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Autore: Inu_Ran    29/09/2012    3 recensioni
Era una serata come tutte le altre: triste e buia. Un po’ come la mia vita. A piangere con me c'era il cielo che con la pioggia bagnava i miei capelli color del mare. Era in momenti come questi che mi sentivo libera, quando le mie lacrime si confondevano con la pioggia. è la prima storia spero che vi abbia incuriosito buona lettura a tutti :3
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Akane Tendo, Ranma Saotome, Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Cap. 7: Tra la vita e la morte.
Tic,Tic.Piccole gocce d’acqua scendevano bagnando ogni cosa. Prima lentamente poi sempre più veloce.
Tic,Tic.Esse riuscivano a creare una melodia non appena s’infrangevano contro la lastra di marmo bianca.Tic,Tic.
I fiori ormai colti e messi li accanto sembravano riprendessero vita dopo che l’acqua rinfrescava i loro petali.Tic,Tic.
I corti capelli blu ormai zuppi ricadevano davanti alla faccia, coprendo i piccoli occhi nocciola.Tic,Tic.
E per quanto volessi che la pioggia smettesse di creare quel ritmo monotono, ogni mio tentativo era inutile.
La tomba che si ergeva davanti a me era poco illuminata a causa delle nuvole che oscuravano il cielo, solo un piccolo raggio di Sole riuscì a illuminare la scritta che vi era:
“Qui riposa Akane Tendo”
Un'altra nuvola oscurò l’unica possibilità di luce e calde copiose lacrime si unirono alla pioggia scivolando sul mio viso. Una macchina a tutta velocità aveva spazzato via la mia vita come fa il vento con un castello di carta. L’unico mio rimpianto e di essermi congedata con lui con un litigio,che mi era  costata la vita, e adesso ero davanti alla mia tomba a vedere come il tempo nonostante la mia assenza andasse avanti.
Un dolore mi colpì il braccio,ma non ci feci molto caso, preferì concentrarmi sulla fitta che stava colpendo il cuore. Sempre più forte, sempre di più. Sulle spalle sentivo il senso di colpa crescermi  e appesantirsi. Impossibile sostenere tutto quel peso per questo mi accasciai a terra. Il dolore al braccio aumentava era quasi insostenibile così con l’altro lo tenevo cercando di alleviare il dolore. Poggiai lentamente la testa a terra e chiusi gli occhi ormai stanchi di quella situazione. Non volevo morire, volevo vivere mi maledissi per tutte le volte che avevo desiderato il contrario. Io volevo solo che la pioggia cancellasse via tutto e poi sparisse per dar possibilità al cielo di sorgere e segnare un nuovo inizio dove ci sarei stata anche io.
-Signorina si svegli.- Qualcuno mi stava cercando, ma dove? Nonostante gli occhi leggermente
chiusi riuscì a percepire la luce che mi stava illuminando: era la mia speranza .Allungai le mani ed aprì le palpebre e lo vidi.
Un uomo con una divisa da pronto soccorso mi stava puntando a dosso una piccola lampadina, misi le mani davanti per non accecarmi ma allorché il mio braccio era vicino alla faccia, il dolore di prima riprese stavolta in maniera più acuta.
-Sono viva?- la mia domanda mi uscì spontanea, la vita mi aveva concesso un'altra opportunità, tutto quello era stato un sogno, un bruttissimo incubo.
-Certo stai bene a parte la ferita dal braccio ma c’è ne occuperemo subito …- notai infatti che del  sangue stava macchiando la mia pelle bianca come la neve -…  non posso dire lo stesso della ragazza insieme a lei-Ragazza? Certo Ranma era con me, ma ora di lei nessuna traccia.
-Mi sa dire dov’è?.-
-E’ stata investita dalla macchina, l’abbiamo mandata all’ospedale con urgenza. Mi dispiace.-No,no,non era vero.
-Ma la macchina ha investito me.-
-Forse lei è stata spinta, questo spiegherebbe la ferita al braccio, la salvata.-No,no,no dovevo forse essere felice di quel gesto? No ero solamente arrabbiata poiché si era sacrificato per me dopo tutto quello che gli avevo detto. Chiesi in quale ospedale fosse. Lo conoscevo. Corsi incurante del braccio e delle grida dell’uomo. Non avevo bisogno di guarire ma solo di sapere se stesse bene.
Correre,correre,correre sempre più veloce, incurante della fatica della stanchezza, quando tutto sarebbe stato apposto,solo allora, mi sarei riposata. Mi ci vollero un paio di minuti per arrivare infatti non era molto lontano l’ospedale, percorsi altri centimetri fino all’entrata.
-Scusi mi sa dire dove si trova Ranma Saotome?. Sono una sua parente.- fece sì col capo e inizio a guardare lo schermo del computer in cerca della stanza.
-E’ in sala operatoria, deve andare sempre dritto e poi alla fine del corridoio girare a destra.-
-Grazie.- e continuai la mia corsa e non appena svoltai vidi un uomo maturo con una piccola bandana bianca in testa , indossava una maglietta bianca e dei pantaloni neri. Dei sandali lo proteggevano dal freddo del pavimento, la sua espressione esprimeva preoccupazione ed ansia non si accorse neanche della mia presenza. Mi sedetti accanto a lui cercando di non far rumore per non distoglierlo dai suoi pensieri, il silenzio regno per alcuni,interminabili, minuti allorché tutto fu spezzato della sua bassa voce.
-E’ dentro già da 1 ora, la vedi quella luce rossa quando il colore sarà verde tutto sarà finito. Piacere Akane io sono il padre di Ranma. Ho sentito parlare di te mi aveva detto che ieri sera sarebbe stato un giorno importante ti avrebbe rivelato tutto ma poi io…- la sua voce si stava come rompendo e la causa era una lacrima solitaria che scese di suoi enormi occhi-… s-scusami  ma mi hanno chiamato ed io non immaginavo che fosse successo questo, ho bisogno di riposte:Perché nessuno mi dice come sta mio figlio?- queste ultime parole le aveva gridate. Avrei voluto consolarlo, abbracciarlo, dirgli che la colpa era mia ma che tutto sarebbe andato bene, che l’avrei vista, ora era una donna, uscire da quella porta criticando il mio cibo e ridere delle sue facci buffe, osservare ammirata quel blu come il mare e poi e…… e poi niente perché nessuno usci da quella porta, il colore era sempre rosso. “Devi lottare, ti ricordi la mia promessa? Devi ancora ammettere che la mia cucina è buona”risi,anche  se per poco, al pensiero che avevo avuto.
-Lei sta male,venga con me la medico.- una ragazza dai lunghi capelli biondi e con un camice bianco mi ricordo della mia ferita.
-Vai se succede qualcosa ti avverto.- questa volta era stato il padre di Ranma, mi feci forza e seguì la dolce signorina. Entrammo in una stanza tutta bianca al centro vi era una lettino a destra della stanza c’era una scrivania e delle sedie, a sinistra una lungo armadio era attaccato al muro di dentro dovevano esserci i documenti dei vari pazienti. Con molta delicatezza mi fasciò il braccio, il tutto durò 15 minuti.
-Mi scusi mi potrebbe prestare il telefono per informare la mia famiglia?.-
-Certo, con piacere qui c’è il telefono.- andai vicino ad esso e digitai il numero di casa mia.
-Pronto casa Tendo.- la voce dall’altra parte della cornetta era quella di Nabiki.
-Ciao sono Akane, non torno a casa una mia amica è all’ospedale perché è stata investita.-
-Ok, ma in quale ospedale ti trovi?In caso verrò a prenderti-.
-E’ l’ospedale del dottor Tofu,stai attenta a non fare venire Kasumi.- Quando il dottore vedeva mia sorella, i suoi occhiali si appannavano ma non solo quello il suo cervello andava in tilt, era innamorato di lei e viceversa  ma lo dimostravano in maniera diversa.
-Ok, forse vengo ci vediamo.- Posai la cornetta e tornai nella sala di prima.
Il signor Saotome era rimasto immobile nella stessa pozione e con la stessa espressione di prima, forse più preoccupato, la luce non era ancora diventata verde.
I minuti passarono e poi le ore,nel mentre mille e milioni di pensieri si accavallavano nella mia testa.
Finalmente dopo ore la luce che fino pochi minuti fa era rossa come il sangue ora era verde speranza, come la speranza che a lui non fosse capitato niente. Il medico si avvicinò e noi due.Ci alzammo.
-Abbiamo avuto delle complicanze ma adesso e stabile- tutti e due tirammo un sospiro di sollievo- ma come dicevo poc’anzi abbiamo trovato della complicanze e lei be..-
-Continui la prego.-
-Lei è in coma..- ed inizio con un discorso sulla progresso della medicina che per me non aveva nessuna importanza. Se era vero che la medicina stava facendo dei progressi: perché era in coma?. Mi tappai le orecchie e me ne andai da quel posto che mi stava soffocando. Fuori dall’edificio pioveva. Era ormai sera e non c’era nessuno, ma ciò non m’importava, presi più fiato possibile allargando i polmoni per poi farlo uscire.
-PERCHE’ LUI?PERCHE’?- ma l’unica risposta fu il ticchettio delle goccie.    
 
 
Angolo dell’autrice:
Salve a tutti, sono tornata :). Sono stata un po’ cattiva, forse non dovevo
mandare Ranma in coma.
Non è morto perché non mi piacciono le storie con un finale così triste,
e poi nelle recensioni  qualcuno mi ha chiesto di non fare morire nessuno
ed io mantengo le promesse.
Sono depressa poiché la mia storia sta per finire ç.ç.
Ringrazio tutti quanti per avermi seguito=)
Non vi faccio perdere del tempo, ciao a tutti ^.^   
  
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