Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: Shark Attack    29/09/2012    5 recensioni
Prendete una classica storia fantasy e buttatela via: il protagonista cade dalle nuvole e si ritrova a dover salvare il mondo come dice una profezia sbucata da chissà dove, giusto? No, non qui.
Lei è Savannah, lui è Nehroi: sono fratelli senza fissa dimora, senza passato, senza futuro ma con un presente che vogliono vivere a cavallo tra il loro mondo e il nostro seguendo solamente quattro regole: non ci si abbandona, si restituiscono i favori, non si prendono ordini e non si dimentica.
Sfidano antiche leggende, rubano amuleti e armi magiche di ogni genere per il solo fine di diventare più forti e usano i poteri per vivere da nababbi a NewYork. Il resto non conta. (... o almeno, così credono!)
[Grazie anticipate a chiunque vorrà essere così gentile da leggere e lasciare due parole di commento! ^-^]
Genere: Dark, Mistero, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A




9
Arancione Casa



«Deve ancora nascere il jiin in grado di battermi.»
I lacci si dissolsero e Nehroi cadde a terra come un pupazzo. L'incredulità era l'espressione predominante sul suo viso sbigottito: aveva appena assistito alla morte di sua sorella.
Aveva sempre pensato che il suo lavoro fosse quello di proteggerla, unica cosa che potesse fare per aiutarla... e aveva fallito. Si sentì svuotato di ogni energia che aveva sempre ignorato di avere.
«Per te c'è ancora futuro, se vuoi», blaterava la figura nera allontanandosi verso le profondità della grotta. «E se riesci ad uscire, certo.»
Il brehkisth recepì quelle parole con qualche minuto di ritardo, quando ormai la figura nera si era dissolta nel suo trionfo, ridacchiando malefica. Si trascinò a fatica verso i due corpi morenti, muovendosi a tentoni nella grotta buia. Sfiorò la pelle di Savannah e la sentì fredda e liscia, probabilmente completamente nera a causa del veleno che si era espanso dappertutto in lei. Sarebbe morta entro pochissimo, nel caso in cui non lo fosse già stata.
Nehroi abbracciò il corpo della sorella e non riuscì a piangere: era colpa sua, solo e unicamente sua. Non se lo sarebbe mai perdonato. Piangere sarebbe stato liberatorio, lui doveva essere punito per non averla protetta prima.
Pensò che sarebbe stato utile farle un massaggio cardiaco, forse nella speranza che l'aria potesse rientrare nei polmoni, ma si fermò subito: c'era ancora l'aria nella grotta? Lui era solo uno spirito, non badava a quelle cose. E in che condizioni era il suo corpo? L'avrebbe uccisa più in fretta? Riusciva solamente a sentire il sangue che la copriva e lo scricchiolio delle ossa sotto le sue mani mentre la stringeva a sé...
«È stata...»
Il brehkisth trasalì e alzò il volto di scatto. Non ebbe esitazioni nel riconoscere la voce del nonno, poco distante da lui. Si voltò e vide il suo viso, rischiarato da un piccolo globo luminoso, meno intenso di quelli di Savannah ma ugualmente utile nel nero universo che li aveva inghiottiti.
«È coraggiosa», commentò il vecchio con amarezza, «Da piccola non era così determinata.»
Nehroi non riuscì a rispondergli subito. Si portò una mano sugli occhi e non riuscì nel suo proposito di non piangere. “Siamo cresciuti”, avrebbe voluto dire, ma la miriade di ricordi legati a quelle due parole l'avevano sopraffatto e la conseguente consapevolezza lo aveva schiacciato inesorabilmente: era solo, solo, solo.
«Perché diamine stai piangendo, ora!», borbottò il vecchio con più vitalità nella voce di quanta Nehroi avrebbe potuto sopportare.
«Perché è morta, idiota!», sbraitò con voce roca e tremante. «Cosa credi sia successo? Abbiamo fatto una partita con quella stronza, non lo sapevi? ... e ha vinto! Ecco perché piango!»
Tirò su col naso e si passò le mani tra i capelli, stringendoli come se se li volesse strappare. Aveva gli occhi appannati e sentì improvvisamente freddo.
I passi di Ughrei risuonarono nettamente dopo quelle frasi e dissiparono la disperazione di cui erano intrise fermandosi accanto ai due corpi. Il nonno si accucciò accanto ai nipoti, i suoi occhi chiari rischiarati dal globo opaco.
«Non mi sbagliavo, prima», disse tranquillo. «Sei davvero stupido.»
Nehroi si sentì ancor più esasperato.
«È colpa mia, è vero, lo ammetto: ho sbagliato. No, non quel “prima” - rimani sempre stupido - intendevo che ho sbagliato credendo che saresti diventato jiin.»
«Ma di che diavolo stai parlando?», soffiò incredulo il ragazzo, ormai senza voce, «Ti sembra il momento di...»
La mano di Savannah iniziava ad essere fredda e il nonno parlava a caso. Se Nehroi avesse avuto ancora qualche forza lo avrebbe preso a calci... ma Ughrei non perse il filo del discorso.
«Insomma: non sei un jiin, e d'accordo. Ma prova anche solo a ragionare come se lo fossi... prova, su!»
«...»
«Pensa come un jiin.»
Nehroi si domandò perché quel vecchio - reale, illusione, ricordo o fantasma che fosse – non lo lasciasse stare e basta, ma qualcosa in lui decise di seguire quel ragionamento bislacco e lo trattenne dal prenderlo a pugni per ricacciarlo a Mjolur.
«Cosa potresti fare ora?», lo incalzò il nonno con un malsano ottimismo.
Il brehkisth abbassò lo sguardo sul suo corpo pallido e su quello annerito e sanguinante di Savannah. I suoi capelli neri erano tanto sporchi di polvere e di grumi rossastri ovunque da non sembrare più lisci e le sopracciglia erano contratte, non rilassate come quelle di un morto: sembrava in tensione.
«Proverei a... a guarirla?», tentò con un barlume di speranza. Pensò al prezioso amuleto che aveva nella tracolla, ma il vecchio lo precedette.
«Riprova.»
Nehroi si accigliò. «Vogliamo perdere tutto il giorno così? Dammi la soluzione!»
«No.»
«Perché no!»
«Perché ce l'hai già», gli disse. «L'hai fatto poco fa, ti ho visto.»
Nehroi corrugò la fronte e si domandò cosa avesse fatto per far pensare al nonno che sapesse ragionare come un jiin, ma non poté domandargli altro che lui parlò ancora. «E perché non sei ancora rientrato nel tuo corpo? A me non dispiace un po' di compagnia, ma vuoi davvero morire ora?»
Nehroi si sentì travolto da varie sensazioni, prima fra tutte una timida felicità. L'idea di poter rimettere a posto un tassello alla volta gli aveva infuso nuova vitalità e i suoi occhi verdi si accesero non poco. Savannah non sembrava più tanto spacciata.
Guardò intensamente la sorella, promettendole tacitamente che non avrebbe sprecato neanche un respiro, poi si alzò e andò verso il suo corpo. Se quello di Savannah gli era sembrato freddo, il suo era decisamente gelido. Sarebbe riuscito a rientrarci o sarebbe morto? La speranza di qualche secondo prima iniziò a vacillare, ma subito dopo si ricordò che se lui era ancora nell'illusione, il corpo aveva almeno le forze necessarie a mantenerla attiva.
Chiuse gli occhi e si chinò..
«Aspetta», gli disse il nonno. Anche lui abbassò le palpebre e si concentrò serioso: qualche istante dopo Nehroi sentì una vibrazione tutt'attorno a loro due, proveniente da molti punti indefiniti. Ughrei alzò una mano e la mosse come se stesse immaginando di toccare qualcosa di invisibile o impalpabile. «Credo di aver sistemato l'aria...», disse. «Fatti il massaggio cardiaco, ricorda che anche tu non hai respirato per un po'.»
Nehroi annuì ed incrociò le mani sul suo stesso petto. Pensò per un istante che fosse la prima persona in assoluto a farsi il massaggio cardiaco da solo, poi premette una volta. Due volte, tre volte. Sentì il suo battito riprendere e, nel sollievo di non essere morto, in un battito di ciglia percepì la dura roccia contro la schiena e sulla nuca.
Aprì gli occhi e si sentì immediatamente più pesante e più stanco. Prese un bel respiro e la vita, assieme all'aria, tornò a fluire in lui. Finalmente reale: era rientrato nel suo corpo.
«Bravo figliolo», commentò Ughrei con un mezzo sorriso. «Ora fatti da parte e mangia qualcosa, che ti spiego cosa può fare un jiin. O meglio, te lo dimostro.»

«Cosa provi quando fai una magia?», le aveva domandato una volta, tanto tempo fa. I riccioli neri erano più ribelli e i suoi occhi verdi brillavano come smeraldi, tanto erano pieni di curiosità verso i due mondi.
«Sento l'energia!», aveva risposto Savannah in un sorriso mentre un autobus sfrecciava accanto a loro
«Ma come fai a fare quello che vuoi?», insisteva curioso.
«Lo immagino!»
«... e basta?»
La bambina aveva fatto spallucce, l'innocenza dipinta sul viso e nei grandi occhi viola. «Se lo immagino tanto, poi succede!»


Nehroi deglutì e si inumidì le labbra. Forse era quella la lezione che avrebbe dovuto imparare tanti anni prima: ampliare la mente e rendere ogni cosa possibile. In cuor suo aveva sempre creduto di farlo, ma aveva realmente compreso cosa significasse quando aveva respinto il macigno che li avrebbe spiaccicati. Aveva desiderato essere lì a proteggere Savannah e c'era riuscito.
Aveva sentito l'energia - come l'aveva chiamata la piccola sorellina – e aveva immaginato cosa fare.
Ughrei si mise seduto sulle ginocchia e portò la testa di Savannah sulle sue gambe, come se la volesse tenere in grembo. Guardò Nehroi e gli fece l'occhiolino. «Non sono un fantasma», disse in un ghigno.
«Sei uno spirito posseduto», commentò il ragazzo con titubanza, non del tutto sicuro di quell'intuizione che aveva appena avuto guardando i suoi occhi chiari. Quando l'aveva visto la prima volta, alla luce della tua torcia elettrica, non era riuscito a notarlo bene, ma dopo aver visto quelli di Savannah non aveva potuto non confrontarli e ricordare: il nonno che lo aveva gettato nell'illusione aveva gli occhi troppo luminosi, come quelli della figura nera. Era stato posseduto.
«E aveva cercato di farlo anche con te», rispose il vecchio con amarezza, «... e anche con lei. Hai presente la pozzanghera all'ingresso?»
Nehroi annuì. «Era il suo contatto?»
Chi volesse possedere qualcuno deve mettere il bersaglio in una condizione di contatto tra loro e il contatto della vittima deve avvenire in maniera non volontaria, o la possessione non è totale. La grotta aveva scelto un'innocua pozzanghera perché nessuno ci sarebbe entrato volontariamente e avrebbe sicuramente toccato la pelle della preda, legandola a sé: in un secondo momento, poi, lo avrebbe reso il suo burattino. L'involontarietà della preda nel ricevere il contatto era essenziale, o la possessione non sarebbe stata efficace fino in fondo.
«Mi ha preso a Mjoklur», confessò il nonno mentre posava le mani sulla fronte e sul collo di Savannah, «Mi aveva offerto di rivedervi perché stavate venendo qui, ma credevo che mi avrebbe reso solamente uno spirito e mi avrebbe usato solo per torturarvi psicologicamente... e ti dirò, non mi sarebbe dispiaciuto rivedervi e prendervi un po' in giro. Poi ho capito che mi stava possedendo e non ho più potuto farci niente, se non ribellarmi un po' adesso che pensa di aver vinto. Mi dispiace, Nehroi, non volevo farti precipitare nell'illusione.»
“Precipitare” era il termine più adatto, pensò il brehkisth ricordando la caduta che lo aveva condotto all'ingresso della grotta con quell'orribile sensazione di ferite e sangue ovunque.
Stava per rispondergli qualcosa quando vide il petto di Savannah sollevarsi di nuovo in un respiro, uno di quelli che riempiono completamente i polmoni. Le palpebre nere si sollevarono e Nehroi tornò alla vita con lei.

“Casa”.
Savannah aveva sempre immaginato quella parola di un colore arancione spento, lo stesso che il sole donava ad ogni cosa quando moriva di sera e che dominava incontrastato a Feinreth ad ogni ora del giorno, stendendosi come un mantello sulle rocce e sulla sabbia, quando correva con Nehroi e giocavano in continuazione, come due selvaggi senza dimora. Ma lei una casa ce l'aveva, incastonata tra le montagne, fatta di un legno sbiadito – arancione – e pericolante. Ogni volta che vedeva un tramonto in entrambi i mondi, pensava di essere a casa solo per la sensazione calda che gli dava quel colore; per questo pensò all'arancione quando i suoi occhi si aprirono e la prima cosa che videro fu il volto rugoso di nonno Ughrei illuminato da un fioco bagliore.
«Bentornata, piccola», bofonchiò il vecchio in uno stentato sorriso.
Savannah scattò a sedere all'improvviso, come se la pietra l'avesse sollevata con una molla, e si voltò ad occhi sgranati verso Ughrei, assolutamente certa di essere morta.
«Oh no», mormorò affranta. “Ho fallito.”
Il nonno alzò un sopracciglio. «Speravo fossi un po' più contenta di rivedermi», commentò scettico mentre incrociava le braccia.
«Più contenta di essere morta, dici?», soffiò stizzita. «Scusa ma non riesco a... NEHROI!»
La sua voce esplose come una bomba atomica nel silenzio della grotta, tanto che sia il brehkisth sia il nonno sobbalzarono per lo spavento. Savannah si gettò a braccia aperte verso il fratello ma il loro abbraccio durò un istante: l'istante in cui la jiin si sentì bruciare e respingere dalla maledizione.
«Ah, giusto», si scusò il ragazzo, «Non sono ancora stato ri-sigillato...»
Savannah si tirò immediatamente indietro e l'urto con la roccia le fece vedere le stelle: fitte provenienti da ogni parte del corpo la pervasero senza pietà e si morse la lingua per non urlare di dolore, anche se qualche gemito le uscì comunque.
«Se la smettessi di agitarti finirei di toglierti almeno quel fastidioso veleno», commentò acido Ughrei agitando una mano verso di lei. «Vieni, su!»
Savannah lo osservò seriamente per la prima volta dopo anni e anni in cui si era solamente sforzata di tenere stretto tra le piccole dita un ricordo lontano e troppo spesso sbiadito. Era proprio lui, una sensazione positiva glielo confermava a pelle e qualcosa di caldo le scivolò nel petto.
Ci mise un po' a capire a cosa si stesse riferendo il vecchio, ma quando abbassò lo sguardo sul suo braccio completamente nero e rischiò un infarto per lo spavento, ricordò il veleno degli aghi di Mirey e si fiondò da lui obbediente come da bambina.
Le sue mani gelide sulla spalla la fecero in un primo momento trasalire, poi diventarono piacevoli quando iniziarono ad attenuare il bruciore del veleno che veniva risucchiato da tutto il corpo, permettendo alla sua pelle di tornare bianca sotto il velo di sangue che la ricopriva.
«Non so se riesco a tirarlo via fino in fondo», confessò a malincuore il vecchio. «È da tanto tempo che non uso la magia e ho paura di fare danni e... bene, da qui in poi te lo sistemi tu.»
Savannah aveva osservato estasiata la macchia nera scomparire gradualmente dagli arti, come se venisse risucchiata con un aspirapolvere dalla mano ferma del nonno, e Nehroi aveva visto anche il suo viso tornare chiaro come sempre. Quando Ughrei si staccò dalla spalla della ragazza, vi era rimasto solo un pallino nero, grande poco meno di una biglia da spiaggia.
«Grazie», disse la jiin.
«Grazie a te», le rispose ammiccando. «Sei stata grande, lo sai? Io l'avrei lasciato lì a spiaccicarsi!»
Nehroi fece un brontolio sommesso. «Grazie...»
«Ora basta sdolcinatezze», la voce ferma di Ughrei rimise i nipoti in riga e prese il comando. «Solo perché la grotta non è qui visivamente non vuol dire che non sappia cos'è successo, quindi dobbiamo prepararci a nuovi attacchi. Savannah, come stanno le tue ossa?»
La ragazza provò ad alzarsi in piedi e crollò a terra gemente ancor prima di sollevarsi. Il vecchio annuì e le si avvicinò. «Come pensavo. Nehroi, per ovvi motivi non posso guarire anche te, quindi raccogli le forze e preparati perché adesso sarai la nostra protezione.»
Le mise un braccio dietro le ginocchia e uno dietro la schiena e la prese in braccio. Era la prima volta che qualcuno che non fosse Nehroi la sollevava in quel modo e Savannah si sorprese a sorridere come una bimba, anche se il corpo freddo di Ughrei non era esattamente confortante e piacevole come una volta.
«Qual è il piano?», domandò il brehkisth.
«Farvi uscire di qui.»

Savannah alzò due dita e altri globi luminosi comparvero attorno alla piccola comitiva. Per riportarla alla vita, la cura di Ughrei era principalmente basata sul trasferimento di energie magiche da un corpo all'altro, quanto bastasse perché Savannah non fosse assoggettata alle ferite dovute al macigno. Che la magia in un jiin di alto livello fosse robusta come un secondo scheletro lo sapeva già, ma non aveva mai avuto modo di appurarlo così in prima persona. Quando aveva cercato di alzarsi il suo errore principale era stato affidarsi troppo al fisico, che non aveva altro che ossa rotte e perdite consistenti di sangue. «Quello non posso ridartelo», le aveva detto il nonno, «Dovrai aspettare che si riformi e cercare di non svenire più.»
Avanzarono nella grotta rapidamente ma con cautela, cercando qualsiasi punto di riferimento che li aiutasse a ricordare quale fosse l'uscita per non correre il rischio di andare in direzione opposta.
«Perché non ci ha ancora attaccati?», bisbigliò Nehroi, gettando uno sguardo preoccupato verso Savannah e il nonno.
«Starà ancora decidendo il metodo migliore per distruggerci...», mormorò la jiin con lugubre ironia. «Forse è ancora offesa perché non sono morta come pensava.»
«L'hai sfidata per bene», constatò Ughrei con una punta di fierezza che non sfuggì a Nehroi.
La ragazza corrugò la fronte. «Tu che avresti fatto?», domandò.
Il vecchio fece molti passi in silenzio prima di rispondere e, quando si decise, la sua voce sembrava distante, come se non avesse voglia di parlare. «Qualcos'altro», si limitò a dire.
Savannah non si arrese. «Che jiin eri?», continuò.
«Ti sei ripresa fin troppo, eh!»
«Dai, nonno...», lo pregò con una voce così dolce e infantile che Ughrei sentì il pavimento mancargli sotto i piedi per un attimo. «Ti prego...»
«B... blu, ero blu», disse dopo un po'.
Nehroi fu tentato di riprendere il discorso sui loro genitori, ma un conto era farlo da solo, con un controllo maggiore della situazione, un altro era in presenza di Savannah. Non che a lui facesse piacere quell'argomento, ma era una questione che odiava discutere quando erano assieme perché si sentiva più debole di fronte all'unica persona che conosceva la vita che avevano vissuto senza madre né padre. Non sapeva perché, ma quando c'era lei non riusciva mai a parlarne razionalmente.
Mentre pensava quelle cose non si accorse di un detrito e zoppicò per evitarlo, accorgendosi inevitabilmente di quanto instabile fosse il suo fisico a causa dell'abbandono. «Possiamo fare una pausa?», pigolò con vergogna.
«Sei già stanco?», domandò Ughrei con voce cavernosa. «Non ti avevo detto di mangiare?»
«Cos... Non mi sono portato dietro tacchini arrosto!», sbuffò il ragazzo.
«È tutto a posto, Neh, tranquillo», disse Savannah, «Anche io voglio fare una pausa.»
Nehroi si sentì meno in colpa e si sedette a terra esausto e sfinito con un sorriso in volto. Il nonno sospirò amaramente e fece scendere la nipote, aiutandola a mettersi accanto al fratello. «Io vado in perlustrazione più avanti», annunciò.
Savannah annuì e lasciò che uno dei suoi globi luminosi lo seguisse.
I due ragazzi rimasero in silenzio per un po', indecisi su cosa dirsi dopo che così tanti avvenimenti strani si erano susseguiti a ripetizione. Fu Nehroi a prendere la parola. «Sei stata...»
«Avrei dovuto spostarti», lo interruppe lei, intuendo subito a cosa si stesse riferendo.
Il ragazzo alzò gli occhi e si stropicciò la faccia con una mano. «Non avresti fatto in tempo», rantolò.
«Forse, ma di certo non sono fatta di ferro e... non so, credevo che avrei avuto abbastanza forze per fare una barriera.»
Nehroi sorrise e si voltò verso di lei. I suoi occhi viola erano la migliore consolazione che potesse avere e si augurò di vederli per mille anni ancora. «Non è vero», le disse con dolcezza, «Altrimenti avresti alzato le mani e avresti fatto la barriera. Come fai sempre.»
Savannah rimase sorpresa da quell'analisi così precisa e si sorprese a bocca aperta. Annuì. «Volevo essere sicura di fare qualcosa di concreto per non aggrapparmi solo ad una speranza...»
«E ora hai le ossa rotte.»
«Disse il cadavere ambulante.»
«Ehi!», Nehroi la punzecchiò con un dito e lei si ritrasse all'istante al contatto. «Non sono un cadavere ambulante!»
«Ah, è a questo che stiamo giocando?», gli fece cadere un globo in testa ma questi rimbalzò e si dissolse in una nuvoletta di fumo dorato.
«Non funziona su di me, lo sapevi?»
Savannah afferrò un sasso ed alzò il braccio per lanciarglielo addosso ma si bloccò. Si udì un rumore profondo e sinistro provenire da tutte le parti, come il brontolio di uno stomaco sentito dall'interno o il rumore di un motore di aeroplano. Le pareti della grotta tremarono violentemente e i ragazzi si coprirono le teste con le mani. «Fai una barriera!», urlò Nehroi.
«Ma proteggerà solo me!»
«Tu falla lo stesso!»
Savannah non fece in tempo a decidere se obbedirgli o no che Ughrei comparve davanti a loro, facendo cenno con la mano di seguirlo.
Nehroi si alzò in piedi non senza fatica, barcollando nel terremoto generale, e stava facendo il terzo passo verso il nonno quando notò che Savannah non aveva mosso un muscolo.
Le lanciò uno sguardo interrogativo, indeciso se non volesse o non potesse alzarsi, e la sua gelida occhiata di risposta gli tolse ogni dubbio.
«È di nuovo posseduto», realizzò con un filo di voce.
Lei annuì. «I suoi occhi erano meno luminosi quando mi curava», constatò, «E il globo che era con lui ha percepito la figura nera.»
Nehroi la guardò scettico. «... il globo.»
«Sì!», soffiò stizzita, «È parte della mia energia, l'ho sentita e...»
«Okay, okay!»
Ughrei comparve nuovamente alle loro spalle, scuro in viso. «Volete muovervi o no?», sbraitò nervoso.
I due fratelli lo guardarono in viso e non ebbero più incertezze: quello non era più loro nonno.



*-*-*-*



Non riesco a non immaginarmeli duri e potenti come le montagne ma ancora un po' bambini dentro, che tendono ad orientarsi come girasoli verso gli affetti più cari... Credo che sia un lato molto importante dei loro caratteri e non sapete quanto mi faccia piacere vedere che praticamente TUTTI coloro che hanno (gentilissimamente ^^) recensito hanno fatto riflessioni simili <3
Ultimamente ho aggiornato la fic nel giro di 4-5 giorni, ma adesso ho deciso: calendario alla mano (?), i nuovi capitoli arriveranno tutti di sabato! :D Non frega niente a nessuno? Ok, volevo dirlo u.ù

Grazie infinite a tutti coloro che hanno deciso di dedicare un po' di tempo alla lettura di questo bislacco fantasy, garantisco che il prossimo capitolo sarà... [spoiler?] una bomba! xD LOL, mi diverto così...

A presto!
Ciao!

Shark
   
 
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: Shark Attack