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Autore: Aoimoku_kitsune    29/09/2012    1 recensioni
Amarti e desiderarti, e non poterti avere, questa è la mia punizione del volerti bene.
***
Esiste una scuola, la Shibusen, nella città di Konoha situata nella Valle della Fine, a Tokyo, che addestra giovani ragazzi e ragazze di tutto il mondo alla lotta contro i nemici dell'umanità. I ragazzi sono i Shokunin, il cui obiettivo è racimolare anime malvagie, da far mangiare ai loro compagni di squadra ovvero coloro che possiedono il potere di trasformarsi in Buki. Armi potenti.
Sasuke entrerà in questo mondo, ma non saprà usare la sua arma, e non riuscirà a risvegliare la sua anima. Perchè? E poi, quale sarà il vero segreto della spada appartenuta a Madara Uchiha, ora tra le sue mani?!
Genere: Azione, Dark, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Sasuke Uchiha, Sorpresa, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Violenza | Contesto: Contesto generale/vago
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Capitolo 5

La Shibusen

-Rosso scarlatto, agitato.
Ti ho incontrato alla fine del mio sogno.
Il destino è cominciato a muoversi.
Un segreto che nessuna sa, si rivela.
Ormai non posso tornare, nonostante abbia impresso il mio peccato nel tuo cuore.

***

Senza neanche dirlo, Sasuke Uchiha era agitato.
Il cuore, da quella mattina, aveva cominciato a muoversi sempre più veloce, pompando tanto di quel sangue, che si sentiva svenire.
Il pomo d’Adamo non faceva altro che muoversi lento, in un sali e scendi nervoso.
La macchina si muoveva tra le strade della città di Tokio e alcuni passanti, incuriositi, si fermavano per fissare quell’autovettura nera, tirata a lucido.
Di fianco a lui, Itachi guardava il paesaggio all’esterno del finestrino.
Si domandava se anche Itachi, il primo giorno di scuola, fosse così agitato, come lo era lui ora. Se sentiva il suore battere così forte, da poter spezzare la gabbia toracica.
Aveva tante domande, ma non ne espresse neanche una, mordendosi la guancia.
Kami, quanto era agitato.
Itachi si voltò verso il fratellino, fissandolo e sorrise appena, trovandolo più pallido del solito e con le palpebre più aperte.
Sasuke era agitato, e Itachi lo sapeva.
Non l’avrebbe mai ammesso apertamente, ma anche lui, la prima volta che era stato accompagnato verso la scuola, era stato agitato per tutto il tragitto, sentendo l’adrenalina girare velocemente nel suo corpo.
Non si sera calmato, quando aveva visto l’imponente struttura.
-Respira.
Sussurrò il fratello, guardando per pochi secondi Sasuke e poi voltandosi verso il paesaggio.
Il più piccolo lo fissò, deglutì e annuì, ringraziandolo con lo sguardo e fece un profondo respiro.
E se non sarebbe stato capace di utilizzare il suo buki? Diamine. Se quella stupida spada gli avrebbe fatto fare la figura dello sfigato?
Socchiuse gli occhi e prese un grosso respiro, e poi inspirò, lentamente, ponendosi l’autocontrollo che lo aveva sempre accompagnato.
Quando la macchina si fermò, si ritrovò a deglutire e a spalancare gli occhi, davanti alla maestosa struttura della scuola.
La Shibusen era un grande castello, nel mezzo di Tokyo.
L’intera costruzione era arroccata ed arrampicata sopra un’enorme scogliera di fronte al lago Biwa.
La Shibusen era un castello stile gotico/romantico dalle grandi arcate e torrette.
Sasuke notò che era suddiviso in due parti, quando uscì dall’automobile, e queste erano collegate tra loro da sottili ponti.
Poi un calore gli formò sulla spalla, e si voltò verso il fratello, che gli sorrideva con quel mite sorriso e si calmò, pensando che c’era anche Itachi, nella strada che avrebbe percorso.
Insieme varcarono il cancello principale, e attraversarono il lungo giardino anteriore, arrivando dietro alla massa di ragazzi, che, come lui, avrebbero frequentato il primo anno.
-Buona fortuna, Otoouto.
Gli augurò Itachi, scomparendo nella folla, entrando nell’istituto.
Sasuke respirò e respirò, e si fece coraggio, cercando di trovare una buona posizione per vedere il palco dove lo avrebbero chiamato e smistato in una squadra.
Socchiuse appena gli occhi e poi li spalancò, assottigliandoli poco dopo quando gli arrivò uno spintone da dietro e un ragazzo gli si appoggiò di peso sulla schiena.
-Scusami…
Mormorò il giovane, appoggiando le mani sul corpo di Sasuke, staccandosi.
Il moro si voltò, guardandolo freddamente, con il mento alto.
Il ragazzo davanti a lui ridacchiò imbarazzato e si grattò il capo con una mano, stampandosi sul viso un’espressione ebete.
-Davvero, scusami… ma mi hanno spinto e… bhe… tu eri davanti…
Sasuke ruotò gli occhi al cielo, incrociandosi le mani al petto, schioccando la lingua al palato.
-Mmmm…
Rispose, distaccato, osservando con i suoi occhi neri, il ragazzo davanti a lui.
La zazzera disordinata e castana gli ricadeva sul viso paffuto contorto in un’espressione da idiota.
Gli occhi dorati lo guardavano dispiaciuti e anche divertiti e sotto le palpebre, curioso, Sasuke fissò i tatuaggi a forma di triangoli rovesciati, che finivano appena sotto agli zigomi.
-Comunque piacere, Kiba Inuzuka.
Disse il ragazzo, di punto in bianco, imbarazzato per lo sguardo persistente di Sasuke.
Il moro respirò pesantemente dal naso e allungò un braccio verso il moro, afferrandogli la mano.
-Sasuke Uchiha.
Rispose calmo e Kiba sorrise radioso.
-Diventeremo grandi amici.
Il moro era scettico, ma cercò di non rispondere male a quell’idiota di un ragazzo.
Quando sentirono un colpo di tosse più forte, richiamare la loro attenzione, i due giovani si voltarono verso il palco, dove un signore di mezz’età batteva un dito sul microfono.
Di fianco a lui, si affiancarono altre persone e Sasuke li guardò curioso.
Soprattutto l’uomo con una maschera in pezza, che gli copriva metà volto.
Sbatté le palpebre, quando si rese conto che l’anziano aveva cominciato a parlare.
-… Sarutobi, e sono il preside della scuola. Mi auguro che anche voi tutti  vi troviate bene in queste mura, e che la consideraste come una seconda casa.
L’anziano si schiarì la gola, facendo qualche gesto con il capo e poi iniziò a dividere in gruppi le squadre.
Per ogni maestro, veniva assegnato un gruppo per ogni anno.
A lui fu assegnato Kakashi Hatake, un ex guerriero speciale, che dopo aver perso l’occhio in battaglia, si era indirizzato sulla strada dell’insegnamento.
Era un uomo fondamentalmente tranquillo, mite e con uno strano senso dell’umorismo.
Sasuke lo studiò, quando il maestro gli sorrise sotto la maschera di pezza che gli celava metà volto e poi si voltò versò gli altri compagni.
-Mmm… vediamo. Uchiha…
Kakashi lo puntò, annuendo e borbottando qualcosa.
-… Haruno, giusto?
-Si sensei!
Strillò la ragazza, agitata e imbarazzata.
-… e alla fine… Uzumaki.
Kakashi si voltò, e non vide nessuno.
Corrucciò le sopracciglia e poi una voce fastidiosa e gracchiata gli riverberò in testa.
-Waaaa… Sasuke kun… come sei bello.
La chioma rossa si mosse agitata, mentre la ragazza si strusciava senza pudore su uno sbalordito Sasuke.
Il moro guardava la ragazza con occhi spalancati e, cercando di respirare in quell’abbraccio, lentamente indietreggiava con quel corpo tra le braccia.
-Karin… per favore. Sei o non sei una signorina.
Mormorò divertito il maestro, guadagnandosi un’occhiataccia da Sasuke.
La ragazza, fingendosi imbarazzata, si staccò, ridacchiando.

Seduti su una collina, nel giardino che circondava l’intera scuola,  ragazzi fissavano il maestro spiegare il loro percorso scolastico.
-… la nostra - vostra - prima tappa sarà di richiamare il vostro buki alla perfezione, senza perdere secondi vitali. Poi, bhe…
L’insegnante ridacchiò.
-Ci sarà la parte più difficile.
-Cioè?
Domandò incuriosita Sakura, quando il maestro non continuò.
-Fare amicizia…
-Amicizia? Con un arma?
Domandò sprezzante la rossa, aggiustandosi gli occhiali.
Il maestro sospirò.
-E’ importante, in una coppia, avere una fiducia reciproca e il rispetto per l’altro. Se tu disprezzi il tuo buki, in battaglia perché dovrebbe aiutarti? Lui non può morire facilmente, ma se tu venissi colpita, essendo ancora alle prime armi, perderesti la vita. E dimmi, ne varrebbe poi la pena?
Karin si accucciò, corrucciando le labbra in un broncio e scosse il capo.
Mugugnando, Kakashi continuò.
-Poi vi individueremo i poteri dei vostri buki, e come usarli in battaglia. Ora… alzatevi.
Gli alunni si alzarono, seguendo il maestro che camminò verso il bosco, diretto ai campi d’allenamento.
   
 
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