé, però, che non sarei troppo contento se
copulaste in casa mia.
- Pa...papà!! - Strepitò lei, rossa per la vergogna e sul punto di mettersi a prenderlo a cuscinate. Ci mancava lui a metterla a disagio, quel giorno, e poi non c'era bisogno che si disturbasse a farle la predica, tanto erano lontani anni luce dall'arrivare a quel livello.
- Ah ah dai, stavo scherzando. Vado a fare colazione, vuoi qualcosa?

Ah ah” un cavolo, pensò lei. - No, grazie. Gradirei essere lasciata in pace, adesso. Non mi sento ancora molto bene.
- Come desideri. - Ginshiro si alzò e raggiunse la porta. Era già con un piede oltre la soglia quando si voltò, si portò l'indice e il medio sotto gli occhi e, mimando il gesto, la ammonì: - Sappi che siete marcati a uomo, quindi attenti a quello che fate.

...Cos'era, una minaccia? Kazuha lo esortò ad andarsene agitando la mano in un cenno insofferente, chiedendosi perché tutti gli uomini a cui era più legata dovessero essere territoriali come molossoidi da difesa.






Et voilà, capitoletto corto e indolore, dai toni ahimè più melensi. Spero che non disgusti nessuno XD
Ma 'sti due beoti faranno mai dei progressi degni di questo nome? Ai posteri l'ardua sentenza.
Intanto grazie per aver letto :)


  
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