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Autore: sil83    29/09/2012    4 recensioni
La storia inizia dopo la 8X22. Non seguirà la storia che quella pazza di Shonda ha sviluppato per il finale. Ci saranno soprattutto Alex ed Izzie, ma non escludo qualche capatina di altri personaggi.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alex Karev, Izzie Stevens
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Ottava stagione
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Capitolo undici. Il mio posto.

Quando sono arrivato in ospedale mia madre era già sveglia. Credo che anche lei non sia riuscita a dormire. Mi ha preso con forza una mano e non me l’ha lasciata più. Ha aspettato pazientemente che sia Amber che Izzie uscissero e poi si è messa a sedere sul letto, mi ha chiesto di mettermi davanti a lei e mi ha lasciato il suo testamento. “Prenditi cura di Amber e di Aaron, e di te stesso” Ho cercato di fermarla: “Mamma, non devi” Ma lei, non mi ha permesso di continuare. “Si che devo, sono tua madre. Non lo sono stata per troppo tempo. Non impedirmi di esserlo. Non ho paura di morire Alex. Morire fa parte della vita. Sono terrorizzata all’idea di spegnermi ancora.” “Non succederà” lo dico piano. Più a me che a lei. Mi zittisce. “Amber è una ragazza tosta. Mi ricorda te. Sai che vuole fare il dottore? Aiutala a studiare. Aiutala ad andare avanti. Prenditi cura di lei. Aaron, invece è come me. È fragile. Ha bisogno di essere seguito, infilagli le pillole in bocca ogni giorno. Non permettere che si arrenda. Tu, tu continua ad essere il meraviglioso miracolo che sei.” “Mamma, adesso basta. Andrà tutto bene. Il dottor Shepherd.” Mi blocca, appoggiandomi le dita sulla bocca. Mi sorride. “Lo so che è bravo. Ma quello che io ti ho chiesto adesso, vale comunque. Comunque vada. Ti sto chiedendo di tornare ad essere una famiglia.” Mi avvicino e la abbraccio. La stringo forte e le accarezzo i capelli. “Va bene. Ci sarò per voi. E voi ci sarete per me.” La stringo per ancora qualche secondo, poi la adagio sul cuscino.

Sono seduto nella sala d’aspetto. Sono seduto tra mia sorella ed Izzie. Nessuno parla. Sembra che nessuno respiri. Ripenso a quello che mi ha chiesto. In fondo mi sento una merda. Ho odiato mio padre, ma sono come lui. Sono scappato. L’ho lasciata sola. Ha dovuto chiedermi di tornare ad essere una famiglia. Lo stesso ho fatto anche con Izzie. Perché cazzo sono fatto così? È in sala da più di due ore. La Bailey dice che va tutto secondo i piani. È già venuta due volte a tenermi informato. Sono due notti che non dormo. Non riesco ad essere lucido. L’unica cosa che ho ben chiara in mente è quanto sia uno stronzo. E per un attimo comincio a pensare, che se ora mi alzassi da questa fottuta sedia e mi fiondassi fuori da questo fottuto ospedale, le persone accanto a me starebbero meglio. Meglio. Volevo avere vicino qualcuno meglio di Izzie. Sono stato solo come un cane. Ora vorrei che Izzie e la mia famiglia, potessero avere qualcuno meglio di me. La Bailey è tornata. È sotto i ferri da tre ore e mezza. Tutto secondo la norma. Owen vuole che io mi fermi qui. Che diventi un grande chirurgo e faccia qui grandi cose. Mia madre dice che sono un miracolo. Izzie è tornata. Quando cazzo si accorgeranno tutti di che fottutissimo bluff sono. Mi manca l’aria. Ho bisogno di uscire. Quando mi alzo e mi avvicino alla porta, vedo il mio riflesso sul vetro e ricordo. Ricordo mio padre che usciva di casa, con la sua chitarra sulla spalla. Sembrava annaspare l’aria. Annaspo l’aria. Vedo la Bailey arrivare, ma faccio finta di niente. Apro quella porta ed esco. Mi siedo sulla prima panchina che trovo. Sotto la grande vetrata. Va un po’ meglio. Ma non riesco a garantire che entrerò ancora. Non riesco a trovare una buona ragione per entrare. O meglio, le ragioni ci sono, ma io sono come mio padre. Presto o tardi scapperei comunque. Ancora.

Meredith mi si siede vicino. In questo Meredith mi capisce. Siamo entrambi figli di figli di puttana. Siamo entrambi convinti di aver ereditato questi geni. Zola nel passeggino mi mostra le sue nuove scarpette rosse. “Dille che sono belle. Altrimenti continuerà ad indicarle per tutto il tempo. È una piccola stronzetta.” Sorrido. “Che belle scapine.” La piccola mi sorride e mi manda un bacio. “Wow, sarà una stronza colossale.” “Si, ne sono convinta. Cosa ci fai qui?” Non le rispondo. Resto in silenzio. “Hai paura e vuoi scappare. Lo so. L’ho fatto anch’io. Cioè, io avevo più stile. La bomba, il tuffo nel mare ghiacciato, ho fatto da bersaglio al pazzo con la pistola. Ma poi, inaspettatamente, arriva un giorno in cui capisci quale è il tuo posto. La paura resta, e ogni tanto anche la sensazione di essere sbagliati. Quello fa parte di noi. Il nostro essere un po’ maledetti. Che poi diciamolo, è anche ciò che ci rende così affascinanti.” Mi strizza l’occhio e mi indica Zola che sta mostrandomi insistentemente il fermaglio di Hello Kitty. “Che bel fiocchetto!” La bambina allora allunga le sue manine verso di me e io mi avvicino. Mi scocca un bacio sulla guancia. “Che ti dicevo? Questa cosa l’ha presa sicuramente da Derek!” Poi si alza, ma prima di andare via, aggiunge: “Sai quale è stata la prima volta che ti ho visto nel tuo posto? Quando hai sollevato Izzie, nel suo principesco abito rosa e l’hai stretta a te. Lì eri esattamente nel posto in cui dovevi essere.”
“Adesso dovrei essere di sopra.” Lei piega leggermente la testa di lato e mi saluta. “Si dovresti. Zola di ciao ad Alex.” La piccola mi sorride e muove la manina dall’alto verso il basso. “Questo lo dobbiamo ancora perfezionare.” Le sorrido anch’io. E corro su. Non prendo l'ascensore, faccio le scale. Supero i gradini a due a due. Arrivo giusto un attimo prima che Derek si affacci alla sala d’aspetto.

 
Angolo mio:
Perdonatemi per il ritardo. Sono stata all’estero per lavoro e non avevo internet. Spero che questo capitolo non vi annoi troppo. È un pochino troppo pesante, me ne rendo conto, ma non riuscivo ad andare avanti senza focalizzarmi prima su Alex. E poi ho sempre adorato come interagisce con Meredith.
Sempre grazie, infinito, a chi legge, a chi segue e a chi commenta! A presto! Silvia
 
  
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