Libri > Twilight
Segui la storia  |       
Autore: AlexDavis    28/09/2012    10 recensioni
Bella, una giovane e pestifera ereditiera renderà la vita un inferno al suo tutore legale, Edward.
Bella è da sempre innamorata di lui e adesso che ha la possibilità di vivere con lui, cercherà in tutti i modi di farlo innamorare di lei.
Ci riuscirà?
Genere: Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Bella/Edward
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


Epilogo


 

<< Chiamo qui sul palco la donna che ha permesso tutto questo. >> enunciò l’oratore della serata. << Signori e signore un grande applauso a Isabella Swan. >> e immediatamente un grande applauso si alzò dalla platea.
Imbarazzata mi alzai e mi diressi nel mio lungo abito violetto con lo scollo a cuore sul palco ringraziando e sorridendo alle persone che mi stavano applaudendo ed incitando.
Ero così emozionata che mi sentivo il viso avvampare e mi sudavano le mani, ma ero comunque io l’attrazione della serata e non potevo farmi venire qualche infarto o farmi saltare qualche embolo.
Salii i pochi gradini e poi mi diressi al leggio dove c’era un microfono, appoggiai le mani sul legno e alzai lo sguardo facendolo girare per la sala gremita di persone. Erano accorsi i più grandi imprenditori ed uomini politici con le proprie consorti, c’era qualche governatore e alcuni miei colleghi.
E poi c’erano le persone più importanti della mia vita. Edward, mio marito il mio splendido marito che mi guardava con orgoglio ed era più bello che mai nel suo smoking di alta sartoria, e al suo fianco c’era il mio ometto anche lui in smoking che si guardava intorno incuriosito.
Christofer Cullen di appena cinque anni, aveva i capelli biondicci tendenti al ramato e due bellissimi occhi verdi eredità del padre. Era il bambino più bello e buono del mondo, parola di mamma. Certo, potrei sembrare di parte, ma è davvero uno spettacolo me lo dicevano tutti in ospedale quando nacque. Era diventato il principino del reparto maternità del St. Joseph di Chicago.
Quando ci avevano detto che aspettavo un bambino eravamo andati praticamente in brodo di giuggiole ed Edward aveva completamente scollegato il cervello.
 
Ci eravamo appena riappacificati dopo la questione di Victoria e delle troppe cose non dette, ci trovavano abbracciati al centro della stanza dell’ospedale e ci stavamo baciando ignorando tutto e tutti. Venimmo interrotti alla dottoressa che imbarazzata entrò nella stanza schiarendosi la voce e abbassando lo sguardo.
<< Scusate il disturbo, ma… ho i risultati delle analisi della signora Cullen. >> disse sorridendoci.
Edward mi teneva ancora tra le braccia, ma ormai tutta l’attenzione era per la dottoressa che si era avvicinata e aveva aperto la cartellina.
<< Sono molto lieta di comunicarvi che lei è incinta, signora Cullen, di tre settimane e mezzo. >> e ci sorrise dolcemente.
Sgranai gli occhi e sentii chiaramente il cuore di Edward fare un balzo, alzai lo sguardo e trovai i suoi occhi sbigottiti.
<< C-cosa? I-incinta? >> ripeté con voce rotta.
<< Si, signor Cullen, sua moglie è incinta. >> ripeté ancora la dottoressa divertita.
Edward continuava a stare immobile e stavo cominciando a preoccuparmi, ma poi vidi sul suo viso aprirsi un enorme sorriso, un sorrise a denti aperti che andava da un orecchio all’altro.
<< Un bambino, aspettiamo un bambino. >> abbassò lo sguardo su di me. << Siamo incinti, amore, siamo incinti. >> e mi stritolò in un enorme abbraccio.
Incinti?
Scoppiai a ridere e successivamente vennero le lacrime quando afferrai il concetto. Ero incinta, aspettavo un bambino ed il mio matrimonio era salvo, non riuscivo ancora a crederci.
Edward continuava a blaterare cose senza senso ed io lo lasciai fare troppo contenta per fargli capire che ero io quella incinta e non lui, ma era così tenero che non glielo feci mai presente. 
 
 << Ringrazio tutti per essere qui presenti questa sera. >> cominciai il mio discorso. << Questa sera è dedicata all’enorme lavoro che io ed i mie collaborati abbiamo portato a termine in tutti questi anni. Abbiamo messo corpo ed anima in questo progetto e ad oggi nello stato dell’Illinois più di quindici mila senza tetto adesso possono considerarsi parte integrante della comunità, hanno un lavoro stabile e provavo giorno dopo giorno a migliorare sempre di più. Inoltre, questa sera siamo qui, perché purtroppo con la crisi che sta colpendo la nostra nazione lo stato ha dimezzato i fondi e quindi abbiamo bisogno del vostro aiuto, facciamo affidamento sulla vostra bontà d’animo e sul vostro altruismo. Vi chiediamo a nome di tutte quelle persone che abbiamo aiutato e di tutte quelle che hanno bisogno di noi, di aiutarci. Dateci una mano a dar loro un’altra possibilità di vita. >>
Finito il mio discorso ci furono applausi ed incoraggiamenti e dopo un ultimo ringraziamento ed un ultimo saluto scesi dal palco e mi avvicinai di nuovo al mio tavolo dove mio marito in modo galante si alzò e mi scostò la sedia facendomi accomodare. Mi diede un bacio tra i capelli sussurrandomi un dolcissimo ‘Sono fiero di te’ e si accomodò al mio fianco stringendomi la mano e sorridendomi con amore.
Gli restituii lo sguardo poi lo spostai su Chris che mi stava osservando, gli sorrisi e gli strizzai l’occhio, lui provò a fare lo stesso, ma non ci riuscì facendomi ridacchiare.  Mise su il broncio e mio marito gli scompigliò i capelli facendolo irritare ancora di più.
Adoravo i miei due uomini, gli adoravo davvero tanto.
 
                                                                                                                                    ***
 
Quel pomeriggio mia moglie sarebbe finalmente tornata da quel viaggio di lavoro durato una settimana che per me era stata a dir poco stressante.
Non riuscivo a capire come lei facesse a conciliare tutte quelle cose come me, nostro figlio, la casa ed il suo lavoro.
Io ero stato costretto a prendermi una settimana di vacanze per stare dietro a mio figlio che aveva risentito più del solito la lontananza da sua madre.
Però finalmente il giorno del suo ritorno era arrivato e noi ci stavamo preparando per andare in aeroporto.
<< Chris, andiamo, faremo tardi. >> urlai ancora dalla porta.
Sentii un frastuono al piano di sopra poi mio figlio che si stava infilando la sciarpa scese di corsa dalle scale e con un salto atterrò accanto a me sorridendomi. << Eccomi, papà. >>
Alzai gli occhi al cielo, gli aggiustai il cappellino e uscimmo di casa. Facemmo un corsa fino alla macchina perché stava piovigginando e dopo aver messo in moto l’auto partimmo con le note di una canzone pop in sottofondo.
<< Papi perché non compriamo a mamma un mazzo di fiori? Le piacciono tanto. >>
Perché ci aveva pensato lui e non io? Era un genio mio figlio, tutto suo padre.
Mi fermai ad un fioraio a qualche isolato dopo casa nostra e comprai un mazzo di rose bianche ed una blu come il mio colore preferito su di lei.
Mezz’ora dopo stavamo aspettando Bella all’uscita, mancava poco perché il suo aereo era appena atterrato.
<< Dov’è mamma? >> chiese mio figlio torcendo il collo a più non posso per vederla.
Lo presi in braccio sorridendo e lo feci salire su una sedia accanto a me. << Ecco, così appena esce sarai il primo a vederla, okey? >>
Il mio ometto annuì e riportò l’attenzione verso le porte dove sarebbe dovuta uscire mia moglie.
<< Mamiiii!! >> urlò mio figlio scendendo dalla sedia e correndo verso sua madre che appena aveva sentito urlare aveva appoggiato la borsa a terra e si era accovacciata allargando le braccia.
Il mio ometto le si gettò addosso riempendole il viso di baci mentre lei se lo stringeva forte la petto mormorandogli qualcosa all’orecchio con gli occhi lucidi.
Forse non era stato solo Christofer a sentire così tanto la sua mancanza, anche Bella doveva aver sofferto tanto.
Mi avvicinai a loro lentamente per lasciare loro il tempo di riassaporarsi, poi diedi ad entrambi una mano ad alzarsi e poi strinsi tra le mie braccia mia moglie.
<< Bentornata a casa. >> le sussurrai all’orecchio.
<< Ah che bello. >> sospirò dandomi poi un leggero bacio sulle labbra. << Mi sei mancato. >>
Le sorrisi dolcemente dandole un piccolo bacio sul naso. << Anche tu, piccola. >>
 
Quella sera quando ormai Christofer era già a letto da un’oretta io e Bella ci lasciammo cadere sul divano, stretti l’una all’altro assaporando di nuovo quella vicinanza che mi era mancata tanto.
<> le chiesi mentre le accarezzavo un braccio.
<< E’ stata stressante, ma produttiva. Abbiamo ottenuto un buon numero di seguaci e un bel gruzzoletto, sono molto soddisfatta. >>
Sorrisi e le diedi un bacio tra i suoi capelli profumati. << Sono fiero di te. >>
Si rannicchiò ancora di più accanto a me e girò il viso verso il mio per guardarmi negli occhi. << Questa mattina sono svenuta durante la riunione. >> mi disse con tranquillità.
Sgranai. << Che cosa? Com… cioè, stai bene, vero? >>
Bella sorrise radiosa, afferrò una mia mano e l’appoggiò sul suo ventre. << Stiamo bene. >>
Sgranai gli occhi per la sorpresa e poi la strinsi a me troppo contento e sorpreso per proferire parola. Era da tanto che provavamo ad avere un altro bambino e quando avevamo perso ormai le speranze perché io ero comunque sotto ai cinquanta ecco che arrivava ed io non potevo che essere felice.
<< Grazie, amore mio. >> le sussurrai sulle labbra prima di baciarla. 





 

Eccoci qua all'epilogo.
Mi dispiace di essere stata assente per molto
durante la storia, ma l'ispirazione ultimamente ha fatto cilecca.
Spero di non avervi deluse tanto.
Questo non è un addio, sia chiaro,
perchè io non smetterò mai di scrivere perchè è l'unica cosa che mi
da un pò di tregua da tutto quello che mi circonda.
Sono in corso altre mie due storie e ce ne sono altre concluse e altre verranno.
Mi farebbe piacere avervi anche lì.
Adesso vi auguro la buonanotte e vi ringrazio davvero di cuore.
Siete sempre le migliori.
Vi adoro
Alex.

 

   
 
Leggi le 10 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Twilight / Vai alla pagina dell'autore: AlexDavis