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Autore: Woland in Moskau    29/09/2012    2 recensioni
Raccolta basata su parole che mi hanno colpita/portata a pensare durante letture recenti. Ogni storia sarà basata semplicemente sul significato del concetto da me scelto, conto di toccare un'ampia gamma di personaggi e aspetti di Hetalia.
1) Petrichor
2) Alessitimia
3) Euneirofrenia
4) Filofobia
5) Mamihlapinatapai
6) Esprit de l'escalier
7) Haaveilla
8) Toska
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Allied Forces/Forze Alleate, Axis Powers/Potenze dell'Asse, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Toska
(russo)

 
Sensazione di grande angoscia spirituale, spesso senza una causa specifica; nostalgia di qualcosa, senza sapere bene di cosa; vaga inquietudine e irrequietezza; agonia mentale; tedioso male dell’anima.




 
 
La stanza era buia, fortemente pervasa da un odore stagnante di umidità, un po’ a ricordo dei gulag che erano sparsi per la tundra desolata e priva di arbusti e di vita. La distrazione principale dal nulla che lo circondava era data principalmente da una piccola goccia di acqua fredda, che, cadendo e riformandosi ogni volta in pochi ma lunghi secondi, scandiva un ritmo lento e malsano, prossimo alla pazzia e alla tortura psicologica.
 
-Signor Braginski, buongiorno!-
 
-La aspettavo, mi chiedevo quanto ancora mi avrebbe fatto attendere in questo luogo triste…-
Un sorriso serafico si delineò sulle labbra del sovietico, non espandendosi fino ai suoi occhi color ametista, che, immobili, rimasero fissi sulla figura scarna del giornalista che gli si presentava di fronte alla vista.
 
-Le chiedo scusa, signor Braginski! Al giorno d’oggi non è molto sicuro muoversi con libertà e velocità, specialmente oltre il fronte orientale.-
L’uomo, con un completo relativamente trasandato e una vecchia macchina fotografica al collo, si sedette esattamente di fronte a Ivan, poggiando le mani nodose sulle ginocchia, sorridendo mestamente.
 
-Non deve giustificarsi… Piuttosto, a cosa devo la cortesia di… Scambiare due chiacchiere con lei?-
Braginski alzò appena il proprio viso imperscrutabile, direzionandolo verso il giornalista a lui vicino, ma poi lo focalizzò nuovamente sulle gocce che intorno a lui, come lacrime, cadevano e scavano inesorabilmente il pavimento ciottolato di quel bunker.
 
-Io…  Be’, la curiosità è qualcosa di molto tipico in noi umani, non crede?-
L’uomo asserì nel suo russo scarno, abbandonandosi appena sulla seggiolina in legno marcio che gli era stata offerta con gentilezza.
 
-E’ bravo ad essere discorsivo e a sviare le domande, sa? So che lei credeva molto in quello che il mio paese ha portato avanti dalla fine dell’1800.-
 
Il giornalista rimase sorpreso nel sentire il russo arrivare dove voleva lui. Ma non era così ingenuo, dopotutto, glielo avevano detto più volte che quel bizzarro personaggio era quanto più cervellotico ed intelligente.
 
-Già! Diciamo pure dal 1848 con la pubblicazione del Manifesto… Tutto è partito da lì, non crede anche lei signor Braginski?-
 
Ivan sospirò mestamente, lasciando gli occhi fissi sul pavimento, abbassando il viso, facendolo sprofondare nella propria sciarpa di lana, che rendeva la sua voce più affievolita e felpata.

-Così si dice, gli storici e gli economisti ci speculano sopra molto da tempo. Mi fa intendere una nota negativa con questa domanda retorica, o magari sono io prevenuto… -
Il sovietico non arcuò nuovamente le proprie labbra lattee, non era veramente necessario fingere compassione e rispetto per quell'individuo bonario e le sue insinuazioni.
 
-So che ha letto la mia opera. Non potrebbe non cogliere le mie provocazioni, signor Braginski.-
Il giornalista sorrise docilmente, tenendo lo sguardo fisso davanti a sé, per cogliere ogni minimo mutamento nell'espressione marmorea del proprio interlocutore.
 
-Tanto valeva allora non sprecare tutte queste parole inutili sin dall'inizio. È stata divertente tutto sommato, certo, essendo un’opera satirica era necessario che lo fosse. Erano divertenti anche le analogie; dei maiali al potere… E’ così che ci considera signore?-
 
Le piccole gocce erano ora accompagnate dal rumore violento di un freddo vento, il quale non riusciva a trovare punti in cui infiltrarsi prepotentemente e, di conseguenza, creava un mesto sibilare ansiogeno, che irritava particolarmente Ivan, che continuava a sentirci delle urla e delle preghiere strascicate, delle maledizioni e delle grida strozzate di morti tragiche.
 
-Non mi offenda, signor Braginski. Il mio intento non era certamente quello di diffamare lei come Nazione. Dovrebbe anzi sentirsi onorato del fatto che proprio il suo paese sia stato preso ad esempio, a discapito di molti altri che hanno vissuto situazioni analoghe.-
 
Il russo si lasciò scappare una roca risata, puntando le iridi sibilline negli occhi mansueti dell’uomo.
-Lei sa cosa diceva, il caro vecchio Pasternak?
 
“Ancora confuso e fresco di neve è il cammino,
ancora sensibile e orrendo come una notizia.
Nell’irreale novità di questi giorni
Tutt’intera tu sei, Rivoluzione.”
 
È impossibile arrivare a un cambiamento senza una rivoluzione. E questo cambiamento era enunciato perfettamente nel lavoro di Marx ed Engels. Lei dovrebbe saperlo bene, constatando il suo lavoro ed i suoi interessi…-
 
Ivan prese a dondolarsi lentamente, per cercare una posizione più comoda e che potesse mantenerlo più calmo; il sudore aveva iniziato a imperlargli la fronte e il collo, gelidi brividi gli scuotevano la spina dorsale a ritmo con quelle nenie lamentose che non demordevano e sapeva sentiva solo lui.
 
-Signor Braginski, mi consenta di dissentire. È provato dall’esperienza delle vicende umane, dalla storia passata e recente, dalla smania di potere di molti, che anche il comunismo e il socialismo hanno portato al totalitarismo. Ed ogni forma di totalitarismo è sbagliata in ogni sua radicazione più profonda. La ricerca del potere finisce prima o poi per far tradire gli iniziali ideali rivoluzionari. Guardi a Lenin, a Trotskij e alla fine miserevole delle loro idee, che sicuramente non si meritavano.
C’è sempre qualcuno che con le proprie capacità intellettive e il proprio carisma, ma anche fortuito dal destino, arriva a sfruttare degli ideali quanto più rispettabili e fisiologici negli uomini per prendere il potere.-
Ivan fu riportato in quel momento, come se le parole del giornalista dimesso lo avessero distratto dalle anime che il vento della tundra trasportava. Spalancò appena gli occhi, spaventato, confuso e anche infastidito dalle affermazioni dello scozzese.
 
-Le sue parole mi feriscono, signore. Mi sta dicendo che la più alta forma di democrazia sarebbe sbagliata? Il comunismo, in ogni sua sfumatura, ha sempre e solo formulato e sbandierato degli ideali basati unicamente sull’uguaglianza di tutti. Cosa mi dice invece del capitalismo inneggiato dalla sua Nazione e da quel piccolo seccatore che segue le sue orme?-
 
Intendeva Inghilterra e America, chiaramente. Come poteva lo scrittore dedicarsi ad un’ideologia così perfetta come quella che vigeva nel suo paese, quando quei due, specialmente il più giovane data la sua potenza crescente, sfruttando popoli meno sviluppati, accentravano l’economia e lo sviluppo economico unicamente nelle proprie mani? Dove era andata a finire la proprietà pubblica e la conseguente libertà ed uguaglianza di tutti i cittadini? Erano dei concetti talmente ideali e necessari che pure quel vinofilo bohemienne di Francia li aveva applicati alla fine del secolo precedente… Ma, non a caso l’autore aveva chiamato il maiale a capo di tutti, quello che simboleggiava Stalin, Napoleone.
 
-Signor Braginski è diverso come concetto. Non ho mai pensato che imperialismo e capitalismo fossero ideologie politiche positive per gli uomini e per il loro progresso. Non ho mai…
Lasci perdere, signor Braginski, il mio tempo è finito. La ringrazio ad ogni modo.-
Amareggiato l’uomo uscì dalla porta inesistente, fermandosi ancora per qualche secondo, titubante, come se avesse improvvisamente deciso di concludere quella frase troncata dalla vigliaccheria, ma scosse il capo lasciando Ivan nuovamente solo nella propria malsana schizofrenia e incapacità di agire con raziocinio.
 
E quella sensazione di male all'animo, di nostalgia del tempo passato, di angoscia mentale lo riattaccò nel momento delirante in cui le voci tornarono tonanti con il vento che filtrava forte, finalmente, dai muri freddi.
 
-Io esporterò la libertà ovunque, a costo di scontrarmi con chiunque mi intralcerà il cammino.
A costo di intraprendere una guerra lunga e sanguinosa.-




 
 
 
NDA: Era nel computer da un po’, in realtà. Sto studiando Animal Farm e stavo rileggendo Pasternak e il suo poemetto dedicato alla Rivoluzione del 1905, diciamo che è uscita da sola, davvero. È stata una fatica rappresentare e ben delineare il personaggio di Ivan. Spero non sia eccessivamente OC, ma ci tenevo molto a esplicare queste tematiche.
Chiaramente l'interlocutore di Russia è George Orwell, l'autore di Animal Farm, secondo il quale ogni Rivoluzione porta al ribaltamento dei propri ideali e al conseguente totalitarismo. Vedi la Rivoluzione francese che ho citato o le due russe che hanno straziato il paese. Nonostante ciò Orwell era lontano dall'imperialismo inglese e dal conseguente capitalismo anglo-americano. Era un seguace di Trotskij, nonostante la successiva disilussione, un personaggio storico che amo molto, mandato in esilio da Stalin, nel momento in cui quest'ultimo volle accentrare il potere politico unicamente nelle sue mani. 
Si può ben vedere come Russia sia già intenzionato a muovere guerra a chiunque lo intralcerà e ciò, sappiamo bene avverrà anni dopo con la Guerra Fredda.
Non ho altro da aggiungere, alla prossima! (; 

  
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