Anime & Manga > Yu-gi-oh serie > Yu-Gi-Oh! 5D's
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Autore: Gattino Bianco    30/09/2012    3 recensioni
Salve a tutti!
Inizio col dire che è la mia prima storia in questa sezione quindi andateci piano,per favore....
Questa storia è una "E se...?" cioè cosa sarebbe successo se la Reversione Zero non fosse mai avvenuta?
I nostri eroi si sarebbero comunque incontrati?
Leggendo lo scoprirete!
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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*entra strisciando*
Ehm...Salvi a tutti!
Lo so,non sono in ritardo,ma in super-ritardo!
Yusei: puoi dirlo forte! Hai dovuto perdere una scomessa per aggiornare!
Me: -.- dovevi proprio dirlo?
Yusei: si u.u
Loki: ^^''
Yusei: non ci credo...sei stato trascinato qui pure tu? -.-
Loki: ehm...si ^^''
Yusei: -.- *rivolto all'autrice*
Me: ^^''

Comunque,comunque! ^^''
Una cosa: il capitolo non sarà lungo come gli altri,perchè una persona (giustamente) mi ha fatto notare che gli faccio troppo lunghi e diventa noioso leggere ^^''.
Un'altra: l'ho diviso in due per una ragione: c'erano cose che volevo mettere e se lo accorciavo dovevo tagliare alcune parti che mi dispiaceva tagliare
Ultima: da ora in poi sarò più veloce nell'aggiornamento,lo prometto.
In quest'anno che non mi sono fatta sentire sono successe tante cose,sia belle che brutte,che mi hanno allontanato dalla scrittura e che mi hanno bloccato,infatti non sono soddisfatta del capitolo e mi scuso già adesso se sarà orrendo ^^''
Buona lettura.
Ci vediamo in fondo! :) 




Aki's POV
 
<< che cosa?! >> ripetemmo incredule. Yumi sospirò,nella voce dell'evidente imbarazzo 
<< mia nonna era la sorella maggiore di Judai Yuki, mentre mio nonno era Johan Andersen >> ripeté, imbarazzata. 
<< questo l'abbiamo capito >> disse Sasha, lentamente 
<< ma come è successo? >> aggiunse poi, curiosa.
Per quello che mi riguardava, non riuscivo a dire nulla. Ero troppo stupita per la rivelazione che la nostra amica ci aveva appena fatto. Ora capivo come mai si trovava così in imbarazzo: in fondo, avrebbe dovuto fare delle lezioni su una parte della sua famiglia. Forse lei sapeva cose che neanche gli autori dei nostri libri di testo erano a conoscenza. Yumi sospirò. 
<< so la storia a grandi linee, cioè quello che mia madre mi ha raccontato quando ero piccola >> disse, arrossendo. Da quella semplice reazione intuivo che non le piaceva mettersi in mostra,anzi,faceva di tutto per passare del tutto inosservata, senza rendersi conto di quanto era speciale. 
<< possiamo chiedere la storia in versione integrale a tua madre, allora >> affermò Sasha, per nulla scoraggiata dalle parole dell'amica. 
<< non so se vorrà... >> cercò di ribattere Yumi, con scarsi risultati. Di certo sapeva quanto inutile era cercare di far desistere la sua amica dai suoi progetti, anche se erano assurdi o illegali. 
<< ti prego... >> la pregò Sasha facendole gli occhi dolci. Ero sicura che Sasha si divertisse nell'assumere certe espressioni: sfidavo chiunque a resistere alla tenerezza che esprimeva in quel momento, celando un lato sadico spaventoso. Yumi si arrese con un sospiro 
<< va bene... >> a quelle parole, Sasha emise un << si! >> che probabilmente si sentì in tutta la villa Sasaki.
<< ti ringrazio >> mi disse Yumi quando stavamo scendendo le scale per cercare sua madre 
<< per cosa? >> domandai io, confusa. 
<< per non aver detto niente >> disse, con in volto un sorriso sincero. Stupita, non riuscii a dire nulla. "Perché mai dovrebbe ringraziarmi di essere stata zitta?" mi domandai, sempre più confusa. Come se avesse la capacità di leggere il pensiero e di aver appena letto il mio, Yumi disse << se avessi detto qualcosa, credo che la curiosità di Sasha sarebbe aumentata a dismisura e pur di sapere tutto sarebbe andata al cimitero >> 
<< sarebbe capace di farlo? >> domandai, incredula. Okay fare scherzi un po' pesanti a Jack, ma andare a disturbare i morti...! Questo era troppo, persino per una come Sasha.
<< vi muovete? >> ci domandò l'interessata. Per evidenziare la sua evidente impazienza, scendeva due scalini alla volta. Senza darci il tempo di rispondere alla sua domanda, ci strattonò per la mano, rischando di fare cadere noi e se stessa. << volete muovervi sì o no? >> domandò ancora, sempre più impaziente.
<< Sasha calmati, mia madre mica scappa! >> rispose Yumi all'amica. Le due si guardarono per alcuni minuti in silenzio, per dopo scoppiare a ridere, sotto il mio sguardo stupito. E mi stupì ancora di più l'occhiata fredda che Sasha rivolse all'amica << mi deludi Yumi. Dovresti sapere che quando divento curiosa... >> iniziò Sasha 
<< ...potresti fare del male anche alla tua migliore amica >> finì Yumi per lei, lanciando un'occhiata al cielo. 
Sasha sorrise << a quanto vedo, te lo ricordi >> disse e scese velocemente le scale ed aspettandoci alla loro fine. Yumi sospirò di nuovo e riprese a scendere le scale con me che la guardo scioccata. 
<< alla buon ora >> commentò Sasha poco dopo, come se fossimo in ritardo di almeno due ore per un appuntamento importante.
Yumi la guardò alzando un sopracciglio << ci siamo viste meno di un minuto fa >> commentò lei, impassibile.
Sasha sorrise e poi ci prese per mano << andiamo >> disse poi, cambiando discorso.
<< sai almeno dove si trova? >> chiese Yumi, scettica. L'espressione che Sasha utilizzò poco dopo lasciò intendere che non ne aveva la minima idea. Yumi sospirò per l'ennesima volta in pochi minuti << lo sapevo >> disse lei, liberandosi dalla presa dell'amica e iniziando a farci strada. 
<< mi sa che hai un po' esagrato, prima >> dissi a Sasha, riprendendo a camminare. Per tutta risposta, lei mi fece una linguaccia con un'espressione imbarazzata che cercava di nascondere. 
<< chiedo scusa, non volevo >> 
Questa volta fu il mio turno di ridere << non ti preoccupare, ti capisco benissimo. In fondo nessuno si aspettava che le parentele di Yumi fossero così importanti >> dissi, sincera.
<< è stata una rivelazione anche per me >> disse Sasha e in quel momento mi sembrò di percepire una nota di rancore.
<< adesso capisco il suo disagio nel far lezione sulla storia di quel duellante >> le sorrisi, senza dire nulla e nel più totale silenzio continuammo a seguire Yumi che si stava dirigendo verso la porta d'ingresso << dove stiamo andando? >> domandai a Sasha non capendo appunto dove ci stavamo dirigendo.
Lei mi sorrise << ricordi la passione della signora Sasaki è il giardinaggio? Ebbene, di solito a quest'ora è fuori a curare le piante >> 
<< ah, è vero >> dissi, sorridendo nervosamente.
Uscimmo di casa e ci dirigemmo verso la figura della madre di Yumi che stava innaffiando delle rose blu, che erano bellissime, ma mai come quelle di quel giardino incantato dove avevo incontrato un paio di occhi blu pieni mi malinconia. Senza che me ne rendessi conto, mi ritrovai a sperare che quel ragazzo, Yusei, spuntasse all'improvviso per passare del tempo con me.
Solo quando mi sentii osservata capii che Sasha mi osservava, con un'espressione preoccupata in volto. Per rassicurarla le feci un sorriso che lei subito ricambiò. 
<< ehm, mamma >> incominciò Yumi in imbarazzo.
<< si tesoro? >> le domandò la signora Sasaki con un sorriso, pulendosi le mani nello strofinaccio che si era portata appresso. Yumi arrossì ancora di più << Aki e Sasha vorrebbero conoscere la storia della nonna >> finì lei, diventando completamente bordeaux 
<< non vorremmo disturbare e tantomeno intrometterci nei vostri affari di famiglia >> mi affrettai a dire, stranamente in imbarazzo. 
La madre di Yumi mi sorrise, incoraggiante << non ti preoccupare, in un certo senso amo raccontare quella storia >> disse la donna, ridendo. 
Appena Sasha sentì quella frase, si mise a saltellare, felice. Yumi imitò la madre, ridendo a sua volta, guardando l'amica. 
<< quanta curiosità...Sasha mi stupisce ogni volta >> commentò la signora Sasaki, con la stessa espressione della figlia. 
Ad un certo punto, il canguro (cioè Sasha) smise di saltellare e sorridendo, tornò da noi e si rivolse alla madre di Yumi << può cominciare >> molto probabilmente io e Yumi avevamo la stessa espressione sconvolta dall'atteggiamento della nostra amica. Sasha era veramente una persona davvero imprevedibile: non sapevi mai che reazione aspettarti, da lei. 
<< va bene. Possiamo sederci, la storia è alquanto lunga >> disse la signora Sasaki sedendosi per terra, imitata subito da me e da Yumi, mentre Sasha decise di rimanere in piedi. << per prima cosa >> iniziò la madre di Yumi << vi racconterò del loro primo incontro >> e con quelle parole, iniziò un racconto che aveva in sé qualcosa di magico.
 
 
Un ragazzo dai capelli dai capelli blu e dagli occhi verdi stava disputando la finale di un torneo di Duel Monsters, in Svezia. Quel duellante era Johan Andersen, ex studente dell' Accademia del Duellante del Nord e migliore amico di Judai Yuki, il famoso duellante conosciuto in tutto il mondo per le sue doti di duellante e per la capacità di parlare agli Spiriti dei Duelli. Anche conosciuto con il "Duellante Girovago", in quanto stava girando il Mondo per sfidare e sconfiggere i migliori duellanti del Mondo. Dopo un duello in cui il giovane Andersen aveva dimostrato grandi abilità nello sconfiggere il suo avversario, il duellante dei cristalli notò che in mezzo al pubblico che lo applaudiva per la vittoria una ragazza che lo osservava con particolare interesse. Ella aveva i capelli castani e gli occhi dello stesso colore ed era vestita in modo abbastanza insolito, in quanto indossava dei pantaloncini di jeans e una maglietta a mezze maniche blu. Johan pensò che doveva essere molto coraggiosa, se andava in giro vestita in quel modo in pieno inverno. Dopo aver ritirato il trofeo che testimoniava la sua vittoria, Johan uscì dall'arena, felice di aver vinto. Era molto tardi, quindi tornò a casa si mise subito sotto le coperte e nell'addormentarsi, rivide quegli occhi che l'avevano colpito in quel modo particolare.
La mattina successiva, il ragazzo si svegliò molto presto e -indossando una tuta da ginnastica che usava ogni mattina- uscì di casa per la sua corsa mattutina abituale. Perso nei suoi pensieri si accorse troppo tardi che stava andando addosso ad una ragazza, che era la stessa che il giorno prima aveva notato fra il pubblico. 
Con un sonoro tonfo, entrambi finirono a terra << mi dispiace! >> si scusò il ragazzo quando si rialzò da terra, tenendosi il sedere.
<< non preoccuparti >> disse la ragazza, con un sorriso, cercando di rialzarsi da terra. Johan le porse una mano che lei prontamente accettò. 
<< grazie >> lo ringraziò lei, quando riuscì ad alzarsi. 
<< mi dispiace averti travolta...ero distratto >> ammise il ragazzo arrossendo, nel tentativo di scusarsi.
<< tranquillo, non mi hai fatto niente... e poi capita a tutti di distrarsi >> disse lei, continuando a sorridere. Subito Johan ricambiò il sorriso.
<< come ti chiami? >>
<< Michela. E tu devi essere Johan Andersen, giusto? Ti ho visto ieri notte durante il torneo. Complimenti per la vittoria >> si complimentò la ragazza. Johan si portò una mano alla nuca e distolse lo sguardo. << si sono proprio io >> confessò lui, arrossendo questa volta per l'imbarazzo di essere diventato famoso.
Lei, continuando a sorridere, si scrollò di dosso la neve che le era rimasta sui pantaloncini e fu quel gesto a far notare al duellante dei cristalli lo strano abbigliamento della ragazza, che era lo stesso della sera prima.
<< come mai sei vestita così? >> prima che potesse solo aver il tempo di pensare quella domanda che era già uscita dalla sua bocca. Dentro di se sorrise, felice di farle finalmente quella domanda. La risposta di Michela lasciò il ragazzo di stucco << qui fa abbastanza caldo >> rispose lei, lasciando a bocca aperta il ragazzo "Ha caldo?! Ma come è possibile, ci sono solo 10° gradi stamattina!" pensò Johan, sconvolto << H-hai caldo? >> ripeté lui, sperando di aver capito male e dando così voce alle sue domande interiori. 
<< sì perché? >> nello sguardo della ragazza si poteva leggere la confusione che Johan - o per meglio dire di tutti quelli sani di mente - provava in quel momento.
Il ragazzo, preso in contropiede da quella risposta riuscì ad emettere solo un << ah >> e poi riuscì a trovare una risposta da dare alla ragazza << perché è pieno inverno e stamattina fa più freddo del solito >> 
<< ah >> disse lei, per dopo aggiungere: << io sento caldo >> 
Come se fosse un riflesso involontario, Andersen le mise una mano sulla fronte per controllare che non avesse la febbre, quasi sicuro che ce l'aveva e che in quel momento di follia pure stesse delirando. Non appena toccò la pelle della ragazza, Johan sentì come una forte scossa elettrica attraversargli il corpo e come scottato, la ritrasse immediatamente. Dal canto suo, anche Michela aveva avvertito la scossa e non essendo abituata ad avere rapporti umani, non riuscì a trattenere il rossore che si diffuse sul suo viso. 
<< c-che cosa...? >> domandò la ragazza balbettando, non sapendo esattamente cosa chiedere.
<< v-volevo controllare se avessi la febbre, tutto qui... in fondo è strano avere caldo in questa stagione e qui >> rispose lui abbassando lo sguardo, imbarazzato. Anche Michela abbassò lo sguardo, con una strana espressione sconsolata in volto << non ho tanto freddo... dove abitavo prima le temperatura arrivava anche a meno venti nelle giornate di sole >> spiegò lei, nella voce una strana nota di malinconia, per dopo rivolgere un sorriso sincero al ragazzo. 
Johan lo guardò stupito << dove vivevi prima? >> domandò lui curioso, facendo finta di aver colto il tono usato dalla ragazza.
<< in Tibet >> rispose meccanicamente lei, continuando a sorridere.
<< ah, adesso capisco >> affermò il duellante dei cristalli, sollevato dalla spiegazione di Michela << ti posso offrire qualcosa? Sai, per farmi perdonare per averti fatto cadere >> propose Johan, arrossendo vistosamente.
<< non vorrei disturbare...accetto solo se abiti da queste parti >> se possibile la risposta di Michela sorprese il ragazzo ancora di più.
Non mostrando la sua sorpresa, il ragazzo annuì, continuando a sorridere, anche se nervosamente. Sorriso che venne ricambiato dalla ragazza, che non aveva perso il suo neanche per un minuto.
<< allora accetto molto volentieri >> fu la risposta finale di Michela.
<< andiamo, allora >> disse Johan, prendendo per mano la ragazza, come se fosse un riflesso involontario. Se il gesto stupì Michela, non lo diede a vedere.
 
Quando entrarono in casa del ragazzo, successe una cosa che Johan non aveva calcolato ma che certamente non avrebbe potuto immaginare. Il caro Carbuncle rubino, sentendo il ragazzo rientrare a casa, era diventato uno spirito e si era diretto verso l'ingresso, raggiungendolo. Ma prima che potesse farlo, venne preso in braccio da Michela, sorprendendo il duellante dei cristalli. La ragazza, che non era per nulla sorpresa dallo spirito dei duelli, cominciò ad accarezzarlo e a coccolarlo << ma quanto sei carino >> disse la ragazza, mentre continuava a spupazzare il gattino, che non era per nulla dispiaciuto. Carbuncle cominciò a fare le fusa: nonostante fosse uno spirito era sempre un gatto e quelle moine gli piacevano un sacco e, non sapendo come, diventò un essere reale.
<< il tè è pronto >> disse Johan, che era comparso nell'ingresso per avvisare la ragazza, rimase molto sorpreso della situazione che si era venuta a creare: rubino fra le braccia della ragazza che aveva appena conosciuto e soprattutto reale, nonostante nessun duel disk fosse attivo e il suo deck era ben custodito nella tasca destra dei pantaloni nell'armadio. Dal canto suo Michela non fece una piega e continuò a coccolare rubino come se nulla fosse. Accorgendosi della presenza del ragazzo, sorrise << il tuo gattino è belissimo, complimenti >> disse lei, sincera.
<< ma ti sei accorta che non è un gatto normale, vero? >> chiese lui curioso, facendole segno di seguirlo nel salotto. In silenzio e con un sorriso sul volto, Michela lo seguì e si sedette sul divano, per poi dare uno sguardo al gattino che teneva fra le braccia. Johan non fu capace di interpretare il sorriso di scuse che la ragazza assunse poco dopo << scusa >> iniziò lei, continuando a accarezzare rubino << mi sa di averlo reso reale senza neanche accorgermene >> s'interruppe facendo una risata nervosa << come al solito combino un sacco di pasticci >> finì lei, poco dopo. Johan, dopo qualche minuto di silenzio, prese la parola << tu riesci a rendere reali gli spiriti del Duel Monsters? >> domandò il ragazzo, scioccato "questa ragazza è incredibile!" pensò il duellante dei cristalli. 
Michela annuì << quando vedo uno spirito carino come questo non riesco a resistere e senza accorgermene lo rendo reale >> rispose lei, strofinando la guancia contro quella di Carbuncle, che ricambiò con una leccatina.
Dal canto suo, Johan era senza parole. Quella ragazza era stupefacente, esattamente come il suo amico Judai Yuki, che non sentiva da tanto tempo. << e-ecco il te, comunque >> balbettò lui, mettendole una tazza di te fumante davanti.
<< grazie >> lo ringraziò lei, mettendosi rubino sulle gambe e prendendo la tazza con entrambe le mani.
I due parlarono per ore e al momento di congedarsi l'uno dall'altro furono invasi entrambi dalla tristezza ma comunque felici di essersi conosciuti.
<< ho passato una bellissima mattinata con te, Johan >> disse Michela, avviandosi verso la porta d'ingresso, dove quella mattina era entrata. Rubino, che in quel momento era tra le braccia del ragazzo, si sporse verso di lei facendole gli occhi dolci, un chiaro segnale che neanche il piccolo gattino non volesse che la ragazza se ne andasse, sentimento condiviso sia da lei che da Johan.
In silenzio, Michela prese uno dei post-it che si trovavano all'ingresso e scrisse un numero di cellulare e glielo porse. Johan lo guardò con aria interrogativa << cosa è? >> domandò il ragazzo.
<< il mio numero di telefono >> rispose la ragazza, mentre Rubino si sporgeva della braccia del ragazzo e prendeva fra i denti il foglietto, mentre Michela gli accarezzò la testa, continuando a sorridere.
<< fa il bravo >> disse e poi si rivolse a Johan << dovrebbe tornare uno spirito fra qualche ora >> disse la ragazza, in imbarazzo.
<< va bene >> disse lui, incapace di dire altro.
<< mi dispiace tanto >> ripeté la ragazza, per l'ennesima volta.
Lui sorrise << tranquilla, non è successo nulla di grave, anzi, ti dovrei ringraziare: ho sempre sognato che Rubino fosse reale al di fuori dei duelli >> disse il ragazzo, facendo un grattino alla testa del micio e mettendolo a terra poco dopo, che iniziò a correre per casa felice, tenendo il foglietto di Michela fra i denti. I due ragazzi risero. 
<< adesso devo proprio andare. Ci vediamo! >> lo salutò la ragazza, uscendo dalla casa di Johan, che ricambiò il saluto un << ci vediamo! >> un po' triste.
 
Verso l'ora di pranzo Michela rientrò nel suo appartamento, che si trovava nel centro della città e appena mise piede in casa il suo cellulare suonò. La ragazza, guardò di riflesso chi la stesse cercando, rimanendo delusa nel constatare che era il fratello e non quel ragazzo dai capelli blu che aveva incontrato la mattina. "adesso mi sente" pensò la ragazza sorridendo in un modo terrificante ed accettando la chiamata. Era delusa che fosse lui, ma in un certo senso sollevata: pur essendo fratelli, non si sentivano quasi mai e questo irritava molto la ragazza. << finalmente ti fai sentire >> Michela non esitò a mostrare tutto la sua irritazione che provava per il fratello quando non si faceva sentire per giorni, o addirittura mesi.
<< c-ciao Michela >> balbettò la voce maschile dall'altro capo del telefono.
<< ciao fratellino >> ricambiò il saluto la ragazza, cambiando improvvisamente umore, passando dalla collera alla felicità. Nonostante non si facesse mai sentire lui rimaneva il suo amato fratello minore che da piccolo si metteva nei guai. << è da tanto che non ti fai sentire >> aggiunse poco dopo lei, facendogli notare la cosa.
Il fratello fece una risata nervosa << mi dispiace, non accadrà più te lo prometto. Dove ti trovi, a proposito? >> domandò lui, curioso.
<< mi trovo in Svezia, perché? > >domandò di riflesso la sorella. 
<< così per sapere >> fu la risposta poco convincente del ragazzo.
"il solito iperprotettivo..." pensò Michela, sospirando silenziosamente << e invece tu dove sei? >> chiese lei << a patto che tu possa dirmelo >> aggiunse poco dopo, sarcastica. Una delle cose che la facevano più arrabbiare di suo fratello era che pretendeva di sapere tutto e al contrario, di non dire nulla. 
Calò il silenzio. Quando Michela aprì bocca per parlare, finalmente il ragazzo si decise a rispondere << sono in Italia, precisamente a Venezia >> rispose lui nervoso, ignorando il sarcasmo usato della ragazza. Questa volta fu il turno di Michela di farlo aspettare e, visto che dopo cinque minuti non si decideva a parlare, il fratello riprese la parola << in che parte della Svezia ti trovi? >> chiese lui, ostentando una disinvolte za che non gli apparteneva. 
Sentendosi porre quella domanda, Michela ridacchiò nervosamente "adesso si divertirà come un matto e mi prenderà in giro per almeno due mesi" pensò lei, imbarazzata. Sembrava incredibile da credere, ma non ne aveva più la pallida idea. Per non fare brutta figurala ragazza pensò di mentire, ma rinunciò subito, sapendo che sarebbe stato inutile, il fratello avrebbe beccato la bugia nel momento in cui lei avrebbe aperto bocca. Decise però di temporeggiare.
<< non te lo dico >> disse lei, sperando che, poco interessato alla cosa, il ragazzo lasci perdere. Speranza che però venne brutalmente spazzata via quando lui parlò, o per essere precisi sbuffò. << dai smettila >> sentendo il fratello leggermente infastidito, la ragazza decise di dire la verità, anche se imbarazzante.
<< in realtà non ne ho la minima idea >> confessò la ragazza. 
Il silenzio che seguì era denso di molti significati. Quando alla fine riuscì a rispondere, il ragazzo mormorò un << ah >> 
<< senti, adesso guardo dove sono - esattamente - e ti mando un messaggio, va bene? >> propose la ragazza, ansiosa di terminare quella conversazione, che stava diventando sempre più imbarazzante. Lui ci pensò su << okay, ci sentiamo presto, ciao >> la salutò lui, improvvisamente di fretta, chiudendo la conversazione. Anche Michela chiude la conversazione, osservando il suo appartamene arredato in stile tibetano, che la facevano sentire a casa.
Andò a farsi una doccia, pensando all'incontro inaspettato che aveva fatto quella mattina e alle sensazione che Johan Andersen scatenavano in lei e alla telefonata di suo fratello. Nonostante le piacesse stare sotto l'acqua, uscì presto dalla doccia, non riuscendo a levarsi di dosso il nervosismo che provava. Si asciugò lentamente e con i capelli ancora umidi si vestì, in tutta calma. Stessa calma utilizzò per asciugarsi i capelli e per questo ci impiegò parecchio tempo, in quanto erano molti e soprattutto molto lunghi. Essi infatti arrivavano a metà schiena. Dopo andò a prepararsi il pranzo, in modo molto veloce. Quel giorno non si riconosceva. Le pareva infatti di compiere ogni gesto in maniera meccanica, come se fosse un robot. Quella sensazione non l'abbandonò neanche il pomeriggio, quando stava controllando la posta elettronica, nel notare la presenza di un messaggio del direttore Semejima, che la informava dell'imminente rimpatriata della sua classe. La ragazza rimase molto sorpresa nel leggere il nome di Yusuke Fujiwara. "allora è ancora vivo!" pensò sollevata Michela, ripensando ai momenti in cui il direttore aveva annunciato alla scuola la sua scomparsa, insieme a quella di molti altri studenti da quello che dopo venne chiamato "il Dormitorio Abbandonato".
Lei, avendo capito il motivo della loro scomparsa, aveva deciso di abbandonare l'Accademia, per tornare nel Tibet, temendo di essere la prossima a scomparire. Questi pensieri la riportarono indietro nel tempo, quando, tempo addietro, aveva incontrato Fubuki per caso e credeva di essere vittima di un'allucinazione, prima di rendersi conto che il ragazzo era reale e che stava bene, anche se però non le aveva riferito del ritorno anche di Yusuke. Soprappensiero, la ragazza rispose all'e-mail confermando la sua partecipazione e informando che avrebbe portato una persona esterna come ospite. "sono certa che Johan sarà felice di venire con me" pensò la ragazza sorridendo e arrossendo. Era per l'appunto il bel Andersen la persona che la ragazza voleva portare, anche se lo conosceva da pochissimo tempo, sentiva di avere con lui un legame speciale, come se fossero due anime che si ritrovano dopo lungo tempo ed una faticosa ricerca. Quel ragazzo l'aveva colpita: non l'aveva trovata strana per il suo potere di rendere gli spiriti dei duelli reali, come invece facevano le altre persone. 
Nell'attesa della risposta del direttore, Michela provò a scoprire dove esattamente si trovava, ma alla fine decise di lasciar stare: in fondo non era obbligata a dire al fratello dove si trovava. In fondo, lui con lei faceva la stessa identica cosa, cioè comunicava la sua posizione solo e quando era lei a chiederglielo. Per quanto ne sapesse, poteva essere appena tornato dal Polo Sud.
Il resto della giornata passò molto velocemente e prima di andare a dormire Michela ricontrollò velocemente la sua e-mail per vedere se era arrivato qualcosa. Quando vide che ciò non era avvenuto, spense il computer. Controllò anche i messaggi sul cellulare e - con grande irritazione - notò che due dei tre messaggi erano stati lasciati da suo fratello. Li cancellò senza nemmeno leggerli. Il terzo invece proveniva da un numero sconosciuto. Con le mani che le tremavano, l'aprì. Il testo era:
 
"Mi ha fatto molto piacere incontrarti oggi. Spero di sentirti al più presto! 
Con affetto, Johan"
 
Senza perdere tempo, come se il numero si sarebbe cancellato dopo pochi scendila ragazza lo salvò: non voleva perderlo. Se fosse successo si sarebbe talmente insultata che avrebbe fatto piangere se stessa. Anche se poco dopo si rese conto che quella fretta matta non era giustificata: Johan aveva il suo e avrebbe potuto contattarla ogni volta che voleva. Dopo aver salvato il numero del ragazzo, rispose al messaggio.
 
"Anche io spero di incontrarti al più presto! Sei molto simpatico e carino!" scrisse, per poi aggiungere una faccina sorridente prima di mandarlo.
Continuarono a messaggiare per tutta la notte, interrogandosi a vicenda sulle passioni dell'altro, fino a quando Johan - che aveva preso coraggio durante la conversazione e per il fatto che non era lì davanti a lei - la chiamò.
<< ti andrebbe di uscire con me domani sera? >> chiese il ragazzo, un po' esitante. Michela ridacchiò, e il ragazzo lo trovò una reazione strana. << forse intenderai stasera >> lo corese la ragazza, guardando sorridendo l'orologio sul comodino. Accorgendosi della gaffe appena fatta, Johan rise anche lui << hai ragione >> confermò lui.
<< a che ora ci vediamo? >> 
<< alle sei va bene? >> 
<< certo >> rispose lei, continuando a sorridere, felice dell'invito che aveva appena ricevuto. << adesso è meglio dormire un po'. Ci vediamo stasera! >> aggiunse lei, dopo alcuni minuti di silenzio.
<< va bene, a stasera! >> ricambiò lui, chiudendo la conversazione come fece la ragazza.
 
Diverse ore dopo, Johan si svegliò abbastanza riposato nonostante si fosse addormentato molto tardi. Meccanicamente guardò l'orologio, che segnava le due del pomeriggio. "alla faccia del dormire qualche ora..." pensò il ragazzo a disagio. Velocemente mangiò qualcosa e si vestì, ansioso che arrivasse la sera e più precisamente, il momento in cui avrebbe rivisto e passato del tempo con Michela, anche se la cosa gli sembrava ridicola: in fondo, si erano conosciuti il giorno prima e lui subito le chiedeva un appuntamento?! "avrò fatto la figura del maniaco" pensò il ragazzo, sconsolato. Senza rendersene conto era arrossito e Rubino (incuriosito dal rossore dell'amico) aveva capito subito i sentimenti che il giovane Andersen provava per la ragazza e ai quali non riusciva a dare un nome. Anche lui provava qualcosa per la ragazza, ma erano sentimenti innocenti, quali l'affettuosità e la simpatia: infatti il piccolo gattino viola adorava stare fra le braccia della ragazza.
Per passare il pomeriggio, i due amici guardarono un documentario sui pescespada, da sempre l'animale preferito del duellante dei cristalli. Arrivate le cinque e mezzo, il nervosismo e l'ansia che aveva torturato il ragazzo per tutta la giornata prese il sopravvento. Velocemente si vestì ed uscì di casa. Non appena mise piede fuori dall'abitazione però, si verificò un inconveniente. Johan, che aveva pianificando la serata nei minimi dettagli, si rese conto di non aver concordato con la ragazza il loro luogo d'incontro!
Velocemente chiamò la ragazza, che rispose al primo squillo. 
<< pronto? >> domandò lei, rispondendo al telefono.
<< C-ciao Michela >> balbettò il ragazzo, in imbarazzo.
<< ciao Johan >> lo salutò la ragazza, nella voce un sorriso che lui non notò. << cosa succede? >> domandò poi confusa, non riuscendo a capire il motivo di tale telefonata, temendo che il ragazzo volesse annullare la loro uscita.
<< ehm...abbiamo un piccolo problema >> rispose lui, arrossendo vistosamente e portandosi una mano alla nuca.
<< quale? >> domandò la ragazza, stupita.
<< non abbiamo concordato il luogo d'incontro >> confessò imbarazzato e rosso fino alla radice dei capelli per aver tralasciato un così importante dettaglio. Seguì un momento di silenzio, rotto dalla risata della ragazza. "Ecco, ho fatto la figura del cretino" pensò Johan sospirando silenziosamente.
<< non preoccuparti: ci troveremo sicuramente >> affermò la ragazza, chiudendo la conversazione e lasciando di sasso e in crisi il povero Johan. Crisi che durò pochi minuti, quanto bastò al ragazzo per capire cosa Michela volesse dire e nel realizzare la cosa, il duellante dei cristalli scoppiò a ridere. << certo, che stupido! >> esclamò il giovane duellante, iniziando a correre. In poco tempo, Johan raggiunse il parco dove il giorno prima si erano incontrarti, trovandola lì, che lo stava aspettandola ragazza indossava uno splendido abito blu chiaro.
<< ciao >> la salutò lui, con il respiro affannoso. Quando la vide meglio rimase senza fiato: quell'abito rendeva la ragazza ancora più bella di come la ricordava.
Lei gli sorrise << ciao. Tutto bene? >> domandò lei. Johan le rivolse un sorriso imbarazzato. << si tranquilla >> rispose il ragazzo, mentre lei continuava a guardarlo.
Quando finalmente Johan tornò a respirare, i due si avviarono in un ristorante così lussuoso che la gente normale non avrebbe potuto metterci piede, per i prezzi troppo alti.
<< che posto carino >> commentò Michela sottovoce, guardandosi attorno. Johan le sorrise << è il miglior ristorante della città. Per trovare un tavolo libero si deve prenotare almeno due mesi prima, se si è fortunati >> le spiegò lui. Michela gli rivolse un'occhiata incuriosita << e tu come hai fatto a trovare un posto in così poco tempo? >> osservando i bicchieri davanti a lei. Il duellante dei cristalli arrossì << nel premio del torneo era compresa una cena per due in questo ristorante, che sponsorizzava l'evento e quindi... >> rispose lui, in imbarazzo. La ragazza rise del tono imbarazzato di Johan << tranquillo, era solo una domanda, non c'è bisogno che tu mi dia spiegazioni >> lo rassicurò Michela.
Johan si lasciò sfuggire inavvertitamente un sospiro di sollievo << meno male >> appena si accorse di aver detto quelle parole, il ragazzo si tappò la bocca, maledicendosi per la sua lingua che quella sera aveva deciso di giocargli un brutto, bruttissimo tiro. " Ecco, adesso le sembrerò un cretino" pensò ancora una volta il bel Anderson, mentre la ragazza si lasciava andare ad una sonora risata. Furono le parole della ragazza a distoglierlo dai suoi pensieri pessimistici.
<< scusami, ma è la prima volta che un ragazzo ha il coraggio di dirmi la verità. Di solito si inventano mille storie per far bella figura! >> disse la ragazza, stupendo per l'ennesima volta Johan. "Dio, se è vero che esisti ti ringrazio" pensò il ragazzo, sul punto di mettersi a piangere dalla felicità << ... i ragazzi che fanno così mi irritano. Sei un ragazzo davvero speciale, Johan >> perso nei suoi ringraziamenti, il duellante dei cristalli non si era accorto che la ragazza aveva continuato a parlare. Johan arrossì, sia per l'imbarazzo delle parole di Michela sia per quello che provava per essersi perso delle parole pronunciate dalle ragazza dei suoi sogni. 
Nel corso della cena il duellante dai capelli blu rimase molto impressionato dalla semplicità con cui le aveva rivelato la sua passione per i pescespada. Anche se la sorpresa maggiore era stata certamente la reazione iniziale della ragazza << è una bella passione >> aveva detto lei, quando Johan d'istinto le aveva confessato del suo "amore" per quella specie di pesce. L'aveva guardato negli occhi e sorridendo gli aveva detto: se credi che sia una "strana" passione, ti sbagli. Conosco un tipo che ha la fissazione per il ghiaccio: pensa che se non ci fossero i suoi amici a controllarlo di infilerebbe nel freezer per minimo una settimana >> 
<< nel freezer? >> domandò Johan, sconvolto.
<< non chiedermi come fama riesce a infilarsi in quel poco spazio e non è tutto: rimane pure dello spazio inutilizzato >> a quelle parole, Johan non sapeva cosa dire.
Michela rise << dovresti proprio vedere la tua faccia: sei sconvolto! >> esclamò lei, divertita.
<< beh, come pretendi di sentire una cosa del genere e di non rimanere sconvolti? >> replicò il ragazzo, sorridendo nervosamente. 
Il sorriso della ragazza si allargò << forse hai ragione >> acconsentì lei. 
Johan alzò un sopracciglio, scettico << forse? >>
<< okay, senza il forse >> si corresse subito la ragazza, divertita. Senza preavviso, il duellante prese per mano la ragazza << settimana prossima >> iniziò lui serio << ho un torneo in Italia. So che ci conosciamo da pochissimo tempo, ma...vuoi venire con me? >> domandò Johan, distogliendo lo sguardo.
La risposta della ragazza non tardò ad arrivare << certo >> rispose lei, sorridendo in modo dolce. Sentendo quelle parole, Johan la guardò << c-come? >> domandò lui, incredulo. Il sorriso della ragazza si allargò << sì, verrò con te >> ripetè la ragazza. 
<< evviva! >> esclamò il ragazzo, felicissimo della risposta di Michela.
 
Pochi mesi dopo, la coppia decise di ritornare in Svezia, con l'intenzione di dire all'altro ciò che ognuno provava per l'altro. << è già da un po' di tempo che volevo dirtelo >> iniziò il ragazzo, nervoso. Erano seduti su una delle panchine del parco dove si erano incontrati, o per meglio dire, scontrati.<< ma non ci sono mai riuscito. Michela >> la chiamò Johan, osservandola intensivamente << io ti amo >> concluse il ragazzo, diventando bordeaux. Calò il silenzio, che durò per pochi minuti. << quando avevi l'intenzione di dirmelo, sciocchino? >> domandò la ragazza, mentre Johan come al solito stava facendo pensieri negativi. Il duellante la guardò stupito. << c-come? >> chiese lui, incredulo.
<< ti ho chiesto quando avevi l'intenzione di dirmi ciò che provavi per me >> ripeté la ragazza, specificando meglio.
<< q-questo vuol dire che tu... >> balbettò il ragazzo, capendo dove Michela volesse andare a parare.
Sorridendo come solo lei sapeva fare, Michela annuì.
Non ci fu il tempo di dire aggiungere altro. 


Eccomi qua! :)
Nella seconda parte ci sarà l'incontro/ scontro fra Johan e Judai! Alla prossima! :)
PS: chiedo perdono se non rispondo alle recensioni,ma in questo momento non è che mi sento un granchè bene ^^'' aggiorno perché se no trovavo il modo di prendermi a calci da sola ^^''
Baci Mici Abbracci & Morsetti Gattino Bianco
  
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